II DOMENICA DI PASQUA
“DELLA DIVINA MISERICORDIA”
At 5,12-16; Ap 19-11a.12-13.17-19; Gv 20,19-31

La parte del salmo 117 che la Chiesa prega nella 2a domenica di Pasqua esprime tutto lo stupore credente per le meraviglie che Dio opera. Giustamente lo si applica per l’opera di tutte le opere di Dio, la Resurrezione di Cristo che celebriamo in questo tempo pasquale. Vorrei evidenziare quel versetto che recita: dicano quelli che temono il Signore “il suo amore è per sempre”. E’ interessante notare come il salmista ritenga timorato di Dio l’uomo convinto del suo amore fedele e incondizionato, nonché della eternità e irremovibilità dello stesso. Temere Dio allora non vuol dire che si deve avere paura di Dio: al contrario, questo sarebbe piuttosto come darla vinta a satana che generò questa paura nel peccato di Adamo. Un altro salmo, il 129, gli fa eco dicendo: se consideri le colpe Signore, chi potrà sussistere davanti a te? Ma presso di te è il perdono, perciò avremo il tuo timore (Sal 129,3-4). La misericordia divina è il fondamento del timore che Gli si deve. Il timore di Dio è dunque quel dono dello Spirito che, ricordandoci cosa e quanto siamo costati a Lui, ci aiuta a riconoscere, rispettare e rispondere all’amore che Egli ha dichiarato per sempre a ogni uomo in Cristo: non ti ho amato per scherzo disse il Signore in locuzione interiore a S.Angela da Foligno (Angela da Foligno, Istruzioni, 22,1-11).

Deve essere successo qualcosa del genere a S.Tommaso otto giorni dopo (Gv 20,26) che il Signore era apparso risorto ai suoi amici. Aveva vissuto dolorosamente come gli altri lo scandalo della Croce e l’incomprensione della vicenda del suo Maestro: perché era apparso agli altri e a lui no? Oppure, perché in quella prima apparizione Tommaso non era con gli altri nel Cenacolo? L’incredulo Tommaso formula senza troppi preamboli agli altri le sue richieste (Gv 20,25) per poter credere a quanto accaduto loro. In fondo, che cosa sto chiedendo? A voi ha mostrato mani e costato, o no? Beh, lo voglio vedere anch’io in carne e ossa, voglio vedere se costui è lo stesso che era appeso sulla croce, anzi, ci voglio pure mettere le mani! Gesù viene incontro alla sua debolezza e Tommaso finalmente si convince non solo che Egli è risorto, ma anche dell’amore misericordioso del Signore per lui (Gv 20,28): ha visto e toccato le sue piaghe su esplicito invito di Gesù. Le brevi parole esprimono la nuova fede, l’adorazione del mistero, il santo timore davanti alla Misericordia di Dio fattasi visibile e tangibile in Gesù. In questo modo Dio ha vinto il nostro male antico: l’aver creduto che Egli fosse il falso personaggio presentato dal serpente maledetto (cfr. Gn 3).

Questa 2a domenica di Pasqua è anche detta della “Divina Misericordia” da quando S.Giovanni Paolo II ha decretato di intitolarla così per rispondere al desiderio che il Signore in persona espresse a S. Faustina Kowalska. Come Tommaso, anche noi siamo chiamati ad adorare il Signore Gesù perché il suo amore è per sempre. Non c’è un altro modo per onorarLo e ringraziarLo. Alla santa mistica polacca il Signore rivela che alla sua misericordia non si possono mettere limiti e che l’unico modo per onorarLo e ringraziarLo è appunto riconoscerlo e adorarlo nel suo amore misericordioso e incondizionato verso l’uomo. Nei giorni scorsi, molto impegnato ad ascoltare le confessioni nel sacramento della riconciliazione, ho riflettuto a lungo su alcune espressioni dei fedeli. Uno di loro ha espresso il suo disagio perché “recidivo” nel peccato. Ho pensato in quel momento che in realtà tutti lo siamo. Ho detto a quell’uomo che fortunatamente per noi anche Dio è “recidivo”, ma nell’amore ostinato verso gli uomini. Quell’uomo è tornato sorridente e visibilmente sollevato dal confessionale ma, quando qualche giorno dopo, durante un incontro, ho raccontato di questo scambio di parole tra confessore e penitente, sono rimasto colpito dalla incredulità espressiva di tanti fratelli: davvero il Signore è così con noi? Davvero mi perdona anche se sono recidivo nel peccato? Possibile che a un certo punto non ne possa più di me? Mi sembra impossibile che non si stanchi di perdonarmi!… A costoro e a tutti quei fratelli che leggendo questo commento si riconoscono in questi ricorrenti dubbiosi pensieri, invito a recarsi nel luogo che più gli aggrada dove c’è un crocifisso. Anche se non apparisse risorto come quel giorno a Tommaso, consideriamo la beatitudine di cui il Signore ci parla (Gv 20,29) e guardiamo lo stesso alle sue piaghe in Lui ancora crocifisso: da lì Gesù non si muove per rassicurarci che il suo amore è per sempre, anche se noi ricadiamo nel peccato. Tocca a noi credergli oppure chiamarlo, come Tommaso, ad aiutarci nella nostra fragile fede affinché crediamo che il suo amore è più grande del nostro peccato.
Che bello! !!! Anche se mi sento come Tommaso a volte!!
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Anche io come Tommaso…ma la sincerità di Tommaso è qualcosa che piace al Signore…
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Don Giacomo, grazie e cariissimi saluti. âAcquarelliâ di buon interesse. Aniello
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Grazie a te Aniello, un carissimo saluto a te e Maria!
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Molti sono i pensieri che suscita in me il brano evangelico odierno e le tue profonde riflessioni…prima di tutto la conferma di ciò che si vede ” in giro” e cioè che la visione del nostro Dio è purtroppo ancora in molti una visione del ” Dio dei divieti, del Dio dei Comandamenti…. “; nonostante siano passati due millenni dalla presa di coscienza da parte di Pietro e dei suoi amici che Dio è ” per tutti “, non si ferma davanti a niente e a nessuno pur di far dilagare la Sua Misericordia, ancora l’ uomo è di dura cervice. Forse anche i discendenti di Pietro e degli Apostoli a volte non hanno declamato chiaramente questa Verità….. oppure con la loro vita hanno fatto tutto il contrario…..tuttavia il nostro Dio si è fatto largo comunque tra le pieghe della storia e ha permesso che il suo messaggio arrivasse fino ad oggi e ancora oggi ha scelto una persona come te che grida: ” Dio è amore: fidatevi!” Quindi il primo step per scoprire che il nostro non è il Dio dei divieti e delle punizioni ma è il Dio della Misericordia e dell’ Amore è quello di ascoltare perché prima o poi ognuno di noi sarà raggiunto dalle parole di qualcuno che, essendo stato “colpito in pieno volto” dalla Misericordia stessa, riuscirà a fare da specchio!
Il secondo step pero’ è quello di credere in prima persona a quello che si è ascoltato..e qui comincia il difficile. Riconoscere nella propria vita che l’Amore e la Misericordia di Dio sono ora e ” per sempre” non è facile.
Personalmente, il mio incontro col Dio Amore è stato in un periodo triste della vita della mia famiglia, quando a mio padre è stata scoperta una malattia in stadio molto avanzato, con una prognosi di pochi mesi di vita.
Ho cercato in quei giorni, ho cercato tanto di capire il ” perché ” proprio a lui, proprio a noi….cercando, ho trovato un Sacerdote che mi ha fatto da guida spirituale in quel periodo e mi ha sorpreso perché ha avuto il coraggio di dirmi che Dio mi amava, che amava la mia famiglia, di dire a mio papà di chiedere il ” Sacramento della Guarigione”…senza sapere nulla del mio incontro tro con quel Sacerdote, mio padre era già andato dal nostro Parroco a chiedere l’ Unzione degli Infermi, tra l’ altro in un periodo (circa vent’ anni fa) in cui non era ancora passato il concetto che l’ Unzione degli Infermi non era solo per i moribondi!! Quello è stato il primo miracolo, segno della Misericordia del Padre; il secondo è stato l’ esito della malattia di mio padre: mio padre ha vissuto altri quindici anni con noi e non pochi mesi, come previsto dai miei illustri Colleghi!! Mi telefonavano ogni tanto, increduli, chiedendomi come stesse, se fosse ancora vivo….. portavano la storia di mio padre come “caso clinico” ai loro Congressi…..mio padre per ben cinque volte desiderò ricevere il “Sacramento della Guarigione” e sorprese tutti il suo modo di affrontare la vita
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Grazie Chiara di questo racconto…quante cose belle ha fatto il Signore nella tua vita!!!!!!!!
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Nel Credo esprimiamo le verità fondamentali della nostra fede; Credo in Gesù Cristo incarnato e Risorto.
Ci chiediamo però che cosa è per noi la vita, la vita in Cristo, l’amore che è da sempre?
Tommaso finalmente ha espresso ” Mio Signore e mio Dio”( Gv 20,28).
La strada che il Maestro ci indica è una sola dice Papa Francesco ” uscire da noi stessi”.
Un bambino di cinque anni a scuola mi ha chisto : ma Gesù risorto come lo devo disegnare, con tutte quelle strisce intorno?
Oggi festa della Divina Misericordia Gesù offre a noi la fede dono di vita nell’amore, offre a noi benevolenza, compassione, tenerezza.
Ho trovato questa preghiera che voglio fare mia.
Donaci di cogliere anche oggi i segni della tua presenza in mezzo a noi.
Facci compagni di strada discreti e silenziosi, forti e affettuosi.
E dona occhi luminosi per riconoscere le tue piaghe in coloro che soffrono per la malattia, l’angoscia, la morte dei cari.
Donaci di far crescere il Bene ovunque esso sia.
Grazie Chiara della tua testimonianza!!!
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Grazie Rosy della tua preghiera!!!!
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Ciao Giacomo, sono arrivata anche io a chiedermi un giorno: ma a che serve confessarsi e avere il perdono se ricadiamo dopo poco nel peccato? (Posi questa domanda anche a Davide) Siamo condannati al peccato originale ed è difficile che diventiamo dei “santi” perciò cadremo comunque nel peccato stesso, sarebbe più logico che dopo il perdono riuscissimo a non peccare più e invece…..È come un gatto che si morde la coda…È vero che Dio ti da la possibilità di scegliere ma per la natura stessa dell’uomo siamo portati a sbagliare e spesso mi rendo conto che si pecca anche solo con il pensiero; mi accorgo di dire cose che non vorrei nello stesso momento che le dico perché sono convinta di non essere così…eppure…..il fatto stesso che il male sta dilagando a dismisura mi fa paura e mi sconcerta…a volte penso per assurdo che ci sia un virus che contagia gli uomini…perché non vince il vaccino dell’amore???
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Ciao Giulia! Che sorpresa trovarti qui! Grazie del tuo commento. E’ vero, è l’esperienza di tutti essere recidivi nel peccato. Lo riconosciamo, ci proponiamo di evitarlo, poi ci ricaschiamo….e, come dici tu, sembriamo un gatto che si morde la coda e il nostro confessarci ci sembra inutile e irrispettoso. Il fatto è che l’amore di Dio non trionfa come vorremmo noi facendoci persone “impeccabili”. Non trionfa facendoci superare totalmente il peccato come noi desidereremmo. No, il Signore ha scelto di fare una cosa nuova. Ha scelto di farsi incontrare proprio nel limite, nella fragilità che tocchiamo con mano quando pecchiamo: lì si fa conoscere! Nella nostra logica, se io non pecco più sono più amico di Dio, sono più degno di essergli vicino: come dicevi anche tu, se Dio mi perdona allora io non dovrei peccare più. Nella logica di Dio invece il suo perdono mi viene incontro sapendo che non ne avrò bisogno solo una volta, ma mille, un milione, un miliardo di volte. Nella sua logica si diventa amici di Dio suo non perché si pecca di meno ma perché ci si rischia di più nell’amore e perché si sperimenta sempre di più la sua misericordia: cosa che puoi ben vedere nella lezione di Gesù in Luca 7 versetti 36-50, dove una prostituta viene messa in cattedra davanti a una assemblea di religiosi notabili riunita presso casa di uno di essi. La grazia da chiedere è di vivere passando dalla nostra logica alla logica di Dio. Dal rincorrere il nostro ideale di cammino cristiano a quello reale tracciato da Dio anche attraverso i peccati personali; perché anche se Lui non ha niente a che fare con il peccato, ci parla pure con essi, anzi, le più grandi lezioni di vita arrivano così!…(come dice il proverbio? “Sbagliando si impara!…”
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