SI FIDA CHI SI APRE ALLA SFIDA

V DOMENICA DEL T.O.

ANNO C (2019)

Is 6,1-8; 1Cor 15,3-8.11; Lc 5,1-11

 

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

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A Nazareth, in sinagoga, la parola di Dio sulle labbra di Gesù, il rotolo di Isaia tra le sue mani, gli occhi di tutti su di Lui. Oggi si è compiuta questa scrittura: l’annunciatore e l’annunciato ora sono una cosa sola. Colui che tutti attendevano in Israele è lì, davanti a loro, in carne e ossa. Ora tutto il potere creatore e salvatore di Dio sta nella parola di Gesù, nella sua persona. Una meraviglia che inizialmente ha investito persino i nazareni. Poi però, sappiamo come è andata. La parola onnipotente di Dio agisce sempre, ma gli effetti non sono gli stessi per tutti. Chi le obbedisce, coglie i frutti di ciò che essa promette e dice. Chi le disobbedisce, non sperimenta la sua potenza creatrice e salvatrice; anzi, può addirittura difendersi da essa ad oltranza, fino ad aggredire come un nemico colui che la proferisce! Ecco cosa accadde a Nazareth quel sabato. E cosa accadrà anche in seguito a Gesù, davanti al quale l’umanità comincia a spaccarsi in due parti: quelli che l’ascoltano e si aprono alla sua grazia, e quelli che reagiscono e si induriscono. In mezzo c’è la lotta spirituale per superare le resistenze interiori alle sue parole.

Ma Gesù, passando in mezzo a loro, si mise in cammino (Lc 4,30). Il versetto conclusivo del vangelo di domenica scorsa è icona della sua vita futura: il Signore passerà attraverso tutto quel mondo di rifiuti e peccati umani che gli piomberà addosso. Niente può fermare la parola di Dio, fin quando ci sarà anche solo un suo discepolo sulla terra: la parola di Dio infatti non è incatenata (2Tm 2,10). Né catene, né torture, né la stessa morte può fermare la sua corsa. Cosa avrà provato Gesù nella sua umanità per il rifiuto e il tentativo fratricida della sua città? Il vangelo di oggi invece, si apre con una scena favorevole. Ma non siamo più a Nazareth. C’è gente che gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio (Lc 5,1). Gesù predica loro, ma non li convoca in una sinagoga. Persino un peschereccio può essere idoneo per la predicazione (Lc 5,2). A me una volta è capitato di predicare in spiaggia, sotto un ombrellone, uditorio di circa 7-8 giovani. Ero così contento di farlo che, ignaro di non aver crema protettiva addosso, mi sono preso una scottatura solare! Qualsiasi luogo può essere adatto ad annunciare la parola, in momenti opportuni o inopportuni (cfr. 2Tm 4,2).

La chiamata dei primi discepoli
La chiamata dei primi discepoli, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2015

Mi sarebbe piaciuto sentire quel giorno cosa aveva predicato da quella barca. Qualcosa deve aver origliato Simone mentre lavava le reti con i suoi soci (Lc 5,2). Altrimenti, perché accordargli la barca e un po’ della sua fiducia al termine della sua predicazione, quando si sentì invitato da Gesù a prendere il largo per una nuova battuta di pesca? La vita di fede è così. Durante il cammino si raggiungono dei climax nei quali si è invitati a entrare per una strada assurda, illogica. Ma se non fosse così, come si avvererebbe quella parola del profeta Isaia, per bocca del quale Dio ci dice: le mie vie non sono le vostre vie, i miei pensieri non sono i vostri pensieri? (Is 55,8) Se Pietro avesse fatto parlare il ruvido e sicuro pescatore che era, a quell’invito avrebbe risposto “mandando a quel paese” il profeta di Nazareth: “vuoi forse dare lezioni di pesca a me? Tra gli iniziati, si pesca di notte, non di giorno! E poi abbiamo appena smesso di lavare le reti…”

Invece Pietro, senza nascondere la frustrazione di una notte sterile di pesca, si fida della parola di quello strano profeta (Lc 5,5). Dicci Pietro, che cosa ti ha spinto a fidarti davanti a tale richiesta? Hai forse cominciato ad accreditarlo dopo aver ascoltato la sua predicazione? O la tua piccola società di pesca stava fallendo e hai tentato il tutto per tutto? Oppure avevi sentito anche tu, come tutti i galilei, che questo profeta compiva prodigi che confermavano la sua parola? Ma sulla tua parola. L’unica cosa certa è che aver rilanciato le reti in mare aperto a causa della parola di Gesù ha fatto esplodere una pesca senza precedenti (Lc 5,6-7). Pietro l’ha vista con i suoi occhi, l’ha toccata con le sue mani. Chi obbedisce alla parola di Gesù entra nel mondo dell’impossibile che diventa improvvisamente possibile. Ma c’è di più, molto di più.

Al vedere questo (Lc 5,8a). Gesù non è un parolaio che vende sogni da quattro soldi. Davanti a quella pesca, Pietro avverte di essere alla presenza di qualcuno che vive in un’altra dimensione. Perciò si butta alle sue ginocchia e gli chiede di allontanarsi da lui. Sempre, quando si vive un’autentica esperienza di Dio, l’uomo avverte subito la distanza incolmabile tra sé stesso e Lui, tra il proprio essere peccatore e la grandezza di Dio. Ed è proprio lo stupore generato dal segno miracoloso a immetterlo in questo stato d’animo (Lc 5,9). Gesù ha qualcosa di più grande dell’ingente quantità di pesce da donare a Pietro: non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini (Lc 5,10). Il luogo del nostro peccato, il luogo dove ci si accorge di essere infinitamente lontani da Dio, il luogo dove ci si vede perduti e ci si sente indegni, è il luogo dove siamo raggiunti dal suo amore che ci chiama e ci unisce alla sua stessa missione: salvare gli uomini dagli abissi della morte. Un “onoramore” (perdonate il neologismo) ancora oggi per me incomprensibile, anche se, come dico sempre a tutti, io sono solo una canna da pesca di Gesù, e per giunta pure difettosa.

 

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CONFIA QUIEN SE ABRE AL DESAFIO

En Nazaret, en la sinagoga, la palabra de Dios sobre los labios de Jesús, el rollo de Isaias entre sus manos, los ojos de todos sobre Él. Hoy se ha cumplido esta escritura: el que anuncia y el anunciado ahora son una cosa sola. Aquél que todos esperaban en Israel esta allí, delante de ellos, en carne y hueso. Ahora todo el poder creador y salvador de Dios está en la palabra de Jesús, en su persona. Una maravilla que inicialmente ha convertido hasta a los nazarenos. Pero luego, sabemos como ha ido. La palabra omnipotente de Dios actúa siempre, pero los efectos no son los mismos para todos. Quien lo obedece, recoge los frutos de lo que este promete y dice. Quien le desobedece, no prueba su potencia creadora y salvadora; mas bien, puede además defenderse de ella a ultranza, hasta agredir como a un enemigo a aquél que la profiere! He aquí lo que sucede en Nazaret aquel sábado. Y qué cosa sucederá también después de Jesús, delante del cual la humanidad comienza a separarse en dos partes: aquellos que escuchan y se abren a su gracia, y aquellos que reaccionan y se endurecen. En medio está la lucha espiritual para superar las resistencias internas a sus palabras.

Pero Jesús, pasando en medio de ellos, se puso en camino (Lc 4,30). El versículo conclusivo del evangelio del domingo pasado es el icono de su vida futura: el Señor pasará a través de todo aquél mundo de rechazos y pecados humanos que le caerá encima. Nada puede detener la palabra de Dios, hasta cuando habrá también un sólo discípulo suyo en la tierra: la palabra de Dios de hecho no es encadenada (2Tm 2,10). Ni cadenas, ni torturas, ni la misma muerte puede detener su recorrido. ¿Qué cosa habrá probado Jesús en su humanidad por el rechazo y el intento feroz de su ciudad? El evangelio de hoy en cambio se abre con una escena favorable. Pero no estamos más en Nazareth. Hay gente que se agolpaba sobre él para oír la palabra de Dios (Lc 5,1). Jesús predica a ellos, pero no los convoca en una sinagoga. Hasta un pescador puede ser idoneo para la predicación (Lc 5,2). Una vez a mí me ha sucedido predicar en la playa, debajo de una sombrilla, escucharon más o menos 7-8 jóvenes. Estaba tan contento de hacerlo que, desprevenido de no tener protector solar encima, ¡me tomé una quemadura solar! Cualquier lugar puede ser apto para anunciar la palabra, en momentos oportunos e inorportunos (cfr. 2Tm 4,2).

Me hubiera gustado escuchar aquél día qué cosa había predicado desde aquélla barca. Algo debe haber escuchado Simón mientras lavaba las redes con sus amigos (Lc 5,2). De lo contrario, ¿por qué darle la barca y un poco de su confianza al término de su predicación, cuando se sintió invitado por Jesús a tomar el largo para una nueva salida a pescar? La vida de fe es así. Durante el camino se alcanzan de los clímax en los cuales se es invitados a entrar por un camino absurdo, ilógico. Pero si no fuera así, ¿cómo se cumpliría aquélla palabra del profeta Isaias, por boca del cual Dios nos dice: mis caminos no son sus caminos, mis pensamientos no son sus pensamientos? (Is 55,8) Si Pedro hubiera hecho hablar al rudo y seguro pescador que era, a aquella invitación hubiera respondido mal al profeta de Nazareth: “¿quizás quieres darme lecciones de pesca a mí? Entre los iniciados, se pesca de noche, no de día! Y además hemos apenas acabado de levantar las redes…”

En cambio Pedro, sin esconder la frustración de una noche estéril de pesca, se fía de las palabras de aquél extraño profeta (Lc 5,5). Dinos Pedro, ¿qué cosa te ha empujado a confiar delante de tal pedido? ¿Quizás has comenzado a acreditarlo después de haber escuchado su predicación? O ¿tu pequeña sociedad de pesca estaba fracasando y has intentado el todo por todo? O también ¿habías escuchado también tú, como todos los galileos, que este profeta cumplía prodigios que confirmaban su palabra? Pero sobre tu palabra. La única cosa cierta es que haber vuelto a lanzar las redes al mar abierto por causa de la palabra de Jesús ha hecho explotar una pesca sin precedentes (Lc 5,6-7). Pedro lo ha visto con sus propios ojos, lo ha tocado con sus propias manos. Quien obedece a la palabra de Jesús entra en el mundo de lo imposible que se vuelve de improviso posible. Pero hay más, mucho más.

Al ver esto (Lc 5,8a). Jesús no es un palabrero que vende sueños de cuatro monedas. Delante de aquella pesca, Pedro advierte estar a la presencia de alguien que vive en otra dimensión. Por lo cual se echa de rodillas y le pide alejarse de él. Siempre, cuando se vive una auténtica experiencia de Dios, el hombre advierte inmediatamente la distancia incolmable entre sí mismo y Él, entre el proprio ser pecador y la grandeza de Dios. Y es justamente la maravilla creada por la senal milagrosa a llevarlo a este estado de ánimo (Lc 5,9). Jesús tiene algo más grande de la enorme cantidad de pescados para donar a Pedro: no temas, desde ahora serás pescador de hombres (Lc 5,10). El lugar de nuestro pecado, el lugar donde nos damos cuenta de estar infinitamente lejanos de Dios, el lugar donde nos vemos perdidos y nos sentimos indignos, es el lugar donde somos alcanzados por su amor que nos llama y nos une a su misma misión: salvar a los hombres de los abismos de la muerte. Un “honoramor” (perdonen el término inventado) todavía hoy para mí incomprensible, aunque si, como digo siempre a todos, yo soy solo una caña de pesca y por anadidura también defectuosa.

3 Comments

  1. “…ma sulla tua parola gettero’ le reti”…vorrei cominciare da qui, dalla profonda fiducia riposta nel Maestro; Questa è paragonabile alla fiducia di un figlio nei confronti del genitore “autorevole”, che chiede a volte di fare cose che il figlio non capisce fino in fondo ma siccome viene richiesta da papà o mamma, sicuramente è giusto farlo! Se il genitore è autorevole però, non autoritario…ma questo aprirebbe altri files non consoni al tema.
    In un certo senso quindi il Signore Gesù aveva per primo gettato le reti e aveva “catturato” Pietro guadagnandone la stima; Pietro sapeva che il Signore gli voleva bene, cioè voleva il suo bene quindi non ha dubitato in quel momento. Non ha capito forse il perché della strana richiesta ma l’ha comunque realizzata per amore verso Gesù.
    Ma se l’amore non c’è?
    Tanti disastri se il figlio non si sente amato dal genitore!! Hai voglia di chiedere cose! Il figlio farà tutto il contrario, si ribellera’….
    E allora forse il nucleo della questione è proprio qui.
    Si dice sempre che il Signore viene a prenderci proprio nei nostri disastri ed è quello che non sempre gli “umani” riescono a fare mentre il “divinumano” non si arrende mai e si butta nelle nostre miserie per tirarci fuori.
    Lo stupore di Pietro è ammissione di piccolezza e inadeguatezza di fronte a tanta gratuità e grandezza.
    Confido quindi sempre nel Signore perché se non riesce ad essere seguito in “prima battuta” per mancanza di fiducia in Lui, adotterà altri stratagemmi per salvare ognuno di noi.
    In effetti verrà a “ripescarci” ogni volta e chissà che in una di quelle volte non si volga a Lui lo sguardo!
    Quello che sorprende alla fine è che ha scelto noi per fare quello che ha fatto Lui!! Quindi per primo è Lui che nonostante tutto ripone tanta fiducia in noi!!

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