III DOMENICA DI AVVENTO
Sof 3,14-17; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18
“Che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,10), si chiedono le folle, i peccatori e i pubblicani insieme ad alcuni soldati giunti davanti a Giovanni nel deserto. Ed è anche quello che ci chiediamo noi, giunti da Giovanni alla terza domenica di avvento, sperando di aver fatto un po’ di deserto dentro i nostri cuori. E’ importante porsi questa domanda. Diversamente si vive la propria fede da “addetti ai lavori”, come quei personaggi dei vangeli (scribi, farisei, sacerdoti, dottori della legge ecc.) così sicuri di sé che non solo non si lasciano interpellare, ma nemmeno interessare dalle parole di Dio. Costoro infatti non andarono da Giovanni, su cui venne la Parola di Dio (Lc 3,2). Ci andranno soltanto quando, temendo che Giovanni in qualche modo potesse pregiudicare la loro autorità, invieranno una loro delegazione a interrogarlo sulla sua identità (Gv 1,19ss.).

Le letture domenicali e l’inizio del Giubileo straordinario ci offrono la prima risposta. La prima cosa da fare è aprire il nostro cuore alla gioia di Dio. E’ quello che ci raccomanda il profeta Sofonia, poi S.Paolo, poi il profeta Jorge da Buenos Aires, alias Francesco vescovo di Roma e papa della Chiesa di Dio. Notate bene: la gioia di Dio, cioè quella che viene da Lui e che ha il potere di cambiare la nostra vita. Perché la gioia di Dio coincide esattamente nel farci grazia ogni giorno, nel perdonarci e offrirci la sua immutata e infinita misericordia. “Questo Giubileo, è un momento privilegiato, perché la Chiesa impari a scegliere unicamente “ciò che a Dio piace di più”. E, che cosa è che “a Dio piace di più”? Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch’essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo. Questo è quello che a Dio piace di più!…Il Giubileo sarà un tempo favorevole per la Chiesa se impareremo a scegliere “ciò che a Dio piace di più”, senza cedere alla tentazione di pensare che ci sia qualcos’altro che sia più importante o prioritario. Niente è più importante di scegliere “ciò che a Dio piace di più”, cioè la sua misericordia, il suo amore, la sua tenerezza!…” (Papa Francesco, Udienza Generale del 9.12.2015). Dunque nel “gaudete” di questa domenica di avvento, prima di tutto, dobbiamo chiederci: è diventato per me causa di gioia riconoscermi peccatore davanti al Signore Gesù? Mi sento accolto/a dal suo personale amore, mi sento portato/a sulle sue spalle? E’ giunta nel mio cuore la sua gioia di avermi ritrovato/a? Sento il bisogno profondo di tornare sempre da Lui, per invocare misericordia sulla mia vita e quella altrui? Ma soprattutto, credo davvero che Egli è Misericordia, che ciò che gli piace di più è appunto ricoprirci di misericordia e che non c’è niente di più importante per Lui di vedermi impegnato a diventare a mia volta misericordioso/a? Sono domande per niente scontate. Rimango sempre molto colpito da quei fratelli e sorelle che spacciano coloro che camminano su questa strada, in primis il papa, come persone deboli e ingenue, a cui mancano persino gli attributi. Non so quale immagine di Dio e della sua chiesa governi questo modo di pensare e di parlare ma, facendo eco alle parole di Francesco, mi vengono in mente le parole di S.Paolo ai Corinzi: ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1 Cor 1,25). Forse siamo già caduti nella tentazione di andar dietro a un Dio fatto a nostra immagine e somiglianza, forse siamo già caduti nel pensare che ci sia qualcosa di più importante e prioritario, nella nostra fede, di credere nella misericordia di Dio e nell’imparare a essere misericordiosi.

Allora ecco Giovanni venire in nostro aiuto, affinché non ci imbrogliamo in questo tempo di avvento. In fondo anche a lui chiedevano, in quel “che cosa dobbiamo fare?”, cosa c’era di più importante da praticare. Nelle tre risposte che il Battista da a questa domanda, la prima riguarda due opere di misericordia corporale: chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare, faccia altrettanto (Lc 3,11). Poi il richiamo all’onestà, al rispetto delle persone, al sapersi accontentare di quanto abbiamo, al non approfittarsi degli altri. Un evidente primato, quello della misericordia, anche in chi, come Giovanni, ancora non aveva una piena rivelazione del volto di Dio. Ma soprattutto, una cartina di tornasole per verificare il proprio rapporto con il meraviglioso Dio così ricco di misericordia nei nostri confronti. Se davvero credo che il volto del Dio è questo, non posso non sentire, come un appello urgente, di dover diventare misericordioso con gli altri: questo è molto concreto! La parabola del Buon Samaritano docet. E allora per concludere, una breve storia di una samaritana dei nostri tempi: un uomo è entrato in un supermercato ed ha rubato il portafoglio ad una donna, la quale, invece di chiamare subito la polizia, ha fatto qualcosa di imprevedibile. L’uomo è rimasto talmente spiazzato dal suo gesto tanto da restituirle il portafoglio. La protagonista di questo incredibile episodio si chiama Jessica Eaves , ha 4 figli e vive a Guthrie, in Oklahoma (USA). Come ogni settimana, Jessica è andata al locale supermercato per fare la spesa, quando si è accorta che un uomo la stava seguendo in modo sospetto. Poco dopo, Jessica si è accorta che dalla borsetta mancava il suo portafoglio: sicura che fosse stato lui, ha deciso di non chiamare la polizia, ma di risolvere il problema a modo suo. “In una corsia affollata di gente, mi sono avvicinata a lui”, ha raccontato Jessica. “Di solito sono impulsiva, ma in quel momento ero molto tranquilla. Gli ho detto: senti tu hai qualcosa che mi appartiene. Ti do la possibilità di scegliere. Se mi restituisci il portafoglio, non solo ti perdono ma ti pago anche la spesa”. Il messaggio sottinteso era chiaro: se invece non mi ridai il portafoglio, chiamo la polizia. “Ha messo la mano in tasca e mi ha restituito il portafoglio. Mentre prendeva il cibo che gli serviva dagli scaffali, mi ha chiesto scusa almeno una ventina di volte. E mentre ci avvicinavamo alla cassa, ha cominciato a piangere. Mi ha detto che era disperato”. L’uomo, che continuava a ringraziare Jessica per averlo aiutato e perdonato, ha comprato generi alimentari per un totale di 27 dollari. “Di solito non porto mai contanti, ma quel giorno avevo giusto 28 dollari nel portafoglio. L’ultima cosa che mi ha detto è stata: “Non dimenticherò mai questa serata. Sono davvero disperato, ho dei figli, mi vergogno e mi dispiace tantissimo”. “Qualcuno mi ha criticato, perché non l’ho denunciato, e forse ha ragione”, ha spiegato Jessica, “ma a volte credo che la cosa giusta da fare è dare a qualcuno che ha sbagliato una seconda possibilità per non perdere la propria dignità. Quando avevo sette anni, io e mio fratello abbiamo perso nostro padre, ma ricordo che mi diceva sempre: non importa cosa diventerai da grande, ma ricorda che dovrai sempre essere gentile con tutti”.
*************************************************************************
“¿Qué debemos hacer? (Lc 3,10), se pregunta la muchedumbre, los pecadores y los publicanos junto a algunos soldados llegados delante de Juan en el desierto. Y es también lo que nos preguntamos nosotros, llegando a Juan en el tercer domingo de adviento, esperando haber hecho un poco de desierto dentro de nosotros. Es importante hacernos esta pregunta. De lo contrario se vive la propia fe como “adictos al trabajo”, como esos personajes de los evangelios (escribas, fariseos, sacerdotes, doctores de la ley, etc.) así seguros de sí mismos que no solo no se dejan interrogar, sino que ni siquiera interés por la Palabra de Dios. Ellos de hecho no fueron a Juan, sobre el cual vino la Palabra de Dios (Lc 3,2). Irán solamente cuando, temiendo que Juan de algún modo pudiera perjudicar su autoridad, enviarán una delegación a interrogarlo sobre su identidad (Jn 1,19ss.)
Las lecturas dominicales y el inicio del Jubileo extraordinario nos ofrecen la primera respuesta. La primera cosa que hay que hacer es abrir nuestro corazón al gozo de Dios. Es lo que nos recomienda el profeta Sofonías, luego S. Pablo, luego el profeta Jorge de Buenos Aires, alias Francisco obispo de Roma y papa de la Iglesia de Dios. Noten bien: el gozo de Dios, o sea, esa que viene de Él y que tiene el poder de cambiar nuestra vida. Porque el gozo de Dios coincide exactamente en el hacernos gracia cada día, en el perdonarnos y ofrecernos su inalterada e infinita misericordia. Este jubileo, es momento privilegiado, para que la Iglesia aprenda a elegir únicamente “lo que a Dios le gusta más”. Y, ¿qué es lo que “a Dios le gusta más”? Perdonar a sus hijos, tener misericordia de ellos, para que también ellos puedan a su vez perdonar a los hermanos, resplandeciendo como antorchas de la misericordia de Dios en el mundo. ¡Esto es lo que a Dios le gusta más!…El Jubileo será un tiempo favorable para la Iglesia si aprenderán a elegir “lo que a Dios le gusta más”, sin ceder a la tentación de pensar que haya otra cosa que sea más importante o prioritario. Nada es más importante que elegir “lo que a Dios le gusta más”, o sea, ¡su misericordia, su amor, su ternura!… (Papa Francisco, Audiencia General del 9.12.2015) Pues en el “gaudete” de este domingo de adviento, ante todo, debemos preguntarnos: ¿Para mí se ha vuelto causa de gozo reconocerme pecador delante del Señor Jesús? ¿Me siento acogido/a de su amor personal, me siento llevado/a sobre sus espaldas? ¿Ha llegado a mi corazón su gozo de haberme encontrado/a? ¿Siento la necesidad profunda de regresar siempre a Él, para invocar misericordia sobre mi vida y la de los demás? Pero sobretodo, creo verdaderamente ¿que Él es Misericordia, que lo que le gusta más es justamente recubrirnos de misericordia y que no hay nada más importante para Él que verme comprometido a volverme a su vez misericordioso/a? Son preguntas para nada deducidas. Siempre quedo muy impactado por aquellos hermanos y hermanas que venden a los que caminan sobre esta vía, en primer lugar el papa como personas débiles e ingenuas, a las cuales faltan hasta los atributos. No sé qué imagen de Dios y de su Iglesia gobierne este modo de pensar y de hablar pero, haciendo eco a las palabras de Francisco, me vienen en mente las palabras de S. Pablo a los Corintios: Porque la locura de Dios es más sabia que la sabiduría de los hombres, y la debilidad de Dios es más fuerte que la fortaleza de los hombres (1Cor 1,25). Quizás ya hemos caído en la tentación de ir detrás de un Dios hecho a nuestra imagen y semejanza, quizás hemos ya caído en creer que haya algo más importante y prioritario, en nuestra fe, que creer en la misericordia de Dios y de aprender a ser misericordiosos.
Entonces he aquí venir a Juan en nuestra ayuda, para que no nos engañemos en este tiempo de adviento. En fondo también a él le preguntaban, en ese “¿qué debemos hacer?”, qué cosa era más importante para practicar. En las tres respuestas que el Bautista da a esta pregunta, la primera compete dos obras de misericordia corporal: quien tiene dos túnicas, de una a quien no tenga y quien tenga para comer, haga lo mismo (Lc 3,11) Luego la llamada a la honestad, al respeto de las personas, al saberse contentar de lo que tenemos, a no aprovecharse de los demás. Un evidente primado, aquella de la misericordia, también en quien, como Juan, todavía no tenía una plena revelación del rostro de Dios. Pero sobretodo, una hoja a la luz del sol para verificar la propia relación con nuestro maravilloso Dios así rico de misericordia con respecto a nosotros. Si verdaderamente creo que el rostro del Dios en el cual creo es este, no puedo no sentir, como una llamada urgente, de tener que volverme misericordioso con los demás: ¡es muy concreto! La parábola del Buen Samaritano docet. Entonces para concluir, una breve historia de una samaritana de nuestros tiempos: un hombre ha entrado en un supermercado y ha robado la billetera a una mujer, la cual, en lugar de llamar inmediatamente a la policía, ha hecho algo imprevisible. El hombre se quedó desalmado de tal manera por su gesto tanto que restituyó la billetera. La protagonista de este increíble episodio se llama Jessica Ealves, tiene 4 hijos y vive en Guthrie, en Oklahoma (USA). Como cada semana, Jessica ha ido al local del supermercado para hacer las compras, cuando se ha dado cuenta que un hombre la estaba siguiendo de manera sospechosa. Poco después, Jessica se ha dado cuenta que de la bolsa le faltaba su billetera: segura que hubiera sido él, ha decidido no llamar a la policía, sino resolver el problema a su modo. “En un corredor lleno de gente, me acerqué a él”, ha contado Jessica. “Normalmente soy impulsiva, pero en ese momento estaba muy tranquila. Le he dicho: escucha tú tienes algo que me pertenece. Te doy la posibilidad de escoger. Si me devuelves la billetera, no solo te perdono sino que te pago también tus compras”. El mensaje implícito era claro: si en cambio no me devuelves la billetera, llamo a la policía. “Ha puesto su mano en el bolsillo y me ha restituido la billetera. Mientras tomaba la comida que le servía de los estantes, me ha pedido disculpas al menos una veintena de veces. Y mientras nos acercábamos a la caja, ha comenzado a llorar. Me ha dicho que estaba desesperado”. El hombre, que continuaba a agradecer a Jessica por haberlo ayudado y perdonado, ha comprado géneros alimentarios por un total de 27 dólares. “Normalmente no llevo conmigo efectivo, pero ese día tenía justo 28 dólares en mi billetera. La última cosa que me ha dicho ha sido: “No me olvidaré jamás esta tarde. Estoy de verdad desesperado, tengo hijos, me avergüenzo y lo siento tanto”. “Algunos me han criticado, porque no lo he denunciado, y quizás tiene razón”, ha explicado Jessica, “pero a veces creo que lo justo que hay que hacer es dar a alguien que se ha equivocado una segunda posibilidad para no perder la propia dignidad. Cuando tenía siete años, mi hermano y yo hemos perdido a nuestro padre, pero recuerdo que me decía siempre: no importa qué cosa te volverás cuando seas grande, pero recuerda que deberás ser siempre gentil con todos”.
Quanto rumore, quanto chiasso intorno, tutto è caos, e poi… vorremo le persone a nostro uso e consumo dipingendole con tanti diffetti ,pronti a giudicarle, e non ci accorgiamo che il mondo che vorremo é molto illusorio.
In questa domenica di Avvento, la parola di Dio ci interroga, e noi che cosa dobbiamo fare? San Giovanni ci sembra molto duro chiede austerità e domanda conversione.
“Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”(LC, 17-18).
La parola di Dio nonostante tutto é sempre attuale” non ritornerà a me senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”( Is 55,10-11). L’anno di misericordia si è aperto per tutti , il giubileo é un tempo favorevole per la Chiesa se impareremo a scegliere “ciò che a Dio piace di più”(papa Francesco).
Essere e rassegnarci a Dio significa avere anche noi atteggiamenti di misericordia.
“Verificare il proprio rapporto con il meraviglioso Dio così ricco di misericordia.”
Cosa dobbiamo fare allora? Padre Lorenzo scrive “trascinati dalla dolcezza e amabilitá di Francesco ritorniamo , come il figlio prodigo alla casa del padre , per vivere riconciliati con Dio, con noi stessi, con con il prossimo, con il creato.”
Domandiamo cosa dobbiamo fare per essere e diventare anche noi portatori di quella gioia vera che viene solo da Cristo e dalla sua misericordia.
"Mi piace""Mi piace"
Cara Rosy, grazie delle tue parole. Ritorniamo insieme a Dio! A presto!
"Mi piace""Mi piace"
Voglio condividere con te la bellissima esperienza fatta a Rimini animatori del RNS dove o vissuto delle giornate dii grazia che il Signore a donato!Lasciamo trasportare dalla misericordia di Gesù Misericordia sei Gesù cuore che mai tradisce sguardo che mi capisce, grazie che mi guarisce . Lasciamo plasmare dall’amore di Dio non sfidiamo più Dio, ma facciamolo entrare nelle scelte della nostra vita. Dio che ci è stato rivelato dà Gesù Cristo, ci sprona ad amarci come lui ci ama. Il vero Dio il solo che può spingere ogni energia per costruire la pace nel cuore di ogni uomo e quindi nel mondo. È il Signore che ama ogni essere umano. Che si è fatto piccolo per confondere i grandi , che si fatto debole per confondere i potenti , che ha risposto col perdono ai suoi assassini. È il Dio che riempie l’anima di Speranza anche alle più assurde ingiustizie e violenza. Solo Gesù può convertire ogni essere umano all’amore del Padre. Caro Giacomo oggi per te è una giornata speciale ricevi un caloroso abbraccio da tutti noi Buon domenica.
"Mi piace""Mi piace"
Cara M.Antonia, grazie, grazie infinite anche se ti arriva in ritardo questa mia risposta… e grazie delle tue parole a commento del mio articolo.
"Mi piace""Mi piace"
Ringraziandoti sempre per queste riflessioni online, ciò che mi ha più colpito oggi è quella fatidica domanda:”e noi cosa dobbiamo fare?”
Mi è capitato fortunatamente più di una volta di percepire la tenerezza di Dio nei miei confronti ma questo mi ha stranamente provocato una “gioia dolorosa”, tale da farmi sentire non all’ altezza di ricambiare questa tenerezza. Cos’ho fatto io per avere tutto questo? Chi sono io per aver avuto certi doni? Non è mica facile rispondere alla misericordia di Dio!
Bisognerebbe davvero togliersi tutto di dosso, lasciare tutto e tutti e seguire solo Lui. Domenica scorsa ero a Messa in un paesino in val di Sole e il giovane Sacerdote ha raccontato una ” storiella” ,come l’ha definita lui, ma magari ispirata ai testi sacri……c’era un re che aveva deciso di invitare tutti i suoi sudditi ad un pranzo a palazzo, ma non aveva acqua, quindi disse che l’ unica condizione per poter partecipare a quel pranzo era quella di portare acqua.
Allora alcuni sudditi si organizzarono portandola in un bicchiere, altri utilizzando anfore, altri ancora faticarono per portare botti d’ acqua….tutti parteciparono, mangiarono a tavola.
Al termine del pranzo il re volle lasciare un dono a ciascuno e quindi fece riempire con monete d’ oro i contenitori che erano serviti per trasportare l’ acqua…..immaginiamo la gioia di coloro che avevano portato le botti piene d’ acqua!
Sapere che anche quel “poco” che doniamo ci ritorna straordinariamente “trasformato”, sapere che non ci viene chiesto di fare ciò che va oltre le nostre possibilità, sapere che Lui in cambio di semplice acqua ci dona oro, mi ha fatto pensare che la percezione della infinita misericordia e grandezza di Dio non deve fare paura, tanto comunque non potremmo mai, anche se passasse una vita intera, ricambiare questo amore allo stesso modo. Con umiltà bisogna accettare la nostra finitezza in ogni ambito della vita e ricominciare ogni volta, cercando magari di ” trasportare un recipiente sempre un po’ più grande”…..
Un grosso interrogativo tuttavia ancora mi rimane e riguarda quelle persone che non possono gioire di questa infinita misericordia perché ritengono di non essere amate dal Padre.
Ci sono situazioni di gravi malattie oppure di disagio sociale tali da offuscare gli occhi di queste persone che vivono nel freddo dell’ anima.
Sento nei loro confronti una grossa responsabilità
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Chiara! Grazie come sempre per quello che scrivi. C’è un salmo nella Bibbia, il 115 mi pare che al v.12 dice “Che cosa mai renderò al Signore per quello che mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il Nome del Signore”. Ecco, questa è la parola di Dio che fa da eco fedele a quanto hai scritto. Davvero alla fine ci troveremo felicemente debitori verso la sua Misericordia, impossibilitati a versare il conto e pareggiare con Lui. Il problema è di chi si mette (consapevolmente o meno) in testa di voler pareggiare con Dio: non potrà mai essere felice costui/ei. Ma, come te, anch’io sento la missione di annunciare questo stupendo Dio proprio a chi non riesce a gioirne, chi non riesce a sentirsi amato/a da Lui. A presto!
"Mi piace""Mi piace"