LA VITA NUOVA È UNA VESTE DI NOZZE

XXVIII DOMENICA DEL T.O.

anno A (2020)

Is 25,6-10; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14

Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

_________________________

Riassunto delle puntate precedenti. Il proprietario del terreno che chiama a collaborare, nonché padre di collaboratori che gli sono figli, si aspettava frutti buoni dalla coltivazione della sua vigna, ma non ne ha ricevuti. Sappiamo come è andata a finire con i servi inviati per la riscossione. Non abbiamo avuto rispetto nemmeno dell’emissario più importante, suo Figlio, anzi, l’abbiamo ucciso; ma proprio all’apice delle nostre cattiverie, il misfatto viene sorprendentemente assunto, come opera propria, dal misterioso Dio nascosto dietro le parabole: questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi (Mt 21,42). La parabola di questa domenica richiama i temi trattati dai racconti precedenti gettandovi una luce nuova.

Qui infatti si paragona ad un re che offre un banchetto per le nozze di suo figlio; solo che anche ai ripetuti inviti di questo re, corrispondono continui rifiuti. Qualche osservazione. Intanto, umanamente parlando, l’indignazione dovrebbe nascere ben prima nel suo cuore. Invece, al primo rifiuto il re incarica i suoi messaggeri di convincere gli invitati ad accettare, sottolineando la gratuità del banchetto: ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto: venite alle nozze! (Mt 22,4) Pazienza e bontà infinita del nostro Dio. Ma nemmeno davanti a questa realtà gli invitati cambiano parere. Alcuni sono indifferenti, altri maltrattano fino ad uccidere i messaggeri (Mt 22,5-6). Cosa può far nascere in loro una tale opposizione? Come mai non accolgono un dono siffatto? Cosa può portarli a preferire altre azioni e occupazioni, se in ballo c’è una festa per cui non si deve pagare nulla?

CROCICCHI DELLE STRADE

Altra cosa interessante. L’indignazione del re, anche se si traduce dapprima in una punizione esemplare (Mt 22,7), non si ferma qui. Diventa piuttosto una spinta ancora più tenace a prolungare gli inviti. Sembra proprio che questo re non sopporti assenza di invitati e di festa in casa sua. Se i primi invitati erano ben conosciuti e da sé stessi si sono squalificati (Mt 22,8), adesso il re estende l’invito anche agli sconosciuti: andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze (Mt 22,9). Se qualcuno avesse ancora dubbi circa la gratuità dell’invito a festa, vedrà svanire le sue riserve: quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, buoni e cattivi (Mt 22,10). Dunque anche chi non è in regola può entrare nella festa. E finalmente il re vede riempirsi la sala delle nozze. Ma c’è qualcosa che non va. C’è un ultimo insegnamento da cogliere.

ABITO NUZIALE

Il re ha offerto e aperto a tutti il festoso banchetto, segno di un cuore veramente magnanimo nell’amore la cui felicità sta tutta nel condividere la sua gioia. Egli trova nella sala un tale senza l’abito appropriato (Mt 22,11-12). Nessuno andrebbe mai a una festa di nozze mal vestito, eppure c’è qualcuno che lo ha fatto. La domanda del re è opportuna. È evidente che l’intento di Matteo è farci concentrare sull’abito nuziale: cosa c’è dietro questa parola dall’alta carica simbolica? Un giorno Gesù, a chi gli faceva osservare che i suoi discepoli non digiunavano, rispose: possono forse gli invitati alle nozze digiunare mentre lo Sposo è con loro? …Nessuno mette un pezzo di stoffa nuovo su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore (Mt 9,15-16) Questo episodio è illuminante. Se lo Sposo è qui con noi nel suo Spirito, se vive oggi nella chiesa sua sposa, allora il segno distintivo del cristiano non può che essere la gioia di vivere con Lui, novità assoluta che comincia già qui in terra e si prolunga fino al Cielo. Il re dei re è morto nudo, per amore, sulla nuda croce che gli abbiamo fabbricato. Solo chi è disposto a vedere e farsi vedere nella propria nudità, può conoscere il mistero dell’abito nuziale. La veste nuziale è propria di chi, scopertosi peccatore davanti a quella croce, accoglie l’invito a convertirsi, cioè a cambiare abito. Perché solo chi si riconosce sterile di buoni frutti può ricevere il dono di far frutti buoni, solo chi si riconosce omicida del Figlio diventa erede come Lui, solo chi si sa nudo può venire rivestito. Chi vuole entrare nel regno dei Cieli con un altro vestito, presto o tardi dovrà decidere se spogliarsi o meno. Avrà ancora l’occasione di farsi rivestire, altrimenti andrà al destino che si è scelto (Mt 22,13).

*****************

LA VIDA NUEVA ES UN VESTIDO DE BODAS

Resumen de episodios precedentes. El propietario del terreno que llama a colaborar, además padre de colaboradores que le son hijos, se esperaba frutos buenos del cultivo de su viña, pero no ha recibido nada. Sabemos cómo ha terminado con los siervos enviados para la recaudación. Non hemos tenido respeto ni siquiera del emisario más importante, su Hijo, más bien, lo hemos matado; pero justamente en la cima de nuestra maldad, el crimen viene sorprendentemente asumido, como obra propia, del misterioso Dios escondido detrás de las parábolas: esto ha sido hecho por el Señor y es una maravilla a nuestros ojos (Mt 21,42). La parábola de este domingo llama a los temas tratados por los relatos precedentes lanzándonos una luz nueva.

Aquí de hecho se compara a un rey que ofrece un banquete por las bodas de su hijo; solo que también a las repetidas invitaciones de este rey, corresponden constantes rechazos. Alguna observación. Mientras tanto, humanamente hablando, la indignación debería nacer mucho antes en su corazón. En cambio, al primer rechazo el rey encarga a sus mensajeros de convencer a los invitados a aceptar, subrayando la gratuidad del banquete: miren, mi banquete está preparado, se han matado ya mis novillos y animales cebados, y todo está a punto; ¡vengan a la boda! (Mt 22,4) Paciencia y bondad infinita de nuestro Dios. Pero ni siquiera delante de esta realidad los invitados cambian de parecer. Algunos son indiferentes, otros maltratan hasta matar al mensajero (Mt 22,5-6). ¿Qué cosa puede hacer que nazca en ellos una tal oposición? ¿Cómo así no acogen un don de este tipo? ¿Qué cosa puede llevarlos a preferir otras acciones y ocupaciones, si en juego hay una fiesta por la cual no se debe pagar nada?

Otra cosa interesante. La indignación del rey, aunque si se traduce desde antes en un castigo ejemplar (Mt 22,7), no se detiene aquí. Se vuelve más bien en un empuje todavía más tenaz a prolongar la invitación. Pareciera que este rey no soporte ausencia de invitados y de fiesta en su casa. Si los primeros invitados eran bien conocidos y por sí mismos se han descalificado (Mt 22,8), ahora el rey extiende la invitación también a los desconocidos: Vayan, pues, a los cruces de los caminos y, a cuantos encuentren, invítenlos a la boda (Mt 22,9). Si alguien tuviera aún dudas acerca de la gratuidad de la invitación a la fiesta, verá desaparecer sus reservas: Los siervos salieron a los caminos, reunieron a todos los que encontraron, malos y buenos (Mt 22,10). Entonces también quien no está en regla puede entrar a la fiesta. Y finalmente el rey ve llenarse la sala de la boda. Pero hay algo que no va. Hay una última enseñanza que recibir.

El rey ha ofrecido y abierto a todos el grandioso banquete, signo de un corazón verdaderamente magnánimo en el amor la cual felicidad está toda en el compartir su gozo. Él encuentra en su sala un tal sin el vestido apropiado (Mt 22,11-12). Nunca nadie iría a una fiesta de matrimonio mal vestido, y sin embargo hay alguien que lo ha hecho. La pregunta del rey es oportuna. Es evidente que la intensión de Mateo es hacernos concentrar sobre el vestido nupcial: ¿qué hay detrás de esta palabra de alta carga simbólica? Un día Jesús, a quien le hacía observar que sus discípulos no ayunaban, respondió: Jesús les dijo: ¿Pueden acaso los invitados a la boda ponerse tristes mientras el novio está con ellos? Días vendrán en que les será arrebatado el novio; entonces ayunarán. Nadie echa un remiendo de paño sin tundir en un vestido viejo, porque lo añadido tira del vestido, y se produce un desgarrón peor (Mt 9,15-16) Este episodio es iluminador. Si el Esposo está aquí con nosotros en su Espíritu, si vive hoy en la iglesia su esposa, entonces el signo diferente del cristiano no puede que ser el gozo de vivir con Él, novedad absoluta que comienza ya aquí en la tierra y se prolonga hasta el Cielo. El rey de los reyes ha muerto desnudo, por amor, sobre la desnuda cruz que le hemos fabricado. Solo quien está dispuesto a hacerse ver en su propia desnudez, puede conocer el misterio del vestido nupcial. El vestido nupcial es propio de quien, habiéndose descubierto pecador delante de aquella cruz, acoge la invitación a convertirse, o sea a cambiar vestido. Porque solo quien se reconoce estéril de buenos frutos puede recibir el don de dar frutos buenos, solo quien se reconoce homicida del Hijo se vuelve heredero como Él, solo quien se sabe desnudo puede ser revestido. Quien quiere entrar en el reino de los Cielos con otro vestido, tarde o temprano deberá decidir si quitarse o no. Habrá aún la ocasión de hacerse revestir, sino irá al destino que se ha elegido (Mt 22,13).

1 Comments

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.