Pubblicato in: Commento alle Scritture, Predicazione, Servizio della Parola, Spiritualità

IL MONDO NUOVO

V DOMENICA DI PASQUA

anno C (2025)

At 14,21-27; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35

 

Quando Giuda uscì dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

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La scorsa domenica, con il celebre brano del buon Pastore, l’accento del vangelo cadeva sul tipo di relazione che il Signore stabilisce con noi credenti. Come dire che parlava della relazione “verticale” che ciascun discepolo di Gesù è chiamato a far crescere con Lui. Il testo del vangelo di questa domenica invece appartiene al discorso d’addio di Gesù nell’ultima cena. E l’accento del vangelo questa volta cade sul modo di vivere le relazioni “orizzontali” di ciascun credente. Il Signore sente avvicinarsi la sua ora e avverte i suoi: dove vado io voi non potete venire. C’è da accettare prima lo scandalo della Croce, senza della quale non si può essere uniti a Gesù. Ma si tratta di un’esperienza che può avvenire solo dopo l’effusione dello Spirito Santo. Gesù vuole comunicare qualcosa di importante. Deve consegnare un comandamento: vi do un comandamento nuovo. Un solo comandamento, perché se non si vive questo, gli altri comandamenti non li si potranno mai comprendere, né vivere. Nuovo, non perché non lo si conoscesse già nella Bibbia, ma perché Gesù ce lo ha rivelato e spiegato con la novità della sua vita. Nuovo perché dischiude per noi un mondo rinnovato, che sempre sorprende nella sua creatività.

Un comandamento che ha dunque come riferimento Gesù stesso: se possiamo amarci come Lui ci chiede, è perché ci ha amato per primo. Inoltre, è interessante che il comandamento non chieda di ricambiare direttamente a Lui questo amore, ma dice: così amatevi gli uni gli altri. Perchè l’amore che il Signore ci ha donato è gratuito, non fagocita il suo discepolo, ma lo spinge verso gli altri. Ed è questo il movimento dell’amore autentico verso il Signore. Come aggiunge Giovanni in una sua lettera: chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Dunque Gesù comanda di amarci reciprocamente perché è così che ricambiamo il suo amore. Come io ho amato voi: il “come” indica la norma, ma anche la misura. Cioè fino a dare la vita per i fratelli. Naturalmente si tratta dell’osservanza di un comandamento che si vive in un cammino di fede destinato a far crescere la nostra capacità di amare; eppure la nostra vita non di rado viene scossa da notizie di cronaca sull’amore di qualcuno che improvvisamente dà la vita per gli altri. Segno inconfondibile che l’amore di Dio abita già nel profondo del cuore umano.

C’è una dimensione di gratuità e di universalità che questo amore deve tendere a manifestare nelle relazioni. Diversamente rimaniamo ancora nel solo amore umano, mentre il Signore dichiara apertamente: da questo tutti sapranno che siete miei discepoli. L’amore che il Signore comanda e dona è inclusivo, non rinchiude la comunità dei discepoli in sé stessa. Questo tipo di amore identifica la chiesa e rende possibile la sua testimonianza al mondo. Il comandamento nuovo non è altro che il dono e la possibilità dell’amore fraterno: fratelli tutti, prima che essere il titolo di una delle ultime encicliche di papa Francesco, è il mondo nuovo delle relazioni che si è inaugurato, è la novità della vita in Gesù che ha fatto irruzione nel nostro vecchio mondo per rigenerarlo proprio a partire dalle relazioni tra gli uomini. La visione di Giovanni nella 2a lettura tratta dal libro dell’Apocalisse, è la visione dell’assoluta novità presente nella storia dell’umanità che manifesta all’apostolo cieli nuovi e terra nuova. Uno assiso sul trono proclama: ecco, io faccio nuove tutte le cose. Nella storia di Gesù, Dio ha iniziato a creare un mondo nuovo, il cui principale segno è dato dall’amore reciproco tra gli uomini. La chiesa, se vuole davvero custodire la sua identità e non ridursi a un organismo autoreferenziale, deve curare e verificare sempre il tenore fraterno delle sue relazioni. Deve verificare se lascia agire in sé stessa la forza rinnovatrice dello Spirito: ecclesia semper reformanda est.

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EL MUNDO NUEVO

El domingo pasado, con el célebre pasaje del buen Pastor, el énfasis del evangelio recayó sobre el tipo de relación que el Señor establece con nosotros creyentes. Como decir que hablaba de la relación “vertical” que cada discípulo de Jesús está llamado a hacer crecer con Él. El texto del evangelio de este domingo pertenece al discurso de despedida de Jesús en la última cena. Y el acento del evangelio esta vez cae sobre la manera de vivir las relaciones “horizontales” de cada creyente. El Señor siente acercarse su hora y advierte a los suyos: donde yo voy ustedes no pueden venir. Hay que aceptar antes el escándalo de la Cruz, sin la cual no se puede estar unido a Jesús. Pero es una experiencia que solo puede ocurrir después de la efusión del Espíritu Santo. Jesús quiere comunicar algo importante. Debe entregar un mandamiento: les doy un mandamiento nuevo. Un solo mandamiento, porque si no se vive este, los demás mandamientos nunca se podrán comprender ni vivir. Nuevo, no porque no se conociera ya en la Biblia, sino porque Jesús lo ha revelado a nosotros  y explicado con la novedad de su vida. Nuevo porque nos abre un mundo renovado, que siempre sorprende en su creatividad.

Un mandamiento que tiene por tanto como referencia al mismo Jesús: si podemos amarnos como Él nos pide, es porque nos ha amado primero. Además, es interesante que el mandamiento no pida corresponder directamente a Él este amor, sino que dice: así ámense los unos a los otros. Porque el amor que el Señor nos ha dado es gratuito, no engaña a su discípulo, sino que lo empuja hacia los demás. Y este es el movimiento del amor verdadero hacia el Señor. Como añade Juan en su carta: quien no ama al hermano que ve, no puede amar a Dios que no ve. Por lo tanto, Jesús manda que nos amemos unos a otros porque así es como devolvemos su amor. Como yo los he amado: el “cómo” indica la norma, pero también la medida. Es decir, hasta dar la vida por los hermanos. Naturalmente se trata de la observancia de un mandamiento que se vive en un camino de fe destinado a hacer crecer nuestra capacidad de amar; sin embargo, nuestra vida no pocas veces es sacudida por noticias de crónica sobre el amor de alguien que repentinamente da su vida por los demás. Signo inconfundible que el amor de Dios ya habita en lo profundo del corazón humano.

Hay una dimensión de gratuidad y universalidad que este amor debe tender a manifestar en las relaciones. De otra manera permanecemos todavía en el solo amor humano, mientras que el Dios declara abiertamente: por esto todos sabrán que son mis discípulos. El amor que el Señor manda y da es inclusivo, no encierra a la comunidad de los discípulos en sí misma. Este tipo de amor identifica a la iglesia y hace posible su testimonio al mundo. El mandamiento nuevo no es más que el don y la posibilidad del amor fraterno: “fratelli tutti”, antes de ser el título de una de las últimas encíclicas del Papa Francisco, es el mundo nuevo de las relaciones que se ha inaugurado, es la novedad de la vida en Jesús que irrumpió en nuestro viejo mundo para regenerarlo precisamente a partir de las relaciones entre los hombres. La visión de Juan en la segunda lectura tomada del libro del Apocalipsis, es la visión de la absoluta novedad presente en la historia de la humanidad que manifiesta al apóstol cielos nuevos y tierra nueva. El que está sentado en su trono proclama: Así, yo hago nuevas todas las cosas. En la historia de Jesús, Dios comenzó a crear un mundo nuevo, cuyo principal signo es el amor mutuo entre los hombres. La iglesia, si quiere custodiar verdaderamente su identidad y no reducirse a un organismo autorreferencial, debe cuidar y verificar siempre el contenido fraterno de sus relaciones. Debe verificar si deja actuar en sí misma la fuerza renovadora del Espíritu: ecclesia semper reformanda est.