I DOMENICA DI QUARESIMA
anno B (2021)
Gen 9,8-15; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15
Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
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Nella 1a domenica di quaresima Marco evangelista racconta alla sua maniera, cioè con poche e scarne parole, la volontaria sottoposizione del Signore Gesù alle tentazioni. Marco, a differenza degli altri sinottici, non si sofferma tanto sulla tipologia delle tentazioni descritte nella triade dialogica con satana (cfr. Mt 4 e Lc 4). Vuole sottolineare questa esperienza in un’altra prospettiva. Lo Spirito stesso spinse Gesù nel deserto (Mc 1,12a). Letteralmente, lo gettò fuori nel deserto. Cioè, dopo essere stato battezzato, Gesù entra nell’agone della vita, che sostanzialmente è un affrontare le tentazioni del diavolo. Il nostro battesimo, come il suo, non è un’assicurazione sulla vita, ma è piuttosto la miccia che accende una nuova vita, la quale cresce in noi se si misura con le tentazioni. Solo chi non ha scelto ancora Dio non patisce le tentazioni. Satana tenta chi non ha ancora nelle sue mani. C’è poi un voluto richiamo alla dura esperienza del popolo di Israele nel percorrere il cammino dall’Egitto alla terra promessa, e a quella del profeta Elia nel deserto: rimase per quaranta giorni (Mc 1,13). Quaranta è il numero che richiama un’intera generazione, dunque Marco ci vuole dire che tutta la vita di Gesù fu un deserto di lotta per superare le tentazioni.
Lo Spirito non è Colui che vorremmo, cioè il Dio che ci fa evitare oppure almeno bypassare le tentazioni. Sarebbe molto gradevole e comodo avere un Dio “onnipotente” (in senso umano) a cui affidarci, un Dio padrone di tutto che si presta a risolvere ogni problema spirituale e umano. Come è davvero allettante questo Dio muscoloso e aggiusta-tutto che cercano in tanti (anche nella chiesa), così è altrettanto poco allettante e impopolare seguire la via dell’amore e del servizio a oltranza scelta da Gesù. Dio solidale con il male dell’uomo e la sua fatica di superare le tentazioni, ma senza sottrarre l’uomo alla sua lotta, non è certo un Dio dai molti “followers”. Eppure è la sola via per raggiungere l’autentica libertà, cioè per liberarci dall’Egitto che è in noi. Come disse qualcuno, è stato molto più facile e rapido per Dio liberare il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto oppressore, che liberarlo dalla sua schiavitù interiore: non bastarono 40 anni nel deserto.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano (Mc 1,12b). Marco ci consegna un’immagine enigmatica e un tantino contraddittoria. Infatti le bestie richiamano la istintività del corpo materiale, mentre gli angeli le realtà spirituali del cielo. Due realtà apparentemente agli antipodi. Cosa ci ha voluto comunicare con questa affermazione? Che Gesù è l’uomo nuovo: in Lui si manifesta quell’armonia primordiale con il creato perduta da Adamo. Insomma, con Gesù è iniziata la nuova creazione ed è già segnata anticipatamente la sconfitta di satana. Oramai per il principe di questo mondo è cominciato il conto alla rovescia (cfr. Ap 12,12). Adamo prestò ascolto alla parola del serpente, fu cacciato dal paradiso e fece ritrovare l’intero genere umano nel deserto. Il nuovo Adamo, che vive sempre nell’ascolto della parola del Padre, viene “gettato” dallo Spirito nel deserto, riaprendo all’umanità la via al paradiso.
Per questo Gesù annunciava solennemente che il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino (Mc 1,14). Questa espressione sintetizza mirabilmente la sua predicazione e la svolta che imprime alla storia. Con Lui è iniziata per l’umanità un’epoca assolutamente nuova. È cambiato tutto, non dobbiamo più attendere, il regno di Dio ora è qui, non dobbiamo cercarlo lontano da noi. Nel mondo umano si rivela il mondo di Dio, perché in Gesù Cristo il Figlio di Dio è anche Figlio dell’uomo. La natura divina e la natura umana sono unite per sempre. Bisogna dunque fare attenzione agli imperativi del Signore quando dice: convertitevi e credete al vangelo (Mc 1,15). Se davvero credo che Egli è con me, vicino a me, allora il tempo della mia vita è l’esperienza di un cambio di mentalità. Perché la conversione non è prima di tutto un cambiamento morale, ma un amoroso e – perché no? – anche curioso seguire Gesù che, piano piano, cambia il mio pensiero su Dio, sugli altri e su me stesso. Nella misura in cui mi fido di Lui, la mia vita cambia e la fede diventa fondamento di un nuovo modo di vivere. Il vangelo è la possibilità di quel che all’uomo è impossibile.
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CON JESUS TODO HA CAMBIADO
En el primer domingo de Cuaresma, Marcos evangelista relata a su manera, es decir, con unas pocas y pobres palabras, la sumisión voluntaria del Señor Jesús a las tentaciones. Marcos, a diferencia de los otros sinópticos, no se centra tanto en la tipología de las tentaciones descritas en la tríada de diálogo con Satanás (cf. Mt 4 y Lc 4). Quiere enfatizar esta experiencia desde otra perspectiva. El Espíritu mismo empujó a Jesús al desierto (Mc 1, 12a). Literalmente, lo lanzó al desierto. Es decir, después de ser bautizado, Jesús entra en la lucha de la vida, que es esencialmente un rostro a las tentaciones del diablo. Nuestro bautismo, como el suyo, no es un seguro de vida, sino más bien es la mecha que enciende una nueva vida, que crece en nosotros si se mide con las tentaciones. Sólo aquellos que aún no han elegido a Dios no sufren las tentaciones. Satanás tienta a aquellos que aún no los tiene en sus manos. Entonces hay un querido reclamo a la dura experiencia del pueblo de Israel al caminar por el camino de Egipto a la tierra prometida, y a la del profeta Elías en el desierto: durante cuarenta días (Mc 1,13). Cuarenta es el número que recuerda a toda una generación, así que Marcos nos quiere decir que toda la vida de Jesús fue un desierto de lucha para vencer las tentaciones.
El Espíritu no es Aquél que nos gustaría, es decir, el Dios que nos hace evitar o al menos omitir las tentaciones. Sería muy agradable y conveniente tener un Dios “omnipotente” (en un sentido humano) al que confiarnos, un Dios que es amo de todo lo que se presta a resolver todos los problemas espirituales y humanos. Cómo es de verdad alentador este Dios musculoso y quien ajusta-todo que muchos buscan (incluso en la iglesia), por lo que es igualmente poco atractivo e impopular seguir el camino del amor y el servicio a ultranza elección de Jesús. Dios en solidaridad con el mal del hombre y su fatiga por superar las tentaciones, pero sin alejar al hombre de su lucha, ciertamente no es un Dios de los muchos “seguidores”. Sin embargo, es la única manera de lograr la auténtica libertad, es decir, para liberarnos del Egipto que está en nosotros. Como alguien dijo, fue mucho más fácil y rápido para Dios liberar a su pueblo de la esclavitud del Egipto opresor, que liberarlo de su esclavitud interior: no son suficientes 40 años en el desierto.
Estaba entre los animales salvajes y los ángeles le servían (Mc1,12b). Marcos nos entrega una imagen enigmática y algo contradictoria. De hecho, las bestias recuerdan la instintividad del cuerpo material, mientras que los ángeles recuerdan las realidades espirituales del cielo. Dos realidades aparentemente en desacuerdo. ¿Qué quería comunicar con esta declaración? Que Jesús es el hombre nuevo: en él se manifiesta esa armonía primordial con la creación perdida por Adán. En resumen, con Jesús la nueva creación ha comenzado y la derrota de Satanás ya ha sido marcada de antemano. Para el príncipe de este mundo, la cuenta atrás ha comenzado (cf. Ap 12,12). Adán escuchó la palabra de la serpiente, fue expulsado del paraíso e hizo encontrar a toda la raza humana en el desierto. El nuevo Adán, que siempre vive escuchando la palabra del Padre, es “arrojado” por el Espíritu al desierto, reabriendo a la humanidad el camino al paraíso.
Por eso Jesús anunció solemnemente que el tiempo se ha cumplido, el Reino de Dios está cerca (Mc 1, 14). Esta expresión resume admirablemente su predicación y el cambio que imprime a la historia. Con Él ha comenzado para la humanidad una época absolutamente nueva. Todo ha cambiado, ya no tenemos que esperar, el reino de Dios está ahora aquí, no debemos buscarlo lejos de nosotros. En el mundo humano se revela el mundo de Dios, porque en Jesucristo el Hijo de Dios es también Hijo del hombre. La naturaleza divina y la naturaleza humana están unidas para siempre. Por lo tanto, debemos prestar atención a los imperativos del Señor cuando dice: conviértanse y crean en el Evangelio (Mc 1, 15). Si realmente creo que Él está conmigo, cerca de mí, entonces el momento de mi vida es la experiencia de un cambio de mentalidad. ¿Por qué la conversión no es en primer lugar un cambio moral, sino un amoroso y – por qué no? – también curioso por seguir a Jesús que, lentamente, cambia mis pensamientos sobre Dios, sobre los demás y sobre mí mismo. En la medida en que confío en él, mi vida cambia y la fe se convierte en el fundamento de una nueva forma de vivir. El Evangelio es la posibilidad de lo que para el hombre es imposible.