Pubblicato in: Commento alle Scritture, Predicazione, Servizio della Parola

SOLO TU

XXI DOMENICA DEL T.O.

anno B (2024)

Gs 24,1-2.15-17.18; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69

 

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre» Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

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Si conclude il capitolo 6 del vangelo di Giovanni, il discorso sul pane di Gesù. E si conclude in un modo per certi versi deludente, anche se alla fine risplende la bella professione di fede di Pietro. Infatti molti discepoli mormorano sul linguaggio di Gesù, definendolo duro e difficile da accettare. Dopo di che c’è una dimissione generale che sconcerta. Non possiamo certo biasimarli. Forse che leggendo le parole di Gesù nel vangelo non hanno a volte risuonato allo stesso modo nelle nostre orecchie? Le esigenze del vangelo ci fanno percepire talvolta il linguaggio del Signore “duro” e difficile da vivere. E in realtà lo è veramente. Eppure ogni parola di Gesù è spirito e vita per l’uomo. Dove sta l’inghippo? Forse pensare che il dono della fede non debba comportare fatica, dubbi, pensare che la fede debba essere una via accomodante e rassicurante, che mette al sicuro tutto ciò a cui noi teniamo. E così la “durezza” del linguaggio diventa motivo di incredulità. Invece la fede è prima di tutto il dono che il Padre ci fa per scoprire, nella relazione con Gesù, il segreto della vita: per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è concesso dal Padre.

Gv 6 fine

Ma cosa è stato “duro” e difficile da accettare nelle parole di Gesù per la folla, i Giudei e anche per molti dei discepoli, e perché questi ultimi lo abbandonano? Certamente non solo quanto detto circa la presenza sacramentale nel pane e vino dell’eucarestia, presenza giudicata impossibile. È proprio tutto ciò che Gesù ha detto nel cap. 6 che è causa dell’incredulità di tanti. L’offerta della salvezza per una via che supera le corte attese del popolo, la stessa identità di Gesù, figlio di Dio nella persona del “figlio del falegname” che essi conoscono, e soprattutto la necessità di condividere la propria vita in dono come fa Gesù con noi. Tutto questo è il discorso difficile da capire e ancor più da praticare. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro. Il verbo indica proprio l’arrestarsi della sequela, il tornare alla vita di prima per mancanza di fiducia nel Signore Gesù. Camminare dietro a Gesù, significa rendere sempre più intima la relazione con Lui, conoscerlo sempre di più, trovare sempre più ragioni per investire sul Signore la propria vita. Non significa capirlo immediatamente, né giungere in ogni caso a capirlo. Significa giungere alla fiducia in quello che ci dice.

Perciò le parole di oggi pongono un accento fondamentale sulla grazia. L’uomo da sé stesso non solo non può darsi la vita ma nemmeno può darsi la fede: è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla. L’uomo è impotente ad aprirsi un orizzonte di vita che lo trascenda. Solo lo Spirito Santo può farlo aprire per rinascere e credere nella vita eterna. Ma per ricevere questo dono dallo Spirito deve accettare la propria radicale povertà, deve rinunciare a volersi salvare da solo e a voler capire il Signore prima di credergli. Cosa non affatto scontata. Tuttavia, sebbene l’incredulità raggiunga anche la cerchia dei discepoli, la domanda che Gesù rivolge a quelli che condividono più da vicino la sua esistenza, fa manifestare la fede sincera che li sta muovendo: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio. Pietro a nome dei dodici rivela quello che sta avvenendo nei loro cuori. È vero, seguire Gesù non è facile e talvolta è anche duro. Pietro e gli altri undici sicuramente non hanno compreso Gesù più di chi lo abbandona, ma in loro il fascino della sua persona, la speranza e le promesse contenute nelle sue parole sono più forti di ogni avversità e incomprensione. Gesù è l’unico Salvatore, l’unico a cui si possono affidare i propri sogni e speranze di vita senza timore di rimanere delusi.    

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SOLO TU

Se concluye el capítulo 6 del evangelio de Juan, el discurso sobre el pan de Jesús. Y termina de una manera en cierto sentido decepcionante, aunque al final brilla la hermosa profesión de fe de Pedro. De hecho, muchos discípulos murmuran sobre el lenguaje de Jesús, llamándolo duro y difícil de aceptar. Después de eso hay una baja general que desconcierta. No podemos culparlos. Acaso al leer las palabras de Jesús en el evangelio, no han resonado a veces del mismo modo en nuestros oídos? Las exigencias del evangelio nos hacen percibir a veces el lenguaje del Señor “duro” y difícil de vivir. En realidad lo es. Sin embargo, cada palabra de Jesús es espíritu y vida para el hombre. ¿Dónde está el truco? Quizás pensar que el don de la fe no debe implicar fatiga, dudas, pensar que la fe debe ser un camino cómodo y tranquilizador, que pone a salvo todo lo que nos importa. Así la “dureza” del lenguaje se convierte en motivo de incredulidad. En cambio, la fe es ante todo el don que el Padre nos hace para descubrir, en la relación con Jesús, el secreto de la vida: por eso les he dicho que nadie puede venir a mí si no se lo concede el Padre.

Pero, ¿qué fue “duro” y difícil de aceptar en las palabras de Jesús para la multitud, los judíos e incluso para muchos de sus discípulos, y por qué lo abandonan? Ciertamente no solo lo dicho sobre la presencia sacramental en el pan y vino de la eucaristía, presencia juzgada imposible. Es precisamente todo lo que Jesús ha dicho en el cap. 6 que es causa de la incredulidad de muchos. La oferta de salvación por un camino que supera las expectativas del pueblo, la misma identidad de Jesús, hijo de Dios en la persona del “hijo del carpintero” que ellos conocen, y sobre todo la necesidad de compartir la propia vida en don como hace Jesús con nosotros. Todo esto es el discurso difícil de entender y aún más de practicar. A partir de ese momento muchos de sus discípulos volvieron atrás. El verbo indica precisamente el cese de la sequela, el retorno a la vida de antes por falta de confianza en el Señor Jesús. Caminar detrás de Jesús, significa hacer cada vez más íntima la relación con Él, conocerlo cada vez más, encontrar cada vez más razones para invertir en el Señor la propia vida. No significa entenderlo inmediatamente, ni llegar a comprenderlo en ningún caso. Significa llegar a la confianza en lo que nos dice.

Por eso las palabras de hoy ponen un énfasis fundamental en la gracia. El hombre no solo no puede darse la vida por sí mismo, ni tampoco puede darse la fe: es el Espíritu que da la vida, la carne no sirve para nada. El hombre es impotente para abrirse un horizonte de vida que le trasciende. Solo el Espíritu Santo puede abrirlo para renacer y creer en la vida eterna. Pero para recibir este don del Espíritu, debe aceptar su propia pobreza radical, debe renunciar a querer salvarse a sí mismo y a querer entender al Señor antes de creerle. Lo cual no es algo obvio. Sin embargo, aunque la incredulidad alcanza también al círculo de los discípulos, la pregunta que Jesús dirige a aquellos que comparten más de cerca su existencia, hace manifestar la fe sincera que les está moviendo: Señor, ¿a quién iremos? Tú solo tienes palabras de vida eterna y nosotros hemos creído y conocido que eres el Santo de Dios. Pedro en nombre de los doce revela lo que está sucediendo en sus corazones. Es cierto, seguir a Jesús no es fácil y a veces también es duro. Pedro y los otros once ciertamente no han comprendido a Jesús más que quien lo abandona, pero en ellos el encanto de su persona, la esperanza y las promesas contenidas en sus palabras son más fuertes que toda adversidad e incomprensión. Jesús es el único Salvador, el único al que se pueden confiar los propios sueños y esperanzas de vida sin temor a ser defraudados.