XVI DOMENICA DEL T.O.
anno C (2019)
Gen 18,1-10; Col 1,24-28; Lc 10,38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
_________________________
Mentre si cammina dietro a Gesù si chiariscono tante cose, se lo si vuole. Altrimenti Lui rispetterà sempre la nostra libertà. Intanto, si chiarisce ciò che si vorrebbe sempre mantenere in chiaroscuro, cioè se davvero lo sto seguendo e perché lo sto seguendo: è il vangelo di 2 domeniche fa, (Lc 9,57-62) in cui il Signore smaschera i nostri disordini. E poi si chiarisce se, mentre lo seguo, ho l’immagine giusta di chi mi sta davanti: se non ha il volto misterioso e il cuore del buon Samaritano che si prende cura di me e di tutti (Lc 10,29-37), in realtà, sto seguendo il dio fatto a mia immagine, o anche solo me stesso. È il vangelo di domenica scorsa. Per Luca, che è un medico, il cammino dietro al Signore è prima di tutto terapeutico, non lo dimentichiamo. La terapia è guarire nella nostra relazione con Lui. Man mano che guarisce, tante cose e tante nostre relazioni vanno al loro posto.

Come al discepolo, anche al Maestro toccò l’esperienza di essere accolto, oltre a quella di venir rifiutato (Lc 10,38). Ma, osservando le due donne protagoniste dell’accoglienza, ci accorgiamo che una incarna l’accoglienza che genera una relazione autentica; l’altra incarna un’accoglienza che ci sottrae o perlomeno inficia la relazione. Marta infatti è così preoccupata dalle tante cose “da fare” per il suo ospite, che è indignata dalla posizione apparentemente passiva assunta da sua sorella Maria, mentre invece Gesù approva! (Lc 10,39). Il che la induce a presentargli il suo reclamo ufficiale: intervenga subito a ripristinare l’ingiustizia di averla lasciata sola nei servizi! (Lc 10,40) Se il Maestro è quello che è, sicuramente mi capirà! Come sempre, se ci fermassimo all’apparenza, ci troveremmo tutti d’accordo con Marta. Se invece proseguiamo in silenzioso ascolto del testo, possiamo intuire, ancor prima di sentire cosa dice il Signore, che c’è qualcosa che non va nella sua richiesta.
Quando entro in una casa per la benedizione pasquale rimango sempre colpito dalla variegata modalità dell’accogliermi. C’è chi ti fa entrare subito a casa, ma ti pianta appena poco varcato l’uscio, corre per prendere un’offerta in denaro, te la porge subito e ti saluta senza spiccicare una parola, come se fossi giunto lì per elemosinare denaro. C’è chi ti fa entrare a casa, ma sembra “subire” la tua visita limitandosi a fare una preghiera con te, non vedendo l’ora di chiuderla lì. C’è chi ti fa entrare con piacere, ma nello stesso tempo si lamenta di questo mondo orribile e dei giovani che ci circondano, raccomandandosi di agire di conseguenza. C’è chi ti fa entrare e silenziosamente prega insieme a te, per poi effondere il dolore che teneva nascosto. E c’è chi ti fa entrare a casa accogliendoti gioiosamente chiedendo se posso fermarmi qualche minuto in più, e poi corre a preparare un caffè o altro domandando a un familiare di farmi sedere e intrattenersi con me. Soffermiamoci su quest’ultimo caso: il fatto che qualcuno di casa si intrattenga con me mentre va a preparare qualcosa da offrirmi, non disturba quella persona, anzi! Che significa?
Che Marta è disturbata. È il disturbo di tantissimi cristiani che vivono ancora convinti che per incontrare il Signore Gesù bisogna, prima di tutto, fare per Lui molte cose. E dietro questa convinzione c’è l’idea che una relazione con Dio debba moltiplicare le fatiche, perché la sua presenza genera questo. Maria invece sembra indicare, sedendosi ai piedi del Maestro, che la presenza del Signore genera ben altro. Il reclamo della sorella non la tocca per niente. Non dice niente, non replica. Notate lo splendido acquarello a supporto di questo povero commento: come risalta sovrana la libertà interiore di Maria! Affondo di più il bisturi. In fondo, dietro questo reclamo verso Gesù, non nasconde Marta a sé stessa di voler ancora essere al centro dell’attenzione per tutte le cose che fa? (cfr. Lc 15,28-30) Ci sono fratelli e sorelle che vivono così il loro servizio. In genere, sono dei bei motori turbo che si lamentano (ma non esplicitamente!) se gli altri non girano al loro regime di attività. E sono sempre molto osservatori della poca generosità e dinamicità altrui, magari fondando le loro considerazioni proprio sul vangelo del Samaritano che fa tante cose, oppure ricorrendo a massime spirituali prese qua e là.
Trovo dolcissimo l’ammonimento che Gesù fa a Marta e a tutti quelli che le assomigliano (Lc 10,41-42). In realtà, penso che tutti assomigliamo nel cuore sia a Marta che a Maria. Il problema è quello di evitare una contrapposizione sbagliata tra le due che, purtroppo, si ascolta ancora in certe catechesi. Maria infatti ci ricorda il fondamento del nostro discepolato: la consistenza della propria fede non è data dalle cose che si fanno (comunque importantissime!), ma dall’ascolto fedele della parola di Gesù. L’azione del cristiano nasce sempre dalla “contemplazione” ovvero “contemplo-l’azione”: prima si contempla l’azione di un Altro, poi si agisce. La sorgente è Lui, non io. Senza di me non potete fare nulla (Gv 15,5). Questo fondamento lo ha manifestato con grande evidenza S.Teresa di Calcutta, una delle sante più ammirate nell’azione verso gli ultimi della terra. Non molti sanno che la sua vita, e lo stesso odierno apostolato delle sue figlie consacrate, parte al mattino con quasi 2 ore di preghiera e adorazione eucaristica. In conclusione, Maria è la donna che in Gesù ha riconosciuto con gioia il Samaritano che le si è avvicinata per guarirla con olio e vino. Perciò è nella posizione giusta per agire e fare lo stesso per gli altri. Marta invece deve convertirsi in sua sorella Maria, se vuole che la sua fede non diventi un posto di blocco dove lamentarsi con Dio di non essere attento verso di lei e di non correggere gli altri!
*****************
PRIMERO A SUS PIES, LUEGO DETRÁS DE SUS PASOS
Mientras se camina detrás de Jesús se aclaran tantas cosas, si uno lo quiere. Sino Él respetará siempre nuestra libertad. Mientras tanto, se aclara lo que se quisiera siempre mantener en claroscuro, o sea si de verdad lo estoy siguiendo y por qué lo estoy siguiendo: es el evangelio de 2 domingos atrás (Lc 9,57-62) en el cual el Señor desenmascara nuestros desordenes. Y luego se aclara si, mientras lo sigo, tengo la imagen justa de quien me está delante: si no tiene el rostro misterioso y el corazón del buen Samaritano que se toma cura de mí y de todos (Lc 10,29-37), en realidad, estoy siguiendo el dios hecho a mi imagen, o también solo a mí mismo. Es el evangelio del domingo pasado. Para Lucas, que es un médico, el camino detrás del Señor es antes que nada terapéutico, no lo olvidemos. La terapia es sanar nuestra relación con Él. Poco a poco que va sanando, tantas cosas y tantas relaciones nuestras se ponen en su sitio.
Como al discípulo, también al Maestro le tocó la experiencia de ser acogido además de ser rechazado (Lc 10,38). Pero, observando a las dos mujeres protagonistas de la acogida, nos damos cuenta de que una encarna la acogida que genera una relación auténtica; la otra encarna una acogida que nos priva o por lo menos afecta la relación. Marta de hecho está así preocupada de las tantas cosas “por hacer” para su huésped, que está indignada de la posición aparentemente pasiva asumida por su hermana María que en cambio ¡Jesús aprueba! (Lc 10,39). Lo cual la induce a presentarle su reclamo oficial: ¡intervenga inmediatamente a restablecer la injusticia de haberla dejado sola en los servicios! (Lc 10,40). Si el Maestro es el que es, seguramente ¡me entenderá! Como siempre, si nos detuviéramos a la apariencia, todos nos encontraríamos de acuerdo con Marta. Si en cambio proseguimos en escucha silenciosa del texto, podemos intuir, antes todavía de escuchar lo qué dice el Señor, que hay algo que no va en su pedido.
Cuando entro en una casa para la bendición pascual me quedo siempre impactado de la modalidad variada en acogerme. Hay quien te hace entrar inmediatamente a su casa, pero te detiene apenas has traspasado la puerta, corre para tomar una ofrenda en dinero, te la ofrece inmediatamente y te saluda sin decir una palabra, como si hubiera llegado allí para limosnear dinero. Hay quien te hace entrar a su casa, pero pareciera “padecer” tu visita limitándose a hacer una oración contigo, no viendo la hora de terminarla allí. Hay quien te hace entrar con gusto, pero al mismo tiempo se lamenta de este mundo horrible y los jóvenes que nos circundan, recomendándose de actuar de consecuencia. Hay quien te hace entrar silenciosamente reza junto a ti, para luego infundir el dolor que tenía escondido. Y hay quien te hace entrar a su casa acogiéndote gozosamente preguntándome si puedo quedarme algunos minutos más, y luego corre a preparar un café u otra cosa pidiendo a un familiar de hacerme sentar y quedarse conmigo. Detengámonos en este último caso: el hecho que alguien de la casa se detenga conmigo mientras va a preparar algo para ofrecerme, no molesta a esa persona, ¡al contrario! ¿Qué significa?
Que Marta esté perturbada. Es el disturbio de tantísimos cristianos que viven todavía convencidos que para encontrar al Señor Jesús se necesite, antes de todo, hacer para Él muchas cosas. Y detrás de esta convicción está la idea que una relación con Dios deba multiplicar las fatigas, porque su presencia genera esto. María en cambio parece indicar, sentándose a los pies del Maestro, que la presencia del Señor genera más bien otra cosa. El reclamo de la hermana no la toca para nada. No dice nada, no contesta. Noten la espléndida acuarela como soporte de este pobre comentario: ¡como resalta soberana la libertad interior de María! Ahondo más el bisturí. En fondo, detrás de este reclamo hacia Jesús, ¿Marta no se esconde a sí misma el querer estar aún al centro de la atención por todas las cosas que hace? (cfr. Lc 15,28-30) Hay hermanos y hermanas que viven así su servicio. En general, son lindos motores turbo que se lamentan (¡pero no explícitamente!) si los demás no giran a su régimen de actividad. Y son siempre muy observadores de la poca generosidad y dinamicidad de los demás, quizás fundando sus consideraciones justamente en el evangelio del Samaritano que hace tantas cosas, o también recurriendo a máximas espirituales tomadas de aquí y de allá.
Encuentro dulcísimo la amonestación que Jesús hace a Marta y a todos aquellos que se le parecen (Lc 10,41-42). En realidad, pienso que todos nos parecemos en el corazón ya sea a Marta que a María. El problema es evitar una oposición equivocada entre las dos que, lamentablemente, se escucha todavía en ciertas catequesis. María de hecho nos recuerda el fundamente de nuestro discipulado: la consistencia de la propia fe no está dada por las cosas que se hacen (¡por cierto importantísimas!), sino por la escucha fiel de la palabra de Jesús. La acción del cristiano nace siempre de la “contemplación” o “contemplo-la acción”: primero se contempla la acción del Otro, luego se actúa. La fuente es Él, no yo. Sin mí no pueden hacer nada (Jn 15,5). Este fundamento lo ha manifestado con gran evidencia Santa Teresa de Calcuta, una de las santas más admiradas en la acción hacia los últimos de la tierra. No muchos saben que su vida y el mismo hodierno apostolado de sus hijas consagradas, parte en la mañana con casi 2 horas de oración y adoración eucarística. En conclusión, María es la mujer que ha reconocido con gozo en Jesús al Samaritano que se le ha acercado para sanarla con aceite y vino. Por lo cual está en la posición justa para actuar y hacer lo mismo por los demás. Marta en cambio debe volverse como su hermana María, si quiere que su fe no se vuelva un lugar de bloqueo donde se lamenta con Dios ¡si no es atento con ella y por no corregir a los demás!
Una donna che ha osato “oziare” ai piedi di Gesù…ecco come può apparire Maria agli occhi di Marta. Forse a quei tempi (e non solo!) il ruolo della “regina della casa” per modo di dire era quello di accogliere l’ Ospite facendo tutte quelle azioni tipiche della donna di casa, altroché permettersi di ascoltare stando ferma! Forse sono esagerata in questa lettura, ma la figura di questa Maria è un simbolo “femminista” (nel senso buono), cioè di donna che segue il suo cuore e rompe gli schemi, cioè intuisce ciò che è più importante.
Qualcuno potrebbe obiettare dicendo “per forza ha potuto comportarsi così, c’era Marta che lavorava!”, ma penso che Gesù non fosse interessato ad un pranzo coi fiocchi, ma ad una relazione coi fiocchi.
E sono felice che questo esempio di ascolto venga proprio da una donna!
"Mi piace""Mi piace"
Hai colto ancora nel segno Chiara….permettimi di dirti che hai potuto dire quello che hai detto perchè il Signore Gesù ti ha fatto proprio questo dono di saper stare ai suoi piedi!…
"Mi piace""Mi piace"
El evangelio comienza diciendo que “una mujer, de nombre Marta, lo acogió en su casa” en esos tiempos el acoger a un huésped era como acoger al mismo Dios y se le daba todas las atenciones necesarias
"Mi piace""Mi piace"
Marta estaba acogiendo, para ella, al mismo Dios (y sí que lo era) María en cambio supo ir más allá de lo que la cultura, las normas, el deber le pedia y acogió con la totalidad de su ser. Su “escucha=acogida” al mismo Dios (que de hecho Él era) Este evangelio me hace pensar en todas las veces que estoy llamada a acoger pero no siempre logro a ir más allá de la importancia de lavarle los pies (acogida) a mi huesped=hermano, para inmediatademe después ponerme a sus pies para escucharlo (porque escuchar es un acto divino) “la parte mejor que nadie puede quitarlo”. Siento que Marta y María juntas son el reflejo de la ACOGIDA por excelencia. Gracias Giacomo
"Mi piace""Mi piace"
Signore donaci la sana caparbietà di azione di Marta e la complicità di ascolto di Maria; donaci di essere
attente alla tua Parola, coraggiose
e accoglienti, donne dal cuore grande. Donaci di stare con Te, alla scuola di Marta e Maria.
"Mi piace""Mi piace"
Carissimo Don Giacomo, Non so se ti abbiamo mai ringraziato per il regalo delle tue riflessioni. Lo faccio ora, esse si rivelano sempre un alimento per la nostra fede, specialmente in questo periodo estivo in cui siamo un po’ dispersi come gruppo, ma si rinnovano legami familiari e di amicizia. Sappiamo che in agosto partirai per il Perù. Ti saremo vicini con la preghiera e ti auguriamo di essere un segno dell’amore di Dio in mezzo a quei fratelli che ti attendono a braccia aperte. Il Signore ti benedica Gabriella e Alberto
Il Sab 20 Lug 2019, 09:52 PREDICATELO SUI TETTI ha scritto:
> Giacomo Falco Brini posted: “XVI DOMENICA DEL T.O. anno C (2019) Gen > 18,1-10; Col 1,24-28; Lc 10,38-42 In quel tempo, mentre erano in cammino, > Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella > aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi d” >
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Gabriella e Alberto! Buon riposo a voi! Grazie dell’augurio che mi avete fatto e della vostra preghiera di cui ho proprio bisogno!
"Mi piace""Mi piace"