IV DOMENICA DI AVVENTO
anno A (2022)
Is 7,10-14; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
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Ho cercato sempre di immaginare cosa possa essere avvenuto nel cuore di Giuseppe quando ricevette da Maria, sua promessa sposa, il segreto dello stato interessante in cui si ebbe a trovare. Ammetto sia solo una mia interpretazione (non è scritto nel vangelo che Maria glielo disse), ma credo ragionevolmente che gliene parlò. Come dovette sentirsi Giuseppe davanti a tale notizia? Come uomo, come promesso sposo, come onesto artigiano, come abitante del piccolo villaggio di Nazareth. L’evangelista Matteo ci dà pochissime notizie sulla sua figura e sulla reazione all’inaudito fatto. Forse sta proprio in questa comunicazione così scarna di particolari l’indicazione dello spessore spirituale ed umano di Giuseppe. Come se non fosse pienamente accessibile il mistero della sua persona, la conoscenza del suo cuore. Matteo ci riferisce sostanzialmente queste cose: Giuseppe è un uomo che si sta sposando, sta per coronare il suo sogno d’amore formandosi una famiglia. Ci dice che è un uomo giusto, un uomo che sa riflettere prima di agire. Un uomo che conosce la Legge, dunque ben incarnato nel suo popolo. È un uomo che sa ascoltare bene: lo fa benissimo anche quando dorme (Mt 1,20-21). È un uomo obbediente e di fede: una volta sveglio, fa quello che gli è stato spiegato in sogno (Mt 1,24). Ma vorrei sottolineare quello che rende Giuseppe così grande soprattutto in quanto ci è riferito al v.21: poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
In Israele, come presso altri popoli, il matrimonio tra un uomo e una donna ha implicazioni sociali importanti. Per questo esistono consuetudini e leggi che disciplinano la struttura di vita che ne consegue. La legge era chiara: lo stato interessante in cui si trovasse una donna che si fosse promessa a un uomo prima di andare a vivere con lui, dava a quell’uomo le chiavi sulla vita e sulla morte della donna. C’era l’atto di ripudio formale e come pena l’eventuale procedimento della lapidazione. Ed ecco che proprio in questa sofferta vicenda emergono, quasi nascondendosi, i tratti divini dell’umanità di Giuseppe. Egli infatti, davanti a quanto è incomprensibilmente accaduto, non riesce a credere subito alla versione di Maria. Ma non riesce nemmeno ad avere sentimenti di avversione verso di lei. Quale sposo non avrebbe avuto, almeno inizialmente, tali sentimenti? In prossimità della tua festa di amore, la tua sposa ti comunica di avere in grembo un figlio non tuo! Giuseppe è giusto perché ha lo sguardo giusto su Maria e sulla realtà. Giuseppe non scappa dal suo sgomento, ci resta dentro con gli occhi innamorati su Maria. Fino a quando non riceve l’aiuto da Dio, egli pensa di procedere a quanto la Legge chiede, ma in segreto: non vuole accusarla e non vuole che la sua dignità sia intaccata. Maria gli sta comunque a cuore. Cosa c’è già nel camminare verso questa decisione se non una lezione d’amore? E non solo.
In un mondo continuamente a caccia dell’ultima notizia che possa accusare, dileggiare o infangare la dignità della persona (anche di quella che possa aver sbagliato gravemente), la decisione di Giuseppe suona come una lezione di umanità prima che di amore. Le aumentate possibilità della comunicazione umana sono da salutare come una risorsa certamente importante, ma dovrebbero essere al servizio dell’umanità delle nostre relazioni, non della loro disumanizzazione o distruzione. In questo pensare di Giuseppe vediamo il procedere di un uomo che non gode della squalifica o di altro male che si abbatte sugli altri, un uomo che non si fa vincere da reazioni “di pancia” e che dunque matura una decisione usando la testa. Un uomo insomma, che custodisce in sé stesso una sana gerarchia dei valori in gioco all’interno della sua drammatica vicenda. Nella liquidità di pensieri e comportamenti dell’esistenza odierna, possa il Signore regalarci uomini nuovi come Giuseppe! Perché di certo c’è grande novità in quello che egli solo si propone: in lui vive una legge che sa andare oltre la legge conosciuta, poiché la interpreta nella sua genuinità. Giuseppe è un uomo che ama e protegge la vita. Anche se si avvia a distaccarsi da Maria, pensa, da vero amante qual è, che l’unica soluzione per uscirne tutti in modo giusto è quella di lasciar vivere Maria.
L’uomo che vive di fede sa fermarsi alla soglia del suo limite, lo accetta e attende da Dio l’aiuto per varcarlo. Una vicenda simile a quella che gli è capitata, a me avrebbe tolto giorni e giorni di sonno. A Giuseppe no. Anzi, proprio nel sonno gli viene incontro Dio per sciogliere il sacro dilemma che vive nel suo cuore: lasciare andare Maria a modo suo? Oppure prendere in sposa Maria così com’è? Nella oscura notte della fede, Giuseppe si abbandona. Per quello che capisce di quanto gli è toccato in sorte, propende più per il lasciarla andar via segretamente, pur con il cuore ancora innamorato e perciò addolorato. Ma Dio la pensa diversamente e glielo spiega: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù…Giuseppe scopre che non fuori, ma dentro di sé, nei meandri profondi di ciò che non conosce ancora, c’è una legge superiore alla legge che si chiama Amore. Amore: un mistero che chiamiamo “Dio”, gli ha sussurrato: “caro Giuseppe, tu ci vedi bene, i tuoi occhi non si sono sbagliati con Maria. La legge è importante, ma non ha occhi per vedere ed amare. Ti ho dato io questi occhi su di lei. Ora stai capendo lentamente chi sei, stai comprendendo che ho bisogno di te. Ti ho scelto come sposo per Maria, che é davvero la tua sposa. Quando irrompo nella vita umana, io non tolgo mai doni, semmai li moltiplico. Lascia dunque che la vita che sta crescendo in lei diventi la tua vita. Lascia che il tuo cuore diventi padre di questa vita, anche se non hai messo la tua scintilla per generarla. Lascia che il mio disegno si avveri: tu, con Maria, sei l’uomo che darà il nome a Dio sulla terra, voi due avrete un onore che mai fu concesso agli uomini.”
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EL SAGRADO DILEMA
Siempre he intentado imaginar qué cosa pudo haber sucedido en el corazón de José cuando recibió de María, su prometida esposa, el secreto del estado interesante en el que se encontró. Admito que solo sea mi interpretación (no está escrito en el evangelio que María se lo dijo), pero creo razonablemente que le habló. ¿Cómo pudo sentirse José frente a tal noticia? Como hombre, como prometido esposo, como un honesto artesano, como habitante del pequeño pueblo de Nazareth. El evangelista Mateo nos da poquísimas noticias sobre su figura y sobre la reacción al inaudito hecho. Quizás está precisamente en esta comunicación tan escasa de detalles la indicación del espesor espiritual y humano de José. Como si no fuera plenamente accesible el misterio de su persona, el conocimiento de su corazón. Mateo se refiere sustancialmente estas cosas: José es un hombre que se está casando, está por coronar su sueño de amor formándose una familia. Nos dice que es un hombre justo, un hombre que sabe reflexionar antes de actuar. Un hombre que conoce la Ley, entonces bien encarnado en su pueblo. Es un hombre que sabe escuchar bien: lo hace muy bien también cuando duerme (Mt 1,20-21). Es un hombre obediente y de fe: una vez despierto, hace aquello que le ha sido explicado en el sueño (Mt 1,24). Pero quisiera subrayar lo que hace a José tan grande sobre todo en cuanto se nos refiere en el v.21: pero como era un hombre bueno, quiso actuar discretamente para no difamarla.
En Israel, como en otros pueblos, el matrimonio entre un hombre y una mujer tiene implicaciones sociales importantes. Para ello existen costumbres y leyes que regulan la estructura de vida que se deriva de ello. La ley era clara: el estado interesante en la cual se encontraba una mujer que se había comprometido con un hombre antes de ir a vivir con él, daba a ese hombre las llaves sobre la vida y sobre la muerte de la mujer. Estaba el acto de repudio formal y como pena el eventual procedimiento de la lapidación. Y es entonces que en este sufrido hecho emergen, casi escondiéndose, los tratos divinos de la humanidad de José. Él de hecho, frente a lo que ha sucedido incomprensiblemente, no logra a creer inmediatamente a la versión de María. Pero no logra ni siquiera a tener sentimientos de aversión hacia ella. ¿Qué esposo no hubiera tenido, al menos inicialmente, tales sentimientos? ¡En proximidad a tu fiesta de amor, tu esposa te comunica tener un su vientre un hijo que no es tuyo! José es justo porque tiene la mirada justa sobre María y sobre la realidad. José no escapa de su consternación, se queda con los ojos enamorados sobre María. Hasta cuando no recibe la ayuda de Dios, él piensa proceder en cuanto la Ley pide, pero en secreto: no quiere acusarla y no quiere que su dignidad sea afectada. María le importa de todos modos. ¿Qué hay ya en el caminar hacia esta decisión sino una lección de amor? Y no solo.
En un mundo en busca de la última noticia que pueda acusar, burlarse o difamar la dignidad de la persona (también de aquella que pueda haberse equivocado gravemente), la decisión de José suena como una lección de humanidad antes que de amor. Las posibilidades crecientes de la comunicación humana deben ser saludadas como un recurso ciertamente importante, pero deberían estar al servicio de la humanidad de nuestras relaciones, no de su deshumanización o destrucción. En este pensar de José vemos el proceder de un hombre que no goza de la descalificación o de otro mal que se rompe sobre los demás, un hombre que no se hace vencer por las reacciones “de rabia” y que por tanto madura una decisión usando la cabeza. En resumen, un hombre que conserva en sí mismo una sana jerarquía de los valores en juego dentro de su dramática historia. En la liquidez de pensamientos y comportamientos de la existencia actual, ¡que el Señor nos regale hombres nuevos como José! Porque ciertamente hay gran novedad en lo que él solo se propone: en él vive una ley que sabe ir más allá de la ley conocida, ya que la interpreta en su autenticidad. José es un hombre que ama y protege la vida. Incluso si se va a separar de María, piensa, como verdadero amante que es, que la única solución para salir de ella de manera justa es dejar vivir a María.
El hombre que vive de fe sabe detenerse en el umbral de su límite, lo acepta y espera de Dios la ayuda para atravesarlo. Algo como lo que le pasó a él me habría quitado días y días de sueño. A José no. Es más, precisamente en el sueño le viene al encuentro Dios para desatar el sagrado dilema que vive en su corazón: ¿Dejar ir a María a su manera? ¿O tomar como esposa a María tal como es? En la oscura noche de la fe, José se abandona. Por lo que entiende de lo que le ha tocado en suerte, se inclina más por dejarla irse secretamente, aunque con el corazón todavía enamorado y por eso afligido. Pero Dios piensa diferente y se lo explica: José, descendiente de David, no tengas miedo de llevarte a María, tu esposa, a tu casa; si bien está esperando por obra del Espíritu Santo, tú eres el que pondrás el nombre al hijo que dará a luz. Y lo llamarás Jesús… José descubre que no fuera, sino dentro de sí, en los profundos recovecos de lo que aún no conoce, hay una ley superior a la ley que se llama Amor. Amor: un misterio que llamamos “Dios”, le susurró: “querido José, tú ves bien, tus ojos no se han equivocado con María. La ley es importante, pero no tiene ojos para ver y amar. Yo te di estos ojos sobre ella. Ahora estás entendiendo lentamente quién eres, entiendes que te necesito. Te he elegido esposo para María, que es realmente tu esposa. Cuando entro en la vida humana, nunca quito regalos, sino que los multiplico. Deja que la vida que está creciendo en ella se convierta en tu vida. Deja que tu corazón se convierta en el padre de esta vida, incluso si no has puesto tu chispa para generarla. Deja que mi designio se haga realidad: tú, con María, eres el hombre que dará el nombre a Dios en la tierra, ustedes dos tendrán un honor que nunca fue concedido a los hombres.“