Pubblicato in: Commento alle Scritture, Servizio della Parola, Spiritualità

QUELL’AMORE CHE FA RISORGERE

III DOMENICA DI PASQUA 

anno C (2025)

At 5,27-32.40-41; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19

 

Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

_____________

Credere nella resurrezione di Cristo e, di conseguenza, alla nostra, non è operazione facile. Lo si capisce proprio dai racconti che meditiamo in questo tempo di Pasqua. Domenica scorsa questa fatica l’abbiamo vista incarnata in Tommaso, ma se leggiamo anche gli altri vangeli possiamo verificare che questa fede non nasce nel cuore dei discepoli all’impatto immediato con Gesù risorto. Oggi, nel racconto di Giovanni vediamo che l’incontro con il Signore risorto è preceduto dalla scena che colloca alcuni apostoli in una vita che ha ripreso il suo ritmo e la sua ordinaria attività. Pietro ritorna a pescare e gli altri presenti si uniscono a lui. Nell’episodio di domenica scorsa inizialmente manca il solo Tommaso (oltre a Giuda ovviamente). Oggi Tommaso c’è dall’inizio, ma all’appello ne mancano ben tre. Come mai? Non lo sappiamo. Quel che sappiamo è che quella notte, per i pescatori, la battuta di pesca fu un fiasco totale. Primo messaggio: l’esperienza della potenza della resurrezione è sempre nascosta all’interno di un fallimento, di una delusione, di un qualcosa che lascia la tua vita “a bocca asciutta”.

Proprio in quel momento, all’alba, cioè quando la realtà non la si percepisce pienamente illuminata e con i contorni ben definiti, mentre i discepoli rientrano con l’animo certamente insoddisfatto, Gesù si presenta sulla riva del mare per chiedere qualcosa mangiare, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Perché non si accorsero? Forse anche qui ci vuole essere comunicata una fatica umana nel credere. Sta di fatto che il Signore invita i pescatori a ritornare in mare a pescare, dando direttive che qualsiasi pescatore non accetterebbe mai. Ma i discepoli obbediscono a quella parola, ed è proprio per l’obbedienza alla parola di quel misterioso uomo che la barca si riempie di pesci. Giovanni, come successe nella corsa al sepolcro con Pietro dopo l’annuncio della tomba vuota di Maria Maddalena, arriva per primo a svegliarsi e a riconoscere Gesù: è il Signore! E Pietro, al solo udire l’esclamazione di Giovanni, si butta in mare per raggiungere la riva. Una scena stupenda che esprime il legame profondo dei due con Gesù. Secondo messaggio: Cristo aiuta i suoi a riconoscerlo agendo sulla loro memoria, ripresentando qualcosa che avevano già vissuto. La firma di Dio, una volta conosciuta, la sai riconoscere ancora.

La terza scena del vangelo è propriamente eucaristica. Giunti tutti a riva, gli apostoli trovano del pesce a cuocersi su un fuoco di brace. Gesù chiede di portare del loro pesce. E in questa comunione di beni si celebra la rinnovata amicizia con il Signore che invita i suoi a mangiare con Lui. L’evangelista si sofferma a rilevare che nessuno osava domandare a Gesù chi fosse, perché in quel momento sapevano bene che era il Signore e anche che era la terza volta che Gesù si manifestava loro. D’ora in poi ogni discepolo sarà chiamato a celebrare la sua relazione con Gesù nel sacramento dell’eucarestia, sapendo bene che lì il Signore dona la certezza della sua presenza reale. Terzo messaggio: Dio, in Gesù Cristo, ci chiama a una comunione di vita con Lui, perché ci ama e ci dona la sua stessa vita da risorto, una vita immortale che cresce lentamente all’interno della nostra vita mortale.

L’ultima scena poi, è la più delicata e commovente. Terminato di mangiare, Gesù guarda Pietro, ha qualcosa da dirgli. La triplice domanda affettiva chiede a Pietro di manifestare il suo amore personale per Gesù, ma quando alle sue orecchie la domanda giunge per la terza volta, Pietro ha una contrizione interiore dolorosa. Anche qui Gesù ha riattivato la sua memoria, questa volta però per guarirlo in profondità nella ferita del suo triplice rinnegamento. Gesù non è andato a “raschiarlo” nella sua ferita, ma voleva raggiungerlo lì perché Pietro comprendesse il senso della sua morte in Croce: il Signore lo ha amato nel suo rinnegamento e Pietro dovrà ricordare che fondamento della sua elezione è questo Amore più grande del peccato, la Misericordia di Dio che rilancia sempre la sua fedeltà all’uomo. Quarto messaggio: l’esperienza della potenza della resurrezione di Cristo coincide con l’esperienza del suo perdono. Conoscere l’amore di Dio è conoscere l’amore che fa risorgere.

************

ESE AMOR QUE RESUCITA

Creer en la resurrección de Cristo y, por consiguiente, en la nuestra no es tarea fácil. Se entiende precisamente por los relatos que meditamos en este tiempo de Pascua. El domingo pasado vimos esta fatiga encarnada en Tomás, pero si leemos también los otros evangelios podemos comprobar que esta fe no nace en el corazón de los discípulos al impacto inmediato con Jesús resucitado. Hoy, en el relato de Juan vemos que el encuentro con el Señor resucitado ha sido precedido por la escena que sitúa a algunos apóstoles en una vida que ha recuperado su ritmo y su actividad ordinaria. Pedro vuelve a pescar y los demás presentes se unen a él. En el episodio del domingo pasado, al principio solo falta Tomás (además de Judas, por supuesto). Hoy Tommaso está desde el principio, pero al llamamiento faltan tres. ¿Por qué? No lo sabemos. Lo que sabemos es que esa noche, para los pescadores, el viaje de pesca fue un fracaso total. Primer mensaje: la experiencia del poder de la resurrección siempre está oculta dentro de un fracaso, una decepción, algo que deja tu vida “con la boca seca”.

Precisamente en ese momento, al amanecer, es decir, cuando la realidad no se percibe plenamente iluminada y con los contornos bien definidos, mientras que los discípulos regresan con el ánimo ciertamente insatisfecho, Jesús se presenta a la orilla del mar para pedir algo de comer, pero los discípulos no se habían dado cuenta de que era Jesús.  ¿Por qué no se dieron cuenta? Tal vez aquí también quiere ser comunicado un esfuerzo humano en creer. Es un hecho que el Señor invita a los pescadores a volver al mar para pescar, dando instrucciones que ningún pescador aceptaría jamás. Pero los discípulos obedecen a esa palabra, y es precisamente por la obediencia a la palabra de aquel misterioso hombre que la barca se llena de peces. Juan, como sucedió en la carrera al sepulcro con Pedro después del anuncio de la tumba vacía de María Magdalena, llega primero a despertar y reconocer a Jesús: ¡es el Señor! Y Pedro, al oír la exclamación de Juan, se lanza al mar para llegar a la orilla. Una escena maravillosa que expresa el vínculo profundo de los dos con Jesús. Segundo mensaje: Cristo ayuda a los suyos a reconocerlo actuando sobre su memoria, representando algo que ya habían vivido. La firma de Dios, una vez conocida, se puede reconocer todavía.

La tercera escena del evangelio es propiamente eucarística. Llegados todos a la orilla, los apóstoles encuentran un pescado cocinándose sobre un fuego de brasas. Jesús les pide que traigan algo de pescado. Y en esta comunión de bienes se celebra la renovada amistad con el Señor que invita a los suyos a comer con él. El evangelista se detiene a señalar que nadie se atrevía a preguntar a Jesús quién era, porque en ese momento sabían bien que era el Señor y también que era la tercera vez que Jesús se les manifestaba. De ahora en adelante cada discípulo será llamado a celebrar su relación con Jesús en el sacramento de la eucaristía, sabiendo bien que allí el Señor da la certeza de su presencia real. Tercer mensaje: Dios, en Jesucristo, nos llama a una comunión de vida con Él, porque nos ama y nos da su propia vida de resucitado, una vida inmortal que crece lentamente dentro de nuestra vida mortal.

La última escena es la más delicada y conmovedora. Al terminar de comer, Jesús mira a Pedro, tiene algo que decirle. La triple pregunta afectiva pide a Pedro que manifieste su amor personal por Jesús, pero cuando le llega por tercera vez la pregunta, Pedro tiene una contrición interior dolorosa. También aquí Jesús reactivó su memoria, pero esta vez para sanarlo en profundidad en la herida de su triple negación. Jesús no fue a “rasparlo” en su herida, sino que quería alcanzarlo allí para que Pedro comprendiera el sentido de su muerte en la Cruz: el Señor lo ha amado en su renegamiento y Pedro deberá recordar que fundamento de su elección es este Amor más grande del pecado, la Misericordia de Dios que relanza siempre su fidelidad al hombre. Cuarto mensaje: la experiencia del poder de la resurrección de Cristo coincide con la experiencia de su perdón. Conocer el amor de Dios es conocer el amor que resucita.   

Avatar di Sconosciuto

Autore:

Nato rocambolescamente nel 1966, allontanatosi allegramente intorno al 1980, pescato faticosamente nel 1987, chiamato clamorosamente nel 1992, ordinato sacerdote misericordiosamente nel 1999, inviato burrascosamente nel 2003, rientrato silenziosamente nel 2009, cercando umilmente dal 2010...

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.