NON CERCARMI TRA I PRIMI

XXII DOMENICA DEL T.O.

Sir 3,17-20; Eb 12,18-19.22-24a; Lc 14,1.7-14

E avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato»Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri...luglio 2016
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri…luglio 2016

Come già preannunciato, ecco nel vangelo di questa domenica il consiglio di Gesù di cui vi parlavo. Purtroppo, nel commento sarò più coinvolto del solito: siete ancora in tempo, si salvi chi può dalla mia lungaggine!…Perché questo vangelo, più l’intero cap.15 di Luca, sta nel principio della mia conversione a Gesù (che è solo appena cominciata), ed è una personale chiave di lettura per guardare al mistero di Dio e dell’uomo. Perciò chiedo scusa, ma è inevitabile qualche riferimento autobiografico.

Sorella Miriam e Francisco, trovato in stato di abbandono totale 2 anni fa, luglio 2016
Sorella Miriam e Francisco, trovato in stato di abbandono totale 2 anni fa, luglio 2016

Circa 28 anni fa (avevo 22 anni) mi ha preso una fame della parola di Dio mai sentita prima. Deve essere stato Lui. Leggevo la Bibbia così avidamente che più volte mi ritrovavo a leggerla di notte; arrivavo a chiuderla, senza che me ne accorgessi prima, intorno alle 4 o alle 5 del mattino. Iniziai in quegli anni a far cose di cui non mi ero mai occupato. Per esempio, nel caso specifico, leggevo e rileggevo questa pagina di vangelo ma non avevo chi rispondesse alle mie domande. Nel riprendere a frequentare la parrocchia, sentivo dire spesso a messa: “Dio deve essere al primo posto nella nostra vita”. Per me voleva dire: lo possiamo trovare nei primi posti della nostra esistenza. Ok, perché allora Gesù ci consiglia di scegliere l’ultimo posto?

Consuelo, responsabile di un "Comedor parroquial", luglio 2016
Consuelo, responsabile di un “Comedor parroquial”, luglio 2016

Qualcosa non mi quadrava. Prendevo alla lettera quello che diceva nel vangelo. Mi giunse un invito a una festa di nozze. Arrivato quel giorno, durante la messa me ne andai dietro, al fondo della chiesa, quasi sull’uscio. Così pure al ristorante, dove si continuava a festeggiare gli sposi: avevano già assegnato i posti, ma durante il ricevimento andai a sedere al tavolo più lontano. Volevo vedere cosa succedeva, se veniva qualcuno a dirmi di passare avanti come diceva Gesù. Non venne nessuno, né in chiesa, né al ristorante; tanto meno vennero onori.

Paolo e Marta, luglio 2016
Paolo e Marta, luglio 2016

Perché chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11). Ma io vedevo che le persone che primeggiavano a scuola, nello sport, nel lavoro e altrove, venivano esaltate da tutti, non umiliate. Piuttosto, in genere venivano umiliati coloro che non avevano particolari capacità o ricchezze. Perché? Poi Gesù offriva consiglio anche quando fossimo stati noi ad invitare. Non gli amici, né i fratelli, né i parenti e i ricchi vicini (Lc 14,12). Come sarebbe? Fratelli, parenti e ricchi vicini va bene, solitamente per loro gli invitanti erano i genitori. Ma gli amici? Non avrei dovuto più invitare i miei amici? Gesù mi sembrava troppo strano. Ci dice di voler bene a tutti, che dare la vita per i propri amici è il massimo, e poi non invitarli perché loro mi contraccambiano? Non è logico. Se li invito, anche loro mi invitano: vuol dire che ci vogliamo bene! Perché questo consiglio?

Diana ammalata di tubercolosi e i suoi 2 piccoli Josue Mathias e Richard, luglio 2016
Diana ammalata di tubercolosi e i suoi 2 piccoli Josue Mathias e Richard, luglio 2016

Al contrario, quando offri un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai beato perché non hanno da ricambiarti (Lc 14,13). Questo mi incuriosiva tanto. Gesù mi diceva che dovevo fare qualcosa al contrario. Allora iniziai a darmi uno sguardo attorno. Giravo per il centro del mio paese alla ricerca di qualcuno di essi. Sapevo dove viveva un cieco, ma non lo trovavo mai. Storpi e zoppi non ce n’erano. Qualcosa mi spinse ad andare per le strade più periferiche. Un giorno vidi due uomini camminare per i giardini pubblici. In realtà, essi ogni giorno erano sotto i miei occhi perché girovagavano spesso da quelle parti; ma quel giorno era come se li vedessi per la prima volta. Notai che non erano messi molto bene: dai loro indumenti era evidente la loro povertà. Finalmente avevo trovato degli esemplari del vangelo da invitare! Giunse il momento favorevole. Si sedettero su una panchina. Mi avvicinai, sedetti accanto a loro, cominciai a chiedere come si chiamavano, ecc.ecc. Erano italiani, ma non del posto. Antonio era stato interdetto in tribunale e non aveva più alcun familiare in vita. Giovanni, più anziano, abbandonato da figlio, nuora e altri familiari. Vivevano in una specie di casa di riposo. Cominciai a sentire dalla loro voce cos’era la solitudine. Dopo la chiacchierata, li invitai a mangiare qualcosa. Ebbero un’esitazione, mi guardarono quasi increduli. Li condussi ad un bar vicino e mangiammo insieme un panino. Al momento del saluto, gli occhi di entrambi su di me e una sola parola: “grazie”. Non riuscivo a staccare i miei occhi dai loro, ci vedevo qualcosa che non avevo mai visto prima. Non posso descrivervi cosa, non ci riesco. So soltanto che sentii toccarmi nel profondo ma non sapevo da chi o da che cosa. Ricordo che successivamente li cercai ancora. Una volta li trovai mentre ero in auto. Li invitai a salire con me e andammo a farci un bel giro. Di ritorno verso sera mi dissi: “li invito a cena da me!” Senza avvertire i miei genitori giunsi a casa e chiamai mia madre che era sul balcone: “mamma oggi abbiamo ospiti a cena!” Lei alzò la testa, sgranò gli occhi e mi disse: “ma sei matto? Tu non porti nessuno qui a casa!”. Accettai il divieto, risalimmo nell’automobile e quella sera si rimediò con una pizza.

La comunità "Sembrando Esperanza", luglio 2016
La comunità “Sembrando Esperanza”, luglio 2016

Di lì a poco, siccome alcuni amici e conoscenti furono presi dallo stesso dubbio di mia madre, cominciai a nutrirlo anch’io. Decisi allora di consultare uno psichiatra amico di famiglia per chiedergli se stessi diventando matto. Risposta negativa, una risata per rassicurarmi e uno sguardo molto perplesso, come di chi non stesse comunque capendo cosa mi stava accadendo.

Luis Alberto e sorella Miriam, luglio 2016
Luis Alberto e sorella Miriam, luglio 2016

Infatti, nemmeno io capivo cosa mi accadeva. L’unica cosa che iniziavo a intuire, nel mio smarrimento, era che quel vangelo mi diceva che se davvero volevo conoscerlo, dovevo cercarlo lì, tra gli ultimi, non tra i primi. Fu così che il Signore iniziò a rivelarsi, a guidarmi e portarmi sulla mia strada. Quella che cerco di percorrere e far percorrere ancora oggi, con gioia, dopo essere stato nel frattempo incaricato del sacerdozio ministeriale nella sua chiesa, e dopo tante vicissitudini belle e dolorose: è la via del vangelo di Luca, ai numeri 14-15.

Alex, Valentina, Carlos, Josue Mathias, Diana, Richard, luglio 2016
Alex, Valentina, Carlos, Josue Mathias, Diana, Richard, luglio 2016

La nostra inguaribile voglia di primeggiare, soprattutto religiosamente (siamo a casa di un capo religioso, cfr. v.1), può essere guarita solo se ci si convince, cammin facendo, che bisogna invertire la rotta. Andiamo verso l’ultimo posto: è lì che si trova Gesù, l’Ultimo di tutti. Se non ci vergogneremo di Lui perché ha scelto di farsi incontrare lì, tra gli ultimi dimenticati, allora la sua gioia invaderà la nostra anima e non lo cercheremo più nei primi posti che il dio di questo mondo ci propone con le sue lusinghe. E se per caso la vita ci conducesse ad occupare uno di questi posti nella sua chiesa, non lo confonderemo più con un posto di potere per dominare sulle coscienze degli altri e servircene. Come ci sta insegnando questo papa in parole e soprattutto gesti, sotto gli occhi di tutti, naturalmente per chi ha occhi per vedere, orecchie per udire e un cuore aperto per contemplare in lui l’umiltà e la mitezza del Signore. Diversamente, si dovrà con vergogna andare ad occupare l’ultimo posto (v.9). Come la stessa parola di Dio conferma in un altro passo: chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua, del Padre e degli angeli santi (Lc 9,26). Se non mi vergogno delle scelte di Dio con quello che comportano, Dio non si vergognerà di me. Ma se per non rischiare di subire la vergogna mondana per stare dalla parte degli ultimi me ne sto alla larga da loro volutamente, rischio di trovarmi sempre più lontano da Lui…Meglio subire la vergogna del mondo oggi per non far vergognare il Signore domani!

La gioia di vivere tra gli ultimi, luglio 2016
La gioia di vivere tra gli ultimi, luglio 2016

Un’ultima cosa. Da quando cerco di seguire il Signore Gesù, tra molti più insuccessi che successi, da quando ho iniziato a cercare, frequentare e offrire un banchetto a chi non potrà mai ricambiare, non sono mai riuscito a capire cos’è quella ricompensa che ci verrà incontro in futuro (v.14). E tuttavia ogni volta che insieme ad altri fratelli agiamo secondo questo consiglio del Signore, vedo che la pace, la gioia, la fraternità e ogni altro vero ben di Dio ci viene donato abbondantemente. In più, Lui stesso provvede alle nostre necessità materiali, soprattutto quando meno ce l’aspettiamo. Quanto è buono il Signore!

Giuliana e Milagros, luglio 2016
Giuliana e Milagros, luglio 2016

Per questo, a nome suo, invito chiunque a toccare con la propria vita la sua bontà in questo itinerario con voi condiviso. E se per caso stai ancora guardando i volti delle foto che in questo commento illustrano meglio delle mie parole il vangelo che hai ascoltato, se stessi sentendo dentro una voce che ti dice venite e vedrete (Gv 1,39), allora sappi che ogni anno si parte lontano, in Perù, per vivere giorni o anche mesi indimenticabili in mezzo a tanta umanità dimenticata. Lì in mezzo, al centro di una delle tante periferie del mondo, potrai ritrovare il centro del tuo cuore. Buona domenica! 

Se prima non sarai il primo

a cercarmi tra gli ultimi

a scoprirmi negli ultimi

non cercarmi

ti cercherò io

anche se tu non mi cercassi

perché io mi faccio trovare

anche da chi non mi cerca (Is 65,1)

e così conosca l’Ultimo

l’Ultimo di tutti

Se passi da quelle parti

Ti aprirò l’orecchio

E i tuoi occhi vedranno

Il nome dell’Ultimo

senza più segreto

Il Primo senza numero

Il Primo senza un posto

ovvero in tutti i posti

Il posto che c’è

ai piedi di ogni uomo

Il Primo di coloro

che risorgono dai morti

Non cercarmi tra i primi 

(Anonimo) 

Damaris, Silvia, Valentina, Paolo, Giuliana, Giacomo Jennifer, Milagros, Graciela e il suo ultimogenito, luglio 2016
Damaris, Silvia, Valentina, Paolo, Giuliana, Giacomo, Jennifer, Milagros, Graciela e il suo ultimogenito, luglio 2016

 

“Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente” (Ap 1,18)

*************************************

Como ya preanunciado, he aquí en el evangelio de este domingo el consejo de Jesús del cual les hablaba. Lamentablemente, en el comentario estaré más involucrado de lo normal: están todavía en tiempo, ¡se salve quien pueda de mi locuacidad!… Porque  este evangelio, más el entero capítulo 15 de Lucas, está al principio de mi conversión a Jesús (que apenas está comenzando), y es una clave personal de lectura para mirar el misterio de Dios y del hombre. Por esto pido disculpas, pero es inevitable alguna referencia autobiográfica.

Hace unos 28 años (tenía 22 años) me tomó un hambre de la palabra de Dios nunca antes sentida. Debe haber sido Él. Leía la Biblia así ávidamente que muchas veces me encontraba leyendo de noche; cerrándola después, sin que me dé cuenta antes, como a las 4 o a las 5 de la mañana. Comencé en esos años a hacer cosas de la cual hasta entonces nunca había hecho. Por ejemplo, en el caso específico, leía y releía esta página del evangelio pero no tenía quien respondiera a mis preguntas. En volver a frecuentar la parroquia, escuchaba decir muchas veces en la misa: “Dios debe estar en el primer lugar en nuestra vida”. Para mí quería decir: lo podemos encontrar en los primeros lugares de nuestra existencia. Ok, ¿Por qué entonces Jesús nos aconseja de elegir el último lugar?

Algo no me cuadraba. Tomaba a la letra lo que decía en el evangelio. Me llegó una invitación a una fiesta de bodas. Llegado aquél día, durante la misa me fui atrás, al fondo de la iglesia, casi sobre la puerta. Así también en el restaurante, donde se continuaba a festejar a los esposos: ya habían designado los lugares, pero pedí explícitamente poder sentarme en la mesa más lejana. Quería ver qué sucedía, si alguien venía a decirme que pase adelante como decía Jesús. No vino nadie, ni en la Iglesia, ni en el restaurante; mucho menos honores.

Porque quien se exalta será humillado y quien se humilla será exaltado (Lc 14,11). Pero yo veía que las personas que destacaban en el colegio, en el deporte, en el trabajo y donde sea, venían exaltadas por todos, no humilladas. Más bien, generalmente venían humillados aquellos que no tenían particulares dotes o dones. ¿Por qué? Luego Jesús ofrecía consejo también cuando nosotros hubiéramos invitado. No los amigos, ni los hermanos, los parientes y los vecinos ricos (Lc 14,12). ¿Cómo sería? Hermanos, parientes y vecinos ricos está bien, normalmente para ellos los que invitaban eran los papás. Pero ¿los amigos? ¿No hubiera tenido que invitar más a mis amigos? Jesús me parecía demasiado extraño. Nos dice de querer mucho a todos, que dar la vida por los propios amigos fuera lo máximo, y luego ¿no invitarlos porque ellos me lo devuelven? No es lógico. Si los invito, también ellos me invitan: ¡quiere decir que nos queremos! ¿Por qué este consejo?

Al contrario, cuando ofreces un banquete invita pobres, inválidos, cojos, ciegos, y serás dichoso porque ellos no pueden compensarte (Lc 14,13). Esto me daba tanta curiosidad. Jesús me decía que debía hacer algo al contrario. Entonces comencé a darme una mirada en torno. Daba vueltas por el centro de mi pueblo en busca de alguno de ellos. Sabía dónde vivía un ciego, pero nunca lo encontraba. Inválidos y cojos no habían. Algo me empujó a ir por las calles más periféricas. Un día vi a dos hombres caminar por los parques. En realidad, aquellas personas cada día estaban delante de mis ojos porque vagabundeaban muchas veces por esas partes, pero ese día era como si los hubiera visto por la primera vez. Noté que no estaban bien: de sus vestidos era evidente que eran pobres. ¡Finalmente había encontrado los ejemplares del evangelio para invitar! Llegó el momento favorable. Se sentaron en una banca. Me acerqué, me senté junto a ellos, comencé a preguntar cómo se llamaban, etc. etc. Eran italianos, pero no del lugar. Antonio había sido inhabilitado en el tribunal y no tenía ningún familiar más en vida. Juan, más anciano, abandonado por el hijo, nuera y otros familiares. Vivían en una casa como asilo. Comencé a escuchar de sus palabras qué cosa era la soledad. Después de la conversación, los invité a comer algo. Tuvieron dudas, me miraron casi incrédulos. Los llevé a un bar cercano y comimos un emparedado. Al momento del saludo, los ojos de los dos sobre mí y una sola palabra: “gracias”. No lograba a despegar mis ojos de sus ojos, veía algo que no había nunca visto antes. No puedo describir que cosa, no logro. Sé solamente que sentí tocarme profundamente pero no sabía de quién o de qué cosa. Recuerdo que sucesivamente los busqué todavía. Una vez los encontré mientras iba con el carro. Los invité a subir conmigo y fuimos a darnos una vuelta. De regreso en la tarde me dije: “¡los invito a cenar a mi casa!” Sin avisar a mis padres llegué a casa y llamé a mi madre que estaba en el balcón: “¡mamá hoy tenemos huéspedes a cena!”. Ella levantó la cabeza, se le salieron los ojos y me dijo: “¿estás loco? ¡Tú no traes a nadie a la casa!”. Acepté el pare, volvimos a subir al carro y aquella noche se remedió con una pizza.

De allí a poco, como algunos amigos y conocidos fueron tomados de la misma duda de mi madre, comencé a alimentarlo también yo. Decidí entonces consultar con un psiquiatra amigo de la familia para preguntarle si me estaba volviendo loco. Respuesta negativa, una carcajada para asegurarme y una mirada muy perpleja, como de quien no estuviera entendiendo qué cosa me estaba sucediendo. De hecho, ni siquiera yo entendía que cosa me sucedía. La única  cosa que comenzaba a notar, en mi extravío, era que aquel evangelio me decía que si de verdad quería conocerlo, debía buscarlo allí, entre los últimos, no entre los primeros. Fue así que el Señor comenzó a revelarse, a guiarme y llevarme hacia mi camino. Aquella que intento recorrer y hacer recorrer también hoy, con gozo, después de haber sido mientras tanto encargado del sacerdocio ministerial en su iglesia y después de tantas vicisitudes bellas y dolorosas: es el camino del evangelio de Lucas, en los números 14-15.

Nuestra incurable ganas de primar, sobretodo religiosamente (estamos en la casa de un jefe religioso, cfr. v.1), puede ser curada solo si nos convencemos, caminando, que es necesario invertir la ruta. Vamos hacia el último lugar: es allí que se encuentra a Jesús, el Último de todos. Si no nos avergonzaremos de Él porque ha elegido hacerse encontrar allí, entre los últimos olvidados, entonces su gozo invadirá nuestra alma y no lo buscaremos más entre los primeros lugares que el dios de este mundo nos ofrece con sus adulaciones. Y si por si acaso la vida nos condujera a ocupar uno de estos puestos en su iglesia, no lo confundiremos más con un puesto de poder para dominar en las consciencias de los demás y servirnos de ella. Como nos está enseñando este papa en palabras y sobretodo gestos, a los ojos de todos, naturalmente para quien tiene ojos para ver, oídos para escuchar y un corazón para contemplar en él la humildad y la mansedumbre del Señor. Diversamente, se deberá con vergüenza ir a ocupar el último lugar (v.9). Como la misma palabra de Dios confirma en otro texto: si alguien se avergüenza de mí y de mis palabras, también el Hijo del Hombre se avergonzará de él cuando venga en su gloria y en la gloria de su Padre con los ángeles santos (Lc 9,26). Si no me avergüenzo de las elecciones de Dios con aquello que comporta, Dios no se avergonzará de mí. Pero si por no arriesgar de padecer la vergüenza mundana al estar de la parte de los últimos estando a lo lejos de ellos intencionalmente, corro el riesgo de encontrarme siempre más lejano de Él… ¡Es mejor padecer la vergüenza del mundo hoy para no hacer avergonzar al Señor mañana!

Una última cosa. Desde cuando busco seguir al Señor Jesús, entre muchos más fracasos que sucesos, desde cuando he comenzado a buscar, frecuentar y ofrecer un banquete a quien no podrá nunca devolver, nunca he logrado a comprender qué es aquella recompensa que nos que nos darán en el futuro (v.14). Y sin embargo cada vez que junto a otros hermanos actuamos según este consejo del Señor, veo que la paz, el gozo, la fraternidad y cada otro verdadero bien de Dios nos vienen donado abundantemente. Además, Él mismo provee a nuestras necesidades, sobre todo cuando menos nos lo esperamos. ¡Cuánto es bueno el Señor!

Por lo cual, a nombre suyo, invito a quienquiera a tocar con la propia vida su bondad en este itinerario hoy con ustedes compartido. Y si por si acaso estás todavía mirando los rostros concretos que en este comentario ilustran mejor que mis palabras el evangelio que has escuchado, si estuvieras sintiendo dentro de ti una voz que te dice vengan y verán (Jn 1,39), entonces debes saber que cada año se parte lejos, en Perú, para vivir días o también meses inolvidables en medio a tanta humanidad olvidada. Allí en medio, al centro de una de las tantas periferias del mundo, podrás encontrar el centro de tu corazón. ¡Buen domingo!

 

Si antes no serás el primero

a buscarme entre los últimos

a descubrirme en los últimos

no me busques

te buscaré yo

también si tú no me buscaras

porque yo me hago encontrar

también de quien no me busca (Is 65,1)

para que pueda conocer al Último

el Último de todos

Si pasas por aquellas partes

Te abriré el oído

Y tus ojos verán

El nombre del Último

sin algún secreto

El primero sin número

El primero sin un lugar

O verdaderamente en todos los lugares

El lugar que hay

a los pies de cada hombre

El primero de aquellos que resucitan de los muertos

No me busques entre los primeros 

(Anónimo)

 

¡No temas! Yo soy el Primero y el Último, el viviente (Ap 1,18)

7 Comments

  1. Fare proprio il concetto di “amore gratuito”, cioè interiorizzarlo facendolo diventare un modo di vivere, è senz’altro difficile.
    Posso dire che una buona palestra è la vita matrimoniale…”ti amo anche se…”ci insegnava il nostro parroco ed è proprio vero. Se si parte volendo offrirsi completamente senza pretendere, si parte bene. Forse oggi i giovani partono pretendendo tutto, anche da un rapporto di coppia, perché sono abituati ad avere tutto (ancora per poco, però. …) e probabilmente il fallimento di molti matrimoni ha le sue radici proprio nella mancanza di gratuita’.
    Ma si può allargare il concetto di gratuita’ anche ai rapporti di amicizia, ai rapporti tra familiari.
    Possiamo cioè avere tanti “Ultimi” anche molto vicini a noi, se vogliamo vederli.
    Penso alle persone “difficili”, a quelle sole, ai malati cronici, ai figli problematici…..tra l’altro pure noi potremmo essere fra una di queste categorie di persone! Sono tutte persone che di primo acchito sembrano insignificanti, incapaci di dare qualcosa perché non sono in grado, sono persone “fastidiose” in poche parole. E noi vogliamo stare tranquilli. Penso invece che in questo caso un sano tormento dell’ anima di fronte a loro, sia benefico. Qualche giorno fa una persona a me molto cara mi diceva:”con tutto quello che ho fatto per loro, neanche un regalino mi hanno portato!”……è proprio difficile non aspettarsi nulla, è una sfida quotidiana amare veramente.

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  2. Una missionaria di Padre Kolbe, oggi in visita nella nostra Parrocchia, ci ha lasciato questo moto….
    …L’AMORE CREA.
    Come hai detto tu Padre Giacomo, il Signore arriva nella vita di ciascuno e non sai come e perchè….è
    Lui che propone e dispone secondo i suoi disegni, ed è vero anche che…” Lui ha scelto di farsi incontrare lì,
    tra gli ultimi dimenticati”.
    Vicino a me, in chiesa, alla messa di questa domenica, seduti nei banchi, c’erano una mamma genovese
    con un figlio , era Dwon, Francesco, troppo carino; Francesco batteva le mani sul legno del banco, ma non a caso,
    con un ritmo speciale: la musica la sentiva in modo particolare….che talento!!
    Il Vangelo odierno ci dice l’umiltà, possiamo aggiungere altre virtù nella vicinanza al Signore per essere migliori,
    “PERCHE’ TUTTO CONCORRE AL BENE , PER QUELLI CHE AMANO DIO”.

    GRACIAS P.Giacomo della tua condivisione e bella testimonianza!!…… buona domenica anche a te…..

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  3. Io ero molto timida da piccola e a scuola non venivo molto inclusa nei vari gruppetti di ragazze, non ero brillante, non ero alla moda, né scherzosa quindi nessuno mi cercava, dovevo fare tanta fatica a farmi accettare. E poi la mia famiglia era cristiana, mia mamma mi portava a messa ma, avevo vergogna di dirlo, di essere fuori moda. Insomma facevo parte degli ultimi, di quelli messi da parte, scartati e ho sofferto tanto per questa discriminazione. Ora da adulta non accetto chi discrimina e scarta, mi arrabbio tanto per questo e se capita, vado io per prima da quelli messi da parte. È comunque difficile testimoniare il proprio credo, ma è necessario per contagiare chi ti sta vicino, perché gli altri non scambino i nostri gesti per buonismo ma siano invece testimonianza d’amore. Tutti abbiamo bisogno di “carezze” d’amore, se non sappiamo darle, troviamo solitudine, odio, morte, egoismo, individualismo. Grazie Giacomo per la tua condivisione e testimonianza.

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    1. Grazie a te Giulia…oggi ti accorgi che è stato un…”privilegio” essere emarginati…Tu puoi sicuramente testimoniare l’amore senza buonismi perché sai sulla tua pelle cosa vuol dire essere messi da parte…ciao, alla prossima!

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