IV DOMENICA DI AVVENTO
anno A (2019)
Is 7,10-14; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
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Gli anelli della lunga genealogia di Gesù con cui Matteo avvia il suo racconto si interrompono al nome di Giuseppe, detto lo sposo di Maria (Mt 1,16). L’interruzione segna l’irruzione di Dio all’interno di questa storia con qualcosa di assolutamente nuovo che la rende asimmetrica. Colui che deve venire secondo le promesse dalla discendenza davidica, giunge saltando la generazione umana: prima che andassero a vivere insieme Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (Mt 1,18b). Per noi che abbiamo ereditato la fede cristiana può sembrare alquanto semplice accogliere questa verità. L’incarnazione del verbo di Dio è uno dei fondamenti del cristianesimo. Ma provare a immaginare e meditare sulle scarne notizie che ci dà il vangelo di Matteo, può aprire una finestra su ciò che per Giuseppe (e anche Maria) deve essere stato un vero e proprio dramma.
A Giuseppe infatti si è promessa Maria quale sua sposa (Mt 1,18a). Dunque egli si trovava sulla soglia del coronamento del suo sogno d’amore, quando viene a sapere direttamente da lei sul suo stato interessante. Probabilmente anche da Maria ricevette subito il suo segreto, cioè di come le fosse stata annunciata l’imminente gravidanza attraverso la visita e la comunicazione dell’angelo Gabriele. E così Giuseppe, non allo stesso modo di Maria, vede la propria attesa d’amore saltare per aria. La sua promessa sposa porta in grembo una vita per la quale non ha fatto nulla, non c’è stato il concorso della sua relazione esclusiva. In Israele una tale situazione colloca l’uomo nella possibile, estrema opzione della lapidazione quale atto di ripudio verso un amore promesso ma infranto. Ma è qui che Giuseppe ci viene già presentato come un uomo sorprendente: poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto (Mt 1,19).
Giuseppe sa che la legge gli riconosce un diritto/dovere preciso. Eppure non riesce nemmeno a pensare di esporre Maria al pubblico ludibrio. Una certa reazione al “maschile” lo richiederebbe. No, il suo pensiero si volge piuttosto a un’ipotesi di ripudio segreto, cioè qualcosa con cui egli prende atto della relazione irreversibilmente cambiata con Maria senza però ledere la sua dignità, senza recarle offesa. Ora, questo modo di pensare denota 2 aspetti precisi della sua anima: 1) Giuseppe non riesce ad accogliere il cambiamento di programma che la realtà gli presenta insieme alla spiegazione di Maria. Diversamente non si sarebbe affacciato al suo cuore il pensiero che potremmo riassumere così: “devo ripudiarla, ma come?” 2) C’è però in Giuseppe uno sguardo su Maria così “giusto” che lui stesso non saprebbe spiegare. Il fatto che il suo cuore sia orientato verso un ripudio così originale e rispettoso, denota una giustizia che supera quella della legge del suo popolo. Siamo agli albori della nuova legge, quella che Dio ha promesso di scrivere nel cuore umano e senza la quale non lo si può conoscere.
Giuseppe era talmente innamorato di Maria da non sottrarsi a quel tormento interiore che prima o poi tocca solo chi ama veramente. Vediamo il suo cuore tanto umano mentre si dibatte nel dilemma di cosa fare con Maria. Ma se gli occhi sono la finestra dell’anima, allora c’è anche qualcosa di divino dentro di lui: il suo perdurante sguardo d’amore su Maria dopo la sconvolgente notizia del concepimento, indica un’apertura straordinaria del suo cuore. Giuseppe ha solo bisogno di capire di cosa si tratta. Da solo non ce la fa, non riesce a capire né lei, né sé stesso.

Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa… (Mt 1,20-21). Mentre egli stava considerando queste cose, cioè mentre il cuore è ancora in cerca di risposte alle proprie domande, mentre il cuore si trova di fronte a qualcosa che lo supera e non riesce a prendere una decisione, ecco che Dio viene in soccorso. Ora le parole dell’angelo in sogno rivelano chiaramente, per contrasto, ciò che tormentava Giuseppe: prendere Maria così com’è, fidandosi dello sguardo del proprio cuore e dunque credendo all’impossibile, oppure obbedire alla legge? Dio conferma in sogno a Giuseppe la versione di Maria e la sua altissima vocazione. Lo sguardo che ha su di lei è “giusto”, cioè non è stato ingannato e non si è ingannato. Lo sguardo che ha su di lei è un dono di Dio unico, come unico è Giuseppe nella sua missione: portare avanti la tappa decisiva del suo disegno di salvezza per l’umanità, custodendo la vita di Maria e del suo bambino. In Giuseppe, Dio ha donato a Maria il segno visibile e tangibile del suo amore di predilezione annunciato dall’angelo. A noi, un padre e un amico prezioso nella lotta che la fede deve sostenere lungo il cammino.
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JOSE’
Los anillos de la larga genealogía de Jesús con el cual Mateo inicia su relato se interrumpe con el nombre de José, dicho el esposo de María (Mt 1,16). La interrupción marca la redada de Dios al interior de esta historia con algo absolutamente nuevo que la hace asimétrica. Aquél que debe venir según las promesas de la descendencia davídica, llega saltando la generación humana: antes que fueran a vivir juntos María se encontró embarazada por obra del Espíritu Santo (Mt 1,18b). Para nosotros que hemos heredado la fe cristiana puede parecer bastante sencillo acoger esta verdad. La encarnación del verbo de Dios es uno de los fundamentos del cristianismo. Pero probar a imaginar y meditar sobre primitivas noticias que nos da el evangelio de Mateo, puede abrir una ventana sobre lo que para José (y también María) debe haber sido un verdadero y propio drama.
A José de hecho se ha prometido a María como su esposa (Mt 1,18a). Entonces él se encontraba sobre el umbral de la coronación de su sueño de amor, cuando viene a saber directamente de ella sobre su interesante estado. Probablemente también de María recibió inmediatamente su secreto, o sea de cómo le había sido anunciado el inminente embarazo a través de la visita y la comunicación del ángel Gabriel. Y así José, no del mismo modo que María, ve la propia espera de amor esfumarse. Su prometida esposa lleva en el vientre una vida por el cual no ha hecho nada, no ha habido el concurso de su relación exclusiva. En Israel una tal situación coloca al hombre en la posible, extrema opción de la lapidación como acto de rechazo hacia un amor prometido pero roto. Pero es aquí que ya José nos viene presentado como un hombre sorprendente: porque era un hombre justo y no quería acusarla públicamente, pensó rechazarla en secreto (Mt 1,19).
José sabe que la ley le reconoce un derecho/deber preciso. Y sin embargo no logra ni siquiera a pensar en exponer a María a la humillación pública. Una cierta reacción al “hombre” lo requeriría. No, su pensamiento se dirige más bien a una hipótesis de rechazo en secreto, o sea algo con el cual él toma acto de la relación irreversiblemente cambiada con María pero sin perjudicar su dignidad, sin acarrearle ofensa. Ahora, este modo de pensar denota 2 aspectos precisos de su alma: 1) José no logra a coger el cambio de programa que la realidad le presenta junto a la explicación de María. Diferentemente no se hubiera asomado a su corazón el pensamiento que podemos resumir así: “debo repudiarla, pero ¿cómo?” 2) Pero hay en José una mirada sobre María así “justo” que él mismo no sabría explicar. El hecho que su corazón esté orientado hacia un repudio así original y respetuoso, denota una justicia que supera la ley de su pueblo. Estamos a los albores de la nueva ley, aquella que Dios ha prometido escribir en el corazón humano y sin la cual no se le puede conocer.
José estaba tan enamorado de María al punto de no sustraerse a aquél tormento interior que antes o después le toca solo a quien ama verdaderamente. Veamos su corazón tan humano mientras se debate en el dilema de qué hacer con María. Pero si los ojos son la ventana del alma, entonces hay algo de divino dentro de él: su persistente mirada de amor sobre María después de la perturbadora noticia del concebimiento, indica una apertura extraordinaria de su corazón. José tiene solo la necesidad de entender de qué se trata. Solo no puede, no logra a entender ni a ella, ni a sí mismo.
José hijo de David, no temas de tomar contigo a María, tu esposa… (Mt 1,20-21). Mientras él estaba considerando estas cosas, o sea mientras el corazón está todavía en busca de respuestas a las propias preguntas, mientras el corazón se encuentra delante de algo que lo supera y no logra a tomar una decisión, allí es que viene Dios en ayuda. Ahora, las palabras del ángel en el sueño revelan claramente, por contraste, lo que atormentaba a José: ¿tomar a María así como es, confiándose de la mirada del propio corazón y entonces creyendo a lo imposible, u obedecer a la ley? Dios confirma en sueños a José la versión de María y su altísima vocación. La mirada que tiene sobre ella es “justa”, o sea no ha sido engañado y no se ha engañado. La mirada que tiene sobre ella es un don de Dios único, como único es José en su misión: llevar adelante la etapa decisiva de su proyecto de salvación por la humanidad, custodiando la vida de María y de su hijo. En José, Dios ha donado a María la señal visible y tangible del amor de predilección anunciado por el ángel. A nosotros, un padre y un amigo valioso en la lucha que la fe debe sostener a lo largo del camino.