MI VUOI AMARE?

VI DOMENICA DI PASQUA

anno A (2020)

At 8,5-8.14-17; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21

Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

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Se mi amate (Gv 14,15). L’incipit dell’odierno vangelo giovanneo richiama quello dei vangeli sinottici laddove si esprimono con queste parole: se qualcuno vuol venire dietro di me. Nel mio dialetto paterno (napoletano) c’è una simpatica espressione che indica lo stato di attrazione, o di vero e proprio innamoramento in atto di un giovane verso una ragazza. Lei lo esprime così: “m’ ven ‘appriess”, cioè, il tale mi viene dietro. Infatti, se si ama una persona la si segue, la si osserva attentamente, la si studia nei suoi movimenti, ci si interessa cordialmente, le si da tutto il tempo che una relazione richiede. Una mamma che ama il proprio bimbo lo segue affettuosamente fin nei primissimi passi della sua vita. Un papà che fa altrettanto lo segue nella sua crescita e cerca di educarlo a vivere in mezzo agli altri. Un/a insegnante che ama i suoi studenti li segue personalmente cercando di tirar fuori da ciascuno il meglio che hanno dentro. Una cosa è certa. In qualunque caso, non si può obbligare nessuno ad amare qualcuno. La natura dell’amore suppone ed esige libertà.

Se mi amate
Se mi amate, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2020

Se mi amate. Gesù non costringe nessuno ad amarlo. Ma cosa succede se si risponde al suo amore, cioè, se una volta incontrato il Signore si comincia ad amarlo e quindi a conoscerlo? Avviene lo stesso di ogni altra vera relazione d’amore. Si vivono momenti “magici” di sintonia, ma nel tempo anche improvvise interruzioni, incomprensioni, crisi, superamento della crisi ecc.ecc. Però, se si è disposti a perseverare e a non arrendersi alle difficoltà, ci si innamora sempre di più dell’amato/a. Così pure con Gesù. Inoltre nella sua storia che possiamo leggere, rileggere e meditare ogni giorno nei vangeli, troviamo un modo unico e speciale per frequentarlo. Amarlo significa sostanzialmente cercare di vivere/sperimentare le sue parole: chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama (Gv 14,21a). Non so voi che mi state leggendo, ma davanti a questa affermazione (a anche altre) di Gesù, non è che mi senta tanto sicuro di amarlo, anzi. Più vado avanti e più mi sembra realisticamente di non accogliere bene la direzione spirituale del Signore, di non riuscire ad osservare i suoi comandi: in una sola parola, di non amarlo veramente. Conosco una persona consacrata che un giorno si trovò da sola difronte ad un grande crocifisso, mentre sentiva che tutto il mondo gli stava crollando addosso. Ad un certo punto, guardandolo in alto, mentre un profondo silenzio lo avvolgeva, gli disse scoppiando in pianto: “non ti ho mai amato veramente”. Dopo alcuni istanti, avvertì nitidamente dentro di sé queste parole: “infatti, non sei tu che hai amato me, sono io che ho amato e amo ancora te”. Dopo quelle parole, una profonda pace invase il suo cuore.

Penso sia molto importante non disprezzare mai quel povero amore che possiamo dare a Gesù. Sicuramente conoscete queste parole sublimi che Egli ha ispirato ad un anonimo cristiano (anche se da molto tempo sono attribuite a tale Mons. Lebrun): “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo. So la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “dammi il tuo cuore, amami come sei…”. Se aspetti di essere un angelo per amare, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell’aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami…come sei…Voglio l’amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore? Non sono io l’Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei… e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l’amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l’amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m’importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai…perché ti ho creato soltanto per l’amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, moriresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai…Va…”

Avete notato che il testo parte dalla richiesta di Gesù di amarlo così come siamo, nella nostra povertà, per poi chiederci di lasciarci amare da Lui che si fa mendicante del nostro amore? Questo significa che ogni nostro povero atto d’amore va impiantato bene sotto quell’amore più grande e più vero che è l’amore del Signore per noi. Solo se al centro del proprio cuore c’è la fede in questo amore, possiamo comprendere il senso di quanto oggi ci dice nel vangelo. Lo stesso Giovanni evangelista lo afferma nella sua prima lettera: in questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi (1Gv 4,10). Allora amare, conoscere il Signore Gesù, diventa un cammino che ci fa scoprire la sua presenza vicinissima. E’ la scoperta di avere dentro noi stessi il suo stesso Spirito, quello Spirito che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce (Gv 14,17a). Amare Gesù è conoscerlo interiormente in questo dono che ci abita: egli rimane presso di voi e sarà in voi (Gv 14,17b). Come è successo quel giorno al mio conoscente davanti al grande crocifisso.

Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui (Gv 14,21b). Come sono belle le promesse di Gesù! Pensate: chi lo ama sperimenta l’amore del Padre e dello stesso Signore verso di lui. Dio gli si rivela: mi manifesterò a lui. E’ una verità di fede più che comprovata. Come disse anche una giovane nigeriana ad un altro mio amico di fronte a un problema da risolvere: “tu pensa a Gesù che Gesù pensa a te!”.

 

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¿QUIERES AMARME?

 

Si me aman (Jn 14,15). El incipit del actual Evangelio joánico hace referencia a los Evangelios sinópticos donde se expresan con estas palabras: si alguien quiere venir tras de mí. En mi dialecto paterno (Napolitano) hay una expresión agradable que indica el estado de atracción, o amor real en acto de un joven hacia una joven. Ella lo expresa así: “m’ ven ‘appriess’, es decir, el tal me sigue.  De hecho, si amas a una persona la sigues, la observas atentamente, la estudias en sus movimientos, te interesas cordialmente, le das todo el tiempo que una relación requiere. Una madre que ama a su bebé lo sigue cariñosamente desde los primeros pasos de su vida. Un padre que hace lo mismo lo sigue en su crecimiento y trata de educarlo para que viva entre otros. Un maestro que ama a sus alumnos los sigue personalmente tratando de sacar de cada uno lo mejor que tienen dentro. Una cosa es segura. En cualquier caso, no puedes obligar a nadie a amar a alguien. La naturaleza del amor supone y exige libertad.

Si me aman. Jesús no obliga a nadie a amarlo. Pero ¿qué pasa si se responde a su amor, es decir, si una vez encontrado al Señor se comienza a amarlo y entonces a conocerlo? Sucede igual de cualquier otra verdadera relación de amor. Se viven momentos “mágicos” de sintonía, pero con el tiempo también interrupciones repentinas, malentendidos, crisis, superación de la crisis, etc. etc. Sin embargo, si se está dispuesto a perseverar y no renunciar en las dificultades, nos enamoramos cada vez más del amado/a. Así también con Jesús. Además, en su historia que podemos leer, releer y meditar cada día en los Evangelios, encontramos una manera única y especial para frecuentarlo. Amarlo sustancialmente significa tratar de vivir/experimentar sus palabras: El que acepta mis mandamientos y los cumple, ése me ama. (Jn 14,21a). No sé de ustedes que me están leyendo, pero ante esta afirmación (y también otras) de Jesús, no es que esté tan seguro de que lo amo, de hecho. Cuanto más voy adelante, más realista mente me parece que no acojo bien la dirección espiritual del Señor, que no logro a observar sus mandamientos: en una sola palabra, no amarlo realmente. Conozco a una persona consagrada que un día se encontró sola frente a un gran crucifijo, cuando sintió que el mundo entero se le caía encima. A un cierto punto, mirándolo en alto, mientras un profundo silencio la envolvía, le dijo, estallando en lágrimas “no te he amado verdaderamente.” Después de unos momentos, sintió claramente estas palabras dentro de sí misma: “De hecho, no eres tú quien me ha amado, soy yo quien te ha amado y aún te amo”. Después de esas palabras, una profunda paz invadió su corazón.

Creo que es muy importante no despreciar nunca ese pobre amor que podemos dar a Jesús. Seguramente conoces estas palabras sublimes que Él ha inspirado a un cristiano anónimo (aunque si desde hace mucho tiempo se le han atribuido a un tal Mons. Lebrun): Conozco tu miseria, las luchas y tribulaciones de tu alma, las deficiencias y las enfermedades de tu cuerpo; sé tú vileza, tus pecados, y vuelvo a decirte: “Dame tu corazón, ámame tal como eres…” Si esperas ser un ángel para abandonarte al amor, no amarás jamás. Aunque seas débil en la práctica del deber y de la virtud y recaigas a menudo en las culpas que desearías no cometer más, no te permito no amarme. Ámame tal como eres. Cada instante y en cualquier situación que estés, en el fervor o en la aridez, en la fidelidad o en la infidelidad, ámame … tal como eres… Quiero el amor de tu pobre corazón; si esperas ser perfecto, no me amarás jamás. ¿No sabes que puedo hacer de cada granito de arena un serafín radiante de pureza, nobleza y amor? ¿No soy Yo omnipotente? ¿Y si me parece dejar en la nada algunos seres maravillosos y preferir el pobre amor de tu corazón, no soy Yo el dueño de mi amor? Hijo mío, déjame amarte, quiero tu corazón. Con el tiempo, cierto que quiero transformarte, pero por ahora te amo tal como eres… y deseo que tu hagas lo mismo; quiero ver surgir el amor del fondo de la miseria. Amo en ti, incluso, tu debilidad, estimo el amor de los pobres y de los miserables; quiero que desde las cenizas se eleve continuamente un grito grande: “Jesús te amo”. Sólo quiero el canto de tu corazón, no necesito ni tu ciencia ni tu talento. Únicamente una cosa me importa, verte trabajar con amor. No son tus virtudes lo que deseo, si te las diera eres tan débil que alimentarías tu amor propio; no te preocupes por eso. Podría haberte destinado a hacer grandes cosas; pero no, serás el sirviente inútil; te tomaré, incluso, lo poco que tienes… porque te he creado sólo para el amor. Hoy estoy en la puerta de tu corazón como un mendigo, Yo el Rey de los Reyes llamo y espero; apresúrate en abrirme. No te excuses por tu miseria; si conocieras perfectamente tu miseria, morirías de dolor. Lo que heriría mi corazón sería verte dudar y desconfiar de Mi. Quiero que pienses en Mi cada hora del día y de la noche; Quiero que hagas, incluso, la acción más insignificante sólo por amor. Cuento contigo para darme regocijo… No te preocupes por no tener virtudes; te daré las mías. Cuando habrás de sufrir, te daré fuerza. Tú me has dado el amor y Yo te concederé de amar mucho más de lo que puedas imaginar… Pero recuerda… ámame tal como eres… Te he dado mi Madre; hazlo pasar todo por su Corazón tan puro. Pase lo que pase, no esperes ser santo para abandonarte al amor, porque no me amarías jamás… ¡Ve… empieza!

¿Han notado que el texto parte de la petición de Jesús de amarlo, así como somos, en nuestra pobreza, para luego pedirnos que nos dejemos amar por Él que ruega nuestro amor? Esto significa que todo pobre acto de amor nuestro va implantado bien bajo ese amor más grande y verdadero que es el amor del Señor por nosotros. Sólo si la fe en este amor está en al centro de nuestro corazón podemos entender el sentido de lo que nos está diciendo hoy en el Evangelio. Juan el evangelista mismo afirma esto en su primera carta: en esto está el amor: no hemos sido nosotros los que hemos amado a Dios, sino Él quien nos amó (1Jn 4,10). Entonces amar, conocer al Señor Jesús, se convierte en un camino que nos hace descubrir su presencia muy cercana. Es el descubrimiento de tener dentro de nosotros su propio Espíritu, ese Espíritu que el mundo no puede recibirlo porque no lo ve y no lo conoce (Jn 14, 17a). Amar a Jesús es conocerlo interiormente en este don que nos habita: está con ustedes y permanecerá en ustedes (Jn 14,17b).  Como sucedió ese día a mi conocido frente al gran crucifijo.

Quien me amen será amado por mi Padre y yo también lo amaré y me manifestaré a él (Jn 14,21b). ¡Qué hermosas son las promesas de Jesús! Piensen: quien lo aman experimenta el amor del Padre y del mismo Señor hacia él. Dios se le revela: Me manifestaré a él. Es una verdad de fe más que probada. Como dijo una joven nigeriana a un amigo mío ante un gran problema que resolver: “¡tú piensa en Jesús que Jesús piensa en ti!

3 Comments

  1. “Non vi lascerò orfani” ci rassicura Gesù!
    Leggendo la tua bella meditazione e ringraziandoti sempre per le occasioni che ci offri condividendo la Parola, mi sono venuti in mente i comportamenti delle persone che si sentono abbandonate e amate da nessuno.
    Questa può essere a volte una dura realtà…penso a quegli anziani che non hanno proprio piu’nessuno…i cosiddetti ” casi sociali”, etichettati così quando arrivano in Struttura. E poi ci sono invece quelle persone che si sentono abbandonate ma in realtà non lo sono ma purtroppo non accettano di essere amate da qualcuno, rifiutano le premure oppure queste non sono mai abbastanza per sedare la loro solitudine che parte da un ripiegamento e abbassamento dello sguardo, una chiusura totale al limite del patologico!
    Paradossalmente è molto più facile aiutare le prime, quelle realmente sole, in quanto basta un sorriso (anche con mascherina!!!), una parola, una carezza, che i loro occhi ricominciano a sorridere.
    Sono molto dure da trattare le altre, quelle che non vedono, non vedono il bene che hanno attorno e sono sempre sulle difensive.
    Questo banale esempio di cio’che vedo nella vita di tutti o giorni mi è venuto alla mente leggendo il testo del Vangelo e le tue parole.
    Non saremo mai soli. Se pensassimo sempre a questo ogni sofferenza, paura, gioia, dolore, vittoria, soddisfazione, frustrazione potremmo offrirle e condividerla davanti al Tabernacolo.
    Come vorrei che coloro che sono preda della loro solitudine potessero capire il miracolo del dono che ci ha fatto per sempre Gesù

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  2. L’amore poggia su due pilastri, la fede e la speranza, la fede per credere in Dio che ha cura dell’uomo, la speranza poiché nei momenti di sofferenza e difficoltà possiamo trovare forza dell’unicità della carità..che tutto crede e tutto sopporta come dice San Paolo.
    Da poco ai miei alunni ho dato un compito, dopo aver ascoltato e visto un video, dovevano riflettere e riportare delle considerazioni sulla sofferenza e sul paradiso.
    Una bambina, non solo ha ascoltato quel video, ma penso che l’abbia “colpita”, ha scritto infatti:
    aveva ragione don Bosco quando diceva preferisco il paradiso, preferisco il paradiso a tutte le persone che si vestono da re, a tutte le persone che non vogliono faticare, a tutte le persone che non dicono la verità, preferisco il paradiso voglio stare con Dio ci voglio stare, voglio imparare da lui ad amare.
    Il Vangelo di oggi ci faccia riflettere, perché come ci ricordi tu d.
    Giacomo, la carità è dono .. Se mi amate…
    .

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