SOLENNITA’ DI PENTECOSTE
anno B (2021)
At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27.16,12-15
Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
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La solennità dell’Ascensione del Signore precede liturgicamente quella di Pentecoste perché ad essa legata dalla realizzazione delle promesse di Gesù: riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni (At 1,8). In questa promessa fatta poco prima di ascendere al Cielo, riecheggiano altre parole circa lo Spirito promesso che nel vangelo di Giovanni troviamo anche prima della passione: ora io vi dico la verità, è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò (Gv 16,7). Nell’opera di Dio, c’è un misterioso avvicendamento tra il Figlio e lo Spirito che ci riguarda da vicino: l’Ascensione è stata come l’avvio di un conto alla rovescia che fa irrompere lo Spirito Santo nella vita dei discepoli. Lo Spirito non viene per fare dei discepoli di Gesù una cerchia di illuminati, ma per spingerli a contagiare il mondo stesso con il vangelo (Mc 16,15), vita e salvezza da offrire ad ogni uomo.
Se l’Ascensione di Gesù è stato il count-down della realizzazione delle sue promesse, la festa di Pentecoste è stata il detonatore di un “big bang” che ha deflagrato il dono dello Spirito sulla chiesa nascente e futura (At 2,1-4). In quel giorno l’effusione dello Spirito si è innescata, non si è fermata. Senza questa forza dall’alto sarebbe impossibile per la chiesa adempiere la propria missione di evangelizzare il mondo. Lo Spirito Santo è il vero protagonista dell’operare ecclesiale. Ma questa affermazione è autentica solo se è una esperienza reale della chiesa. S.Paolo direbbe, con la 2a lettura di oggi, se davvero noi camminiamo nello Spirito. Infatti, a lasciar spazio di azione allo Spirito Santo si impara. Ed è un cammino conflittuale, perché in noi combattono anche desideri contrari (Gal 5,17). Chi vuole imparare a essere guidato dallo Spirito Santo non può sottrarsi alla fatica di questa battaglia interiore. Battaglia bella e sofferta, perché portata avanti fino all’ultimo respiro.
Una delle connotazioni dello Spirito, secondo le parole del vangelo, è quella di essere annuncio e motore del futuro del credente. E non potrebbe essere altrimenti. Lo Spirito Santo è lo Spirito di Colui che ci spinge e ci attende nel futuro. “Futuro” è parola in bocca di tutti, ma per il cristiano è qualcosa che trascende questa vita. Il nostro futuro è Dio: se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove sta Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra…la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! (Col 3,1-3) Il futuro comincia qui, certamente, ma si compie in una dimensione che lo Spirito Santo ci fa solo assaggiare in questa vita: avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra futura eredità (Ef 1,13-14). Se in questa vita il dono dello Spirito è solo l’esperienza di un acconto anticipato, cosa sarà la vita futura in Dio?
La vita cristiana è dunque sostanzialmente una continua scoperta di quello che Dio ha compiuto in Gesù Cristo. Scoperta che porta il discepolo ad essere unito a Lui nella testimonianza. In fondo, la testimonianza del discepolo non è altro che una manifestazione dello Spirito nella sua vita. Testimonianza che, come per Gesù, lo porta a soffrire a causa della verità, perché in questo mondo la verità è sempre crocifissa. Ma, nello stesso tempo, attesta il suo profondo legame con il Signore: e anche voi darete testimonianza, perché siete con me fin dal principio (Gv 15,27).
La storia di Gesù si ripresenta in modo multiforme nella storia di chi davvero è con Lui, perché ha risposto a Lui. Il dono del suo Spirito è artefice e prova inconfutabile di questa comunione. Conosco un uomo che da anni è ingiustamente accusato e vessato da sua sorella per il solito motivo dell’eredità. Quest’ultima è riuscita diabolicamente a far credere a tutti i familiari di essere stata da lui raggirata. Ma quell’uomo, a parte il grande dolore, non riesce a capacitarsi di quanto sta accadendo, né riesce a odiarla, perché – dice lui – “è sua sorella”. E così da qualche anno porta addosso, davanti a tutti, l’obbrobrio di essere un traditore, mentre in realtà è il contrario. Ma per chi conosce quest’uomo e non si accontenta del “sentito dire”, egli è un testimone autentico di Cristo, che combatte continuando ad amare come può sua sorella, perché ha gli occhi fissi su Gesù anche per lei. Vuole che anche lei si salvi e raggiunga il suo futuro. Chi avvicina quest’uomo mite, assiste a una manifestazione dello Spirito di Dio.
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EL ESPÍRITU SANTO, SIGNO Y GARANTÍA DE FUTURO
La solemnidad de la Ascensión del Señor precede litúrgicamente a la de Pentecostés porque a ella está ligada la realización de las promesas de Jesús: recibirán la fuerza del Espíritu Santo que bajará sobre ustedes y serán mis testigos (Hch 1,8). En esta promesa hecha poco antes de ascender al Cielo, resuenan otras palabras acerca del Espíritu prometido que en el evangelio de Juan encontramos también antes de la pasión: ahora yo les digo la verdad, está bien para ustedes que yo me vaya, porque, si no me voy, no vendrá a ustedes el Consolador; pero cuando me habré ido, se los enviaré (Jn 16,7). En la obra de Dios, hay un misterioso suceso entre el Hijo y el Espíritu que nos compete de cerca: la Ascensión ha sido como el inicio de una cuenta al contrario que hace entrar al Espíritu Santo en la vida de los discípulos. El Espíritu no viene para hacer de los discípulos de Jesús un grupo de iluminados, sino para empujarlos a contagiar al mundo mismo con el evangelio (Mc 16,15), vida y salvación que ofrecer a cada hombre.
Si la Ascensión de Jesús ha sido el count-down de la realización de sus promesas, la fiesta de Pentecostés ha sido la explosión de un “big bang” que ha estallado el don del Espíritu sobre la iglesia naciente y futura (Hch 2,1-4). En aquel día la efusión del Espíritu se ha activado, no se ha detenido. Sin esta fuerza del alto sería imposible para la Iglesia cumplir la propia misión de evangelizar al mundo. El Espíritu Santo es el verdadero protagonista del obrar eclesial. Pero esta afirmación es auténtica solo si es una experiencia real de la iglesia. S. Pablo diría, con la 2da lectura de hoy, si de verdad nosotros caminamos en el Espíritu. De hecho, a dejar espacio de acción al Espíritu Santo se aprende. Y es un camino conflictual, porque en nosotros combaten también deseos contrarios (Gal 5,17). Quien desea aprender a ser guiado por el Espíritu Santo no puede sustraerse a la fatiga de esta batalla interior. Batalla hermosa y sufrida, porque llevada adelante hasta el último respiro.
Una de las connotaciones del Espíritu según las palabras del evangelio, es aquella de ser anuncio y motor del futuro del creyente. Y no podría ser de otra manera. El Espíritu Santo es el Espíritu de Aquél que nos empuja y nos espera en el futuro. “Futuro” es palabra en la boca de todos, pero para el cristiano es algo que trasciende esta vida. Nuestro futuro es Dios: si han resucitado con Cristo, busquen las cosas de arriba, donde está Cristo sentado a la derecha de Dios. ¡Piensen en las cosas de arriba, no en aquellas de la tierra… la vida de ustedes está ya escondida con Cristo en Dios! (Col 3,1-3) El futuro comienza aquí, ciertamente, pero se cumple en una dimensión que el Espíritu Santo nos hace solo probar en esta vida: han recibido el sello del Espíritu Santo que había sido prometido, el cual es anticipo de nuestra futura herencia (Ef 1,13-14). Si en esta vida el don del Espíritu es solo la experiencia de un depósito anticipado, ¿qué será la vida futura?
La vida cristiana es entonces sustancialmente un continúo descubrimiento de aquello que Dios ha cumplido en Jesucristo. Descubrimiento que lleva al discípulo a estar unido a Él en el testimonio. En fondo, el testimonio del discípulo no es otra cosa que una manifestación del Espíritu en su vida. Testimonio que, como para Jesús, lo lleva a sufrir a causa de la verdad, porque en este mundo la verdad es siempre crucificada. Pero, al mismo tiempo, demuestra su profundo vínculo con el Señor: y también ustedes darán testimonio, porque están conmigo desde el comienzo (Jn 15,27)
La historia de Jesús se presenta de manera multiforme en la historia de quien de verdad está con Él, porque ha respondido a Él. El don de su Espíritu es artífice y prueba inconfundible de esta comunión. Conozco a un hombre que desde años ha sido injustamente acusado y oprimido por su hermana por el mismo motivo de la herencia. Esta última ha logrado diabólicamente a hacer creer a todos los familiares de haber sido engañada por él. Pero aquel hombre, a parte del grande dolor, no logra a creer lo que está sucediendo, ni logra a odiarla, porque – dice él – “es su hermana”. Y así desde algunos años lleva encima, delante de todos, el oprobio de ser un traicionero, mientras que en realidad es lo contrario. Pero para quien conoce a este hombre y no se a contenta de lo “que dicen”, él es un testigo autentico de Cristo, que combate continuando a amar como puede a su hermana, porque tiene los ojos fijos en Jesús también por ella. Quiere que también ella se salve y alcance su futuro. Quien se acerca a este hombre manso, asiste a una manifestación del Espíritu de Dios.