XVII DOMENICA DEL T.O.
1Re 3,5.7-12; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
***************************

In questi ultimi mesi mi è capitato di incontrare uomini e donne in procinto di iniziare o concludere ottimi affari. C’è chi sta acquistando una bella casa con 80.000 euro invece di pagarne 130.000, suo effettivo valore. C’è chi, dopo una lunga ricerca, ha finalmente trovato una donna come onesta e affidabile badante per il proprio genitore anziano. C’è chi, dopo aver lungamente “subìto” un lavoro, ne ha trovato un altro più calzante per le proprie capacità. C’è chi ha trovato un privato vendergli la propria auto perfettamente integra in tutte le sue componenti per un paio di migliaia di euro. In mezzo alle tante cose che non funzionano nella vita, tutti, in tali occasioni, tiriamo un sospiro di sollievo…Pensavo perciò come, nella vita, facciamo tutti l’esperienza di affari che ci vanno bene e di altri che ci vanno male.
Il vangelo di oggi ci consegna un messaggio importantissimo. E’ come se ci dicesse: ecco, c’è però un affare molto più importante da portare a termine. Se ti capitasse “a tiro”, bada di non lasciartelo sfuggire. Di questo ce ne parlano le prime due parabole. In entrambe infatti avviene qualcosa che porta i 2 soggetti protagonisti a vendere tutti i propri averi (Mt 13,44-45), una scelta davvero piuttosto radicale. Cosa può portare l’uomo a una tale decisione? La 1a parabola racconta che questo avviene in quanto il soggetto si imbatte in un tesoro assolutamente inaspettato. La sorpresa è così intensa da procurare a quell’uomo una gioia tale da fargli vendere tutto per acquistare il campo dove lo ha trovato e poi nuovamente nascosto. Traduzione: cos’è il regno dei Cieli? E’ incontrare dentro la propria storia Gesù vivo che la sconvolge riempendola di gioia. La gioia, e soltanto la gioia, è il motore di una tale decisione, non perché si debbano buttar via i propri averi, ma perché si trova in Gesù il senso di tutta la vita, il significato di tutto ciò che si è e si ha; per cui non c’è più niente che possa contare quanto Lui. La 2a parabola sottolinea la capacità di un altro uomo, un mercante, di saper valutare tra pietre preziose. Costui è un intenditore che cerca. Incontrare Gesù è come trovare, nella propria ricerca, una perla talmente preziosa che, al confronto, tutto quello che si è incontrato fino a quel momento impallidisce e diventa solo funzionale per giungere ad averla. Le due parabole hanno dunque una certa simmetria. Anche se si può incontrare Gesù in modi diversi (in modo fortuito o come frutto di una ricerca) quello che importa però è decidersi di portare a termine l’affare: vivere con e per Lui. Infatti, prima o poi nella vita ci si accorgerà che non si può amare Gesù e i propri averi. In altre pagine dei vangeli sappiamo cosa il Signore stesso dice in proposito: perché o si odierà uno e si amerà l’altro, oppure ci si affezionerà all’uno e si disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e mammona (Lc 16,13 e Mt 6,24).
Mi meraviglio sempre quando incontro nella chiesa fratelli che coltivano la fede per qualche altro motivo, ma non per la gioia di chi si è incontrato. O forse, semplicemente non hanno ancora incontrato Gesù. Non lo so. Proprio non riesco a comprendere come si possa tenere in piedi il cristianesimo senza gioia. E’ un’illusione, non regge, alla lunga persino il mondo che ci circonda lo squalifica (cfr.Mt 5,13). E’ impressionante quanti ambienti ecclesiali siano oggi ricchi di tante cose, di dottrina e di tante sicurezze, nei giudizi categorici, nei mezzi, nei sussidi a disposizione, nelle persone titolate a portare avanti continue iniziative e progetti pieni di buone intenzioni, eppure tra loro non si respira la gioia di Gesù! Come è bello invece vedere l’uomo quando, incontrato Gesù, decide di far ruotare la sua vita non più attorno a sé, ma attorno a Lui! Nei giorni scorsi un amico è venuto a bussare di buon mattino alla mia porta. Non è sua consuetudine venire di mattino così presto: “vorrei parlarti”, – mi dice. Prima ancora che mi parlasse intuivo che stava per dirmi qualcosa di molto importante. E così, davanti a un buon caffè, mi comunica la sua decisione di lasciare tanti affari, di lasciare tante occupazioni che riempiono la sua vita, di delegare ad altri le sue attività per concentrarsi nell’affare più importante da quando Gesù gli ha toccato il cuore: dare più tempo e la sua stessa vita per servirlo meglio. Voleva condividere con me questa sua decisione. Quando l’ho salutato aveva gli occhi che gli brillavano e tutto il suo volto emanava una pace profonda. Notate bene: è un uomo sposato. Quanto è grande e buono il Signore Gesù con chi si decide per Lui, chiunque egli sia!
Andiamo alla ultima coppia di parabole. La prima parabola (Mt 13,47-50) richiama in parte quella del grano e della zizzania di domenica scorsa, ma sottolinea soprattutto la responsabilità a cui siamo chiamati. Gesù non ci è venuto incontro per fare di Lui un affare privato. Non esiste dono che Dio ci faccia che non serva per amare e coinvolgere gli altri. Guai a chi si costruisce una fede “fai-da-te”. In questo senso allora i discepoli sono chiamati a essere una comunità (una rete) di gente pescata dalla morte che a sua volta diventa pescatrice (Mt 4,19). Essi non scelgono chi vi entra (anche perché sceglierebbero solo i buoni, i bravi e i belli!…), ma accolgono tutti nel proprio seno, peccatori come loro. Solo alla fine del mondo, cioè quando la rete sarà riempita (v.48) si opererà una distinzione tra pesci buoni e cattivi, azione che eseguiranno gli angeli (v.49). Ancora una volta il richiamo è di non lasciarsi influenzare dalla voglia di giudicare prima del tempo. Il tempo presente che viviamo ci è dato per la pesca e per essere misericordiosi con gli altri come Colui che ci ha pescato misericordiosamente. Diversamente, ci si auto-incarica ad essere angeli chiamati ad eseguire i giudizi divini che nemmeno conosciamo. E quanti ce ne sono di questi “angeli” oggi in giro, basta dare un’occhiata su facebook…
Avete capito tutte queste cose? – dice in conclusione Gesù ai suoi uditori, che gli rispondono subito: “sì” (Mt 13,51). Perciò ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,52). Se anche voi avete capito tutte queste cose (che spero di aver trasmesso fedelmente), allora non c’è bisogno che vi spieghi quest’ultima paraboletta. Se invece non le avete comprese, non scoraggiatevi. L’augurio con la mia preghiera più sincera è che, per tutti voi che avete letto, Gesù diventi il tesoro unico della vita. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore (Lc 12,34).
*************************
En estos últimos meses me ha sucedido que he encontrado hombres y mujeres a punto de iniciar o concluir óptimos asuntos. Hay quien está comprando una bella casa con 80,000 euros en cambio de pagar 130,000, su efectivo valor. Está quien, después de una larga búsqueda, finalmente ha encontrado una mujer como honesta y confiable cuidadora para el propio papá anciano. Está quien, después de haber “padecido” largamente un trabajo, ha encontrado otro más adecuado a la propia capacidad. Está quien ha encontrado a un privado venderle su propio carro perfectamente integra en todos sus componentes por un par de millones de euros. En medio de las tantas cosas que no funcionan en la vida, todos, en tales ocasiones, hacemos un suspiro de descanso… Pensaba por esto como, en la vida, hacemos todos la experiencia de asuntos que nos van bien y de otros que nos van mal.
El evangelio de hoy nos entrega un mensaje importantísimo. Es como si se dijera: he aquí, hay sin embargo en la vida un negocio mucho más importante para llevar a termine. Si te sucediera “en tu camino”, cuida en no dejarlo escapare. Nos hablan las primeras dos parábolas. En las dos de hecho sucede algo que lleva a los 2 sujetos protagonistas a vender todos los propios bienes (Mt 13,44-45), una elección verdaderamente radical. ¿Qué puede llevarle al hombre a una tal decisión? La 1ra parábola cuenta que esto ocurre en cuanto el sujeto se topa con un tesoro absolutamente inesperado. La sorpresa es así intensa hasta el punto de crear en aquél hombre un tal gozo de hacerle vender todo para comprar el campo donde lo ha encontrado, y luego nuevamente esconderlo. Traducción: ¿Qué es el reino de los Cielos? Es encontrar dentro de la propia historia a Jesús vivo que la transforma llenándola de gozo. El gozo, y solamente el gozo, es el motor de una tal decisión, no porque se deban arrojar los propios bienes, sino porque se encuentra en Jesús el sentido de toda la vida, el significado de todo lo que se es y se tiene; por lo cual no hay más nada que pueda valer cuanto Él. La 2da. Parábola de hecho subraya la capacidad de otro hombre, un mercader, de saber evaluar entre las piedras preciosas. Este es un entendedor que busca. Encontrar a Jesús es como encontrar, en la propia búsqueda, una perla tanto preciosa que, en comparación, de todo aquello que se ha encontrado hasta ese momento palidece y se vuelve solo funcional para alcanzar y tenerla. Las dos parábolas tienen entonces una cierta simetría. Aunque se pueda encontrar a Jesús en modos diferentes (de manera fortuita o como fruto de una búsqueda) lo que importa es decidirse en llevar a termine el asunto: vivir con y para Él. Antes o después en la vida nos daremos cuenta que no se puede amar a Jesús y los propios bienes. En otras páginas de los evangelios sabemos qué es lo que el Señor mismo dice a propósito: porque o se odiará uno y se amará al otro, o si no nos aficionaremos a uno y se despreciará al otro. No pueden servir a Dios y a Mahoma (Lc 16,13 y Mt 6,24).
Me quedo maravillado cuando encuentro en la iglesia a hermanos que no cultivan la fe por el gozo de quien se ha encontrado. O quizás, simplemente todavía no han encontrado a Jesús. No lo sé. No logro a comprender como se pueda tener en pie el cristianismo sin gozo. Es una ilusión, no se mantiene, a la larga hasta el mundo que nos rodea lo descalifica (cfr. Mt 5,13). Es impresionante cuántos ambientes eclesiales hoy sean ricos de doctrinas y de tantas seguridades, sobre todo en los juicios categóricos, en los medios, en las personas tituladas a llevar adelante continuas iniciativas y proyectos llenos de buenas intenciones, ¡pero entre ellos no se respira el gozo de Jesús! Cómo es bello en cambio ver al hombre cuando, encontrado Jesús, decide hacer girar su vida no más alrededor de sí mismo, sino entorno a Él! En los días pasados un amigo ha venido a tocar de buena mañana a mi puerta. No es su costumbre venir así temprano por la mañana: “quiero hablarte”, – me dijo. Todavía antes de que me hable intuía que estaba para decirme algo muy importante. Y así, delante de un buen café, me comunicó su decisión de dejar tantos negocios, de dejar tantas ocupaciones que llenan su vida, delegar a otros sus actividades para concentrarse en el asunto más importante desde cuando Jesús le ha tocado el corazón: dar más tiempo y su misma vida para servirlo mejor. Quería compartir conmigo esta decisión suya. Cuando lo he saludado tenía los ojos que le brillaban y todo su rostro emanaba una paz profunda. Noten bien: es un hombre casado. Cuanto es grande y bueno el Señor Jesús con quien se decide por Él, ¡quien ese fuera!
Vamos a la última pareja de parábolas. La primera parábola (Mt 13,47-50) vuelve a llamar en parte a aquella del trigo y de la cizaña del domingo pasado, pero subraya sobre todo la responsabilidad a la cual estamos llamados. Jesús no nos ha venido al encuentro para hacer de Él un asunto privado. No existe don que Dios nos haga que no sirva para amar e involucrar a los demás. Pobre de quien se construye una fe “autoservicio”. En este sentido entonces los discípulos están llamados a ser una comunidad (una red) de gente pescada de la muerte que a su vez se vuelve pescadora (Mt 4,19). Ellos no eligen quien entra (también porque elegirían solo a los buenos, los capaces y los lindos!…), pero acogen a todos en el propio seno pecadores como ellos. Solo al final del mundo, o sea cuando la red estará llena (v.48) se trabajará una diferenciación entre peces buenos y malos, acción que ejercerán los ángeles (v.49). Una vez más la llamada es de no dejarnos influenciar del deseo de juzgar antes de tiempo. El tiempo presente que vivimos nos es dado para la pesca y para ser misericordiosos con los demás como Aquél que nos ha pescado misericordiosamente. Diferentemente, nos auto-encargamos a ser ángeles llamados para cumplir los juicios divinos que ni siquiera conocemos. Y cuantos hay por ahí de estos “ángeles” vayan a dar una mirada por facebook…
¿Han entendido estas cosas? – dice en conclusión Jesús a sus oidores, que le responden inmediatamente: “si” (Mt 13,51). Por lo cual cada escriba que se volvió discípulo del reino de los cielos es similar a un jefe de casa que extrae de su tesoro cosas nuevas y cosas antiguas (Mt 13,52). Si también ustedes han entendido todas estas cosas, que espero haber transmitido fielmente, no es necesario que les explique esta última parábolina. Si en cambio no lo han entendido, no se desanimen. El deseo con mi oración más sincera es que, por todos ustedes que han leído, Jesús se vuelva el tesoro único de la vida. Porque donde está tu tesoro, allí estará también tu corazón (Lc 12,34).
Leggendo il tuo commento mi è tornato in mente quello che Marco ha scritto nella “chat” coi nostri figli, ricordando che il 19 luglio scorso io e lui siamo “insieme” da ben 38 anni!! Ha voluto ricordare ai figli che oltre al reciproco amore, al rispetto, all’ amicizia, all’ impegno nel continuo “rimodellarsi” l’ uno all’ altra e viceversa, abbiamo sempre avuto nella nostra storia un “Terzo” grande Amico che ci ha guidati, protetti, ispirati. Abbiamo avuto entrambi la fortuna di puntare, scommettere su di Lui. La nostra vita non è stata costellata da eventi straordinari, di scelte particolarmente eclatanti…..è la nostra quotidianità ad essere straordinaria prima di tutto perché siamo ancora insieme e poi per la forza grande che siamo insieme. Insieme riusciamo e riusciremo ad affrontare tutto perché abbiamo davvero puntato tutto su di Lui, quando in quel bellissimo giorno di dicembre ci siamo sposati.
"Mi piace""Mi piace"
In quel bellissimo giorno avrei voluto esserci anch’io, mi sono accontentato di un recente anniversario in cappella delle suore….grazie di quello che hai scritto Chiara, la vostra forza, il vostro miracolo di stare insieme come tu stessa dici si chiama Gesù Cristo, ma non per fortuna, ma perché avete deciso insieme di puntare su di Lui…e Lui, come sempre, non delude mai!!!!
"Mi piace""Mi piace"
Le parabole del regno anche questa settimana possono tranci in inganno.
Gesù parla di tesoro e di “affare”…
L’inganno é che il tesoro di cui parla Gesù
non è una questione privata; l’affare é un tesoro che non si “corrompe e non marcisce”. Gesù solo che legge nei nostri cuori ci può dare coraggio.
Un’amica con un figlio disabile mi diceva..
se non avessi Gesù sarei persa, e poi…
Gesù é quella perla che ci fa costruire
insieme una bella collana; perciò come hai detto tu p.Giacomo, incontrare Gesù é decidersi di portare a termine l’affare.
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Rosy, vedo che tu hai già portato a termine l’affare e ne gioisco!….un abbraccione!
"Mi piace""Mi piace"