E’ PROPRIO LUI!

III DOMENICA DI PASQUA

At 3,115.17-19; 1Gv 2,1-5; Lc 24,35-48

 

In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus narravano agli Undici e a quelli che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come Lo avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

 

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Il vangelo di oggi, 3a domenica di Pasqua, è la versione lucana di quello ascoltato domenica scorsa. La variante è data dal ritorno dei due discepoli di Emmaus che raccontano agli apostoli quanto vissuto con il pellegrino Gesù incontrato per strada. Durante questo racconto, il Signore Risorto si manifesta tra loro (Lc 24,36). In questo modo l’evangelista vuole dirci che l’esperienza del riconoscimento del Risorto avviene dopo un lungo cammino in cui ogni discepolo vive lo scacco davanti allo scandalo della croce, fintanto che Gesù stesso non lo soccorre andandogli incontro per “sbloccarlo” laddove si è arrestato (Lc 24,17). Dunque l’esperienza della resurrezione non è per i pigri e i creduloni, ma è qualcosa di faticoso e di molto sofferto che impegna il discepolo a una ricerca continua dove non si può evitare il fallimento e il conseguente smarrimento. Tuttavia, per chi non desiste, è riservata la scoperta di Gesù, il “Dio delle sorprese” (Papa Francesco).

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Stette in mezzo a loro, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2018

E’ sempre interessante notare i termini della fatica di credere: sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma (Lc 24,37). Si indica qui un coinvolgimento totale dei sensi dei discepoli alla presenza del Risorto che solleva paura e dubbi su chi veramente si sta vedendo. Gesù stesso deve invitare a uscire da quello stato per entrare in un maggior contatto che rassicuri gli astanti (Lc 24,38-40). Addirittura chiede qualcosa da mangiare e consuma davanti a loro una porzione di pesce arrostito (Lc 24,41-43 ). Perché? Come è possibile che il contatto con Gesù Risorto generi queste reazioni? E perché mai lo stupore e la gioia possono ostacolare il credere? Poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore…(Lc 24,41). E’ evidente che una risposta “logica” a queste domande non c’è. Bisogna saper rimanere e pregare nel Mistero per accettare il limite della nostra comprensione della resurrezione, cioè lasciare che la sua stessa infinita novità si spieghi nel tempo, senza aver fretta di ottenere una risposta.

Se si può non credere per la cocente delusione (come i discepoli di Emmaus), si può anche non credere per paura di un’illusione, come quando si dice davanti a qualcosa che ci stupisce oltremodo: “troppo bello per essere vero!” Ma il mestiere di Dio è proprio realizzare l’opera impossibile che all’uomo sembra assolutamente incredibile! Come quella di far tornare un morto alla vita. Ma non alla vita di prima,  perché si tratta di una vita che ha superato/vinto sulla morte! E che un essere umano risorga vivo e vittorioso dalla morte è, per noi cristiani, segno inconfondibile della sua divinità. Qualche ultima osservazione. Gesù invita i suoi amici a guardare le sue mani e i suoi piedi. I luoghi corporei dove la morte ha posto il suo (apparente) sigillo di vittoria, sono diventati il segno della sua sconfitta. Gesù in questo modo rassicura i discepoli che non si ingannano: il Risorto è proprio colui che avevano crocifisso, non è un fantasma. C’è in questo focus un intenzionale invito a dare grande risalto alla corporeità di Gesù. Quel corpo a loro presente è lo stesso corpo appeso prima in croce, poi deposto in un sepolcro, poi assente dallo stesso sepolcro. Questo evento della storia di Gesù tra noi diventa perciò la chiave di lettura di tutte le Scritture: solo a partire dalla spiegazione che il Signore fa di questo evento possiamo avere accesso alla comprensione di quanto leggiamo nella Bibbia (Lc 24,44-45). Inoltre, il crocifisso risorto ci offre una immagine assolutamente inedita di Dio che si dona a tutti perché è amore e misericordia per tutti. Nel suo nome, i discepoli dovranno annunciare questa meravigliosa notizia di un nuovo volto di Dio che è salvezza per l’uomo e promessa di una vita immortale (Lc 24,46-47).   

 

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¡ES JUSTO ÉL!

 

El evangelio de hoy, 3er domingo de Pascua, es la versión lucana de lo escuchado el domingo pasado. Lo diverso es dado por el regreso de los dos discípulos de Emaús que cuentan a los apóstoles lo que han vivido con el Jesús pelegrino encontrado por el camino. Durante este contar, el Señor Resucitado se manifiesta entre ellos (Lc 24,36). De este modo el evangelista quiere decirnos que la experiencia del reconocimiento del Resucitado sucede después de un largo camino en el cual cada discípulo vive el jaque delante del escándalo de la cruz, hasta que Jesús mismo no lo socorre yendo a su encuentro para “desbloquearlo” allí donde se ha detenido (Lc 24,17). Entonces la experiencia de la resurrección no es para los flojos y los creelones, sino es algo que cuesta fatiga y de mucho sufrimiento que compromete al discípulo en una búsqueda continua donde no se puede evitar el fracaso y el consiguiente extravío. De todas maneras, para quien no desiste, está reservado el descubrimiento de Jesús, el “Dios de las sorpresas” (Papa Francisco).

Siempre es interesante notar los términos de la fatiga de creer: Pero ellos, aterrorizados y asustados, pensaron que veían un espíritu (Lc 24,37). Se indica aquí una implicación total de los sentidos de los discípulos a la presencia del Resucitado que levanta el miedo y dudas sobre quien verdaderamente se está viendo. Jesús mismo debe invitar a salir de ese estado para entrar en un mayor contacto que aliente a los presentes (Lc 24,38-40). Hasta pide algo para comer y come delante de ellos una porción de pescado frito (Lc 24,41-43). ¿Por qué? ¿Cómo es posible que el contacto con Jesús Resucitado genere esta reacción? Y ¿Por qué el estupor y el gozo pueden obstaculizar el creer? Como ellos no acababan de creerlo a causa de la alegría y del asombro… (Lc 24,41). Es evidente que no haya una respuesta “lógica” a estas preguntas. Es necesario saber quedarse y rezar en el Misterio para aceptar el límite de nuestra comprensión de la resurrección, o sea dejar que su misma infinita novedad se explique en el tiempo, sin tener apuros de obtener una respuesta.

Si se puede no creer por la ardiente desilusión (como los discípulos de Emaús), se puede también no creer por miedo de una ilusión, como cuando se dice delante a algo que nos asombra sobremanera: “¡demasiado lindo para ser verdad!” Pero ¡la ocupación de Dios es exactamente realizar la obra imposible que al hombre parece absolutamente increíble! Como aquella de hacer regresar un muerto a la vida. Pero ¡no a la vida de antes, porque se trata de una vida que ha superado/vencido sobre la muerte! Y que un ser humano resucite vivo y victoriosos de la muerte es, para nosotros cristianos, signo inconfundible de su divinidad. Algunas últimas observaciones. Jesús invita a sus amigos a mirar sus manos y sus pies. Los lugares corpóreos donde la muerte ha puesto su (aparente) sello de victoria, se han vuelto el signo de su derrota. Jesús de este modo alienta a los discípulos que no se engañen: el Resucitado es justamente aquél que habían crucificado, no es un fantasma. Hay en este foco una invitación intencional  a dar gran resalto a la corporeidad de Jesús. Aquel cuerpo para ellos presente es el mismo cuerpo colgado antes en la cruz, luego puesto en un sepulcro, luego ausente del mismo sepulcro. Este evento de la historia de Jesús entre nosotros se vuelve por eso la llave de lectura de todas las Escrituras: solo a partir de la explicación que el Señor hace de este evento podemos tener acceso a la comprensión de cuanto leemos en la Biblia (Lc 24,44-45): además, el crucifijo resucitado nos ofrece una imagen absolutamente inédita de Dios que se dona a todos porque es amor y misericordia para todos. En su nombre, los discípulos deberán anunciar esta maravillosa noticia de un nuevo rostro de Dios que es salvación para el hombre y promesa de una vida inmortal (Lc 24,46-47).  

3 Comments

  1. Proprio in questi giorni mi sono trovata a dover rispondere ad una domanda che una persona a me molto vicina anche affettivamente, che si dichiara non credente, mi ha posto a bruciapelo. Si parlava di diete vegane, di terapie alternative e di fronte alla mia perplessità sul fatto che di molti “farmaci” alternativi a quelli della medicina tradizionale si sa poco e quindi anche la loro efficacia è tutta da dimostrare, questa persona mi ha risposto “tu non credi a queste cose e credi invece ad un Dio che non vedi!”…… sono rimasta un attimo senza parole ma è tipico di chi si dichiara non credente provocare colui che si dice credente quindi, dopo un attimo di “spiazzamento” mi è venuto da rispondere soltanto “io Dio li cerco e lo trovo nelle persone…..” e con questa frase ho, senza volere, zittito il mio caro interlocutore. Mi sono però resa conto in quel momento che se mi dovessero chiedere le prove dell’ esistenza di Dio farei fatica, perché io di prove non ne voglio, Dio li vedo tutti i giorni in quei poveri anziani che cerco di assistere….mi ha sempre meravigliato il corpo che va allo sfacelo ma nello stesso tempo è destinato alla riconquista di una dimensione che va oltre lo spazio e il tempo e acquista un significato eterno. La vita non può essere soltanto questo passaggio fugace sulla terra, sarebbe una “fregatura”….cosa sono 80 anni rispetto all’ eternità? Ma per tornare al discorso sulla dimostrazione dell’ esistenza di Dio, non ho proprio parole se non quelle di vivere tutti i giorni la vita che mi è stata concessa correggendo continuamente “il tiro” cioè cercando di far passare l’ immagine di Dio attraverso le mie imperfezioni e i miei limiti. Ma mi rimane un dubbio: quando l’ Evangelista scrive…..”aprì loro la mente” presuppone un intervento di Dio-Gesù per farsi riconoscere o meglio, per comprendere il vero significato del dialogo fra Lui è l’uomo. Qui sono allora disarmata e non mi rimane che pregare per quella/e persona/e a me tanto cara/e affinché il Signore anche a lui/loro si mostri

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    1. Ciao Chiara! Davvero è questa la unica nostra arma: pregare e insistere continuamente (ce lo chiede Lui!) nella preghiera affinché si manifesti e apra la mente di chi non lo riconosce come ha fatto con noi…buona domenica!

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  2. L’incontro con Gesù non lascia come prima.
    Quel dopo tre giorni é un evento
    che cambia la vita.
    Già L’A.T. diceva che Giona fu inghiottito e rimase nel ventre della balena per tre giorni, così
    la regina Ester chiede di osservare un digiuno di tre giorni
    per gli altri ebrei, per il ribaltamento della cattiva sorte.
    Ciò che per l’uomo è impossibile per Dio è possibile.
    L’avere fede aiuta a superare
    e i due discepoli diverranno
    “testimoni”.
    È vero come dici tu p.Giacomo
    la corporeità di Gesù mette in crisi, la morte l’aveva allontanato,
    portandolo via per un tratto di tempo, ma ora è in mezzo a loro.
    Da ragazza tante volte mi sono
    sentita dire…devi fare esperienza…Ora il cammino é iniziato, anzi avviene tutti i giorni
    “Apri la nostra mente, donaci il coraggio dell’attesa, donaci occhi
    ma soprattutto cuore la dove
    i nostri passi s’ arrestano;
    dacci di rispondere anche oggi
    perché altri ti riconoscano.”

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