XXIII DOMENICA DEL T.O.
anno A (2020)
Ez 33,1.7-9; Rm 13,8-10; Mt 18, 15-20
Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
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L’uomo, la meravigliosa creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio, è un essere relazionale. Le relazioni che stabilisce con gli altri, con Dio, con il creato, con le cose prodotte dalle sue mani, sono luogo di rivelazione della sua personalità. Attraverso le relazioni l’uomo può costruire, ma può anche distruggere. Può crescere e può anche rimanere infantile. Può servire tutti o servirsi di tutti. Può cercare la verità oppure mantenersi nella menzogna. Può amare e può odiare. Ma nella chiesa di Dio siamo tutti chiamati ad essere gente che nelle relazioni con gli altri non ha nessun debito se non quello dell’amore vicendevole (2a lettura, Rm 13,8): significa che il cristiano deve verificare se nelle sue relazioni sta amando. Il vangelo ci ricorda che una delle forme d’amore più grandi/autentiche è la correzione fraterna. Ma bisogna chiarire su quali basi si esercita, onde evitare equivoci in tema.
Legare e sciogliere. Questi sono 2 verbi propri di chi ama. Per questo il Signore Gesù usa questi verbi nella missione che conferisce al suo primo vicario in terra (Mt 16,19) come a tutta la sua chiesa (Mt 18,18). Infatti, chi ama crea nelle sue relazioni legami liberanti e scioglie da legami/catene schiavizzanti. Perché ci sono relazioni che ci legano facendoci gustare la nostra libertà e ce ne sono altre che ci schiavizzano, perché stabiliscono legami oppressivi, in nome della stessa libertà. Nella sua chiesa il Signore ci chiama ad essere fattori di legami fraterni. Se dunque nelle umane relazioni qualcosa minaccia la fraternità, dobbiamo sentircene responsabili. Non c’è un bene più prezioso da custodire. Questo spiega l’invito di Gesù a cercare di ripararla nell’ammonire il fratello che può aver sbagliato.
Guadagnare il fratello è la cosa più importante per il Signore. Se davvero ci credessimo, lasceremmo perdere tante cose secondarie (se non inutili) nella vita ecclesiale. Poi, siccome anche nelle comunità cristiane viviamo una realtà di relazioni fragili, va stabilito qualche criterio che salvaguardi la comunione fraterna, nel rispetto di ogni libertà. Questo il senso delle indicazioni di gradualità offerte da Gesù nell’operare la correzione fraterna (Mt 18,15-17). Il finale di quelle indicazioni però non ci inganni: sia per te come il pagano o il pubblicano non è una condanna, non è un “downgrade” della persona che persiste nell’errore, né la sua esclusione dallo sguardo di amore che la comunità deve mantenere su di lui. Piuttosto, costui è un fratello da amare e cercare maggiormente. Non dimenticarsi mai che il Maestro, nello stesso vangelo, dice che i pubblicani e le prostitute ci precederanno nel regno dei cieli (Mt 21,31). La base di ogni correzione fraterna deve dunque essere sempre un amore incondizionato che non giudica e accetta la libertà dell’altro.
Se poi crediamo che la fraternità è il bene più prezioso da custodire nella chiesa, allora non ci meravigliamo delle espressioni conclusive del vangelo. Non c’è gioia più grande per un papà del vedere i propri figli che si amano e cercano di andare d’accordo. Se un uomo non mette questa realtà al di sopra di ogni altro bene vuol dire che non sa ancora cos’è la paternità. Perciò il Padre, dal quale ogni paternità nel cielo e sulla terra prende nome (Ef 3,15), non può resistere alla preghiera che sale dal legame fraterno di due o più figli. La sua è una promessa (Mt 18,19), e Dio mantiene sempre le sue promesse! Non potrebbe essere altrimenti, a meno che non gli si chieda il male che Lui non conosce. Ma c’è un motivo ancora più profondo e importante che rende credibile la promessa. Dove due o più figli suoi si ritrovano nel nome di Gesù, attirano Gesù stesso in persona tra loro (Mt 18,20). Il primo grande regalo che Dio ci fa ogni volta che si cerca di vivere fraternamente, è la sua ineffabile presenza: Io sono in mezzo a loro.
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CONOCER AL PADRE ES BUSCAR A LOS HERMANOS
El hombre, la maravillosa creatura hecha a imagen y semejanza de Dios, es un ser relacional. Las relaciones que establece con los demás, con Dios, con la creación, con las cosas producidas por sus manos, es lugar de revelación de su personalidad. A través de las relaciones el hombre puede construir, pero puede también destruir. Puede crecer y puede también quedarse infantil. Puede servir a todos o servirse de todo. Puede buscar la verdad o también mantenerse en la mentira. Puede amar y puede odiar. Pero en la iglesia de Dios estamos todos llamados a ser gente que en las relaciones con los demás no tiene ninguna deuda sino solo aquella del amor recíproco (2a lectura, Rm 13,8): significa que el cristiano debe verificar si en sus relaciones está amando. El evangelio nos recuerda que una de las formas de amor más grande/auténticas es la corrección fraterna. Pero es necesario aclarar sobre qué base se ejercita, para evitar equivocaciones en el tema.
Amarrar y desatar. Estos son 2 verbos propios de quien ama. Por eso el Señor Jesús usa estos verbos en la misión que confiere a su primer vicario en la tierra (Mt 16,19) como a toda su iglesia (Mt 18,18). De hecho, quien ama crea en sus relaciones vínculos liberadores y desata de vínculos/cadenas esclavizantes. Porque hay relaciones que nos vincula haciéndonos gustar nuestra libertad y hay otras que nos esclavizan, porque establecen vínculos opresivos, en nombre de la misma libertad. En su iglesia el Señor nos llama a ser factores de vínculos fraternos. Si entonces en las humanas relaciones algo amenaza a la fraternidad, debemos sentirnos responsables. No hay un bien más preciado para custodiar. Esto explica la invitación de Jesús en el intentar de repararla en el amonestar al hermano que puede haberse equivocado.
Ganarse al hermano es la cosa más importante para el Señor. Si de verdad lo creyéramos, dejaríamos caer tantas cosas segundarias (sino inútiles) en la vida eclesial. Luego, como también en las comunidades cristianas vivimos una realidad de relaciones frágiles, viene establecido algunos criterios que salvaguarde la comunión fraterna, en el respeto de cada libertad. Es este el sentido de las indicaciones de gradualidad ofrecidas por Jesús en el actuar la corrección fraterna (Mt 18,15-17). Pero el final de aquellas indicaciones no nos engañe: ya sea para ti como para el pagano o el publicano no es una condena, no es un “downgrade” de la persona que persiste en el error, ni su exclusión de la mirada de amor que la comunidad debe mantener sobre él. Más bien, este es un hermano para amar y buscar mayormente. No nos olvidemos nunca que el Maestro, en el mismo evangelio, dijo que los publicanos y las prostitutas nos precederán en el reino de los cielos (Mt 21,31). La base de cada corrección fraterna debe ser siempre entonces un amor incondicional que no juzga y acepta la libertad del otro.
Si entonces creemos que la fraternidad es el bien más preciado que hay que cuidar en la iglesia, entonces no nos asombremos de las expresiones conclusivas del evangelio. No hay gozo más grande para un papá en el ver a los propios hijos que se aman e intentan ir de acuerdo. Si un hombre no pone esta realidad sobre todo otro bien quiere decir que no sabe todavía qué es la paternidad. Por eso el Padre, del cual cada paternidad en el cielo y sobre la tierra toma nombre (Ef 3,15), no puede resistir a la oración que sale del vínculo fraterno de dos o más hijos. La suya es una promesa (Mt 18,19), y ¡Dios siempre mantiene sus promesas! No podría ser de otra forma, al menos que no se le pida el mal que Él no conoce. Pero hay un motivo aún más profundo e importante que hace creíble la promesa. Donde dos o más hijos suyos se reúnen en el nombre de Jesús, atraen al mismo Jesús en persona entre ellos (Mt 18,20). El primer gran regalo que Dios nos hace cada vez que se busca vivir fraternalmente, es su inefable presencia: Yo estoy en medio de ellos.
La fraternità una parola essenziale per l’uomo, al punto di far scendere Dio e stare in mezzo a noi e in noi. Grazie Giacomo!! Sempre ho immaginato, pregato… Quella parola “dove due o tre…” come un trovarci per pregare e allora “facciamo” venire Dio, invece è semplicemente vivere la fraternità, amare il fratello e Dio sempre è in mezzo a noi, allora siamo sempre in preghiera, saremo sempre in pace nel mondo e faremo venire il Regno dei cieli qui sulla terra. Grazie 🙏
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