VI DOMENICA DEL T.O.
anno A (2020)
Sir 15,16-21; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37
(Forma breve) Disse Gesù ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
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Commentiamo il vangelo di questa domenica nella sua forma breve, ma partendo da un versetto citato nella forma lunga: non pensate che sia venuto per abolire la legge o i profeti. Non sono venuto per abolire ma per dare compimento (Mt 5,17). È una introduzione fondamentale per comprendere l’intera sezione di cui fa parte questo brano (Mt 5,17-48). Il Signore Gesù non è venuto a decretare la fine della legge, perché egli stesso è il fine e la chiave di lettura per intendere la legge: solo guardando la sua vita possiamo capire il senso profondo della legge, perché solo nella sua umanità vediamo la legge prendere corpo. Senza Gesù, la legge è una grande “incompiuta”. Per questo, con l’autorità di chi conosce il cuore di Dio, può dire a tutti: avete inteso che fu detto…ma io vi dico. La legge senza il vangelo non dà vita, non fa capire a nessuno, non fa gioire nessuno, non salva nessuno. Anzi, può addirittura uccidere (2Cor 3,6). Come è possibile?

La legge è in sé stessa buona, ma non dà la capacità di essere osservata. Bisognava conoscere l’autore della legge che ce ne rende capaci, sia spiegandocene lo spirito, sia donandoci quello stesso spirito: è lo spirito del Figlio che ha portato la legge dentro il nostro cuore. Se infatti scopro di essere anch’io figlio, le sue 10 parole non saranno più gravose da osservare, non saranno più un decalogo imposto e frustrante, ma piuttosto la gioiosa esperienza di un Dio che mi ama così come sono. Solo rispondendo liberamente all’amore di Dio rivelatosi in Gesù, si comprende quanto dice S.Paolo: chi ama compie tutta la legge…l’amore infatti non fa male a nessuno, pieno compimento della legge è l’amore (Rm 13,8-10). Ecco perché Gesù chiede di essere giusti, ma non alla maniera degli scribi e dei farisei (Mt 5,20). La loro giustizia infatti uccide, perché si ferma alla lettera della legge. La giustizia del Signore invece va oltre: è la lieta notizia di un Padre che ci perdona gratuitamente perché siamo suoi figli! Un buon genitore è colui/lei che non rinuncia alle regole per insegnare a vivere al figlio. E farà di tutto per farle rispettare. Ma sa che la sua relazione non si regge sull’osservanza di queste, bensì sull’amore gratuito per lui. L’amore va oltre le regole, ma non le abbatte. All’uomo servono le regole, ma le regole non danno la vita all’uomo. L’uomo non diventa più libero se si libera dalle regole, ma se fa delle regole la sua vita, muore interiormente (cfr. i due fratelli di Lc 15,11-32). Parafrasando un celebre detto di Gesù: la legge è stata fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge.
Ci fermiamo infine sull’ultima delle 3 antitesi esposte (Mt 5,33-37). In Israele per alcune questioni c’era l’usanza di giurare chiamando a testimone Dio. Ma il Signore vieta di giurare chiarendo il senso del comandamento: non si deve giurare per niente, perché l’uomo è chiamato ad esprimere sempre una parola vera. In questo modo essa è mezzo di comunicazione e di comunione, diversamente è solo usata per dominare e dividere. Gesù coglie l’occasione dal divieto di spergiurare per restituire alla parola umana il suo valore. Proprio il contrario di come generalmente si comunica nella società tecnologica e iper-comunicativa, dove il principio sembra essere la manipolazione della parola. Le parole sono generalmente usate per accalappiare il consenso altrui, sono strumenti di persuasione che non si curano affatto della verità. Provate a pensare un mondo dove il nostro parlare fosse davvero un “sì” se è “sì”, e un “no” se è “no”: sarebbe un anticipo di paradiso, ogni parola corrisponderebbe alla verità del cuore di tutti e le relazioni diventerebbero autentiche e unitive, nel rispetto della diversità di ciascuno. Il di più viene dal maligno (Mt 5,37). C’è il “di più” divino, la giustizia di Dio che supera la legge: è la sua Misericordia, principio di ogni bene. Ma c’è anche il “di più” che viene dal maligno: è la menzogna, principio di ogni male che ha bisogno di molte parole per stare in piedi. La storia del primo peccato delle origini (Gn 3), è la storia di un imbroglione che ha confuso e poi persuaso i suoi interlocutori, moltiplicando parole e ragionamenti sulle poche parole di Dio, ma soprattutto parlando di Lui e non di sé stesso. Il diavolo e i suoi seguaci sono da sempre abili comunicatori che cercano di controllare gli altri e ridurli a schiavitù dicendo “sì” quando è “no”, e “no” quando è “sì”. Chi ama invece, si prende cura delle proprie parole vigilando sulla sua bocca (Gc 3,1-12). In questo modo testimonia Dio e diventa suo amico.
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LA LEY ES PARA EL HOMBRE, NO EL HOMBRE PARA LA LEY
Comentamos el evangelio de este domingo en su forma breve, pero partiendo de un versículo citado en la forma larga: no piensen que haya venido para abolir la ley o los profetas. No he venido para abolir sino para dar cumplimiento (Mt 5,17). Es una introducción fundamental para comprender la entera sección de la cual hace parte este texto (Mt 5,17-48). El Señor Jesús no ha venido a decretar el fin de la ley, porque él mismo es el fin y la clave de lectura para entender a la ley: solo mirando su vida podemos entender el sentido profundo de la ley, porque solo en su humanidad vemos a la ley tomar cuerpo. Sin Jesús, la ley es una gran “incompleta”. Por esto, con la autoridad de quien conoce el corazón de Dios, puede decir a todos: ustedes han escuchado lo que se dijo…pero yo les digo. La ley sin el evangelio no da vida, no hace entender a nadie, no hace gozar a nadie, no salva a nadie. Más bien, puede incluso matar (2Cor 3,6). ¿Cómo es posible?
La ley en sí misma es buena, pero no da la capacidad de ser observada. Era necesario conocer al autor de la ley que nos hace capaces, ya sea explicándonos sobre el espíritu, ya sea donándonos ese mismo espíritu: es el espíritu del Hijo que ha puesto la ley dentro de nuestro corazón. Si de hecho yo descubro ser también hijo, sus 10 palabras no serán más agobiantes en observarlas, no serán más un decálogo impuesto y frustrante, sino más bien la gozosa experiencia de un Dios que me ama así como soy. Solo respondiendo libremente al amor de Dios que se reveló en Jesús, se comprende lo que dice S. Pablo: quien ama cumple toda la ley…el amor de hecho no hace mal a nadie, pleno cumplimiento de la ley es el amor (Rm 13,8-10). He aquí el por qué Jesús pide que seamos justos, pero no a la manera de los escribas y de los fariseos (Mt 5,20). Su justicia de hecho mata, porque se detiene en la letra de la ley. La justicia del Señor en cambio va más allá: es la feliz noticia de un Padre que nos perdona gratuitamente porque somos sus hijos! Un buen padre es aquél/aquella que no renuncia a la regla para enseñar a vivir al hijo. Y hará de todo para hacerlo respetar. Pero sabe que su relación no se sostiene en la observancia de estas, sino sobre el amor gratuito por él. El amor va más allá de las reglas, pero no las abate. Al hombre le sirven las reglas, pero las reglas no le dan la vida al hombre. El hombre no se vuelve más libre si se libra de las reglas pero, si hace de las reglas su vida, muere interiormente (cfr. los dos hermanos de Lc 15,11-32). Parafraseando un célebre dicho de Jesús: la ley ha sido hecha para el hombre y no el hombre para la ley.
Nos detenemos finalmente en la última de las 3 antítesis expuestas (Mt 5,33-37). En Israel por algunas cuestiones existía la usanza de jurar llamando como testimonio a Dios. Pero el Señor veta de jurar aclarando el sentido del mandamiento: no se debe jurar por nada, porque el hombre está llamado a expresar siempre una palabra verdadera. De esta manera esta es medio de comunicación y de comunión, diferentemente es solo usada para dominar y dividir. Jesús coge la ocasión de la prohibición de cometer perjurio para restituir a la palabra humana su valor. Justamente lo contrario de como generalmente se comunica en la sociedad tecnológica e híper comunicativa, donde el principio parece ser la manipulación de la palabra. Las palabras son generalmente usadas para atrapar el consenso de los demás, son instrumentos de persuasión que no se preocupan de hecho de la verdad. Prueben a pensar un mundo donde nuestro hablar fuera de verdad un “sí” si es “sí”, y un “no” si es “no”: sería una anticipación del paraíso, cada palabra correspondería a la verdad del corazón de todos y las relaciones se volverían auténticas y unitivas, en el respeto de la diversidad de cada uno. Lo que es demás viene del maligno (Mt 5,37). Está “el más” divino, la justicia de Dios que supera la ley: es la Misericordia, principio de cada bien. Pero está también “el más” que viene del maligno: es la mentira, principio de cada mal que necesita de muchas palabras para estar de pie. La historia del primer pecado de los orígenes (Gn 3), es la historia de un tramposo que ha confundido y luego persuadido a sus interlocutores, multiplicando palabras y razonamientos sobre las pocas palabras de Dios, pero sobretodo hablando de Él y no de sí mismo. El diablo y sus seguidores son desde siempre hábiles comunicadores que buscan controlar a los demás y reducirlos a la esclavitud diciendo “sí” cuando es “no”, y “no” cuando es “sí”. Quien ama en cambio, se cuida de las propias palabras vigilando su boca (St 3,1-12). De este modo testimonia a Dios y se vuelve su amigo.
È bellissimo come Gesù dando compimento alla Legge, renda tutto più semplice.
Se infatti alla base delle relazioni ci fosse sempre l’ amore che è accoglienza e ascolto, desiderio di bene per le persone a noi vicine, non ci sarebbe più bisogno di leggi.
Quando un uomo e una donna si amano, non vanno a cercare amanti fuori dalla coppia……se rispettiamo l’altro e ciò che possiede, non ci viene voglia di sottrargli qualcosa! …..se abbiamo a cuore il rapporto con quella persona, non ci viene in mente di mentirgli…..e così via!
Quindi in teoria la Legge non servirebbe se venisse praticato in tutto e per tutto l’ amore verso l’altra persona.
Purtroppo non è sempre così.
Dal cuore dell’ uomo vengono anche “pensieri cattivi”, la lotta in noi è continua….vedo quindi la Legge come il”guard rail” di una strada…quando gli sei vicino sei in pericolo.
Penso quindi che la Legge debba innanzitutto essere conosciuta e sia utile nei primi passi della vita cristiana, ma poi si debba far di tutto per non farla risultare pesante da portare, costrittiva…..”misericordia io voglio, non sacrifici”
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Sei stata fortunata che il Signore mi abbia portato via dalla tua parrocchia….prima o poi infatti ti avrei portato a commentare il vangelo all’ambone!….Stupendo commento! Ciao!
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