IV DOMENICA DEL T.O.
Ger 1,4-5.17-19; 1Cor 13,4-13; Lc 4,21-30
Una delle cose che mi piacerebbe molto conoscere in Cielo, (di certo lassù non ci si annoierà, mi basta considerare quel pullulare di desideri che ho già qui in terra per intuirlo…) è rivedere dal vivo la storia di Gesù: penso proprio che glielo chiederò al Signore questo regalo, sarei tanto curioso di vedere le facce dei tanti protagonisti umani del vangelo che hanno incrociato la sua vita, quelli che hanno interloquito con Lui, quelli che lo hanno accolto e quelli che non lo sopportavano, insomma tutti coloro che hanno vissuto la loro esistenza presso la sua, per molto o per poco tempo. Ad esempio mi piacerebbe molto vedere il volto di tutti quelli che quel giorno si trovavano in sinagoga e che rimasero meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca dicendo: “non è costui il figlio di Giuseppe?” (v.22) Ma di quale meraviglia si trattava? Passano solo 5 versetti e poi leggiamo che quegli stessi nazareni, al solo udire le parole di Gesù, si riempirono di sdegno, si alzarono, lo cacciarono fuori della città conducendolo fin sul ciglio del monte per gettarlo giù (vv.28-29). Lo volevano uccidere! Come è possibile passare così rapidamente dalla meraviglia ad un tentativo di omicidio e per giunta partendo dalla sinagoga?!!!…
Signore Gesù, i tuoi compaesani si meravigliano di te: hai appena detto loro che in te si è compiuta quella Scrittura che annunciava la venuta del Messia. Essi hanno capito bene cosa intendevi dire: hai detto loro che tu sei quel Messia annunciato. Se le tue parole erano per loro di grazia, allora perché fermarsi a considerarti né più né meno uno di loro? (v.22b). Perché non considerare che stessi dicendo la verità con tutto ciò che ne consegue? Cosa si aspettavano? Che il Messia dovesse presentarsi attorniato da tutta la classe sacerdotale, dagli scribi, dai farisei e i leviti provenienti in corteo da Gerusalemme? O forse che questi rappresentanti ufficiali della fede lo autenticassero come Messia con procedure speciali? Pensavano che il Messia dovesse giungere con cavalli e cavalieri al seguito? Oppure che dovesse arrivare accompagnato da inconfutabili segni provenienti dal Cielo? Dicci Signore Gesù, cosa aveva il tuo aspetto, cosa avevano Giuseppe e Maria, la tua famiglia, la tua abitazione, il tuo lavoro, che suscitasse un tale stupore negli uditori, che stridesse così tanto con quell’immagine dominante del Messia che avevano. Anche Marco e Matteo evangelisti sono concordi: la meraviglia dei nazareni non era quella di chi spalanca la bocca perché sta ammirando un’opera di Dio, bensì il preludio di chi trova uno scandalo dover ammettere che Dio, proprio Dio, si riveli ed agisca in un comunissimo compaesano che si ritiene di conoscere nelle sue relazioni. (Mt 13,57; Mc 6,3) Signore Gesù, hai deluso la tua parrocchia!

Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (v.24). E’ una legge. Questo è proprio tangibile, dimostrabile, ripetibile nella storia. Ricordo ancora quel primo sacerdote che il Signore mi affiancò per accompagnare il mio cammino di conversione. Dopo vari anni di servizio nella chiesa degli Stati Uniti rientro’ nella sua patria, un paese in provincia di Salerno, e lì continuò il suo ministero di predicazione attraendo a Gesù una quantità enorme di persone provenienti da tutta Italia. Ma i suoi concittadini, che dicevano di conoscerlo, che conoscevano le sue radici familiari, rifiutavano il suo ministero. Facevano di tutto pur di ostacolarlo nella organizzazione dei suoi ritiri e di ogni altra iniziativa; giunsero persino a rifiutare di attenderlo negli esercizi commerciali. Ricordo ancora quel giorno in cui mi disse: “ieri sono andato dal barbiere per tagliarmi i capelli, ma lui appena mi ha visto mi ha cacciato fuori”. Mistero della vita del profeta di Dio.

Gesù aggiunge, a conferma della sua affermazione, alcune parole tratte nella Bibbia da 2 precisi episodi della storia di Elia ed Eliseo profeti. Queste scatenano il rifiuto più radicale dei nazareni fino a suscitare una pulsione omicida. Qual è la sostanza del suo discorso? Che il Dio di Israele non concede privilegi ad Israele, né permette che Nazareth, luogo di infanzia e di crescita di Gesù, vanti un diritto a ricevere, in via prioritaria, segni che confermino di poter godere speciali prerogative presso il proprio concittadino. Nazareth e Israele non hanno l’esclusiva su Dio. E questo, per chi vuole che Dio sia al proprio servizio e non viceversa, è insopportabile oltre che deludente. Il volto e il cuore di Dio che risplendono nell’umanità povera e semplice di Gesù Cristo sono stati, sono e saranno sempre uno scandalo per costoro: essi sono i non credenti mascherati da credenti che si aggirano anche oggi nella sua Chiesa. Il suo agire partendo dal più lontano (Naaman il Siro), dall’escluso (Vedova di Sarepta di Sidone), dalla periferia della vita del popolo (Cafarnao) e non dal centro (la propria Nazareth) irrita (gelosia? invidia?) tutti quelli che fanno della fede una realtà che li promuova o gli possa procurare una qualche fama. Per i credenti invece, quelle stesse parole di Gesù sono la gioia del cuore: l’agire di Dio è attento alle singole persone, cominciando da quelle che noi escluderemmo come improbabili a incontrarsi con Dio, perché dimenticate, insignificanti o troppo lontane per quanto sono invischiate nel male. Gesù, io trovo che nelle tue parole e nei tuoi gesti, sei l’unico Dio affascinante e credibile: tu sei Colui che si fa incontrare anche da quelli che non lo cercano (Is 65,1).
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Una de las cosas que me gustaría mucho conocer en el cielo, (ciertamente allá arriba no nos aburriremos, me basta considerar aquel pulular de deseos que ya tengo aquí en tierra para intuirlo…) es volver a ver en vivo la historia de Jesús: pienso que se lo pediré al Señor este regalo, seré tan curioso de ver las caras de los muchos protagonistas humanos del evangelio que han cruzado su vida, los que han intercambiado con Él, los que lo han acogido y aquellos que no lo soportaban, en fin todos los que han vivido su existencia cerca a la suya, por mucho o por poco tiempo. Por ejemplo me gustaría mucho ver el rostro de todos aquéllos que aquel día se encontraban en la sinagoga y que se quedaron maravillados de las palabras de gracia que salían de su boca diciendo: “¿no es ése el hijo de José?” (v.22), pero de ¿qué maravilla se trataba? Pasan solo 5 versículos y luego leemos que aquellos mismos nazarenos, al solo oír las palabras de Jesús, se llenaron de indignación, se levantaron, lo botaron fuera de la ciudad conduciéndolo hasta la orilla del monte para echarlo abajo (vv.28-29). ¡Lo querían matar! ¡¡¡¿Cómo es posible pasar tan rápidamente de la maravilla a una intensión de homicidio y además partiendo de la sinagoga?!!!…
Señor Jesús, tus paisanos se asombran de ti: apenas has dicho a ellos que en ti se ha cumplido aquella Escritura que anunciaba la llegada del Mesías. Ellos han entendido bien lo que intentabas decir: has dicho a ellos que tú eres aquel Mesías anunciado. ¿Si tus palabras eran para ellos de gracia, entonces por qué detenerse a considerarte ni más ni menos uno de ellos? (v.22b) ¿Por qué no considerar que estés diciendo la verdad con todo lo que conlleva? ¿Qué cosa se esperaban? ¿Qué el Mesías debería presentarse rodeado con toda la clase sacerdotal, desde los escribas, los fariseos y los levitas procedentes en cortejo desde Jerusalén? ¿O quizás que estos representantes oficiales de la fe lo autenticaran como Mesías con procedimientos especiales? ¿Pensaban que el Mesías debería llegar con caballos y caballeros que lo seguían? ¿O bien qué debiera llegar acompañado por irrefutables señales procedentes del Cielo? Dinos Señor Jesús, qué cosa tuvo tu aspecto, qué tenían Giuseppe y María, tu familia, tu vivienda, tu trabajo, que suscitara un tal estupor en los auditores, que chocaran así tanto aquella imagen dominante del Mesías que tenían. También Marcos y Mateo evangelistas están de acuerdo: la maravilla de los nazarenos no era aquella de quien abre la boca porque está admirando una obra de Dios, sino más bien el preludio de quien encuentra un escándalo el tener que admitir que Dios, exactamente Dios, se revele y actúe en un común paisano que se retiene conocer en sus relaciones. (Mt 13,57; Mc 6,3) ¡Señor Jesús, has desilusionado tu parroquia!
Ningún profeta es bien aceptado en su patria (v.24). Es una ley. Esto es exactamente tangible, demostrable, repetible en la historia. Recuerdo todavía aquel primer sacerdote que el Señor mi acercó para acompañar mi camino de conversión. Después de varios años de servicio en la iglesia de los Estados Unidos regresó en su patria, un pueblo en la provincia de Salerno, y allí continuó su ministerio de predicación atrayendo a Jesús una cantidad enorme de personas provenientes de toda Italia. Pero sus conciudadanos, que decían conocerlo, que conocían sus raíces familiares, rechazaban su ministerio. Hacían de todo con tal de obstaculizarlo en la organización de sus retiros y de cada otra iniciativa; llegaron hasta rechazar de atenderlo en los ejercicios comerciales. Recuerdo todavía aquel día en el cual me dijo: “ayer he ido al peluquero para cortarme los cabellos, pero apenas me ha visto me ha botado afuera”. Misterio de la vida del profeta de Dios.
Jesús agrega, confirmando su afirmación, algunas palabras sacadas de la Biblia de dos precisos episodios de la historia de Elías y Eliseo profetas. Estas desencadenan el rechazo más radical de los nazarenos hasta suscitar una pulsión homicida. ¿Cuál es la sustancia de su discurso? Que el Dios de Israel no concede privilegios a Israel, ni permite que Nazareth, lugar de infancia y de crecimiento de Jesús, jacte un derecho a recibir, en vía prioritaria, demostración de amor o signos que confirmen gozar especiales prerrogativas delante al propio conciudadano. Nazareth e Israel no tienen la exclusividad sobre Dios. Y esto para quien quiere que Dios sea al propio servicio y no viceversa, es insoportable más allá que desilusionante. El rostro y el corazón de Dios que resplandecen en la humanidad pobre y sencilla de Jesucristo han sido, son y serán siempre un escándalo para ellos: esos son los no creyentes enmascarados de creyentes que se burlan también hoy en su Iglesia. Su actuar partiendo del más lejano (Naamán el Siro), del excluido (viuda de Sarepta de Sidón), de la periferia de la vida del pueblo (Cafarnaum) y no del centro (la propia Nazareth) irrita (¿celos? ¿envidia?) todos aquellos que hacen de la fe una realidad que los promueva o les pueda procurar alguna fama. Para los creyentes en cambio, aquellas mismas palabras de Jesús son la alegría del corazón: el actuar de Dios es atento a cada persona, comenzando por aquellas que nosotros excluiremos como improbables a encontrarse con Dios, porque olvidadas, insignificantes o demasiado lejanas por cuanto son engatusados en el mal. Jesús, yo encuentro que en tus palabras y en tus gestos, eres el único Dios fascinante y creíble: tú eres Aquél que se hace encontrar también por aquellos que no lo buscan (Is 65,1)