IL PANE CHE VA AL CENTRO DELLA TAVOLA

SS.MO CORPO E SANGUE DI CRISTO

anno C (2019)

Gen 14,18-20; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

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Gesù è circondato da folle di persone. La sua parola trasmette speranza. La sua parola ha il potere di guarire chi ha bisogno di cure (Lc 9,11). Il testo del vangelo ci dice che si avvicinava ormai la sera e gli apostoli suggeriscono qualcosa al Signore. Siccome ci si trova in zona deserta, bisogna congedare la folla perché vada a cercarsi cibo e alloggio (Lc 9,12). Curioso rileggere questo versetto. Lo leggi ancora e ti chiedi come mai la gente non faccia questo spontaneamente. Voglio dire, dopo una giornata ad ascoltare e vedere Gesù all’opera, come mai nessuno se ne va? Non sanno da se stessi che sopraggiunge l’ora del cibo e del sonno? La folla non sembra affatto preoccupata di ritornare alle proprie abitudini e abitazioni; i dodici invece, pare di sì.

Però la loro preoccupazione può essere semplicemente senso di corresponsabilità. E’ tardi, siamo nel deserto, a certe cose bisogna pur pensare! Ma è proprio nel loro ragionamento/proposta che entra il Signore Gesù, sorprendendoli: date loro voi stessi da mangiare (Lc 9,13). Cioè: provvedete voi, prendete su di voi tutta la vita degli uomini, anche quella dei loro bisogni, non scaricatela sugli altri, poiché io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10). La soluzione non è allontanarli da Gesù, ma farli restare con Lui. Ed è già qui, in questa contro-proposta del Signore che possiamo scoprire il segno eucaristico di ciò che si appresta a fare. Per i credenti, vivere è restare con Gesù al centro, vivere è condividere tutto con Lui. Hai (o sei) soltanto cinque pani e due pesci? No, la soluzione non è andare altrove a comprare per gli altri ciò di cui hanno bisogno (Lc 9,13). La soluzione è rischiare i cinque pani e due pesci mettendoli nelle mani del Signore. Le mani del Signore sono la banca più sicura per far tornare i conti!

Moltiplicazione dei pani e dei pesci
I discepoli distribuiscono il pane e i pesci, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2018

Ai discepoli però i conti non tornavano, perché ancora non tenevano in debito conto cosa può fare la potenza di Dio che conta su di noi! Allora Gesù fa sedere tutti (sono cinquemila!) in modo ordinato, cioè in 100 gruppi di 50 uomini (Lc 9,14-15). Una folla che si siede per mangiare un pane con pesce per cui non ha faticato, pronta per un banchetto che non ha preparato, proprio come più di qualcuno aveva profetizzato! (Is 25,6) I gesti e le parole di Gesù sono chiaramente eucaristici (Lc 9,16). Adesso gli apostoli sono tornati al loro posto: distribuiscono alla folla il cibo moltiplicato che sfama tutti, anzi avanza! (Lc 9,17) Come altri miracoli, la moltiplicazione accade non tanto per soddisfare la fame del cibo che perisce, ma perché sia letta per quello che è: segno di una realtà superiore a ciò che avviene sotto i sensi. I discepoli infatti, dovranno imparare a nutrirsi e distribuire l’inesauribile cibo spirituale che si spezzerà in ogni eucarestia, il pane vero dell’uomo che ha capito che non di solo pane vive l’uomo (Dt 8,3).

Oggi la chiesa celebra solennemente la presenza del suo Signore nelle specie eucaristiche. E’ il suo unico grande tesoro. Urge riscoprire in questo tempo, davanti ad essa, per chi e per cosa vogliamo vivere. Urge far ritornare l’eucarestia al centro della propria vita. Se Gesù-eucarestia torna al centro, qualsiasi cosa accada, la vita diventa un inno di ringraziamento a Lui. Se torna al centro, il suo stile di vita, quello dell’amore che si dona e condivide tutto, mi avvince e mi forma. Se torna al centro, la preghiera davanti al tabernacolo diventa indispensabile. Se torna al centro, la messa, da evento domenicale che “subisco” guardando l’orologio, diventa un’ora indispensabile da dedicare all’intimo dialogo con il Signore. Se torna al centro, da riunione di sconosciuti che si relazionano con uno sconosciuto, diventa fulcro di relazioni fraterne generate da Dio a una vita nuova. Se torna al centro, la chiesa, comunità di credenti, diventa testimonianza credibile che contagia anche coloro che non abitano in essa. Potrei continuare, ma mi fermo qui. Facciamo tornare Gesù-eucarestia al centro della nostra tavola.

 

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AQUEL PAN QUE VA AL CENTRO DE LA MESA

 

Jesús está circundado de una muchedumbre de personas. Su palabra transmite esperanza. Su palabra tiene el poder de sanar a quien necesita curarse (Lc 9,11). El texto del evangelio nos dice que se acercaba ya la noche y los apóstoles sugieren algo al Señor. Como se encuentran en una zona desierta, es necesario despedir a la gente para que vaya a buscar su alimento y alojamiento (Lc 9,12). Es curioso volver a leer este versículo. Lo lees una vez más y te preguntas cómo es que la gente no haga esto espontáneamente. Quiero decir, después de una jornada escuchando  y ver a Jesús a la obra, ¿cómo así nadie se va? ¿No saben ellos mismos que están llegando la hora de la comida y del sueño? La gente no parece de hecho preocupada de regresar a su rutinas y casas; los doce en cambio, parece que sí.

Pero la preocupación de ellos puede ser simplemente el sentido de corresponsabilidad. Es tarde, estamos en el desierto, ¡a ciertas cosas es necesario pensarlas! Pero es justo en el razonamiento/propuesta que entra el Señor Jesús, sorprendiéndolos: Denles ustedes mismos de comer (Lc 9,13). O sea: provean ustedes, tomen sobre ustedes toda la vida de los hombres, también aquella de sus necesidades, no la descarguen sobre los demás, porque yo he venido para que tengan vida y la tengan en abundancia (Jn 10,10). La solución no es alejarlos de Jesús, sino hacerlos quedarse con Él. Y es ya aquí, en esta propuesta contraria del Señor que podemos descubrir la señal eucarística de lo que se apresura hacer. Para los creyentes, vivir y quedarse con Jesús al centro, vivir y compartir todo con Él. ¿Tienes (o eres) solamente cinco panes y dos peces? No, la solución no es ir a otra parte a comprar para los demás de lo que necesitan (Lc 9,13). La solución es arriesgar los cinco panes y dos peces poniéndolos en las manos del Señor. ¡Las manos del Señor es el banco más seguro para hacer buenas cuentas!

Pero a los discípulos las cuentas no le resultaban, porque todavía no tenían en cuenta débito de qué cosa puede hacer la potencia de Dios que ¡cuenta con nosotros! Así que Jesús hace sentarse a todos (¡son cinco mil!) de manera ordenada, o sea en 100 grupos de 50 hombres (Lc 9,14-15). Una multitud que se sienta para comer un pan con pescado por el cual no ha fatigado, lista para un banquete que no ha preparado, ¡justamente como más de uno había profetizado! (Is 25,6) Los gestos y las palabras de Jesús son claramente eucarísticos (Lc 9,16). Ahora los apóstoles han regresado a su lugar: distribuyen a la gente la comida multiplicada que alimenta a todos, ¡más bien sobra! (Lc 9,17) Como otros milagros, la multiplicación sucede no tanto para satisfacer el hambre de comida que perece, sino para que sea leída por lo que es: signo de una realidad superior a lo que sucede frente a los sentidos. Los discípulos de hecho, deberán aprender a nutrirse y distribuir la inagotable comida espiritual que se partirá en cada eucaristía, el pan verdadero del hombre que ha entendido que no solo de pan vive el hombre (Dt 8,3).

Hoy la iglesia celebra solemnemente la presencia de su Señor en las especies eucarísticas. Es su único grande tesoro. Urge volver a descubrir en este tiempo, delante a ella, para quien y por qué cosa queremos vivir. Urge hacer regresar la eucaristía al centro de la propia vida. Si Jesús-eucaristía regresa al centro, cualquier cosa suceda, la vida se vuelve un himno de agradecimiento a Él. Se regresa al centro, su estilo de vida, la del amor que se dona y comparte todo, me abraza y me forma. Se regresa al centro, la misa, de evento dominical que “soporto” mirando el reloj, se vuelve una hora indispensable de dedicar al íntimo diálogo con el Señor. Se regresa al centro, de reunión de desconocidos que se relacionan con un desconocido, se vuelve centro de relaciones fraternas generadas por Dios a una vida nueva. Se regresa al centro, la iglesia, comunidad de creyentes, se vuelve testimonio creíble que contagia también a aquellos que no viven en ella. Podría continuar, pero me detengo aquí. Hagamos volver a Jesús-eucaristía al centro de nuestra mesa.

3 Comments

  1. Commento efficace, molto utile per fermarsi e riprendere in mano la propria scelta di fede, rivederla, rinnovarla!
    Vorrei aggiungere una riflessione che mi è balzata alla mente non appena ho letto il brano del Vangelo di oggi.
    Non ho potuto fare a meno di notare quanto ” ben di Dio” era rimasto dopo che Gesù aveva spezzato il Pane….Non è il miracolo in sé che mi ha colpito questa volta, ma sono tutti quei succulenti “avanzi” di cui si parla sempre! Mi è venuto da pensare prima di tutto che il messaggio e il miracolo sono per tutti, indistintamente, non solo per gli “affezionati”.
    Poi con tristezza ho pensato che tanto è a disposizione ma tanto sembra rimanere sulla tavola…ci viene offerto un nuovo modo di mangiare, cibo di prima scelta che non deperisce, anzi, ci dona tutti i nutrienti che servono per dare senso alla vita, per combattere il male, per trovare appagamento e tanto altro ancora.
    È quindi una sfida, una sfida per noi che a quella tavola ci sediamo, affinché raccogliamo quei succulenti avanzi e li rimettiamo in circolo, tra coloro che sembrano un po’ più lontani di noi dalla tavola

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  2. Nel Vangelo di questa settimana al centro della scena c’è il pane, la sala è all’aperto e il pane sembra essere Gesù. Il fatto è che gli altri possono mangiare, ma Gesù non mangia, Lui si è fatto pane per “l’altro”.
    Urge la carità, urge che rimettiamo tutto nelle mani di Dio.
    Ho in mente una frase che mi dice sempre mamma: Dio pensa a noi più di quanto noi pensiamo a lui.
    Facciamo tesoro e onoriamo questa eucaristia affinché Dio possa operare.

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