IV DOMENICA DI QUARESIMA
2Cr 36,14-16.19-23; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
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Un giorno un bambino chiese a suo papà: “papà, come iniziano le guerre?”. E il padre rispose: “bene, prendiamo ad es. la 1a guerra mondiale; iniziò quando la Germania invase il Belgio e poi…”. La moglie lo interruppe immediatamente: “ma dai! Dì la verità al nostro bimbo: è cominciata perché qualcuno è stato assassinato…”. Il marito allora, tirandosi su con un’aria di superiorità, replicò aspramente: “sei tu che rispondi alla domanda o sbaglio ma nostro figlio ha rivolto a me la domanda?”. La donna uscì dalla stanza sbattendo la porta. Seguì un silenzio pieno di disagio, interrotto solo dalle parole del bimbo: “papà non devi dirmi più come iniziano le guerre, adesso lo so!”. La Bibbia è come questo bimbo (e viceversa). Non fa ragionamenti complicati per cogliere una verità. Prendiamo il testo della 1a lettura di oggi. Essa ci offre una meditazione sulla storia di Israele, ponendoci davanti a una autentica catastrofe che colpisce il popolo. La fine di un’epoca con la distruzione del Tempio e della città santa, la deportazione e l’esilio (2Cr 36,19-21): un completo sfacelo. L’autore del libro delle Cronache si chiede come è potuto accadere tutto ciò. E ancora una volta, mentre l’uomo che non vuole saperne di Dio osserva il male dilagare incolpando proprio Lui o gli altri, la Bibbia invece ci dice con chiarezza che è il peccato dell’uomo a scatenare tutte quelle nefaste conseguenze, con Dio piuttosto impegnato ad avvertirlo del pericolo, ma inascoltato (2Cr 36,14-16).
Il credente allora non si ferma a dire “il mondo va sempre più male”, o “dove andremo a finire?” oppure “come mai tutto questo male che ci cade addosso?”. Il credente dice: “siamo noi uomini che facciamo andar male il mondo.” Se guerra, violenza, razzismo, intolleranza ecc. si diffondono, egli non dice che dipende tutto dai politici corrotti, dai soprusi della polizia, dalle banche o dai troppi migranti che invadono le nostre strade. Troppo comodo. Il credente sa che queste cose non cominciano con gli altri, bensì da qualcosa che parte dalle mura di casa (cfr. Gc 4,1-4). Proprio come quel bambino della storiella. E quello che sta accadendo nella nostra chiesa? Ci sono numeri e fatti che indicano indubbiamente un crollo della sua presenza o della sua credibilità nel mondo, se non un vero e proprio crollo della fede. Sarà solo colpa dei preti pedofili, dei migranti musulmani, dei cattolici tiepidi, oppure di papa Francesco buonista e pauperista che parla solo e sempre di misericordia? (alcuni cristiani che incontro nel confessionale si lamentano persino di questo!…) O forse quello che sta accadendo anche nel seno della chiesa è il crollo di “una” chiesa in cui Dio non si può riconoscere, la chiesa della religione-manufatto dell’uomo, quella che si crogiola aggrappandosi al potere e alle ricchezze di questo mondo, la chiesa fatta di tanti orpelli che si compiace nelle sue sofisticate liturgie?

Israele, nel tempo dell’esilio, ha saputo sempre tornare al nucleo essenziale della propria fede leggendo dentro gli eventi storici abbattutisi su di lui (2Cr 36,22-24 ma vedi anche Dn 3,34-43). Così anche la chiesa, quando si appresta a vivere un epoca di decadenza, ha la grandissima opportunità di ritornare al cuore della fede che custodisce. Perché quando gli eventi richiamano con evidenza la responsabilità degli uomini, generalmente all’inizio Dio viene percepito lontano dalla vita, come se restasse impassibile a lasciare che l’umanità si distrugga. Ma la verità ce la consegna ancora la Bibbia: Dio è sempre coinvolto nelle vicende umane e non si da mai pace pur di salvare le sue creature. Nel vangelo, l’incontro notturno di Gesù con l’ansia di Nicodemo è una pagina stupenda che rivela l’antidoto di Dio per le paure e le ansie dell’umanità di oggi. Come Nicodemo, anche oggi tanti uomini (magari anch’essi di notte), si pongono interrogativi religiosi che a rigor di logica fanno cercare Gesù solo di nascosto, perché cercarlo vorrebbe dire uscire allo scoperto, e questo fa vergognare nel mondo attuale: come si dice in gergo giovanile, “è da sfigati”. Nella notte in cui il dialogo con il Signore lo mette a contatto con la propria ansia, Nicodemo ode una delle parole più ansiolitiche del vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16). Come si fa a non essere toccati davanti a una tale espressione? Che cosa si potrebbe aggiungere? Qui, in queste parole di Gesù, c’è il concepimento del kerygma che gli apostoli annunceranno dopo la sua resurrezione. Qui c’è tutto il vangelo, tutta la dottrina della chiesa, tutto il senso profondo della Bibbia. E se mai il lettore fosse ancora chiuso nell’ombra del dubbio o preda di fantasmi che si agitano nel proprio cuore, ascolti anche le intenzioni divine: Dio infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui (Gv 3,17). Per la Bibbia, oramai l’uomo non può restare in posizione neutrale davanti a quello che è avvenuto con Gesù. Anche se cercasse una neutralità, finirebbe per scegliere comunque (Gv 3,18-21).
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EL ANSIA DE DIOS PARA EL ANSIA DEL HOMBRE
Un dia un niño preguntó a su papá: “papá, ¿cómo comienzan las guerras?”. Y el padre respondió: “bien, tomemos un ejm. La 1ra guerra mundial; comenzó cuando Alemania invadió Bélgica y luego…”. La esposa lo interrumpió inmediatamente: “¡pero no! Dile la verdad a nuestro hijo: ha comenzado porque alguien fué asesinado…” El esposo entonces, levantándose con un aire de superioridad, replicó asperamente: “¿tú respondes a la pregunta o me equivoco pero nuestro hijo ha dirigido a mí la pregunta?. La mujer salió del cuarto tirando la puerta. Continuó un silencio lleno de incomodidad interrumpido solo por las palabras del niño: “¡papá no me digas más como comienzan las guerras, porque ahora ya lo sé!”.
La Biblia es como este niño (y viceversa). No hace razonamientos complicados para agarrar una verdad. Tomemos el texto de la 1ra lectura de hoy. Esta nos ofrece una meditación sobre la historia de Israel, poniéndonos delante de una auténtica catástrofe que golpea al pueblo. El final de una época con la destrucción del Templo y de la ciudad santa, la deportación y el exilio (2Cr 36,19-21): una completa ruina. El autor del libro de las Crónicas se pregunta cómo ha podido caer todo esto. Y una vez más, mientras el hombre que no quiere saber de Dios observa el mal extenderse culpando a Él o a los demás, la Biblia en cambio nos dice con claridad que es el pecado del hombre a desencadenar todas aquellas funestas consecuencias, con Dios mqs bien comprometido en advertirle el peligro, pero no escuchado (2Cr 36,14-16).
El creyente entonces no se detiene a decir que “el mundo cada vez está peor”, o “¿a dónde iremos a parar? O también “¿cómo es que todo este mal se nos cae encima?. El creyente dice: “somos nosotros los hombres quienes hacemos que el mundo vaya mal”. Si guerra, violencia, racismo, intolerancia, etc. se difunden, él no dice que depende todo de los políticos corruptos, abusos de la policía, de los bancos o de los muchos migrantes que invaden nuestras calles. Demasiado cómodo. El creyente sabe que estas cosas no comienzan con los demás, sino más bien de algo que parte de las propias paredes de su casa (cfr. Gc 4,1-4). Justamente como aquél niño de la historia. ¿Y lo que está sucediendo en nuestra iglesia? Hay numeros y hechos que indican indudablemente una caída de su presencia o de su credibilidad en el mundo, si no es una verdadera caída de la fe. ¿Será solo culpa de los sacerdotes pedófilos, de los migrantes musulmanos, de los católicos tibios, o quizás de Papa Francisco buenista y pauperista que habla solo y siempre de misericordia? (algunos cristianos que encuentro en el confesional se lamentan hasta de esto!…) ¿O quizás lo que está sucediendo también en el seno de la iglesia es la caída de “una” iglesia en la cual Dios no se puede reconocer, la iglesia de la religión-manufactura del hombre, aquélla que se rehoga agarrándose al poder y a las riquezas de este mundo, la iglesia hecha de tantos adornos que se complace en sus sofisticadas litúrgias?
Israel, en el tiempo del exilio, ha sabido siempre regresar al núcleo esencial de la propia fe leyendo dentro los eventos históricos azotados sobre él (2Cr 36,22-24 lee también Dn 3,34-43). Así también la iglesia, cuando se prepara a vivir una época de decadencia, tiene la grandísima oportunidad de regresar al corazón de la fe que custodia. Porque cuando los eventos recuerdan con evidencia la responsabilidad de los hombres, generalmente al comienzo Dios viene percebido lejano de la vida, como si se quedara indiferente a dejar que la humanidad se destruya. Pero la verdad nos entrega la Biblia una vez más: Dios está siempre involucrado en los acontecimientos humanos y no se da nunca paz con tal de salvar a sus criaturas. En el evangelio, el encuentro nocturno de Jesús con el ansia de Nicodemo es una página estupenda que revela el antídoto de Dios para los miedos y el ansia de la humanidad de hoy. Como Nicodemo, también hoy tantos hombres (quizás ellos de noche), se ponen preguntas religiosas que con rigor de lógica hacen buscar a Jesús sólo a escondidas, porque buscarlo quiere decir salir a la luz, y esto hace avergonzar en el mundo actual: como se dice en jerga juvenil, “es de cucufatos”. En la noche en el cual el diálogo con el Señor lo pone en contacto con la propia ansia, Nicodemo escucha una de las palabras más ansiolíticas del evangelio: Porque de tal manera amó Dios al mundo, que ha dado a su Hijo unigénito, para que todo aquel que en él cree, no se pierda, mas tenga vida eterna (Jn 3,16). ¿Cómo se hace a no ser tocados delante de una tal expresión? ¿Qué cosa se podria agregar? Aquí, en estas palabras de Jesús, está la concepcion del Kerygma que los apóstoles anunciarán después de su resurrección. Aquí está todo el evangelio, toda la doctrina de la iglesia, todo el sentido profundo de la Biblia. Y si en caso el lector estuviera todavía cerrado en la sombra de la duda o tomado por los fantasmas que se agitan en el proprio corazón, escuche también las intenciones divinas: Porque no envió Dios a su Hijo al mundo para condenar al mundo, sino para que el mundo sea salvo por él. (Jn 3,17). Para la Biblia, el hombre ya no puede quedarse en posición neutral delante de aquello que ha sucedido con Jesús. También si buscara una neutralidad, terminaría por elegir de todas maneras (Jn 3,18-21)
Io oggi ascolto e ascolto ancora le sue e le tue parole
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Cercare delle risposte che vadano
al di là delle nostre “ristretezze”
non è facile, Nicodemo lo sa, eppure ancora è incredulo.
Incoraggiamoci a confronti sempre nuovi.
Dio consegna parole straordinarie a Nicodemo” Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”
Il vescovo Tonino Bello, noto anche per il suo pragmatismo evangelico esprime un concetto molto bello con un’immagine suggestiva:”Non sparare sui sognatori perché a dispetto di ogni realismo scientifico che pretende di far tenere a ogni costo i piedi per terra, coloro che oggi camminano con la testa per aria saranno gli unici ad avere ragione domani”
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Bellissimo ricordo di Mons. Bello! Grazie Rosy, e grazie delle tue brevi considerazioni!
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