COSI’ E’ IL REGNO DI DIO

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Ez 17,22-24; 2 Cor 5,6-10; Mc 4,26-34

Il Signore Gesù parlava spesso del “regno di Dio” nella sua predicazione. Con questa espressione Egli ci spiega cosa è avvenuto e cosa sta tuttora avvenendo dopo la sua incarnazione: divenuto un essere umano, Egli stesso è quel “regno di Dio” che si ristabilisce tra gli uomini, e le parabole a cui ricorre per spiegarcelo non sono altro che lo specchio del suo volto e del suo ministero tra noi. Insomma, esse ci aiutano ad entrare nel mistero della sua identità, quindi a conoscerlo così come è, non come ce lo inventiamo noi. Potremmo dunque declinare l’inizio del vangelo da “così è il regno di Dio” in “così è Dio“, cioè, così si manifesta Dio, così agisce Dio, così si fa conoscere Dio, così porta avanti le sue opere Dio…Con le brevi parabole di oggi Gesù spiega come mai il regno di Dio non si imponga, ma piuttosto si proponga con discrezione e modestia: Gesù si mostra al mondo non in modalità spettacolare come vorrebbero i suoi discepoli (anche molti del nostro tempo!…), ma in tono umile e dimesso. Il Signore non cerca visibilità o notorietà.

Ricordo molto bene il caso di p. Giancarlo Bossi, sacerdote missionario del PIME nelle Filippine, sequestrato nel 2007 da alcuni guerriglieri musulmani per 40 giorni e poi morto nel 2012. Liberato e tornato in Italia dopo il suo sequestro, p. Bossi ebbe la possibilità di incontrare e farsi abbracciare da Papa Benedetto XVI durante il raduno dei giovani cristiani italiani a Loreto. Fu catapultato dall’assoluto anonimato mediatico ai riflettori di un importantissimo appuntamento ecclesiale. Lì diede la sua stupenda testimonianza sul modo in cui visse i 40 giorni insieme ai suoi rapitori. A chi gli chiedeva se dopo quella esperienza sarebbe cambiato qualcosa del suo essere sacerdote missionario rispose di no, perché nel breve periodo del rapimento poté vivere valori che erano già dentro di lui: povertà, essenzialità, silenzio, preghiera ecc.ecc. “Mi sono chiesto tante volte perché sono stato rapito” – disse – “ma non mi sono ancora dato una risposta. Spero solo di rientrare nell’anonimato perché essere famoso o in prima fila non fa parte del mio carattere. Ecco, non avendo cercato questa notorietà, vorrei tornare presto nel silenzio“. E ci torno’, rientrando nelle Filippine nel gennaio del 2008, prima che un tumore ai polmoni lo consumasse nel 2012. Il silenzio di p. Giancarlo mi parla ancora.

Il seme e il seminatore, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2012
                       Il seme e il seminatore, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2012

Il Vangelo di oggi ci dice in sintesi che il regno di Dio viene di sicuro, ma non come noi pensiamo o vorremmo. Infatti, nella prima parabola vediamo che non è l’azione dell’uomo che lo produce, ma la potenza di Dio nascosta nel seme.

Si racconta che un contadino stava seduto ai bordi di un vasto campo pulito, senza un filo d’erba. Mandò altrove i bambini che volevano giocare lì con la palla. Fece deviare un passante che voleva andare di lì per raggiungere la sua meta. Rifiutò la proposta di un prete che voleva costruirci sopra delle opere parrocchiali. In quel campo c’era niente, ma il contadino lo contemplava già abbondante di messe. Non era un illuso. L’apparenza dava ragione agli inesperti, la realtà invece a lui che aveva seminato e sapeva che il seme non delude. 

Come il male ha in sé la propria morte, così il bene ha in sé la propria vita e cresce da sé in modo inarrestabile (vv. 26-29). Insomma, prima di tutto, il regno di Dio è di Dio, ha i suoi tempi e la sua sicura efficacia. Per dirla con quella simpatica frase che si trova in giro sulle magliette di tanti: “Dio esiste, ma non sei tu; rilassati“. Quindi all’uomo spetta in primo luogo ascoltare (=accogliere) l’azione di Dio dentro la sua storia. Non che se ne debba stare con le braccia conserte. Si tratta di mettere le cose un po’ in ordine, si tratta di riconoscere il primato di Dio. Il fatto che poi Gesù racconti queste parabole ricorrendo al grande libro della natura suggerisce all’uomo (se ci vuol capire qualcosa di Dio e del suo agire) di rallentare, di saper osservare e ascoltare ciò che lui non ha fatto.

Ho conosciuto in Perù P. Ugo De Censi, un salesiano che ha fondato un’opera missionaria nuova chiamata “Operazione Mato Grosso“. Un giorno rispondendo durante un’intervista ad alcune domande circa la positività del progresso umano disse: “il progresso non è sempre positivo perché vuole che tu corra molto. Non una corsa normale, vuole che tu corra sempre di più, ti spinge a correre sempre senza concederti mai uno spazio per rallentare. Non che non abbia cose molto positive. Molte volte noi preti diciamo che dobbiamo prenderlo per il buono che ci da ed è vero, sarà così, ma io ho una visione semplice dell’uomo e della vita e non posso correre dietro a ogni cosa che il progresso umano mi offre. Non giudico chi invece corre sempre dietro al progresso; solo mi piacerebbe che vi scorgesse dentro anche quell’atteggiamento sbagliato dell’uomo quando scopre o incontra qualcosa. Ad es. se trova in una montagna una miniera di litio non dice mai “ce l’ha messo Dio”; oppure, se scopre la grafite, non dice mai “l’ha fatta Dio”. E se scopre il DNA nell’essere umano non dice “lì dentro ce l’ha messo Dio”. Diciamo sempre che è l’uomo che ha scoperto, che ha trovato, che ha fatto…”.

Le parabole odierne sono dunque un invito a sintonizzarci sulla stessa lunghezza d’onda di Dio. All’inizio non è facile, ma possiamo pian piano imparare e poi sperimentare che non era difficile come sembrava! Insieme alle altre che troviamo nel cap. 4 di Marco queste parabole ci mostrano le qualità del regno: il fallimento, attraverso cui giunge il successo divino (vv.1-20); il nascondimento, attraverso cui avviene la rivelazione di Dio (vv.21-25); l’inefficienza umana, attraverso cui agisce la potenza di Dio (vv.26-29). I vv.30-32 del vangelo di oggi ci descrivono l’ultima qualità: la piccolezza, in cui si manifesta la grandezza di Dio. Attraverso questi criteri-qualità possiamo leggere e discernere se l’agire umano si sta conformando a quello divino. La regalità di Gesù coincide con la sua piccolezza: Egli ha scelto di essere il più piccolo, si è identificato con esso (Lc 9,48). La piccolezza è come il contenitore della grandezza di Dio. Gli uomini invece cercano di essere sempre più grandi e per questo anche religiosamente litigano tra di loro (Mc 9,33; 10,37). Con Gesù il ramoscello di Ez 17,22 diventa un magnifico albero: la grandezza del cedro lascia il posto all’umiltà di un ortaggio che comunque fa rami grandi e fa abitare su di sé gli uccelli del cielo. La grandezza di Dio non è mai comprensibile all’uomo nell’immediato. Essa appare ai nostri occhi sempre come qualcosa di insignificante.

Il granellino di senapa, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2012
                Il granellino di senapa, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2012

Se pianti un grosso tronco nasce niente; se pianti un piccolo seme cresce un albero. Con la parabola del chicco di senapa Gesù risponde a tutti i delusi di ogni tempo della piccola comunità che ha messo in piedi: il messia non doveva riunire attorno a sé tutto il popolo e dominare tutte le nazioni? Perché allora limita la sua azione a un ristretto gruppo di persone di cui cura con pazienza l’identità senza cercare una rilevanza più grande? Ma questo è lo stile di Dio che desidera verità e libertà, non certezze e consenso. (P.Silvano Fausti S.I.)

Nella mia parrocchia c’è un uomo che è sempre disponibile. Mi piacerebbe farvelo conoscere. Lui, pur essendo pensionato, per vari motivi non può essere sempre in parrocchia. Eppure, è come se ci fosse sempre. Puoi chiedergli qualsiasi cosa e, se è in grado di farla (quasi sempre), trova il tempo di dedicarci la propria fatica. Parla volentieri con te di qualsiasi argomento, non l’ho mai sentito dire qualcosa di aspro verso qualcuno, non reclama mai un’attenzione. Non chiede mai un favore per sé, il suo spirito di servizio e di collaborazione lo fanno andare quasi naturalmente d’accordo con tutti. Quando si trova a messa o in altre liturgie scompare. Cioè, emergono un po’ tutti con il loro ministero, ma lui quasi non si percepisce, non emerge mai sugli altri. Da qualche tempo, mi scopro ad osservare prolungatamente il suo lavorare e il suo partecipare all’eucarestia: vi assicuro che non ci si annoia. Se non dico il suo nome, è solo per un profondo rispetto del suo modo di vivere, forse inconsapevolmente molto vicino a quello di Dio.

Chiedo con tutti voi la grazia di imparare a vivere la vita con lo stile di Gesù, nostro Signore.

BUONA DOMENICA A TUTTI!

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El Señor Jesús a menudo habló del “reino de Dios” en su predicación. Con esta expresión Él nos explica qué cosa ha sucedido y qué cosa todavía hasta ahora está sucediendo después de su encarnación: volviéndose un ser humano, Él mismo es aquél “reino de Dios” que se restablece entre los hombres, y las parábolas a las cuales recurre para explicarnos no son otra cosa que el espejo de su rostro y de su ministerio entre nosotros. De hecho, ellas nos ayudan a entrar en el misterio de su identidad, a conocerlo entonces así como es, no como nos lo inventamos nosotros. Podríamos entonces declinar el comienzo del Evangelio de “así es el reino de Dios” en “así es Dios”, o sea, así se manifiesta Dios, así actúa Dios, así se hace conocer Dios, así Dios lleva adelante su obra… Con las breves parábolas de hoy Jesús explica cómo así el reino de Dios no se imponga, sino más bien se proponga con discreción y modestia: Jesús se muestra al mundo no en modo espectacular como quisieran sus discípulos (también muchos de nuestro tiempo!…), sino en tono humilde y sencillo. El Señor no busca visibilidad o notoriedad.

Recuerdo muy bien el caso de p. Giancarlo Bossi, sacerdote misionero del PIME en las Filipinas, secuestrado en el 2007 por algunos guerrilleros musulmanes por 40 días y luego muerto en el 2012. Librado y regresado en Italia después de su secuestro, p. Bossi tuvo la posibilidad de encontrar y hacerse abrazar por el Papa Benedicto XVI durante el encuentro de los jóvenes italianos cristianos en Loreto. Fue catapultado por el absoluto anonimado mediático a los reflectores de una importantísima cita eclesial. Ahí dió su estupendo testimonio sobre la manera en que vivió los 40 días juntos a sus secuestradores. A quien le preguntaba si después de esa experiencia hubiera cambiado algo de su ser sacerdote misionero respondió que no, porque en el breve período del secuestro pudo vivir valores que ya estaban dentro de él: pobreza, esencialidad, silencio, oración, etc., etc. “Me he preguntado tantas veces por qué he sido secuestrado” –dijo- “pero no me he dado todavía una respuesta. Espero solo volver a entrar en el anonimado porque ser famoso o en primera fila no hace parte de mi caracter. Así, no habiendo buscado esta notoriedad, quisiera regresar pronto en el silencio”. Y regresó, regresando a las Filipinas en enero del 2008, antes que un tumor a los pulmones lo consumieran en el 2012. El silencio de p. Giancarlo me habla todavía.

El Evangelio de hoy nos dice en síntesis que el reino de Dios viene de seguro, pero no como nosotros pensamos o queremos. De hecho, en la primera parábola vemos que no es la acción del hombre que lo produce, sino la potencia de Dios escondida en la semilla.

Se cuenta que un campesino estaba sentado al borde de amplio campo vacío, sin un hilo de yerba. Mandó a otra parte a los niños que querían jugar ahí con la pelota. Hizo desvíar a uno que pasaba que quería ir por ahí para alcanzar su meta. Rechazó la propuesta de un sacerdote que quería construir encima algunas obras parroquiales. En aquél campo no había nada, pero el campesino lo contemplaba ya muchos meses. No era un ilusionado. La apariencia daba razón a los inexpertos, la realidad en cambio la daba a él que había sembrado y sabía que la semilla no desilusiona.

Como el mal tiene en sí la propia muerte, así el bien tiene en sí la propia vida y crece por sí sola en modo incesante (vv. 26-29). Al final, antes que nada, el reino de Dios es de Dios, tiene sus tiempos y su segura eficiencia. Para decirla con aquella simpática frase que se encuentra por ahí sobre las camisetas de muchos: “Dios existe, pero no eres tú; relájate”. Entonces al hombre le espera en primer lugar escuchar (=acoger) la acción de Dios dentro de su historia. No quiere decir que deba estar con los brazos cruzados. Se trata de poner las cosas un poco en orden, se trata de reconocer la primacía de Dios. El hecho de que luego Jesús cuente estas parábolas recurriendo al gran libro de la naturaleza sugiere al hombre (si quiere entender algo sobre Dios y de su actuar) frenar, saber observar y escuchar lo que él no ha hecho.

He conocido en Perú a P. Hugo De Censi, un salesiano que ha fundado una nueva obra misionera llamada “Operación Mato Grosso”. Un día respondiendo durante una entrevista a las preguntas acerca de la positividad del progreso humano dijo: “el progreso no siempre es positivo porque quiere que tú corras mucho. No un correr normal, quiere que tú corras siempre más, te empuja a correr siempre sin concederte nunca un espacio para frenar. No es que no tenga cosas muy positivas. Muchas veces nosotros sacerdotes decimos que debemos tomarlo por el lado bueno que nos da y es verdad, será así, pero yo tengo una visión sencilla del hombre y de la vida y no puedo correr detrás de cada cosa que el progreso humano me ofrece. No juzgo a quien en cambio corre siempre detrás del progreso; solo me gustaría que se entrevea dentro también aquella actitud equivocada del hombre cuando descubre o encuentra algo. Por ejm. Si encuentra en una montaña una mina de litio no dice nunca “Nos lo ha puesto Dios”; o también, si descubre  el grafito, nunca dice “lo ha hecho Dios”. Y si descubre el DNA en el ser humano no dice “ahí dentro lo ha puesto Dios” Decimos siempre que es el hombre que lo ha descubierto, que lo ha encontrado, que lo ha hecho…”

Las parábolas actuales son pues una invitación a sintonizarnos sobre la misma longitud de onda de Dios. Al inicio no es fácil, pero poco a poco podemos aprender y luego experimentar que no era dificil como parecía! Junto a las otras que encontramos en el cap. 4 de Marco eso nos demuestra la cualidad del Reino: el fracaso, a través de la cual alcanza el suceso divino (vv.1-20); el escondimiento, a través de la cual sucede la revelación de Dios (vv.21-25); la ineficacia humana, a través de la cual actúa la potencia de Dios (vv.26-29). Los vv.30-32 del evangelio de hoy nos describen la última cualidad: la pequeñez, en la cual se manifiesta la grandeza de Dios.  A través de estos criterios- cualidad podemos leer y discernir si el actuar humano se esta conformando a aquello divino. La regalidad de Jesús coincide con su pequeñez: Él ha elegido ser el pequeño, se ha identificado con eso (Lc 9,48). La pequeñez es como el contenedor de la grandeza de Dios. Los hombres en cambio buscan ser siempre más grandes y por esto también religiosamente pelean entre ellos (Mc 9,33;10,37). Con Jesús la ramita de Ez 17,22 se vuelve un magnífico árbol: la grandeza del cedro deja el lugar a la humildad de una hortaliza que de todas maneras hace ramas grandes y hace vivir sobre ella las aves del cielo. La grandeza de Dios no es comprensible al hombre nunca en lo inmediato. Ella aparece siempre a nuestros ojos como algo insignificante.

Si plantas un grande tronco no nace nada; si plantas una pequeña semilla crece un árbol. Con la parábola del granito de mostaza Jesús responde a todos los desilusionados de cada tiempo de la pequeña comunidad que ha puesto en pie: ¿el mesías no debía reunir en torno a sí todo el pueblo y dominar todas las naciones? ¿Por qué entonces limita su acción a un estrecho grupo de personas de la cual cuida con paciencia la identidad sin buscar una relevancia más grande? Pero esto es el estilo de Dios que desea verdad y libertad, no certezas y consentimientos. (P. Silvano Fausti S.I.)

En mi parroquia hay un hombre que es siempre disponible. Me gustaría hacerselo conocer. Él , aunque si es jubilado, por varios motivos no puede estar siempre en la parroquia. Sin embargo, es como si estuviera siempre. Puedes pedirle cualquier cosa y, si está en grado de hacerla (casi siempre), encuentra el tiempo para dedicarnos la propia fatiga. Habla con mucho gusto contigo de cualquier argumento, nunca lo he escuchado decir algo áspero hacia alguien, no reclama nunca una atención. No pide nunca un favor para sí, su espíritu de servicio y de colaboración lo hace ir casi naturalmente de acuerdo con todos. Cuando se encuenra en la misa o en otras liturgías desaparece. O sea, sobresalen un poco todos con sus ministerios, pero él no se percibe casi, no sobresale nunca sobre los otros. Desde hace un tiempo, me descubro observando largamente su trabajo y su participar en la eucaristía: les aseguro que no se aburre. Si no digo su nombre, es solo por un profundo respeto de su modo de vivir, quizás inconsciente muy cercano a la de Dios.

Pido con todos ustedes la gracia de aprender a vivir la vida con el estilo de Jesús, nuestro Señor.

¡BUEN DOMINGO A TODOS!

5 Comments

  1. Gesù ha sempre una Parola creatrice,come quella di suo Padre,quello che lui dice, si realizza.
    Anche questa domenica Gesù parla all’uomo e alla donna di tutti i tempi
    “il regno di Dio è come un granello di senape, che diventa più grande di tutte le piante dell’orto” (Mc 4,31-33).
    ” Bisogna sintonizzarci sulla stessa lunghezza d’onda di Dio” commenti così p.Giacomo, poi ci dici anche le qualità:
    “fallimento, nascondimento, inefficenza umana, piccolezza.”
    Ci spaventa tutto ciò, ma davvero pensiamo che sia così? E’ questo lo stile?
    D.Tonino Bello in uno dei suoi libri intitolato il Vangelo scrive: ” anzittutto il silenzio”.
    ” Gesù se rompe il silenzio è solo per irrompere, non per dare risposte”.
    Con umiltà e fiducia chiediamo a Gesù che ci faccia trovare un senso alla nostra vita, uno stile ,forse
    ancora siamo lontani dal regno, ma lui ci promette frutti che rimangono.

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  2. Grazie dGiacomo.
    È l’ennesima sfida e mai come in questo periodo storico, la proposta va controcorrente. Siamo abituati a correre, a produrre, a risolvere problemi; siamo nell’epoca dell’efficienza, dell’ottimizzazione, del massimo rendimento…e ci viene detto che forse stiamo sbagliando tutto. È duro da digerire.Ma se ci si ferma un attimo, dopo aver resettato la mente dal turbinio di pensieri che sempre vi alberga e aver assaporato il rumore del silenzio, pian piano i pezzetti della vita vengono a galla sotto una luce nuova e si può tentare di sistemarli l’uno accanto all’altro in un ordine nuovo. Ma questo può accadere se si rinuncia al delirio di onnipotenza e ancor più se si accetta di mostrarsi come si è davanti a Colui che di noi sa tutto.

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  3. Grazie perché ogni riflessione e un nuovo incontrò con Dio Padre. In questo tempo dove tutto corre velocemente, la disoccupazione aumenta!dove tutti siamo numeri anche i profughi sono numeri, per questa società ! Solo per il Buon Dio siamo esseri umani dà amare rispettare è custodire, gelosamente
    Seminiamo sempre nella vigna del Signore un bel giorno raccogliere mo i frutti! Per un mondo migliore dove regni pace amore libertà !!!Un grande abbraccio

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