XXI DOMENICA DEL T.O.
Sap 11,22-12,2; 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
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Ci sono pagine del vangelo che fanno letteralmente scatenare la fantasia: in questi casi, perdo il controllo della mia facoltà immaginativa. Il vangelo di domenica è una di queste pagine. Per favore, perdonate subito chi scrive se nel commento si prenderà qualche licenza narrativa…
Il Signore Gesù sta entrando a Gerico, la città inespugnabile (cfr. Gs 6,1ss.). E lì vive un uomo inespugnabile, Zaccheo, il ricco capo dei pubblicani (Lc 19,2). Egli è uno di quelli di cui il Signore dice: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio (Lc 18,25); uno davanti al quale anche noi, insieme ai primi discepoli, ci interroghiamo: “e chi si può salvare?” (Lc 18,26). Ma Zaccheo, quel giorno, udì il frastuono della gente che faceva ressa attorno a un uomo. Perché tutta quella agitazione? La notizia giunse anche alle sue orecchie: “sta passando in città Gesù, il Rabbi di Nazareth!” (Lc 19,1) Il cuore di Zaccheo è colto da una improvvisa ma non definibile emozione. Esce fuori, si dirige nella calca, anche lui vuole vedere Gesù. Cerca e ricerca un punto di osservazione adeguato, ma non gli riesce; nella folla son tutti più alti di lui, non gli permettono di vederlo (Lc 19,3). Zaccheo non desiste. Perché non ha rinunciato? Perché non ha lasciato perdere questa sua voglia? Perché questa curiosità? Cosa aveva dentro di sé da ingegnarsi così tanto a cercare un posto dove poter finalmente vedere il figlio del falegname di Galilea? Forse che qualche cittadino compiacente non poteva farlo salire sul balcone di casa sua? O forse sapeva che qualsiasi richiesta di questo tipo sarebbe stata respinta, disprezzato e scomunicato com’era presso la cittadinanza e le autorità religiose?

Una volta mi trovavo a meditare questo testo da solo, davanti al tabernacolo. Ho rivolto direttamente questi interrogativi a Zaccheo, convinto di essere ascoltato. In fondo, mi dicevo, è uno dei primi amici di Gesù, è un santo, me lo farà questo piacere! Non ho avuto risposte dirette, ma condivido volentieri quel che ho sentito formarsi nel profondo della mia interiorità, mentre meditavo. Allora Zaccheo corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là (Lc 19,4). Il capo dei pubblicani vede la strada che Gesù deve percorrere. Più avanti, vede che c’è un bell’albero frondoso: da lì si può vederlo bene, lì si può anche rimanere nascosti da occhi indiscreti! Non so se Zaccheo avrebbe potuto dire con parole sue cosa esattamente lo muovesse a salire su quell’albero. E poi diciamocelo, é un po’ ridicolo alla sua età: non è forse quando si è bambini che si sale sugli alberi? Anzi, penso sinceramente che non sapesse proprio il senso profondo di quel che faceva, ma lo fece! Forse, nella sua vita socialmente e religiosamente disprezzata, c’era una fame profonda che né il potere né il denaro di cui disponeva riuscivano a soddisfare. Forse, da qualche parte, aveva udito parlare di questo strano maestro che non si rifiutava di stare e persino di mangiare con peccatori come lui: come era possibile? Forse aveva sentito parlare della lezione data a Simone il fariseo, in casa sua, con una nota prostituta di quel luogo (Lc 7,36-50). Forse era nato in lui un desiderio: “sarebbe bello conoscere questo Gesù! Non ho mai sentito finora di un rabbino in Israele che si intrattenga volentieri con gente come noi, che mangi anche in casa di persone come noi…sarà vero che costui parla e agisce così? Se Lui è così, come può essere il suo volto? Come può essere la sua voce? Cosa può fare la sua parola in chi l’ascolta?”. Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù. Quel balzo sull’albero mi sembra rivelare che in lui non ci sia la morbosa curiosità “gossippara” di Erode (cfr. Lc 9,9 e 23, 8-9), tanto diffusa oggi, ma l’attrazione misteriosa di chi si chiede: “chi è veramente Gesù?”. Perché c’è una curiosità “possessiva”, quella di chi cerca con lo sguardo una persona ma solo per poterla controllare; e c’è anche una curiosità “contemplativa”, quella di chi cerca con un altro sguardo la persona, aprendosi al suo mistero, senza pretendere nulla da essa.

Zaccheo si è sistemato tra i rami del sicomoro: gli basta vedere a distanza Gesù, non desidera altro. Il momento dell’incontro è imminente: “finalmente da quassù vedrò il suo volto un po’ da vicino, vedrò come guarda gli altri attorno a sé, vedrò se davvero come dicono ci sono peccatori come me che camminano vicino a lui, vedrò…”. Come non ricordare le parole di quel salmo? Il mio cuore ripete il tuo invito: “cercate il mio volto”. Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto (Sal 26). Gesù giunge sul posto. Ed ecco, il suo maestoso sguardo si alza verso di lui: Zaccheo scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua (Lc 19,5). Sorpresa inaudita! Zaccheo ha un sussulto di gioia e obbedisce istintivamente all’invito/auto-invito del Signore (Lc 19,6).

L’uomo che cercava con lo sguardo lo sconosciuto Gesù ora scopre che dal Suo sguardo era cercato e persino conosciuto per nome! Oggi stesso il maestro sarà a casa sua! Gesù a casa dell’immondo Zaccheo, il capo dei pubblicani! Non è possibile,…anzi sì! Perché ciò che è impossibile presso gli uomini è possibile a Dio! Tutto è possibile a Dio! (Mc 10,27). Che cos’è la fede cristiana secondo Zaccheo? E’ incontrare Gesù e rimanere sbalorditi dal suo modo di guardarti e relazionarsi con te. E’ scoprire personalmente che quello che si dice su di Lui non sono frottole, non sono nemmeno storie belle per pochi eletti, ma è un dono per tutti, anche per me!

“E Gesù va nella casa di Zaccheo, suscitando le critiche di tutta la gente di Gerico – perché anche a quel tempo si chiacchierava tanto! – che diceva: ma come? Con tutte le brave persone che ci sono in città, va a stare proprio da quello schifoso di pubblicano? Sì, da lui, perché lui era perduto; e Gesù dice: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo» (Lc 19,9). In casa di Zaccheo, da quel giorno, entrò la gioia, entrò la pace, entrò la salvezza, entrò Gesù. Non c’è professione o condizione sociale, non c’è peccato o crimine di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli. Il nome Zaccheo significa “Dio ricorda”: Egli ricorda sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Lui è Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, e tante volte quasi incosciente, subito gli è accanto, e con il suo perdono gli rende più lieve il cammino della conversione e del ritorno. Guardiamo Zaccheo, oggi, sull’albero: il suo è un gesto ridicolo, ma è un gesto di salvezza. E io dico a te: se tu hai un peso sulla tua coscienza, se tu hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti. Pensa che qualcuno ti aspetta perché mai ha smesso di ricordarti; e questo qualcuno è tuo Padre, è Dio che ti aspetta! Arrampicati, come ha fatto Zaccheo, sali sull’albero della voglia di essere perdonato; io ti assicuro che non sarai deluso. Gesù è misericordioso e mai si stanca di perdonare! Ricordatelo bene, così è Gesù. Lasciamoci anche noi chiamare per nome da Gesù! Nel profondo del cuore, ascoltiamo la sua voce che ci dice: “Oggi devo fermarmi a casa tua”, cioè nel tuo cuore, nella tua vita. E accogliamolo con gioia: Lui può cambiarci, può trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, può liberarci dall’egoismo e fare della nostra vita un dono d’amore. Gesù può farlo; lasciati guardare da Gesù!” (Papa Francesco, Angelus, 3.11.2013)
Le ultime parole di Gesù nel vangelo generalmente sono anche tra le prime ad essere dimenticate: Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc 19,10). Cercare e salvare: identità e missione del Signore Gesù, identità e missione della sua chiesa che prosegue nella storia. Volto di Dio, volto della chiesa. Dio ci faccia la grazia di non perdere di vista il suo Volto, perché subito perderemmo di vista il nostro.
BUONA DOMENICA!
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Hay páginas del evangelio que hacen literalmente desencadenar la fantasía: en estos casos, pierdo el control de mi facultad imaginativa. El evangelio del domingo es una de estas páginas. Por favor, perdonen inmediatamente a quien escribe si en el comentario se tomará algunas licencias narrativas…
El Señor Jesús está entrando a Jericó, la ciudad inexpugnable (cfr. Gs 6,1ss.). Y allí vive un hombre inexpugnable, Zaqueo, el rico jefe de los publicanos (Lc 19,2). Él es uno de aquellos del cual el Señor dice: es más fácil para un camello pasar por el ojo de una ajuga que para un rico entrar en el Reino de Dios (Lc 18,25); uno delante al cual también nosotros, junto a los primeros discípulos, nos preguntamos: y “¿Quién podrá salvarse entonces? (Lc 18,26). Pero Zaqueo, aquél día, oyó el ruido de la gente que hacia alboroto alrededor de un hombre. ¿Por qué toda esa agitación? La noticia llegó también a sus oídos: “está pasando Jesús por la ciudad, ¡el Rabí de Nazaret!” (Lc 19,1) El corazón de Zaqueo viene tomado por una imprevista pero no definible emoción. Sale afuera, se dirige al tumulto, también él quiere ver a Jesús. Busca y rebusca un punto de observación adecuado, pero no logra; en el gentío son todos más altos que él, no le permiten verlo (Lc 19,3). Zaqueo no desiste. ¿Por qué no ha renunciado? ¿Por qué no ha dejado este deseo suyo? ¿Por qué esta curiosidad? ¿Qué tenía dentro de sí para ingeniarse así tanto en el buscar un lugar donde poder finalmente ver al hijo del carpintero de Galilea? ¿Quizás que algún ciudadano complaciente no pudo hacerlo subir sobre el balcón de su casa? ¿O quizás sabía que cualquier pedido de este tipo hubiera sido rechazado, despreciado y excomulgado como era delante de la ciudadanía y las autoridades religiosas?
Una vez me encontraba solo a meditar este texto delante del sagrario. He dirigido directamente estos interrogantes a Zaqueo, convencido de ser escuchado. En fondo, me decía, es uno de los primeros amigos de Jesús, es un santo, ¡me hará este favor! No he tenido respuestas directas, pero comparto con mucho gusto lo que he sentido formarse en lo más profundo de mi interioridad, mientras meditaba.
Entonces se adelantó corriendo y se subió a un árbol para verlo cuando pasara por allí (Lc 19,4). El jefe de los publicanos ve el camino que Jesús debe recorrer. Más adelante, ve que hay un árbol frondoso: de allí se puede verlo bien, ¡allí también se puede quedarse escondido de los ojos indiscretos! No sé si Zaqueo hubiera podido decir con palabras suyas qué cosa exactamente lo movía a subir sobre ese árbol. Y luego digámonoslo, es un poco ridículo a su edad: ¿no es quizás que cuando se es niño se sube sobre los árboles? Además, sinceramente pienso que no sabía el sentido profundo de lo que hacía, pero ¡lo hizo! Quizás, en su vida socialmente y religiosamente despreciada, había un hambre profunda que ni el poder ni el dinero del cual disponía lograban a satisfacerlo. Quizás, en algún lugar, había escuchado hablar de este extraño maestro que no se negaba de estar y hasta de comer con pecadores como él: ¿Cómo era posible? Quizás había escuchado hablar de la lección dada a Simón el fariseo, en su casa, con una notable prostituta de aquél lugar (Lc 7,36-50). Quizás había nacido en él un deseo: “¡sería hermoso conocer este Jesús! No he escuchado hasta ahora de un rabí en Israel que se detenga con gusto con gente como nosotros, que coma también en casa de personas como nosotros… ¿será verdadero que este habla y actúa así? Si Él es así, ¿cómo será su rostro? ¿Cómo será su voz? ¿Qué puede hacer su palabra en quien lo escucha?”. Zaqueo quería ver cómo era Jesús. Aquél rebote sobre el árbol me parece revelar que en él no esté la morbosa curiosidad “posesiva” de Herodes (cfr. Lc 9,9 y 23,8-9), tan difundida hoy, sino la atracción misteriosa de quien se pregunta: “¿quién es verdaderamente Jesús?”. Porque hay una curiosidad “chismosa”, aquella de quien busca con la mirada a una persona pero solo para poderla controlar; y hay también una curiosidad “contemplativa”, aquella de quien busca con otra mirada a la persona, abriéndose a su misterio, sin pretender nada de ella.
Zaqueo se ha ubicado entre las ramas del árbol: le basta ver a distancia a Jesús, no desea más. El momento del encuentro es inminente: “finalmente desde aquí arriba veré su rostro un poco más cerca, veré como mira a los demás alrededor suyo, veré si verdaderamente como dicen hay pecadores como yo que caminan cerca de él, veré…”. ¿Cómo no recordar las palabras de aquel salmo? Mi corazón de ti me habla diciendo: “Procura ver mi faz”. Es tu rostro, Señor, lo que yo busco, no me escondas tu rostro (Sal 26)
Jesús llega al lugar. Y he aquí, su majestosa mirada se levanta hacia él: Zaqueo, baja en seguida, pues hoy tengo que quedarme en tu casa (Lc 19,5). ¡Sorpresa inaudita! Zaqueo tiene un sobresalto de gozo y obedece instintivamente a la invitación / auto-invitación del Señor (Lc 19,6). ¡El hombre que buscaba con la mirada al desconocido Jesús ahora descubre que de Su mirada era buscado y hasta conocido por nombre! ¡Hoy mismo el maestro estará en su casa! Jesús en la casa del inmundo Zaqueo, ¡el jefe de los publicanos! No es posible,… ¡pero sí! Porque para los hombres es imposible, pero no para Dios, porque para Dios ¡todo es posible! (Mc 10,27). ¿Qué es la fe cristiana según Zaqueo? Es encontrar a Jesús quedándonos asombrados de su modo de mirarte y relacionarse contigo. Es descubrir personalmente que aquello que se dice sobre Él no son cuentos, no son ni siquiera historias lindas para pocos elegidos, sino un don para todos, ¡también para mí!
“Y Jesús va a la casa de Zaqueo, suscitando las críticas de toda la gente de Jericó – porque también en ese tiempo se murmuraba mucho -, que decía: ¿Cómo? Con todas las buenas personas que hay en la ciudad, ¿va a estar precisamente con ese publicano? Sí, porque él estaba perdido; y Jesús dice: «Hoy ha sido la salvación de esta casa, pues también éste es hijo de Abrahán» (Lc 19, 9). En la casa de Zaqueo, desde ese día, entró la alegría, entró la paz, entró la salvación, entró Jesús. No existe profesión o condición social, no existe pecado o crimen de algún tipo que pueda borrar de la memoria y del corazón de Dios a uno solo de sus hijos. El nombre Zaqueo significa «Dios recuerda», Él recuerda siempre, no olvida a ninguno de aquellos que ha creado. Él es Padre, siempre en espera vigilante y amorosa de ver renacer en el corazón del hijo el deseo del regreso a casa. Y cuando reconoce ese deseo, incluso simplemente insinuado, y muchas veces casi inconsciente, inmediatamente está a su lado, y con su perdón le hace más suave el camino de la conversión y del regreso. Miremos hoy a Zaqueo en el árbol: su gesto es un gesto ridículo, pero es un gesto de salvación. Y yo te digo a ti: si tienes un peso en tu conciencia, si tienes vergüenza por tantas cosas que has cometido, detente un poco, no te asustes. Piensa que alguien te espera porque nunca dejó de recordarte; y este alguien es tu Padre, es Dios quien te espera. Trépate, como hizo Zaqueo, sube al árbol del deseo de ser perdonado; yo te aseguro que no quedarás decepcionado. Jesús es misericordioso y jamás se cansa de perdonar. Recordadlo bien, así es Jesús. ¡Dejémonos también nosotros llamar por el nombre por Jesús! En lo profundo del corazón, escuchemos su voz que nos dice: «Es necesario que hoy me quede en tu casa», es decir, en tu corazón, en tu vida. Y acojámosle con alegría: Él puede cambiarnos, puede convertir nuestro corazón de piedra en corazón de carne, puede liberarnos del egoísmo y hacer de nuestra vida un don de amor. Jesús puede hacerlo; ¡déjate mirar por Jesús!” (Papa Francesco, Ángelus, 3.11.2013)
Las últimas palabras de Jesús en el evangelio generalmente son también entre las primeras a ser olvidadas: el Hijo del hombre de hecho ha venido a buscar y a salvar lo que estaba perdido (Lc 19,10). Buscar y salvar: identidad y misión del Señor Jesús, identidad y misión de su iglesia que prosigue en la historia. Rostro de Dios, rostro de la iglesia. Dios nos haga la gracia de no perder de vista su Rostro, porque inmediatamente perderíamos de vista el nuestro.
Del tuo commento mi ha particolarmente colpito la metafora della “fame” di Zaccheo, fame che non poteva essere soddisfatta dal denaro e dal potere!
Il senso di fame aiuta a sopravvivere, e’ benedetto! Penso all’ anoressia spirituale da una parte e dall’altra alla bulimia spirituale…….entrambe allontanano dal “buon” cibo!
La fame quindi è sintomo che l’ organismo funziona. Attraverso la fame ci si avvicina al banchetto che è sempre a disposizione e più ci si avvicina, più si sente questa fame, non si è mai sazi della presenza e della Parola!È questo il bello….rendersi conto che ce n’è per tutti e per sempre!!
Si tratta solo di essere disposti a scegliere
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Che Dio non ci lasci mai sazi di Lui!….Ciao Chiara!
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Quella del Vangelo di oggi è proprio una bella scena:
Zaccheo piccolo ometto capo dei pubblicani e ricco, cerca di vedere Gesù,
ma ahimè!…deve salire su un albero per vederlo.
E’ Gesù che poi si farà incontrare da Zaccheo.
Quale sguardo d’intesa si saranno scambiati Gesù e Zaccheo?
Hai detto bene p.Giacomo nel tuo commento che c’è una curiosità” possessiva”
e una curiosità “contemplativa”.
Se l’altro viene “fagocitato”, come usa dire il nostro vescovo, per un mio tornaconto, non ci sarà vero incontro, l’incontro
avviene e si attua nello scambio, rispetto nella verità.
Gesù ridona a Zaccheo, e anche a noi se lo vogliamo, il vero volto di Figli;
una gioia che non trova la propria causa nelle circostanze esterne, ma nel godere della
dolcezza di un cuore rapacificato in Dio.
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Ciao Rosy! Sei stata più sintetica e chiara di me, era proprio il messaggio che volevo consegnare a tutti dal vangelo….
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Quella del Vangelo di oggi è proprio
una bella scena: Zaccheo piccolo
ometto capo dei pubblicani e ricco, cerca di vedere Gesù; ma ohimè! ..
deve salire su un albero per vederlo.
È Gesù che poi si farà incontrare
da Zaccheo.
Quale sguardo d’intesa si saranno scambiati Gesù e Zaccheo?
Hai detto bene p.Giacomo nel tuo commento che c’è una curiosità”possessiva”, e una curiosità
“contemplativa”.
Se l’altro viene “fagocitato” come usa dire il nostro vescovo, per un mio tornaconto, non ci sarà un vero incontro, l’incontro avviene e se c’è nello scambio, rispetto nella verità.
Gesù ridona a Zaccheo e anche a noi, se lo vogliamo il vero volto di figli;
una gioia che non trova la propria causa nelle circostanze esterne, ma nel godere della dolcezza di un cuore rapacificato da Dio.
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bendicones y gracias por el alimento de la palabra PAZ Y BIEN
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Hola querida Leonor! Gracias por tus palabras!
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