SOLENNITÀ DI PENTECOSTE
At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27;16,12-15
Disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
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In tutto il mondo oggi la Chiesa celebra l’evento nel quale si è pienamente compiuta la promessa di Dio, prima predetta dai profeti e poi annunciata da Gesù stesso. L’uomo incapace di rispondere all’amore di Dio, incapace di comprenderlo e seguirlo nei suoi progetti, dopo esser stato salvato, viene raggiunto da una potenza dall’alto (Lc 24,49), e viene abilitato a compiere integralmente la sua vocazione/missione. Nella festa ebraica di Pentecoste in cui si celebrava in mezzo al suo popolo il dono della Legge, Dio stabilisce tra gli uomini la “nuova” Legge: quella dello Spirito Santo che, dopo esser stato effuso nei cuori dei primi apostoli (At 2,3-4), ha continuato e continua a effondersi sull’umanità, generando una nuova creazione che sarà evidente solo dopo la morte, ma i cui segni inconfondibili possono leggersi nella nostra storia, ogni giorno.

Ad esempio, Gesù nel vangelo ci dice che con l’invio dello Spirito Santo avverrà che Egli stesso testimonierà Gesù, e che anche i suoi discepoli lo testimonieranno (Gv 15,26-27). Se migliaia e migliaia di uomini e donne in passato (e ancora oggi) lo testimoniano tra indicibili sofferenze e persino fino a spargere il loro sangue, tutto ciò è un primo, inconfondibile segno della presenza e dell’azione dello Spirito nei credenti. Ma io amo soffermarmi come il nostro caro papa Francesco (cfr. il primo capitolo di Gaudete et exsultate), su segni ancora più piccoli. Nei giorni scorsi mi ha toccato nel profondo leggere la notizia di un uomo, autista di una azienda dei trasporti, che stava alla guida di un autobus con dei bambini da portare a casa. Ha avuto un grave malore ma, prima di perdere i sensi, ha rallentato, ha accostato il pullman al bordo della strada, lo ha fermato e poi è morto mettendo così al sicuro i bimbi. Ecco, mi è parso di cogliere in questi brevi secondi che lo hanno separato dalla morte, un segno dello Spirito Santo e, naturalmente, di un uomo che gli ha permesso di agire.
S.Paolo nella seconda lettura ci invita a camminare secondo lo Spirito (Gal 5,16). Questo significa che per il credente la vita è sostanzialmente un camminare nella fede, ovvero un cammino alla scoperta continua della presenza dello Spirito Santo in noi, per imparare a vivere sotto la sua guida. Ma questa decisione è per sé stessa fonte di un conflitto: la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne (Gal 5,17). Perciò anche i loro frutti sono diametralmente opposti (Gal 5,19-22). Anche se questa dimensione di lotta non sarà mai estinta finché camminiamo sulla terra, possiamo tuttavia esser certi: chi si lascia guidare dallo Spirito appartiene a Gesù Cristo (Gal 5,24), dunque a Colui che ha già vinto il mondo e dona la sua vittoria a chi a Lui si affida.
Un ultimo pensiero. Qualcuno potrebbe chiedersi: come fare per obbedire allo Spirito Santo? Come poter riconoscere la sua voce? Come vivere dello Spirito, cioè come lasciarsi guidare da Lui? Non ho alcuna pretesa di dare indicazioni puntuali e precise in merito, soprattutto se consideriamo quello che Gesù stesso dice in proposito, come riferisce il vangelo di Giovanni in un colloquio con Nicodemo: il vento soffia dove vuole, e tu ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va (Gv 3,8). Queste “coordinate” ci dicono quanto sia più fondamentale, prima di cercare la risposta a quelle domande, trovare in sé stessi una disponibilità sempre più totale per essere docili alle ispirazioni dello Spirito. Chi vuol seguire il Signore infatti, deve essere disposto a tutto. E qui viene il difficile e il bello. Perché? Difficile, perché lo Spirito Santo è l’Amore che ti chiede di perdere il tuo “io” così inclinato ad essere sempre al centro, e così interessato a controllare tutto e tutti. Bello, perché lo Spirito è la verità/amore che ti libera da te stesso, dai tuoi capricci, dalle tue false sicurezze, dalla tua voglia di essere quello che non sei. E ti libera per farti un dono più grande, l’unico in grado di dare una gioia duratura all’uomo: quello di amare, cioè di fare degli altri e di Dio il centro della vita. Siccome de-centrarci non è una operazione facile e indolore, chiediamo insieme allo Spirito Santo, in questa Pentecoste 2018, di farci superare quella strana paura di perdere il nostro io per far vincere Dio.
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EL ESPIRITU, LA VERDAD, EL AMOR
Hoy en todo el mundo la Iglesia celebra el evento en el cual se ha cumplido plenamente la promesa de Dios, antes predicha por los profetas y luego anunciada por Jesús mismo. El hombre incapaz de responder al amor de Dios, incapaz de comprenderlo y seguirlo en sus proyectos, después de haber sido salvado, viene alcanzado por una potencia del alto (Lc 24,49), y viene habilitado para cumplir integralmente su vocación/misión. En la fiesta hebrea de Pentecostés en la cual se celebraba en medio de su pueblo el don de la Ley, Dios establece entre los hombres la “nueva” Ley: la del Espíritu Santo que, después de haber sido derramado en el corazón de los primeros apóstoles (Hch 2,3-4), ha continuado y continúa a derramarse sobre la humanidad, generando una nueva creación que será evidente solo después de la muerte, pero los signos inconfundibles pueden leerse en nuestra historia, cada día.
Por ejemplo, Jesús en el evangelio nos dice que con el envío del Espíritu Santo sucederá que Él mismo testimoniará a Jesús, y que también sus discípulos darán testimonio (Jn 15,26-27). Si millones y millones de hombres y mujeres en el pasado (y todavía hoy) dan testimonio entre indecibles sufrimientos y hasta desparramar su sangre, todo esto es un primer, inconfundible signo de la presencia y de la acción del Espíritu en los creyentes. Pero yo amo detenerme como nuestro querido papa Francisco (cfr. El primer capítulo de Gaudete et exsultate), sobre los signos todavía más pequeños. En los días pasados me ha tocado profundamente leer la noticia de un hombre, conductor de una agencia de transportes, que estaba manejando un autobús con niños llevándolos hacia sus casas. Tuvo una grave indisposición pero, antes de perder el sentido, disminuyó la velocidad, puso el ómnibus a un costado del borde de la carretera, lo ha detenido y luego murió poniendo al seguro a los niños. Me parece de coger en estos breves segundos que han separado a este hombre de la muerte, un signo del Espíritu Santo y, naturalmente, de uno que le ha permitido actuar.
Pablo en la segunda lectura nos invita a caminar según el Espíritu (Gal 5,16). Esto significa que para el creyente la vida es substancialmente un caminar en la fe, o en verdad un camino al descubrimiento continuo de la presencia del Espíritu Santo en nosotros, para aprender a vivir bajo su guía. Pero esta decisión es por sí misma fuente de un conflicto: la carne de hecho tiene deseos contrarios al Espíritu y el Espíritu tiene deseos contrarios a la carne (Gal 5,17). Por lo cual también los frutos son diametralmente opuestos (Gal 5,19-22). También si esta dimensión de lucha no será nunca extinguida hasta que caminemos sobre la tierra, podemos sin embargo estar ciertos: quien se deja guiar por el espíritu pertenece a Jesucristo (Gal 5,24), entonces a Aquél que ha vencido al mundo y dona su victoria a quien en Él confía.
Un último pensamiento. Alguien podría preguntarse: ¿Cómo hacer para obedecer al Espíritu Santo? ¿Cómo poder reconocer su voz? ¿Cómo vivir del Espíritu, o sea cómo dejarse guiar por Él? No pretendo dar indicaciones puntuales y precisos en mérito, sobretodo si consideramos lo que Jesús mismo dice a propósito, como refiere el evangelio de Juan en un diálogo con Nicodemo: el viento sopla donde quiere, y tú sientes la voz, pero no sabes de dónde viene ni a dónde va (Jn 3,8). Estas “coordinadas” nos dicen cuanto fundamental es, antes de buscar la respuesta a aquéllas preguntas, encontrar en sí mismas una disponibilidad siempre más total para ser dóciles a las inspiraciones del Espíritu. Quien quiere seguir al Señor de hecho, debe estar dispuesto a todo. Y aquí viene lo difícil y lo lindo. ¿Por qué? Difícil, porque el Espíritu Santo es el amor que te pide perder tu “yo” así inclinado a ser siempre el centro, y así interesado en controlar a todo y todos. Lindo, porque el Espíritu es la verdad/amor que te libera de ti mismo, de tus caprichos, de tus falsas seguridades, de tus ganas de ser lo que no eres. Y te libera para darte un don más grande, el único en grado de dar un gozo duradero al hombre: aquello de amar, o sea hacer de los demás y de Dios el centro de la vida. Como des-centrarse no es una operación fácil y sin dolor, pedimos juntos al Espíritu Santo, en esta Pentecostés 2018, de hacernos superar aquel extraño miedo de perder nuestro yo para hacer vencer a Dios.
Vorrei soltanto ricordare la definizione di Paraclito= Difensore….Soccorritore….Avvocato.
E vorrei ricordare quello straordinario avvenimento durante il quale gli uomini, tanti uomini, parlavano lingue diverse ma sembravano capirsi.
E vorrei ricordare che se il mondo cerca di farci diventare tutte fotocopie anche se nasciamo come originali (Cit. Carlo Acutis), tutto il contrario desidera Dio per noi. Ognuno di noi è un essere unico e irripetibile e così deve rimanere fino alla fine della vita terrena. Soprattutto ai nostri giovani dovremmo indirizzare questo messaggio.
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