LASCIATE CHE CRESCANO INSIEME

XVI DOMENICA DEL T.O.

Sap 12,13.16-19; Rm 8,26-27; Mt 13,24-30

 

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del bel seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a sradicarla?”. “No” – rispose, “perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”». Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il bel seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». 

 

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Semina di grano e zizzania
Il seminatore e il nemico, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2014

Delle tre parabole che oggi Gesù racconta nel vangelo, sembra che l’attenzione maggiore debba essere rivolta a quella del grano e della zizzania, dato che di questa, e non delle altre due, come i primi discepoli, sicuramente anche noi avremmo chiesto spiegazione al Signore (Mt 13,36). Nella parabola di domenica scorsa si parlava del seme della Parola e delle difficoltà che incontra nel terreno del nostro cuore prima di dar frutto. La parabola di oggi ci dice da quale seme provengano quegli ostacoli: è un seme cattivo. Gesù semina la sua Parola. Ma anche il nemico, il diavolo, semina la sua. La parabola è rivolta a noi discepoli e riguarda il problema che più ci attanaglia: il problema del male e del nostro rapporto con esso, problema tutto concentrato nella domanda che i servi fanno al padrone di casa, allorché scoprono meravigliati che nel suo campo, tra il grano, è spuntata anche della zizzania. Signore, non hai seminato del bel seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? (Mt 13,27).

Parabola grano e zizzania 2
Da dove viene la zizzania? acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2014

Gesù risponde fugando ogni dubbio sulla sua origine (Mt 13,28a), ma non fuga altri dubbi/domande che si intrufolano facilmente nel nostro cuore di credenti. Ad es., perché se il proprietario è “padrone” del suo campo non ha messo a sua guardia qualche vigilante? Oppure, perché non ha installato a sua protezione qualche altra misura di difesa? Non fanno così i padroni dei campi? Il testo del vangelo ci dice soltanto che il nemico di quell’uomo venne a seminare in mezzo al grano il suo seme, mentre tutti dormivano (Mt 13,25). Perché questa disattenzione? Come mai il nemico agisce così?

Vorrei dire qualcosa prima di tutto circa il diavolo, origine di ogni male. Il vangelo (ma anche l’A.T.) ne parla come di una realtà personale. Dopo un cinquantennio nel quale satana è riuscito persino a convincere i credenti sulla sua inesistenza, oggi invece assistiamo alla sua riscoperta in tante aree ecclesiali. Cosa in sé molto positiva per la fede. Per cui, se nei primissimi anni post-conciliari ci si è spinti teologicamente fino a teorizzare il male come realtà impersonale (e quindi a negare l’esistenza del diavolo), oggi, come reazione, assistiamo a una sensibilizzazione sulla sua presenza che a volte è frutto della evangelizzazione, a volte però rischia di diventare una seconda vittoria del diavolo, dopo quella riscossa in chi nega la sua esistenza. Difatti, incontro sempre più spesso cristiani, laici e chierici, intenti a passare tantissimo tempo per “aiutare” a vedere il diavolo dappertutto e per indicare quasi subito nell’esorcista il rimedio ad ogni male. A parlar con loro sembra quasi si sentano investiti di una vera e propria missione. Il problema è che nemmeno si accorgono che se da un lato dobbiamo effettivamente aprire gli occhi sulla zizzania e a guardarci dal maligno, dall’altro, siamo chiamati egualmente a vedere bene il grano che ci circonda. E non si accorgono minimamente che in questa parabola il Signore insegna qual è l’atteggiamento che vuole dai suoi discepoli nei confronti del male, il più delle volte giungendo a contraddirlo e a fare così un miglior servizio a satana! Quanta violenza “sacra” in certe predicazioni per cercare di individuare, condannare, ed eliminare il male saltando letteralmente il messaggio del vangelo di oggi! E’ la solita tentazione di sognare una chiesa fatta di gente perfetta, pura e senza difetti, tutta intenta a creare e ricreare delle “elìtes” di credenti incaricati di reprimere il male dentro di essa. Ma i maggiori disastri arrivano sempre dal tentativo di eliminare il male! Infatti, la proposta umana sarà sempre quella di toglierlo di mezzo: vuoi che andiamo a sradicarla? (Mt 13,28). Ma il Signore risponde “no” a questa proposta (Mt 13,29).

Parabola grano e zizzania 1
Lasciate che crescano insieme, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2014

Anche se dispiace raccontarlo, offro un esempio in proposito. Ricordo che nel mio 3° anno di studi teologici c’era un fratello come me candidato al sacerdozio che si distingueva per l’ordine esteriore della sua persona, l’impeccabilità del suo vestirsi  (colletto clergyman da prete), ma anche austerità di vita personale, della sua condotta tra noi studenti, fedeltà rocciosa alla preghiera, ecc.ecc.. Quando poi divenne sacerdote la sua reputazione crebbe ancora di più. C’erano amici comuni che andarono a passare dei giorni nella sua parrocchia. Mi raccontarono che si svegliava ogni mattino alle 5.00, che beveva solo un caffè, che passava a preparare i fiori per il tabernacolo ogni giorno dopo l’angelus, e che digiunava due volte alla settimana. La sua predicazione era feroce nei confronti del male presente nella chiesa, contro i costumi traviati del popolo di Dio e contro altri mali che affliggono le comunità cristiane dei nostri giorni. Più lo si ascoltava, più si aveva la percezione di trovarsi di fronte a una sorta di santo “alla padre Pio” per intenderci. Ma io più lo vedevo e più mi sembrava troppo “perfetto”; al punto che, pur ascoltando queste notizie dagli altri, rimanevo sempre perplesso e mi domandavo: “perché quando entro a contatto con questo sacerdote non sento tra noi aria di fraternità? Perché si avverte questa forte “distanza” tra noi suoi confratelli e lui, anche se noi non la cerchiamo?” Non sapevo rispondermi e perciò rimanevo in silenzio quando la maggior parte del popolo di Dio decantava la sua santità. Sono passati quasi 15 anni dall’ultima volta che l’ho visto. Due anni fa ricevo la notizia che è indagato da qualche tempo per violenze ed abusi sessuali su adolescenti che frequentavano la sua parrocchia. Quest’anno è giunta la sentenza che ha confermato l’imputazione con la dichiarazione ufficiale della sua diocesi che la recepisce e chiede perdono alle vittime con le proprie famiglie.

Il male non appare subito. Anch’esso è frutto di una semina. Il diavolo è paziente! Ma in genere, all’inizio, appare sempre come qualcosa di bello e di buono. Una delle cose più difficili da accettare per noi credenti è proprio la realtà della commistione del bene con il male. Da qui le tante fughe nel religioso che fanno sognare la chiesa dei puri nella continua ricerca della personale purezza come assenza di ogni male; oppure le tante fughe dei delusi dalla chiesa quando la si sperimenta come realtà che ha sempre in sé anche la zizzania: ecco allora che ci si allontana da essa e viene ripudiata. Il Signore Gesù risponde con un secco “no” alle nostre proposte di eliminazione del male perché non accada che, raccogliendo la zizzania, sradichiate anche il grano (Mt 13,29). Egli ci propone di avere un rapporto diverso con il male che è in noi e fuori di noi. Bisogna prenderlo in modo diverso. Non come quel mio fratello sacerdote che si è messo in testa di essere esente dal male e si è poi ritrovato sradicato anche il suo grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme è l’indicazione di Gesù. Non siamo noi uomini i chiamati a fare da mietitori, ma gli angeli (Mt 13,39). “L’uomo non è né angelo né bestia e disgrazia vuole che chi vuol essere un angelo finisce per far la bestia” (Blaise Pascal): quanto è vero questo celebre pensiero del grande scienziato convertito alla fede! E’ veramente difficile accettare la nostra realtà umana dove le zizzanie si rivelano talmente forti e radicate che, chi si concentra per sradicarle, rischia di sradicare anche il grano. Quanta fatica faccio ad aiutare quei fratelli/sorelle che se da una parte mi chiedono consiglio per il loro cammino spirituale, non ci sentono però alle loro orecchie quando gli dico che sono troppo concentrati a spazzare via il male da se stessi: noto dalla reazione che è come se gli dicessi qualcosa di contrario alla fede; perciò, la maggior parte se ne va alla ricerca di altre guide.

Fuori parabola, è veramente difficile accettare la linea divina nei confronti del male: Dio non combatte il male reprimendolo, ma insegnandoci a vincerlo con il perdono. Il tempo di questa vita, non è il tempo della mietitura (Mt 13,40-43). E’ il tempo della Misericordia Divina che vuol fare di ogni luogo di peccato il luogo della sua rivelazione: laddove abbonda il peccato, sovrabbonda la sua grazia (Rm 5,20). Il trionfo del bene sarà solo alla fine del mondo (Mt 13,39). Finché siamo sulla terra, dovremo sempre misurarci con la presenza del male, ricordandoci però che Dio lo lascia stare perché è attraverso di esso che possiamo conoscerlo per quello che Lui è: amore incondizionato e misericordioso. Se quindi gli crediamo e lo seguiamo nella sua indicazione, scopriremo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28), cioè che anche il nostro male può esser messo al servizio del bene. Scopriremo che davvero il volto del Dio di Gesù Cristo è lo stesso del Dio del libro della Sapienza (1a lettura), quando lo decanta nel modo di agire con cui insegna al suo popolo che si devono amare gli uomini, perché ha dato ai suoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, Egli concede anche il pentimento (Sap 12,19). E scopriremo anche che, toccata con mano la sua misericordia verso il nostro male, diventiamo poco a poco con gli altri come Lui, lo scandaloso Signore che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e fa sorgere il sole sui malvagi e sui buoni (Mt 5,45).

 

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De las tres parábolas que hoy Jesús nos cuenta en el evangelio, parece que la atención mayor deba ser dirigida a aquella del trigo y de la maleza, dado que de esta, y no de las otras dos, como los primeros discípulos, también nosotros seguramente hubiéramos pedido explicación al Señor (Mt 13,36). En la parábola del domingo pasado se hablaba de la semilla de la Palabra y de las dificultades que encuentra en el terreno de nuestro corazón antes de dar fruto. La parábola de hoy nos dice de qué semilla vienen esos obstáculos: es una mala semilla. Jesús siembra su Palabra. Pero también el enemigo, el diablo, siembra la suya. La parábola está dirigida a nosotros discípulos y se trata del problema que más nos aflige: el problema del mal y de nuestra relación con ella, problema todo concentrado en la pregunta que los siervos hacen al dueño de la casa, cuando descubren maravillados que en su campo, entre el trigo, ha nacido también la maleza. Señor, ¿no sembraste buena semilla en tu campo? ¿De dónde pues, viene esa maleza? (Mt 13,27)

Jesús responde disipando cada duda sobre su origen (Mt 13,28a), pero no disipa otras dudas/preguntas que se entrometen fácilmente en nuestro corazón de creyentes. Por ej., ¿Por qué si el propietario es “dueño” de su campo no ha puesto  en guardia algún vigilante? O sino, ¿Por qué no ha instalado en su protección cualquier otra medida de defensa? ¿No hacen así los dueños de los campos? El texto del evangelio nos dice solamente que el enemigo de aquel hombre viene a sembrar en medio del trigo su semilla, mientras todos dormían (Mt 13,25). ¿Por qué esta desatención? ¿Cómo es que el enemigo actúa así? Quisiera decir algo antes de todo acerca del diablo, origen de cada mal. El evangelio (pero también el A.T.) habla como de una realidad personal. Después de una cincuentena de años en la cual satanás ha logrado hasta convencer a los creyentes sobre su inexistencia, hoy en cambio asistimos a su descubrimiento en tantas áreas eclesiales. Cosa en sí muy positiva para la fe. Por lo cual, si en los primerísimos años post-conciliares nos hemos dirigido teológicamente hasta teorizar  el mal como realidad impersonal (y entonces negar la existencia del diablo), hoy, como reacción, asistimos a una sensibilización sobre su presencia que a veces es fruto de la evangelización;  pero algunas veces arriesga de volverse una segunda victoria del diablo, después de aquella percepción en quien niega su existencia. De hecho, encuentro siempre más cristianos, laicos y clérigos, proyectados a pasar tantísimo tiempo para “ayudar” a ver el diablo por todas partes y para indicar casi inmediatamente en el exorcista el remedio de cada mal. Al hablar con ellos parece como si se sintieran investidos de una verdadera y propia misión. El problema es que ni siquiera se dan cuenta que si de un lado debemos efectivamente abrir los ojos sobre la cizaña y cuidarnos del maligno, por otro lado, estamos llamados igualmente a ver bien el trigo que nos circunda. Y no se dan cuenta mínimamente que en esta parábola el Señor enseña cuál es la actitud que quiere de sus discípulos con respecto al mal, ¡la mayoría de las veces alcanzando a contradecirlo y a hacer así un mejor servicio a satanás! ¡Cuánta violencia “sagrada” en ciertas predicaciones para buscar de individuar, condenar, y eliminar el mal saltando literalmente el mensaje del evangelio de hoy! Es la misma tentación de soñar una iglesia hecha de gente perfecta, pura y sin defectos, toda propensa a crear y recrear “élites” de creyentes encargados de reprimir el mal dentro de ella. ¡Pero los peores desastres siempre llegan del esfuerzo por eliminar el mal! De hecho, la propuesta humana será siempre aquella de quitarla del medio: ¿Quieres que vayamos a arrancarla? (Mt 13,28). Pero el Señor responde “no” a esta propuesta (Mt 13,29).

Aunque si disgusta contarlo, ofrezco un ejemplo a propósito de esto. Recuerdo que en mi primer 3er año de estudios teológicos había un hermano como yo candidato al sacerdocio que se distinguía por el orden exterior de su persona, la impecabilidad de su vestirse (clerygman de sacerdote), pero también austeridad de vida personal, de su conducta entre nosotros estudiantes, fidelidad como una roca a la oración, etc. Etc… Cuando luego se volvió sacerdote su reputación cayó todavía más. Tenía amigos comunes que fueron a pasar unos días en su parroquia. Me contaban que se despertaba cada mañana a las 5.00, que tomaba solo un café, que pasaba preparando las flores para el sagrario cada día después del ángelus, y que ayunaba dos veces a la semana. Su predicación era feroz con respecto al mal presente en la iglesia, contra las costumbres desviadas del pueblo de Dios y contra otros males que afligen las comunidades cristianas de nuestros días. Más lo escuchaba, más se tenía la percepción de encontrarse delante de un joven santo “a la padre Pio” para entendernos. Pero yo más lo veía y más me parecía demasiado “perfecto”; hasta el punto que, aun escuchando estas noticias de los demás, me quedaba muy perplejo y me preguntaba: “¿Por qué cuando estoy en contacto con este sacerdote no siento entre nosotros aire de fraternidad? ¿Por qué se advierte esta fuerte “distancia” entre nosotros sus hermanos sacerdotes y él, a pesar que no la buscáramos? No sabía responderme y por eso me quedaba en silencio cuando la mayor parte del pueblo de Dios ensalzaban su santidad. Han pasado casi 15 años de la última vez que lo he visto. Dos años atrás recibo la noticia que está siendo indagado desde hace un tiempo por violencia y abusos sexuales en adolescentes que frecuentaban su parroquia. Este año ha llegado la sentencia que ha confirmado la imputación con la declaración oficial de su diócesis que la ejecuta y pide perdón a las víctimas con las propias familias.

El mal no aparece inmediatamente. También esa es fruto de una siembra. ¡El diablo es paciente! Pero en general, al comienzo, aparece siempre como algo lindo y bueno. Una de las cosas más difíciles de aceptar para nosotros creyentes es justamente la realidad de la confusión del bien con el mal. De aquí las muchas fugas en el religioso que hacen soñar a la iglesia de los puros en la continua búsqueda de la personal pureza como ausencia de cada mal; o sino las tantas fugas de los desilusionados de la iglesia cuando la experimenta como realidad que tiene siempre en sí misma también la cizaña: he aquí entonces que esta viene repudiada. El Señor Jesús responde con un seco “no” a nuestras propuestas de eliminación del pues al quitar la maleza podrían arrancar también el trigo (Mt 13,29). Él nos propone tener una relación diferente con el mal que está en nosotros y fuera de nosotros. Es necesario tomarlo de manera diferente. No como aquél hermano mío sacerdote que  puso en su cabeza de estar libre del mal y se encontró luego erradicado también de su trigo. Déjenlos crecer juntos es la indicación de Jesús. No somos nosotros hombres llamados a ser los que cosechan, sino los ángeles (Mt 13,39). “El hombre no es ni ángel ni bestia y desgracia quiere que quien quiere ser un ángel termina por ser la bestia” (Blaise Pascal): ¡cuánto es verdad este célebre pensamiento del gran científico convertido a la fe!  Es verdaderamente difícil aceptar nuestra realidad humana donde las cizañas se revelan tanto fuertes y radicadas que, quien se concentra para desenraizarlas, arriesga de erradicar también el grano. Hago una fatiga increíble en ayudar a esos hermanos/hermanas que me piden un consejo para su camino espiritual, pero no escuchan cuando les digo a ellos que están demasiado concentrados en desaparecer el mal de sí mismos: es como si dijera a ellos algo  contrario a la fe, el mayor número se va en busca de otros guías. Fuera de la parábola, es verdaderamente difícil aceptar la línea divina con respecto al mal: Dios no combate el mal reprimiéndolo, sino ensenándonos a vencerlos con el perdón. El tiempo de esta vida, no es el tiempo de la cosecha (Mt 13,40-43). Es el tiempo de la Misericordia Divina que quiere hacer de cada lugar de pecado el lugar de su revelación: donde abundó el pecado, sobreabundó la gracia (Rm 5,20). El triunfo del bien será solo al final del mundo. Hasta que estemos en la tierra, debemos siempre medirnos con la presencia del mal, recordándonos que Dios lo deja justamente porque es a través de esa que podemos conocerlo por lo que es: amor incondicional y misericordioso. Si entonces le creemos y lo seguimos en sus indicaciones, descubriremos que Dios dispone todas las cosas para bien de los que lo aman (Rm 8,28), o sea que también nuestro mal puede ser puesto al servicio del bien y que de verdad el rostro de Dios de Jesucristo es el mismo que el  Dios del libro de la Sabiduría (1a lectura), cuando lo decanta al actuar así le has mostrado a tu pueblo que el justo debe amar a todos los hombres, y has dado a tus hijos esa dulce esperanza de que después del pecado les permites que se arrepientan (Sab 12,19). Y descubriremos también que, tocando con mano su misericordia hacia nuestro mal, nos volvemos poco a poco con los demás como Él, el Señor  que hace brillar su sol sobre malos y buenos, y envía la lluvia sobre justos y pecadores (Mt 5,45).

3 Comments

  1. È forse uno dei tuoi più bei commenti, grazie! ……………………….
    In effetti siamo tutti imbevuti anche di “male” ed è per questo che nessuno dovrebbe permettersi di giudicare gli altri.
    Oltre a lavorare su noi stessi per togliere le travi che abbiamo nei nostri occhi, occorre probabilmente avere un approccio diverso nei confronti delle situazioni contrarie al bene. Scandalizzarsi e condannare è vero, non porta molto frutto! Avere il coraggio però di buttarsi in mezzo a queste situazioni impregnate di male fa paura…..sì, riconosco che c’è quasi una paura di ” contaminarsi” , di esserne sopraffatti. Ma se ci ci ferma un attimo a pensare che in queste situazioni non si è soli, si può tirar fuori il coraggio di rispondere con l’unica arma a nostra disposizione per vincere sul male.
    Non è facile, ma ogni volta che si riesce ad interrompere il “circolo vizioso” del male, utilizzando una forza contraria e superiore che è il Bene, cioè l’ Amore, si puo’ fare a meno di imporre divieti e censure.
    Mi pare fosse il vangelo di oggi a dire ” misericordia io voglio, non sacrifici”

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  2. “Usate pazienza” “Lasciate che crescano insieme”; la buona Parola cresce nonostante
    la zizzania.
    Condivido pienamente p.Giacomo ciò che ci hai regalato in questa meditazione sul brano di Vangelo di oggi: ciò che ci spinge deve essere il Vangelo, non la perfezione.
    Tante volte mi ritrovo anch’io ad inseguire
    il bene, ma la zizzania mi tarpa quelle ali
    che vorrei aprire.
    San Paolo dice…vedo il bene e faccio il male…Il Signore ci ricorda che non siamo noi a lottare, ma è Lui che nei tempi opportuni, trarrà il bene, nonostante l’erba malvagia, perché. ..
    come dice il Salmo “Tu sei buono Signore e perdoni”.

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