STANDO DIETRO, PRESSO I SUOI PIEDI

XI DOMENICA DEL T.O.

2Sam 12,7-10.13; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-50

Ogni volta che leggo questo vangelo, il cuore e la mente si affollano di tante persone incontrate sulla mia strada. Se fosse possibile farle uscire da me e proiettarle come tanti ologrammi davanti a tutti voi lettori, ve le presenterei con gioia una ad una e vi racconterei volentieri la loro storia. Si tratta di fratelli di cui Gesù parla in una celebre espressione del vangelo. E’ una frase di cui mi sono presto invaghito quando da ragazzo ricominciavo a frequentare ambienti di fede: in verità vi dico, i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno dei cieli. Anche oggi questa meravigliosa pagina del vangelo è ben scritta e leggibile nella storia di tanti fratelli.

Alla tavola di Simone il fariseo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012
Alla tavola di Simone il fariseo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012

Gesù andava ovunque venisse invitato. Quel giorno a invitarlo fu Simone dei farisei, gruppo che certamente non amava il Signore. Allora perché invitarlo? Era solo incuriosito dallo strano maestro? Forse il suo cuore si stava aprendo alla sua parola? Oppure voleva solo “studiarne” le prossime mosse, sentendosi con quel gruppo minacciato dal suo ministero? Gesù è a tavola con lui e, molto probabilmente, con altri convitati del gruppo. Irrompe improvvisamente nella scena del racconto una donna, una peccatrice di quella città (v.37). Espressione delicatissima di Luca, ma non ci sono dubbi: è una donna che si prostituisce. Aveva saputo che il Signore era lì. Il vangelo dice solo che vi entra senza invito (e rischiando di essere buttata fuori…). Non una parola, ma con sé un vaso di profumo e poi alcuni gesti lenti, precisi, coinvolgendosi molto emotivamente, verso una parte precisa del corpo di Gesù: stando dietro, presso i suoi piedi (v.38). Cosa ti era successo o donna, da accorrere in quella casa, ospite indesiderata, ma così desiderosa di incontrarti ai piedi di Gesù?

Presso i suoi piedi, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012
Presso i suoi piedi, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012

Un giorno predicavo a messa questo vangelo nella piccola cappella di una zona molto povera della periferia di Lima (Perù), dove operavo solo da pochi mesi. Al termine della celebrazione mi ritrovai a conoscere un gruppetto di giovani. Fra essi c’era una ragazza sui 15-16 anni, bella e dal sorriso molto bello. Ma, non so perché, più guardavo quel sorriso, più avvertivo negli occhi della giovane qualcosa che non andava. Solo qualche giorno dopo mi chiese di parlare. La conversazione diventò inaspettatamente una confessione. Afferrando e stringendomi forte la mano mi chiese a proposito del vangelo ascoltato: “padre, davvero Gesù perdonò quella donna che piangeva ai suoi piedi?…” Le dissi semplicemente che era scritto proprio così, anzi, aggiunsi che il Signore la amava moltissimo. Ma non terminai di parlarle che la ragazza scoppiò in un lungo pianto. Da alcuni mesi infatti, essendo povera, stava vendendo il suo giovane corpo per avere qualche soldo per sé. Dopo quella confessione, compreso che Dio ci teneva molto a lei, non lo fece più.

Vedi questa donna?, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012
Vedi questa donna?, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012

Simone vide tutta la scena. Ma non vide dentro il cuore di quella donna. Vedere dentro il cuore umano è cosa possibile solo al Signore Gesù e a coloro cui Egli lo concede, se ci si decide a seguirlo sulla via dell’amore. Solo che, se non batti quella strada, finisci per battere la strada del giudizio che ti convince erroneamente di essere dalla parte di Dio, come se Lui fosse un essere che accoglie e approva alcuni che si attengono alle regole e allontana da sé altri che le trasgrediscono (v.39). La genialità divina di Gesù che vuol condurre alla conoscenza di Dio anche il presuntuoso fariseo, imbastisce ad arte una piccola parabola che lo intrappola in una domanda: chi di loro dunque lo amerà di più? (vv.41-43). Simone risponde bene. Adesso tocca a lui aprire il cuore alla lezione di Gesù e di quella donna. Altrimenti nel mistero di Dio non ci entra e non lo conoscerà mai. La vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non…lei invece…tu non…lei invece…tu non…lei invece (vv.44-46). Il messaggio è chiaro: a Dio di noi interessa solo l’amore. E l’amore, dicono nelle loro lettere gli apostoli Pietro e Giacomo, cancella una moltitudine di peccati. Attenzione perché la nostra salvezza non si gioca nell’evitare a tutti i costi il peccato, ma nel credere nella Misericordia di Gesù che ha già pagato per il mio peccato. Perciò S.Paolo giunge a dire ai Galati, nella odierna 2a lettura, che oramai vive la sua vita nella fede del Figlio di Dio che l’ha amato dando sé stesso per lui e che non vuole rendere vana la grazia di Dio, perché se la sua salvezza venisse dall’osservanza della Legge allora Cristo è morto invano (Gal 2,20-21). Solo se si è fatta l’esperienza della misericordia di Dio nella propria vita, si può amare veramente/gratuitamente i fratelli. Diversamente, li stiamo amando per qualche tornaconto o cercando religiosamente solo noi stessi. Inoltre, per quel che comprendo dai vangeli, dobbiamo dire che nella vita ci possono essere in giro tante persone apparentemente molto pie che consideriamo sante magari perché non cadono in gravi peccati, ma che in realtà non sono nemmeno entrati nel regno di cui ci parla Gesù; mentre possono esserci tanti la cui vita è incorsa in vicende di peccato grave, ma che amano con tale sincerità e intensità il Signore da essere sante senza che ce ne accorgiamo. Quanto è diverso il Signore da come lo pensano e lo dipingono gli uomini! Quanto è diverso il Signore da come lo vorrebbero! Davvero pubblicani e prostitute ci precedono nel regno di Dio!

La tua fede ti ha salvato, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012
La tua fede ti ha salvato, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012

Ma Egli disse alla donna: la tua fede ti ha salvata; va in pace! (v.50). Laddove l’occhio umano e religioso vedeva solo una specie di donna (v.39), l’occhio di Dio vedeva una signora dalla fede ammirabile. Come gli occhi di Papa Francesco, che ci invitano da tempo a riscoprire il vero volto di Dio, specialmente in quest’anno giubilare in corso. Sentite cosa racconta lui stesso nel libro-intervista Il nome di Dio è Misericordia (pp.73-74), ricordando un episodio della sua vita di pastore. “Al tempo in cui ero rettore del Collegio Massimo dei Gesuiti e parroco in Argentina, ricordo una madre che aveva dei bambini piccoli ed era stata abbandonata dal marito. Non aveva un lavoro fisso, riusciva a trovare dei lavori saltuari soltanto qualche mese all’anno. Quando non trovava lavoro, per dar da mangiare ai suoi bambini faceva la prostituta. Era umile, frequentava la parrocchia, cercavamo di aiutarla con la Caritas. Ricordo che un giorno – eravamo nel periodo delle festività natalizie – è venuta con i figli al Collegio e ha chiesto di me. Mi hanno chiamato e sono andato a riceverla. Era lì per ringraziarmi. Io credevo che fosse per il pacco con i generi alimentari della Caritas che le avevamo inviato: “Lo ha ricevuto?”, le ho chiesto. E lei: “Sì, sì, la ringrazio anche per quello. Ma io sono venuta qui per ringraziarla soprattutto perché lei non ha mai smesso di chiamarmi “signora”. Sono esperienze dalle quali uno impara quanto sia importante accogliere con delicatezza chi si ha di fronte, non ferire la sua dignità. Per lei il fatto che il parroco, pur intuendo la vita che conduceva nei mesi in cui non poteva lavorare, continuasse a chiamarla “signora” era importantissimo tanto quanto, o forse di più, quell’aiuto concreto che le davamo”.

Dio ci faccia la stessa grazia che fiorì nel cuore della donna del vangelo. Possa rivelarci il suo segreto, quello che la portò a stare dietro, presso i suoi piedi: il luogo dove si impara a conoscere il Signore e si diventa, poco a poco, suoi discepoli.

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Cada vez que leo este evangelio, el corazón y la mente se llenan de tantas personas encontradas en mi camino. Si fuera posible hacerlas salir de mí y proyectarlas como tantos hologramas delante de todos ustedes lectores, se los presentaría con gozo una a una y les contaría con mucho gusto sus historias. Se trata de hermanos de los cuales Jesús habla en una célebre expresión del evangelio. Es una frase de la cual me he enamorado rápidamente cuando de joven volvía a frecuentar ambientes de fe: en verdad les digo, que los publicanos y las prostitutas llegan antes que ustedes al Reino de los cielos. También hoy esta maravillosa página del evangelio está bien escrita y legible en la historia de tantos hermanos.

Jesús iba a cualquier lugar donde venía invitado. Aquél día a invitarlo fue Simón de los fariseos, grupo que ciertamente no amaba al Señor. Entonces ¿Por qué invitarlo? ¿Era solo curiosidad del extraño maestro? ¿Quizás su corazón se estaba abriendo a su palabra? O ¿quizás quería solo “estudiar” sus próximas movidas, sintiéndose con aquel grupo amenazado por su ministerio? Jesús está en la mesa con él y, muy probablemente, con otros invitados del grupo. Irrumpe de improviso en la escena del relato una mujer, una pecadora de aquella ciudad (v.37). Expresión delicadísima de Lucas, pero no hay dudas: es una mujer que se prostituye. Había sabido que el Señor estaba allí. El evangelio dice solo que entró sin invitación (y arriesgando ser echada fuera…). No una palabra, pero con ella un frasco de perfume y luego algunos gestos lentos, precisos, involucrándose muy emotivamente, hacia una parte precisa del cuerpo de Jesús: poniéndose detrás, a los pies de Él (v.38). ¿Qué te había sucedido oh mujer, para acudir a aquella casa, huésped indeseado, pero así deseosa de encontrarte a los pies de Jesús?

Un día predicaba en la misa este evangelio en la pequeña capilla de una zona muy pobre de la periferia de Lima (Perú), donde trabajaba solo desde pocos meses. Al concluir con la celebración me encontré a conocer un grupito de jóvenes. Entre ellos estaba una joven entre 15 y 16 años, bella y con una sonrisa muy bonita. Pero, no sé por qué, más miraba esa sonrisa, advertía más en los ojos de la joven que algo no iba bien. Solo algunos días después me pidió para que conversemos. La conversación se volvió inesperadamente una confesión. Agarrándome y apretándome fuerte la mano me preguntó a propósito del evangelio escuchado: “padre, ¿de verdad Jesús perdonó aquella mujer que lloraba a sus pies?…” Le dije simplemente que estaba escrito justamente así. Además, agregué que el Señor la amaba muchísimo. Pero no terminé de hablar que la joven explotó en un largo llanto. Desde algunos meses de hecho, siendo pobre, estaba vendiendo su joven cuerpo para tener algo de dinero para sí. Después de aquella confesión, comprendiendo que Dios se preocupaba mucho por ella, no lo hizo más.

Simón vio toda la escena. Pero no vio dentro del corazón de aquella mujer. Ver dentro el corazón humano es cosa posible solo al Señor Jesús y a aquellos al cual Él lo concede, si nos decidimos a seguirlo en el camino del amor. Solo que, si no tocas aquel camino, terminas por tocar el camino del juicio que te convence erradamente de estar de la parte de Dios, como si Él fuera un ser que acoge y aprueba a algunos que se atienen a las reglas y aleja de sí a otros que la trasgreden (v.39). La genialidad divina de Jesús que quiere conducir al conocimiento de Dios también al presuntuoso fariseo, cose con arte una pequeña parábola que lo atrapa en una pregunta: ¿quién de ellos entonces lo amará más? (vv.41-43). Simón responde bien. Ahora le toca a él abrir su corazón a la lección de Jesús y de aquella mujer. Si no en el misterio de Dios no entra y no lo conocerá nunca. ¿Vez a esta mujer? Entré en tu casa y no me diste… Ella, en cambio… tu no… ella en cambio (vv.44-46). El mensaje es claro: a Dios, de nosotros, le interesa solo el amor. Y el amor, dicen en sus cartas los apóstoles Pedro y Santiago, cancela una multitud de pecados. Atención porque nuestra debilidad no se juega en el evitar a toda costas el pecado, sino en el creer en la Misericordia de Jesús que ya pagó por mi pecado. Por esto S. Pablo alcanza a decir a los Gálatas, en la actual 2ª lectura, que ya vive su vida en la fe del Hijo de Dios que lo ha amado dando a sí mismo por él y que no quiere rendir vana la gracia de Dios, porque si su salvación viniera de la práctica de la Ley entonces Cristo ha muerto inútilmente (Gal 2,20-21). Solo si se ha hecho la experiencia de la misericordia de Dios en la propia vida, se puede amar verdaderamente/gratuitamente a los hermanos. Diversamente, lo estamos amando por algún provecho o buscando religiosamente solo a nosotros mismos. Además, por lo que comprendo de los evangelios, debemos decir que en la vida pueden haber tantas personas aparentemente muy devotas que quizás consideramos santas porque no caen en grave pecado pero que en realidad no han entrado ni siquiera en el Reino del cual nos habla Jesús; mientras pueden haber tantos cuya vida ha incurrido en hechos de pecado grave, pero que aman con tal sinceridad e intensidad al Señor de ser santas sin que nos demos cuenta. ¡Cuánto es diferente el Señor de cómo lo piensan y pintan los hombres! ¡Verdaderamente publicanos y prostitutas nos preceden en el Reino de los cielos!

Pero Él dijo a la mujer: tu fe te ha salvado; ve en paz! (v.50). Allí donde el ojo humano y religioso veía solo una especie de mujer (v.39), el ojo de Dios veía una señora de fe admirable. Como los ojos de Papa Francisco, que nos invita desde hace tiempo a descubrir el verdadero rostro de Dios, especialmente en este año jubilar en curso. Escuchen que cosa cuenta él mismo en el libro-entrevista El nombre de Dios es Misericordia (pp.73-74), recordando un episodio de su vida de pastor. “En el tiempo en el cual era rector del Colegio Máximo los Jesuitas y párroco en Argentina, recuerdo a una madre que tenía niños pequeños y había sido abandonada por el esposo. No tenía un trabajo fijo, lograba a encontrar trabajos esporádicos solo algunos meses del año. Cuando no encontraba trabajo, para dar de comer a sus niños hacia la prostituta. Era humilde, frecuentaba la parroquia, intentábamos ayudarla con la Cáritas. Recuerdo que un día – estábamos en el período de las fiestas natalicias – ha venido con los hijos al Colegio y ha preguntado por mí. Me han llamado y he ido a recibirla. Estaba allí para agradecerme. Yo creía que fuera por el paquete con los víveres de la Cáritas que le habíamos enviado: “¿lo ha recibido?, le pregunté. Y ella: “Sí, sí, le agradezco también por eso. Pero yo he venido aquí para agradecerle sobre todo porque usted nunca ha dejado de llamarme “señora”. Son experiencias de las cuales uno aprende cuanto es importante acoger con delicadeza a quien se tiene delante, no herir su dignidad. Para ella el hecho que el párroco, aunque si intuyendo la vida que llevaba en los meses en el cual no podía trabajar, continuaba a llamarla “señora” era importantísimo tanto cuanto, o quizás mucho más, de aquella ayuda concreta que le dábamos”.

Dios nos haga la misma gracia que floreció en el corazón de la mujer del evangelio. Pueda revelarnos su secreto, lo que la llevó a estar detrás, cerca de sus pies: el lugar donde se aprende a conocer al Señor y se vuelve poco a poco sus discípulos.

 

 

6 Comments

  1. La parola di Dio come ben dici, Padre Giacomo, deve fare sempre breccia in noi.
    Hai raccontato anche questa volta, la tua esperienza di vita; sono racconti che ti “prendono”.
    Oggi nel Vangelo la protagonista è una donna; la donna è una prostituta, una peccatrice.
    ” Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è , e quale genere è la donna che lo tocca” (Lc 7,39).
    Voglio aprire una piccola parentesi per raccontare anch’io un piccolo episodio accadutomi.
    Arrivando a Medjugorje con un pellegrinaggio e in mezzo alla folla che stava adorando il Santissimo
    Sacramento esposto, vicino a me, c’era una donna; la donna emanava odore sgradevole di alcool, e mentre implorava dal Signore guarigione per il suo figlio, alcune altre donne vicino a lei le gridavano dietro…questa ne ha combinate di grosse.
    Fattami vicina ancora di più a lei, le lacrime sue scorrevano con le mie, non so bene la preghiera che ho fatto, di sicuro il mio cuore batteva forte, quanto, e forse più del suo.
    L’amore che ci chiede Gesù, è un amore non privo di rischi, è un di più che, come dice Newman” unica è la sua
    compassione, Signore dei morti e dei vivi”. Poichè “l’Amore copre una moltitudine di peccati”.(Pt4,8).

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  2. Fa molto bene leggere queste tue parole, soprattutto a me, figlia di un’epoca in cui veniva detto che il peccato ci allontanava da Dio e ci faceva sentire indegni…..quante persone sono rimaste ferite da questo e ora sono incapaci di “sentire” l’amore di Dio!
    Finalmente c’è qualcuno che dice forte che Dio è come il papà buono e giusto che apre le braccia al figlio che ha più difficoltà oppure è come l’insegnante che aiuta di più l’allievo che fa fatica a capire………penso che questa interpretazione del brano del Vangelo possa curare molte di quelle ferite del passato!
    E noi che siamo così fortunati da poter “vedere” queste parole, abbiamo una grande responsabilità, quella di metterci nelle Sue mani per avvicinarci proprio a chi pensa di essere stato abbandonato da Dio

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  3. Anche se mi ripeto desidero sempre ringraziarti per le tue toccanti esperienze di vita che condividi con noi. Purtroppo ancora io stessa cado nel peccato di giudicare chi non è sulla retta via, ma ogni volta che il Signore mi fa capire il mio errore rinasco. Quanto grande è il Signore e la sua misericordia. Grazie Don Giacomo per ricordare lo.

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