XXXII DOMENICA DEL T.O.
anno A (2020)
Sap 6,12-16; 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
___________________________
Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve (1Cor 7,29). E’ una frase di S.Paolo che mi ha sempre toccato nel profondo. Perché mai allora lo Sposo della parabola di oggi ritarda? (Mt 25,5) Come mai tante volte Dio ci sembra sempre in ritardo e al contempo chiede di considerare la brevità della nostra vita? Il vangelo di questa domenica ci aiuta a penetrare nel mistero dei giorni che ci sono dati da vivere, qualunque ne sia il numero. Anche un salmo invita a rivolgersi a Dio stesso per riflettere con attenzione sul tema: insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore (Sal 89,12). Ecco, oggi il vangelo ci dona preziosi suggerimenti per giungere a quella Sapienza di cui, la 1a lettura, dice che essa stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro (Sap 6,16). Se la cerchiamo davvero, scopriamo che è lei che sta cercando prima noi.
Per noi cristiani vivere veramente è saper attendere Dio, camminando incontro a Lui. Questa è un’interpretazione fondamentale che ci è offerta e che ci rammenta ogni liturgia eucaristica nell’embolismo dopo la preghiera del Padre Nostro: “nell’attesa della beata speranza e venga il nostro Signore Gesù Cristo”. Il racconto ci presenta 2 gruppi di vergini che rivelano due modi di vivere: da stolti o da saggi (Mt 25,2). Il fatto che siano percentualmente pari (5 e 5) fa pensare che in noi ci siano entrambe le predisposizioni, oppure che nel nostro cammino ci si comporta ora come le vergini stolte, ora come le sagge. La stoltezza e la saggezza sono spiegate da Gesù nel diverso comportamento preparatorio riguardo alla lampada che ciascuna vergine porta con sé (Mt 25,3-4). Eppure, il grido che si leva nella notte evidenzia nei due gruppi una medesima impreparazione: tutte le vergini sono bruscamente sorprese a dormire (Mt 25,6-7). La spiegazione antecedente sulla differenza tra un gruppo e l’altro viene però confermata dal dialogo tra esse dopo il risveglio.
Qualche giorno fa dei miei cari cugini hanno ricevuto dal competente tribunale ecclesiastico una notizia attesissima: i rispettivi primi matrimoni (non per causa loro) sono stati una farsa, sono nulli. Ma hanno dovuto attendere più di 30 anni l’annullamento. Ho seguito la loro penosa vicenda da vicino, soprattutto dopo essere diventato nel frattempo sacerdote. Se avessero riposto la loro speranza nella istituzione ecclesiale, forse avrebbero da tempo ceduto allo scoraggiamento. Quante porte chiuse davanti a loro prima che si riaprisse una porta di speranza! Nell’attesa, non hanno perso tempo nella lamentela, nel prendersela con la Chiesa poco accogliente ecc. Hanno continuato a frequentarla, hanno educato i loro figli oggi giovani negli stessi ambienti di fede. Umanamente hanno provato momenti difficilissimi, ma il passare degli anni è stato per loro un preparare, nella speranza, il momento di potersi finalmente sposare con matrimonio cristiano: la sua lunga mancanza insieme agli altri sacramenti non è stato un alibi per smettere di amarsi e prepararsi a quel giorno. Ora quel momento si sta avvicinando e la gioia in casa loro nonché in casa di noi familiari si è già accesa, e quale gioia!
Per chi ha deciso di puntare sulla fede, la vita riserva non solo croci, ma anche appuntamenti indimenticabili. Non c’è nessuna ferita, nessun trauma, nessun fatto del nostro passato che ce ne possa privare, se lo si crede, ovvero se si vive il tempo presente saggiamente come occasione unica per far provvista di olio. Perché in fondo la saggezza sta tutta qua: nel riempire di olio in piccoli vasi la mia vita, nella certezza che la vita è bella, che c’è sempre da prepararsi per qualcosa di bello che mi attende, perché io sono importante per Dio. Se ci credo davvero allora il presente è sempre un tempo prezioso e mai superfluo da vivere. Non esistono giorni più importanti degli altri, semmai esistono giorni che preparano giorni sempre più belli, giorni in cui si lavora per equipaggiarsi a vivere bene ciò che ci attende. Ma l’opzione di vivere in questo modo sta solo nelle mie mani. L’acquisizione dell’olio non è delegabile. Alla richiesta delle stolte di essere rifocillate perché le loro lampade si spengono, le sagge rispondono: no, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene (Mt 25,9).
Il finale del vangelo è un sano monito a trovare in tempo, dentro noi, la decisione di vivere da persone sagge, cioè da persone che approfittano del momento presente per riempirsi di olio (Mt 25,10). C’è infatti il rischio di varcare impreparati il grido di mezzanotte (la morte) che annuncia l’arrivo dello Sposo. Egli è la Luce che mi viene incontro ogni giorno, ma dopo questa vita terrena non sarà più possibile procurarsi l’olio che mi tiene in piedi alla sua presenza. Lì mi vedrò per quello che veramente sono: uno che ha conosciuto o meno il Signore (Mt 25,12). Meglio vigilare sulla mia lampada: sono acceso o mi sto spegnendo? (Mt 25,13) Meglio cercare subito e comprare dai venditori, oggi stesso, la riserva d’olio in piccoli vasi. I vangeli delle 2 prossime domeniche ci indicheranno come e dove cercarli.
*******************
TIEMPOS DE ESPERA: NO SE SABE, ¡ENTONCES A PREPARARNOS!
Esto les digo, hermanos: el tiempo es corto (1Cor 7,29). Es una frase de S. Pablo que siempre me ha tocado profundamente. ¿Por qué entonces el Esposo de la parábola de hoy se tarda? (Mt 25,5) ¿Cómo así tantas veces nos parece que Dios siempre está en retraso y al mismo tiempo pide considerar la brevedad de nuestra vida? El Evangelio de este domingo nos ayuda a entrar en el misterio de los días que se nos ha dado para vivir, cualquiera sea el número. También un salmo invita a dirigirse a Dios mismo para reflexionar con atención sobre el tema: enséñanos a contar nuestros días y alcanzaremos la sabiduría del corazón (Sal 89,12). Entonces, hoy el evangelio nos dona preciosas sugerencias para alcanzar a aquella Sabiduría de la cual, la 1ra lectura, dice que ella misma va por todas partes buscando a los que son dignos de ella: se les muestra benévola en los caminos y le sale al encuentro en todos sus pensamientos (Sab 6,16). Si la buscamos de verdad, descubrimos que es ella que nos está buscando primero a nosotros.
Para nosotros cristianos vivir verdaderamente es saber esperar a Dios, caminando al encuentro de Él. Esta es una interpretación fundamental que nos es ofrecida y que nos recuerda cada liturgia eucarística en el embolismo después de la oración del Padre Nuestro: “en la espera de la beata esperanza y venida de nuestro Señor Jesucristo”. La narración nos presenta 2 grupos de vírgenes que revelan dos modos de vivir: como necias o como sabias (Mt 25,2). El hecho que sean porcentualmente pares (5 y 5) hace pensar que en nosotros están ambas las predisposiciones, o también que en nuestro camino nos comportamos una vez como las vírgenes necias, y otra vez como las sabias. La necedad y la sabiduría son explicadas por Jesús en los diferentes comportamientos preparatorio con respecto a la lámpara que cada virgen lleva consigo (Mt 25,3-4). Sin embargo, el grito que se levanta en la noche evidencia en los dos grupos una misma impreparación: todas las vírgenes son bruscamente sorprendidas durmiendo (Mt 25,6-7). La explicación antecedente sobre la diferencia entre un grupo y el otro viene confirmado por el diálogo entre ellas después de despertarse.
Hace algunos días mis queridos primos han recibido del competente tribunal eclesiástico una noticia muy esperada: los respectivos primeros matrimonios (no por causa de ellos) fueron una farsa, son nulos. Pero han tenido que esperar más de 30 años para la anulación. He seguido el penoso caso desde cerca, sobre todo después de haberme vuelto sacerdote mientras tanto. Si hubieran depositado sus esperanzas en la institución eclesial, quizás hubiera desde hace mucho cedido al desánimo. ¡Cuántas puertas cerradas delante de ellos antes de que se abra una puerta de esperanza! En la espera, no han perdido tiempo en lamentarse, en echarle la culpa a la Iglesia poco acogedora, etc. Han continuado a frecuentarla, han educado sus hijos hoy jóvenes en los mismos ambientes de fe. Humanamente han probado momentos muy difíciles, pero el pasar de los años ha sido para ellos un preparar, en la esperanza, el momento de poderse finalmente casar con matrimonio cristiano: la larga falta junto a los demás sacramentos no ha sido una excusa para dejar de amarse y prepararse a aquel día. Ahora ese momento se está acercando y la alegría en casa de ellos además en la casa de nosotros familiares ya se ha encendido, ¡y qué alegría!
Para quien ha decidido de fijarse sobre la fe, la vida reserva no solo cruces, sino también encuentros inolvidables. No hay ninguna herida, ningún trauma, ningún hecho de nuestro pasado que nos pueda privar, si se cree, o mejor si se vive el tiempo presente sabiamente como ocasión única para hacer reserva del aceite. Porque en fondo la sabiduría está toda aquí: en el llenar de aceite en pequeños vasos mi vida, en la certeza que la vida es bella, que siempre hay que prepararse para algo hermoso que me espera, porque yo soy importante para Dios. Si lo creo de verdad entonces el presente es siempre un tiempo precioso y nunca superficial para vivir. No existen días más importantes de los demás, en todo caso existen días que preparan días siempre más bellos, días en el cual se trabaja para equiparnos en vivir bien lo que nos espera. Pero la opción de vivir en este modo está solo en mis manos. La adquisición del aceite no es delegable. Al pedido de las necias de ser refractadas porque sus lámparas se apagan, las sabias responden: “No, no sea que no alcance para nosotras y para ustedes; es mejor que vayan donde los vendedores y lo compren (Mt 25,9).
El final del evangelio es un sano aviso para encontrar con tiempo, dentro de nosotros, la decisión de vivir como personas sabias, o sea, como personas que aprovechan del momento presente para llenarse de aceite (Mt 25,10). Hay de hecho el riesgo de atravesar impreparados el grito de medianoche (la muerte) que anuncia la llegada del Esposo. Él es la Luz que me alcanza cada día, pero después de esta vida terrena no será más posible procurarse el aceite que me tiene en pie ante su presencia. Allí me veré por aquello que verdaderamente soy: uno que ha conocido o no al Señor (Mt 25,12). Mejor vigilar mi lámpara: ¿estoy encendido o me estoy apagando? (Mt 25,13) Mejor buscar inmediatamente y comprar de los vendedores, hoy mismo, la reserva de aceite en pequeños vasos. El evangelio de los 2 próximos domingos nos indicará cómo y dónde buscarlos.