MA EGLI GRIDAVA MOLTO PIÙ FORTE

XXX DOMENICA DEL T.O.

Ger 31,7-9; Eb 5,1-6; Mc 10,46-52

____________________________________________________

Nel vangelo di domenica scorsa Giacomo e Giovanni pretendevano qualcosa da Gesù. Lui, pacatamente, risponde con domanda assai disponibile ad accogliere la richiesta: “che cosa volete che io faccia per voi?” (Mc 10,36). Vogliono i primi posti mentre il Maestro sta dirigendosi all’ultimo posto e mentre parla a tutti di servizio e ultimi posti per poter divenire davvero grandi. È molto curioso che nel finale del vangelo di oggi Gesù rivolga la stessa domanda (Mc 10,51) a Bartimeo che gridava a Lui, ma con ben altro esito alla sua richiesta!…Il vangelo ci presenta i discepoli camminare instradati con il Signore e la folla, mentre il figlio cieco di Timeo mendica seduto e fuori strada. Quello che succede è semplicemente sorprendente. Ed è un avviso per noi che leggiamo oggi il vangelo di Mc, affinché riconosciamo che quanto capita ai primi discepoli è spesso quel che capita e può ancora capitare a noi.

Non conoscevo, fino a un paio di anni fa, i motivi della cecità che ha colpito Andrea Bocelli. Quand’era ancora piccolo gli fu diagnosticato un glaucoma congenito bilaterale. Circa ventisette operazioni, innumerevoli consulti medici, una vera via crucis. Per qualche tempo comunque Andrea ha visto il sole, il cielo, le stelle, gli animali e i volti degli uomini. “Vedevo male, ma senza alterazioni”, dice nella sua ultima autobiografia. Poi a 12 anni riceve una pallonata in faccia durante una partita di calcio. Il trauma colpisce i già fragili occhi e da allora scende l’oscurità totale. Inizia un percorso sofferto nel quale progressivamente Bocelli scopre l’amore per la musica e in particolare per la lirica. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quel percorso che gli ha fatto raggiungere un rapido successo in tutto il mondo, non lo porta a divenire un vanesio campione del consenso, uno scaltro prodotto di mercato, oppure il tipico divo narcisista e nevrotico, anche se lui ammette di essere stato per un certo tempo stordito dal successo. Le premesse per un tale esito ci sarebbero tutte, eppure chi l’ha intervistato ha testimoniato sempre la sorpresa per la calma riservata con cui l’artista parla, per il suo gentile conversare che pone sempre un confine, una sorta di amabile distacco dal suo interlocutore. Bocelli dichiara sempre di credere in Dio e lo fa con semplicità, come se fosse ovvio e naturale. Si definisce un devoto di Pascal e di Tolstoj, dice che sono stati loro a salvarlo da indugi e false partenze nella fede. Ma soprattutto giunge ad affermare nella sua autobiografia, lui, un “non vedente”, che “tanti nella vita possono vedere tutto senza in realtà vedere nulla”.

Il cieco di Gerico, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2012
Bartimeo cieco di Gerico, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2012

Come dargli torto? Tanti che camminano con Gesù sembrano non occuparsi di conoscere con chi hanno a che fare. Sono per strada vicini a Lui, eppure si rivelano così lontani! Eterno e stupefacente paradosso del vangelo! Quell’uomo cieco che si trova ai bordi della strada, lontano dal suo sguardo, “sente” il suo passaggio e comincia a gridare: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!” (Mc 10,47). Molti tra la folla lo sgridano. Sono infastiditi dalla sua presenza o solo dal suo grido? Hanno fretta? O non hanno voglia di ascoltare cosa vuole? Pensano che sia impossibile al Maestro, deciso sulla rotta di Gerusalemme, fermarsi per dare udienza a un cieco? Oppure non sopportano che un grido d’uomo faccia saltare la tabella di marcia del seguito di Gesù? Che si stesse ancora discutendo tra loro di cose importanti? (a chi i primi posti?…) Lo sgridano, vogliono che stia zitto, però non riescono a farlo tacere. “Ma egli gridava molto più forte” (Mc 10,48). Trovo questa annotazione di Marco una perla di rara bellezza. E’ il grido del misero, del piccolo, del peccatore che spera solo in Dio. E’ quel grido più forte di ogni voce avversa che si erge contro. E’ quella preghiera -gemito dello Spirito- che il Signore non può ignorare. Perché se c’è una preghiera che ci fa “toccare” Dio, questa è la preghiera di chi riconosce la propria radicale povertà e il suo essere profondo bisogno di Lui. Una mamma, anche se ascolta sempre volentieri la voce del figlio, può non corrispondere alle sue richieste se queste non gli fanno del bene. Ma non può non accorrere quando il figlio grida a lei. “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Quel cieco è l’unico uomo nel vangelo di Marco a chiamare Gesù per nome, come se già avesse con quel nome una relazione personale di conoscenza e familiarità. Egli sa cosa chiedere. Invoca misericordia per la sua vita e crede che Gesù è il Figlio di Davide, l’atteso di Israele che compie le promesse di Dio (cfr Ger 31,7-9), colui che esercita il suo potere usando misericordia.

Bartimeo 2

Gesù viene fermato da quel grido invincibile e ordina ai suoi di chiamarlo (v.49). Come sarà stata la loro faccia davanti a quella brusca fermata fuori programma? Adesso però possono assistere al meraviglioso incontro. Hanno qualcosa di importante da imparare. Devono convincersi di essere come quel cieco, piccolo, povero e fuori strada, altrimenti non capiranno nulla né del Signore né della loro stessa chiamata. Coloro che rifiutavano il cieco ora glielo conducono per mano. Perdonaci Gesù! Stiamo scoprendo che quando non siamo sintonizzati con il tuo Cuore non ti vediamo, non ti siamo vicini, e finiamo per tormentare il piccolo che ti cerca con tutto il cuore invece che portarlo a Te! Signore, abbi pietà di noi!

Bartimeo 4

Al solo sentire la voce dei discepoli, Bartimeo balza in piedi con la prontezza di chi sembrava attendere da tempo. Gesù gli chiede cosa vuole che faccia per lui. “Ora il cieco gli disse: Rabbunì (maestro mio), che io veda! – E Gesù gli disse: và, la tua fede ti ha salvato” (vv. 51-52).

Bartimeo 5

Maestro mio,

non voglio più sedermi alla tua destra

né alla tua sinistra

ma nemmeno davanti o di dietro

Non cerco più un posto che venga prima di tutti

o che sia visibile a tutti

Cerco solo il tuo Volto

Il tuo Volto Signore io cerco

non nascondermi il tuo Volto (Sal 27)

Maestro mio

possa io vedere ogni giorno Te

imparando ad ascoltare Te

 a camminare con Te

a lasciarmi cercare da Te

Gesù di Nazareth

anche io grido a Te

e griderò più forte

Fermati ancora!

Chiamami ancora!

perché se non mi parli,

io sono come chi scende nella fossa (Sal 28)

Che io vada fuori strada

purché conosca qual è la tua strada

e impari solo a seguirti

ovunque Tu sia

E così sia.

BUONA DOMENICA A TUTTI!

*******************************************************************

PERO ÉL GRITABA MÁS FUERTE

 (Sabiendo lo que pedía)

En el evangelio del domingo pasado Giacomo y Giovanni pretendían algo de Jesús. Él, sosegadamente, responde más bien con una pregunta muy disponible a acoger el pedido: “¿qué quieren que yo haga por ustedes?” (Mc 10,36). Quieren los primeros puestos mientras que el Maestro está dirigiéndose al último puesto mientras habla a todos de servicio y últimos puestos para poder volvernos de verdad grandes. Es muy curioso que al final del evangelio de hoy Jesús dirija la misma pregunta (Mc 10,51) a Bartimeo que gritaba a Él, ¡pero con un mejor éxito a su pedido!… El evangelio nos presenta a los discípulos caminar encaminados con el Señor y la muchedumbre, mientras que el hijo ciego de Timeo mendiga sentado y en la calle. Lo que sucede es sencillamente sorprendente. Y es un aviso para nosotros que leemos hoy el evangelio de Marcos, para que reconozcamos que cuánto les ocurre a los primeros discípulos a menudo es lo que sucede y puede ocurrirnos a nosotros.

No conocía, hasta hace un par de años, los motivos de la ceguera que ha golpeado a Andrea Bocelli. Cuando todavía era pequeño le fue diagnosticado un glaucoma congénito bilateral. Unas veintisiete operaciones, innumerables consultas médicas, un verdadero vía crucis. Por algún tiempo en todo caso Andrea ha visto el sol, el cielo, las estrellas, los animales y los rostros de los hombres. “Veía mal, pero sin alteraciones”, dice en su última autobiografía. Luego a los 12 años recibe un pelotazo en la cara durante un partido de futbol. El trauma golpea los ya frágiles ojos y desde entonces baja la oscuridad total. Inicia un doloroso recorrido en el que progresivamente Bocelli descubre el amor por la música y en particular por la lírica. Contrariamente a lo que se podía pensar, ese recorrido que le ha hecho alcanzar un rápido suceso en todo el mundo, no lo lleva a volverse un fatuo campeón del consentimiento, un listo producto de mercado o bien el típico divo narcisista y neurótico, aunque él admite de haber sido por un cierto tiempo aturdido por el éxito. Estarían todas las premisas para un tal éxito, sin embargo quién lo ha entrevistado ha siempre testimoniado la sorpresa por la calma reservada con que el artista habla, por su gentil conversar que siempre pone un confín, un tipo de amable separación de su interlocutor. Bocelli siempre declara de creer en Dios y lo hace con sencillez, como si fuera obvio y natural. Un devoto de Pascal y Tolstoj se define, dice que han sido ellos a salvarlo de demoras y falsas salidas en la fe. Pero sobre todo llega a afirmar en su autobiografía, él, un “no vidente”, que “muchos en la vida pueden ver todo sin en realidad ver nada.”

¿Cómo no creerle? Tantos que caminan con Jesús parece que no se preocupen en conocer con quien tienen que estar. ¡Están por la calle cercanos a Él, sin embargo se revelan así lejanos! ¡Eterna y asombrosa paradoja del evangelio! Aquel hombre ciego que se encuentra al borde de la calle, lejos de su mirada, “siente” su paso y empieza a gritar: “¡Jesús, Hijo de David, ten piedad de mí!” (Mc 10,47). Muchos entre la muchedumbre lo regañan. ¿Están fastidiados por su presencia o sólo de su grito? ¿Tienen prisa? ¿O no tienen ganas de escuchar qué cosa quiere? ¿Piensan que sea imposible al Maestro, decidido sobre la ruta de Jerusalén, pararse para dar audiencia a un ciego? ¿O bien no soportan que un grito de hombre haga saltar los horarios de marcha de la continuación de Jesús? ¿Todavía se estaba discutiendo entre ellos de cosas importantes? (¿a quién los primeros puestos?…) Lo regañan, quieren que se calle, pero no logran hacerlo callar. “Pero él gritaba mucho más fuerte” (Mc 10,48). Encuentro a esta anotación de Marco una perla de rara belleza. Es el grito del misterio, del pequeño, del pecador que espera sólo en Dios. Es aquel grito más fuerte de cada voz adversa que se yergue contra. Es aquel ruego – gemido del Espíritu – que el Señor no puede ignorar. Porque si hay un ruego que nos hace “tocar” a Dios, esta es la oración de quien reconoce la propia radical pobreza y su ser profundo necesitado de Él. Una mamá, aunque si siempre escucha con gusto la voz del hijo, puede no corresponder a sus pedidos, si éstas no le hacen del bien. Pero no puede no acudir cuando el hijo le grita a ella. “¡Jesús, Hijo de David, ten piedad de mí!”. Aquel ciego es el único hombre en el evangelio de Marco a llamar a Jesús por nombre, como si ya tuviera con aquel nombre una relación personal de conocimiento y familiaridad. Él sabe qué cosa pedir. Invoca misericordia por su vida y cree que Jesús es el Hijo de David, el esperado de Israel que cumple las promesas de Dios (cfr. Jer 31,7 -9), el que ejerce su poder usando misericordia.

Jesús es detenido por aquel grito invencible y ordena a los suyos que lo llamen (v.49). ¿Cómo habrá sido la cara de ellos delante de aquella brusca parada fuera de programas? Pero ahora pueden asistir al maravilloso encuentro. Tienen algo importante que aprender. Tienen que convencerse de ser como ese ciego, pequeño, pobre y de la calle, sino no entenderán nada ni del Señor ni de sus mismas llamadas. Aquellos que rechazaban al ciego ahora se lo conducen de la mano. ¡Perdónanos Jesús! ¡Estamos descubriendo que cuando no estamos sintonizados con tu Corazón no te vemos, no te estamos cercanos, y acabamos por atormentar al pequeño que te busca de todo corazón en lugar de llevarlo a Ti! ¡Señor, ten piedad de nosotros!

Al solo escuchar la voz de los discípulos, Bartimeo brinca de pie con la prontitud de quien parecía esperar desde hace tiempo. Jesús le pregunta qué cosa quiere que haga por él. “Ahora el ciego le dijo: ¡Rabbuní (maestro mío), que yo vea! – Y Jesús le dijo: ve, tu fe te ha salvado” (vv. 51-52).

Maestro mío,

no quiero sentarme más a tu derecha

ni a tu izquierda

ni siquiera delante o detrás

No busco más un puesto que esté antes de todos

o que sea visible a todos

Busco solo tu Rostro

tu rostro Señor yo busco

no me escondas tu Rostro (Sal 27)

Maestro mío

Pueda yo verte cada día a Ti

aprendiendo a escucharte a Ti

 a caminar contigo

a dejarme buscar por Ti

Jesús de Nazareth

También yo grito a Ti

y gritaré más fuerte

¡Detente todavía!

¡Todavía llámame!

porque si no me hablas,

yo soy como quien baja a la fosa (Sal 28)

Que yo vaya fuera del camino

Con tal que conozca cuál es tu camino

y solo aprenda a seguirte

donde quiera Tú estés

Y así sea.

BUEN DOMINGO A TODOS!

6 Comments

  1. Jesús le hace a Bartimeo la misma pregunta que a Santiago y Juan la semana pasada pero la respuesta es completamente distinta. Los hermanos le piden los primeros puestos en su reino, el ciego le pide simplemente “maestro, que pueda ver”. Le pide la luz para sus ojos y la luz para su corazón, para aumentar su fe y poder identificarse con la misión y destino de Jesús. Tiene ceguera en los ojos pero no en el corazón como le ocurre a los que siguen a Jesús incluidos los apóstoles, que están más ciegos que Bartimeo porque no se han dado cuenta de lo que implica seguir el camino de Jesús, identificarse con su misión y destino que le espera en Jerusalén. La ceguera del corazón es lo que nos impide seguir con radicalidad a Jesús y pedirle lo que más necesitamos, que nos cure, que nos abra los ojos del corazón, de la fe. La respuesta de Jesús es rápida: “anda, tu fe te ha curado”. Jesús ante la fe sencilla y pura de este hombre no duda en curarlo. Jesús nunca deja sin respuesta al hombre que desde su fe humilde le suplica ayuda sobre todo si sabemos pedir lo esencial, lo que más necesitamos, la curación de nuestra ceguera del corazón. Gracias Giacomo

    "Mi piace"

  2. Ancora una volta si coglie la premura che il Padre ha nei confronti di chi ha fatto errori nella vita.
    Le sue braccia sono sempre aperte per accogliere.
    Tuttavia, rileggendo il brano, mi hanno colpito due cose: il cieco chiede a Gesù di poter riavere la vista, quindi un tempo vedeva; quale grave malattia può averlo colpito? Perché ora è nel buio? Dall’altra parte però riesce a sentire molto bene la voce di Gesù, quindi riesce comunque a “sintonizzarsi” con lui….significa forse che era già a buon punto sulla via della guarigione, in qualche modo stava aspettando Gesù e appena l’ha sentito si è tolto il mantello come per mettersi a nudo di fronte a lui…..Gesù accettami per quello che sono

    "Mi piace"

  3. Chiamati a vedere da un altro punto di vista.

    E il cieco “Rabbunì che io
    veda di nuovo”(Mc 10,51).
    Occorre solo spostarsi un po’, sintonizzarci, Bartimeo grida il suo male ed ecco la meraviglia: Gesù viene e gli riapre gli occhi. Facciamoci riaprire da Gesù anche noi gli occhi del nostro cuore perché:”L’ uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore”( 2 Sam 16,7). Andiamo oltre la superficie, oltre l’inganno dell’applauso; ciò che conta come diceva Sant’ Exupery nel Piccolo Principe, é invisibile agli occhi. Gesù ci chiama ad avere ancora fede perché lui ha vinto la morte e ci ama e ci salva “dando luce ai ciechi e gioia ai tribolati” (colletta della messa).

    "Mi piace"

  4. Grazie, come sempre, carissimo don Giacomo, per averci proposto una preziosa riflessione sulla Parola di Dio. Preghiamo perché il Signore ci faccia guarire dalla cecità dell’anima, perché
    impariamo a farci
    guidare e ad
    abbandonarci fra le
    braccia di Dio Padre Misercordioso e perché
    Il Signore possa dire
    anche a noi:” vai la tua Fede ti ha salvato/a”

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.