RIMPICCIOLIRSI COME GIOVANNI

II DOMENICA DI AVVENTO

anno B (2023)

Is 40,1-5.9-11; 2Pt 3,8-14;  Mc 1,1-8

 

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri». Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

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Il vangelo di Marco ci vuole raccontare una storia. La storia di Gesù è un vangelo, cioè, letteralmente, l’inizio di una notizia gioiosa per tutto il genere umano. Siccome è la storia di un uomo che alla sua fine sarà proclamato Figlio di Dio, sebbene non facesse altro che definirsi ripetutamente figlio dell’uomo, ecco che, da sapiente narratore qual è, Marco, guidato dallo Spirito Santo, lo afferma sin dal titolo della sua opera (Mc 1,1). Come dire: la storia di questo Gesù che culminerà nell’affermazione della sua divinità da parte di un pagano (il centurione), ci ha convinti che le sue origini erano divine. Tuttavia questa storia si incarna in una storia di promesse che vengono periodicamente rinnovate dai profeti mandati da Dio al suo popolo. Come Isaia (1a lettura), chiamato ad annunciare/confermare la salvezza del suo popolo, rientrante da un sofferto esilio, con la venuta di Dio. La sua venuta sarà infatti fonte di grande gioia e l’immagine finale che l’accompagna è molto suggestiva: viene in mezzo al suo popolo come un pastore che porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri (Is 40,11).

Marco vede la missione di Giovanni Battista come qualcosa che realizza le parole profetiche di Isaia in modo assolutamente nuovo. Egli è l’ultimo messaggero che si inserisce fedelmente nel profetismo di Israele, ma non per far ripartire ancora il popolo nel saper attendere e continuare a sperare nelle promesse divine. Questa volta la sua voce deve preparare il popolo al culmine, ovvero alla fine dell’attesa. Giovanni deve annunciare l’arrivo imminente dell’Atteso e dunque la sua voce dovrà farsi forte (gridare) perché tutti siano ben disposti ad accogliere Colui che compie tutte le promesse. Per analogia (sia pur molto povera) si pensi ad una lunga attesa, da parte di un gran gruppo di persone, di un familiare che sta giungendo in un aeroporto. Si annunciano ritardi vari dell’aereo per questo e per quell’altro motivo, poi qualcuno ad un certo punto grida: “E’ atterrato l’aereo! Finalmente è arrivato!” L’attesa allora diventa più fervente, poiché qualcuno ha visto atterrare l’aereo, ha comunicato la certezza dell’arrivo. Tutti gli occhi dei familiari si concentrano verso la porta di arrivo del volo per accogliere il congiunto che viene loro incontro.

Giovanni

Tutto il ministero del Battista, il battesimo di conversione per il perdono dei peccati e tutta la sua predicazione, fu un preparare il popolo ad incontrare il Messia atteso da secoli. La voce che gridava di preparare la via del Signore e raddrizzare i suoi sentieri (Mc 1,3) gridava prima di tutto dalla sua carne. Infatti, la ricerca personale di questa via era in Giovanni testimoniata dalla vita austera e sobria (Mc 1,6) che regalava tanto spazio al Signore. La sua predicazione diveniva tanto più credibile quanto più si vedeva la sua persona immergersi nel silenzio delle regioni desertiche di Israele per ascoltare la Parola di Dio. Preparare la via del Signore e raddrizzare i suoi sentieri, significa dunque in primo luogo ritrovare il centro della vita in Dio, sapersi fermare per dedicare spazi e tempo di preghiera per ascoltarlo, perché a tutti, chi in un modo chi in un altro, Dio un giorno ha indicato la via e i sentieri da percorrere. Li posso sempre rinvenire nella mia storia, nella mia vocazione. Se davvero ci ritorno, capisco perché dice di “preparare” e “raddrizzare”.

A.Preparare”: la vita umana è preparazione. Ci si prepara per andare al lavoro, si prepara insieme un evento, ci si prepara a una professione studiando, ci si prepara a un lungo viaggio, si prepara un pranzo o una cena, ci si prepara per una competizione sportiva o per una esibizione musicale. Non c’è quasi niente nella vita umana che non abbia bisogno di preparazione. Così pure per ricevere Dio con i suoi doni, proprio perché sono gratuiti: se infatti non preparo il mio cuore, rischio di non avvertire la grazia (=gratis) che Dio mi fa con i suoi doni. Perciò spesso non ci si accorge della bontà di Dio. La preparazione è un indicatore del desiderio. Se non si cura la preparazione per incontrarlo, vuol dire che forse non ci si cura tanto di Dio. B.Raddrizzare”: se guardo la mia vita come risponde agli appelli di Dio, vedo che devo raddrizzare parecchie cose. Cioè, tante scelte che dovrebbero essere consequenziali alla mia chiamata, non le faccio; mentre faccio tante scelte che non sono sentieri battuti da Dio. Sono 2 verbi davvero molto concreti nella loro genericità. Ciascuno allora mediti quali disposizioni e azioni possono richiamarli nella propria esistenza, perché sia vissuto un avvento autentico.

Preparare la via di Dio e raddrizzarne i sentieri porta a valutare bene la propria vita e a collocarsi umilmente al posto assegnato dal Signore nel suo disegno di salvezza. Per quanto grande sia il mandato e il contenuto della missione, è pur sempre un servizio di preparazione e un far spazio a Qualcuno che viene tra gli uomini per una missione che solo Lui può compiere: salvarci. Giovanni è un grande maestro di fede perché insegna come prepararsi e attendere il Signore senza fermare lo sguardo di chi accorreva sulla sua persona (Mc 1,5). Tutto ciò che faceva e diceva, aiutava lo spirito degli uomini a cercare Colui che si attendeva imminente. Ma lo è ancor di più, perché consapevole del limite della sua missione che gli fa percepire l’unicità e la superiorità dell’identità e della missione di chi lo segue: viene dopo di me uno che è più forte di me; io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo (Mc 1,8). Nel regno dei cieli il più piccolo è il più grande, poiché permette in sé, a Dio, di essere quel che è: il più grande.

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ENCOGERSE COMO JUAN

El evangelio de Marcos quiere contarnos una historia. La historia de Jesús es un evangelio, es decir, literalmente, el comienzo de una noticia gozosa para toda la humanidad. Como es la historia de un hombre que al final será proclamado Hijo de Dios, aunque no hiciera más que definirse repetidamente hijo del hombre, he aquí que, como sabio narrador que es, Marcos, guiado por el Espíritu Santo, lo afirma desde el título de su obra (Mc 1,1). Como decir: la historia de este Jesús que culminará en la afirmación de su divinidad por parte de un pagano (el centurión), nos ha convencido de que sus orígenes eran divinos.  Sin embargo, esta historia se encarna en una historia de promesas que son periódicamente renovadas por los profetas enviados por Dios a su pueblo. Como Isaías (1ª lectura), llamado a anunciar/confirmar la salvación de su pueblo, regresando de un exilio sufrido, con la venida de Dios. En efecto, su venida será fuente de gran alegría y la imagen final que la acompaña es muy sugestiva: viene en medio de su pueblo como un pastor que lleva los corderos sobre el pecho y conduce dulcemente a las ovejas madres (Is 40,11).

Marcos ve la misión de Juan el Bautista como algo que realiza las palabras proféticas de Isaías de una manera absolutamente nueva. Él es el último mensajero que se inserta fielmente en el profetismo de Israel, pero no para hacer recomenzar aún al pueblo en saber esperar y seguir esperando en las promesas divinas. Esta vez su voz debe preparar al pueblo para el culmen, es decir, al final de la espera. Juan debe anunciar la inminente llegada del Esperado y por tanto su voz deberá hacerse fuerte (gritar) para que todos estén bien dispuestos a acoger a Aquel que cumple todas las promesas. Por analogía (aunque muy pobre) se piensa en una larga espera por parte de un gran grupo de personas, de un familiar que está llegando a un aeropuerto. Se anuncian varios retrasos del avión por este y por ese otro motivo, luego alguien en un momento grita: “¡Ha aterrizado el avión! ¡Finalmente ha llegado!” La espera entonces se vuelve más ferviente, puesto que alguien ha visto aterrizar el avión, ha comunicado la certeza de la llegada. Todos los ojos de los familiares se concentran hacia la puerta de llegada del vuelo para acoger al pariente que viene a su encuentro.

Giovanni

Todo el ministerio del Bautista, el bautismo de conversión para el perdón de los pecados y toda su predicación, fue un preparar al pueblo para encontrar al Mesías esperado durante siglos. La voz que gritaba preparar el camino del Señor y enderezar sus senderos (Mc 1,3) gritaba ante todo de su carne. En efecto, la búsqueda personal de este camino estaba en Juan testimoniada por la vida austera y sobria (Mc 1,6) que regalaba mucho espacio al Señor. Su predicación se hacía tanto más creíble cuanto más se veía su persona sumergirse en el silencio de las regiones desérticas de Israel para escuchar la Palabra de Dios. Preparar el camino del Señor y enderezar sus senderos, significa, pues, en primer lugar encontrar el centro de la vida en Dios, saber detenerse para dedicar espacios y tiempo de oración para escucharlo, porque a todos, unos y otros Dios un día indicó el camino y los caminos a recorrer. Siempre puedo encontrarlos en mi historia, en mi vocación. Si realmente vuelvo, entiendo por qué dice “preparar” y “enderezar“.

A. “Preparar“: la vida humana es preparación. Nos preparamos para ir a trabajar, preparamos un evento, nos preparamos para una profesión estudiando, nos preparamos para un largo viaje, preparamos un almuerzo o una cena, nos preparamos para una competición deportiva o para una actuación musical. No hay casi nada en la vida humana que no necesite preparación. Así también para recibir a Dios con sus dones, precisamente porque son gratuitos: si en efecto no preparo mi corazón, riesgo de no advertir la gracia (=gratis) que Dios me hace con sus dones. Por lo tanto, a menudo no nos damos cuenta de la bondad de Dios. La preparación es un indicador del deseo. Si no se cuida la preparación para encontrarlo, quizás no se cuide tanto de Dios. B. “Enderezar“: si miro mi vida como responde a las llamadas de Dios, veo que tengo que enderezar muchas cosas. Es decir, tantas opciones que deberían ser consecuentes a mi llamada, no las hago; mientras hago tantas opciones que no son caminos transitados por Dios. Son 2 verbos realmente muy concretos en su generalidad. Cada uno entonces medite qué disposiciones y acciones pueden recordarlos en la propia existencia, para que se viva un advenimiento auténtico.

Preparar el camino de Dios y enderezar sus senderos lleva a valorar bien la propia vida y a colocarse humildemente en el lugar asignado por el Señor en su designio de salvación. Por grande que sea el mandato y el contenido de la misión, sigue siendo un servicio de preparación y un dar espacio a Alguien que viene entre los hombres para una misión que solo Él puede cumplir: salvarnos. Juan es un gran maestro de fe porque enseña cómo prepararse y esperar al Señor sin detener la mirada de quien acudía a su persona (Mc 1,5). Todo lo que hacía y decía ayudaba al espíritu de los hombres a buscar a Aquel que se esperaba inminente. Pero lo es aún más, porque es consciente del límite de su misión que le hace percibir la unicidad y la superioridad de la identidad y de la misión de quien lo sigue: viene después de mí uno que es más fuerte que yo; yo no soy digno de agacharme para desatar los cordones de sus sandalias. Yo os he bautizado con agua, pero él os bautizará en el Espíritu Santo (Mc 1,8). En el reino de los cielos el más pequeño es el más grande, ya que permite en sí a Dios ser lo que es: el más grande.   

 

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