III DOMENICA DEL T.O.
ANNO C (2019)
Ne 8,2-4a.5-6.8-10; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4.4,14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
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Stavo pensando che l’ouverture del vangelo di Luca (Lc 1,1-4) potrebbe assolvere oggi ad un grande compito educativo riguardo ai temi della relazione e della comunicazione umani. Nell’era digitale in cui ci troviamo immersi, basta il solo apparire di una notizia o di un’unica voce che riporti la notizia, perché la rete l’accolga e se ne faccia carico nella trasmissione. Le fonti, il metodo, lo scopo dello scritto che Luca precisa con scarna chiarezza, sembrano oggi fattori irrilevanti per appurare l’attendibilità delle cose che si comunicano. Velocità, viralità, impatto dell’immagine, opinabilità, omologazione alla cultura imperante ed altri ingredienti, la fanno da padroni nel confezionamento e nella credibilità di una notizia. Logico che ci sia un problema di “bufale” o “fake”. Molto meglio il termine inglese, proprio non mi va di chiamare le menzogne delle “bufale”: mi sembrano tanto un’offesa all’animale che ci permette di ricavare un’ottima mozzarella…
Luca dunque assicura che il racconto che ci offre non l’ha inventato lui, che non si tratta nemmeno di una “fiction” creata su una storia vera, ma di una trama di fatti accaduti e ben documentati quale frutto di una seria ricerca. Lo scritto poi serve al lettore per verificare da sé stesso che non solo non si tratta di leggende, ma per fondare più in profondità gli insegnamenti ricevuti in materia di fede, affinché non rimangano in superficie ad un livello soltanto emotivo. Anche in questo scopo dichiarato, quale lezione per l’uomo contemporaneo! Quante parole, quante valutazioni, quante affermazioni e quante scelte dettate soltanto da come ci si sente nella pancia! Urge il lavoro di tutti per recuperare altre dimensioni della vita che la rendano più umana e capace di costruire qualcosa di solido, se non vogliamo rimanere in balia di una liquidità che non produce futuro. Zygmunt Bauman docet.

La liturgia della parola ci fa balzare dal prologo del vangelo al cap.4, e precisamente in Galilea, nella sinagoga di Nazareth. Il salto serve a ricordarci l’episodio che inaugura il ministero pubblico di Gesù. Guidato e sostenuto dallo Spirito, il ministero di Gesù ha degli inizi molto promettenti: la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti gli rendevano lode (Lc 4,14-15). Ma vedremo subito (vangelo di domenica prossima) che le promesse non corrisponderanno alle attese. Secondo molti esegeti, Luca è il teologo della continuità/unità tra antico e nuovo testamento. Infatti, qui a Gesù viene dato il rotolo di Isaia e, dopo aver pronunziato il passo che riguarda una profezia sul Messia (Is 61,1-2), offre un commento brevissimo agli uditori suscitando grande stupore e subito dopo scandalo (Lc 4,21). In sostanza, che cosa ha detto Gesù? Che nella sua persona si è compiuta quella sacra scrittura. Egli è il Messia atteso da secoli, l’inviato di Dio che non ricorre a mezzi satanici (cfr. Lc 4,1-13) per manifestarsi agli uomini. Solo chi riconosce il senso della sua missione, tutto contenuto nella profezia di Isaia, può accreditarlo e comprendere il volto e l’opera di Dio.
Il testo di Isaia fa proclamare solennemente al Messia che è venuto per instaurare l’anno di grazia del Signore (Lc 4,19), cioè l’inizio di una nuova era, il tempo della Misericordia che si offre ad ogni uomo, ma a partire da poveri, prigionieri, ciechi, oppressi. Che significa? Che l’avvio del Regno di Dio avviene, per sua volontà, cominciando da un annuncio e un azione che si dirige prima agli ultimi del mondo, tutti quelli che non contano niente, gli esclusi, quelli che vivono immersi nella sofferenza. Eppure ci sono tantissimi che continuano a pensare e credere che Gesù sia un Messia che mette tra parentesi questa scelta, come se fosse qualcosa di opzionale. Credo che una delle opere più compiute del diavolo sia quella di convincere tanti “credenti” che nella propria fede gli ultimi si possano continuare a mettere da parte. E’ notizia di questi giorni che un messaggio è comparso davanti alla parrocchia di S.Eustachio a Roma, nella quale l’autore ammoniva severamente il parroco per l’accoglienza e il servizio prestato a molti poveri all’interno della chiesa. Riporto fedelmente il contenuto: “caro reverendo, la chiesa è la casa del Signore, non dei poveri!!! Risponderai davanti a Dio dei sacrilegi/profanazioni compiuti in questa chiesa”. In fondo però, anche questo grosso equivoco sul Signore, era già previsto dal vangelo. La seconda parte che leggeremo domenica prossima ce lo spiegherà meglio. Caro Luca, anche oggi per molti si compie la scrittura: in chi accoglie Gesù esattamente come si presenta. Ma non si compie ancora in chi non crede che tu abbia fatto una ricerca accurata e che ci abbia raccontato in modo ordinato ogni cosa sulla storia di Gesù!
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EL MESIAS DE LUCAS E ISAIAS
Estaba pensando que la obertura del evangelio de Lucas (Lc 1,1-4) podría absolver hoy a una gran tarea educativa con respecto a los temas de la relación y de las comunicaciones humanas. En la era digital en la cual nos encontramos inmersos, basta que solo aparezca una noticia o de una única voz que reporte la noticia, para que las redes la acojan y se haga cargo de la transmisión. Las fuentes, el método, el objetivo del escrito que Lucas precisa con escasa claridad, parecen hoy factores irrelevantes para determinar la credibilidad de las cosas que se comunican. Velocidad, viralidad, impacto de las imágenes, opinable, homologación a la cultura imperante y otros ingredientes, la hacen de padrones en la confección y en la credibilidad de una noticia. Lógico que haya un problema de “búfale” o “fake”. Mucho mejor el término inglés, no me gusta llamar a las mentiras de las “búfale”: me parecen tanto una ofensa al animal que nos permite obtener una óptima mozzarella…
Lucas entonces asegura que el relato que nos ofrece no la ha inventado él, que no se trata ni siquiera de una “ficción” creada sobre una historia verdadera, sino de una historia de hechos que ocurrieron y bien documentados como fruto de una seria búsqueda. Lo escrito luego sirve al lector para verificar por sí mismo que no solo no se trata de leyendas, sino para fundamentar con profundidad las enseñanzas recibidas en tema de fe, para que no se queden superficiales a un nivel solamente emotivo. ¡También en este propósito declarado, como lección para el hombre contemporáneo! ¡Cuántas palabras, cuántas evaluaciones, cuántas afirmaciones y cuántas elecciones dictadas solo de cómo se siente en la barriga! Urge el trabajo de todos para recuperar otras dimensiones de la vida que la hagan más humana y capaz de construir algo sólido, si no queremos quedarnos en valía de una liquidez que no produce futuro. Zygmunt Bauman docet.
La liturgia de la palabra nos hace valsar del prólogo del evangelio al cap. 4, y precisamente en Galilea, en la sinagoga de Nazaret. El salto sirve para recordarnos el episodio que inaugura el ministerio público de Jesús. Guiado y sostenido por el Espíritu Santo, el ministerio de Jesús tiene inicios muy prometedores: su fama se difundió en toda la región. Enseñaba en sus sinagogas y todos le rendían alabanzas (Lc 4,14-15). Pero veremos inmediatamente (evangelio del domingo próximo) que las promesas no corresponderán a lo que se espera. Según muchos exegetas, Lucas es el teólogo de la continuidad/unidad entre antiguo y nuevo testamento. De hecho, aquí a Jesús viene dado el rotulo de Isaías y, después de haber pronunciado el paso que corresponde a una profecía sobre el Mesías (Is 61,1-2), ofrece un comentario brevísimo a los que escuchan suscitando gran maravilla e inmediatamente después escándalo Lc 4,21). En sustancia, ¿qué cosa ha dicho Jesús? Que en su persona se ha cumplido aquella sagrada escritura. Él es el Mesías esperado por siglos, el enviado de Dios que no recurre a medios satánicos (cfr. 4,1-13) para manifestarse a los hombres. Solo quien reconoce el sentido de su misión, todo contenido en la profecía de Isaías, puede acreditarlo y comprender el rostro y la obra de Dios.
El texto de Isaías hace proclamar solemnemente al Mesías que ha venido para instaurar el año de gracia del Señor (Lc 4,19), o sea el inicio de una nueva era, el tiempo de la Misericordia que se ofrece a cada hombre, pero a partir de pobres, prisioneros, ciegos, oprimidos. ¿Qué significa? Que el inicio del Reino de Dios sucede, por su voluntad, comenzando de un anuncio y una acción que se dirige antes a los últimos del mundo, todos aquellos que no cuentan nada, los excluidos, aquellos que viven sumergidos en el sufrimiento. Y sin embargo hay tantísimos que continúan a pensar y creer que Jesús sea un Mesías que pone entre paréntesis esta elección, como si fuera algo opcional. Creo que una de las obras más completas del diablo sea aquella de convencer a tantos “creyentes” que en la propia fe los últimos se pueda continuar a ponerlos aparte. Es noticia de estos días que un mensaje ha aparecido delante de la parroquia de S. Eustaquio en Roma, en la cual el autor advertía severamente al párroco por la acogida y el servicio prestado a muchos pobres en los interiores de la iglesia. Escribo fielmente el contenido: “¡¡¡querido reverendo, la iglesia es la casa del Señor, no de los pobres!!! Responderás delante de Dios por los sacrilegios/profanación cumplidos en esta iglesia”. Pero en fondo, también esta grande equivocación sobre el Señor, estaba ya previsto por el evangelio. La segunda parte que leeremos el domingo próximo nos lo explicará mejor. Querido Lucas, también hoy para muchos se cumple la escritura: en quien acoge a Jesús exactamente como se presenta. ¡Pero no se cumple todavía en quien no cree que tú has hecho una búsqueda minuciosa y que nos hayas contado de manera ordenada cada cosa sobre la historia de Jesús!
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