SE NON TI SCANDALIZZA È MOTIVO DI GIOIA

XIV DOMENICA DEL T.O.

anno B (2021)

Ez 2,2-5; 2Cor 12,7-10; Mc 6,1-6

Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

___________________________

Era per loro motivo di scandalo. Questo il centro del vangelo di oggi, questo l’impatto che Gesù ebbe, ha e avrà ancora su molti che a Lui si avvicinano. Perché Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb 13,8). Il Signore annunciò le sue beatitudini all’interno di un discorso che ne faceva l’elenco (cfr. Mt 5,1-12 e Lc 6,20-23). Ma ci furono altre 3 beatitudini che proclamò in momenti diversi della sua vita. Una di esse fu proclamata un giorno in cui improvvisamente, mentre spiegava alcune leggi spirituali, una donna esclamò ammirata: beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte! – Gesù subito replicò: beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano! (Lc 11,27-28) Un’altra fu proclamata nella celebre 2a apparizione da risorto dentro il cenacolo quando, venendo in soccorso alla debolezza di Tommaso, alla sua professione di fede esclamò: perché mi hai veduto hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto crederanno! (Gv 20,29) Un’altra ancora la troviamo alla fine della risposta che Gesù diede alla domanda dubbiosa di Giovanni Battista portatagli dai suoi emissari: beato colui che non si scandalizza di me (Mt 11,6). Dunque davanti a Gesù abbiamo persone che si scandalizzano e persone che non si scandalizzano. Ma per quale motivo ci si scandalizza e ci si scandalizzerà ancora di Gesù?

21

Il testo di Marco ci rivela che la sostanza dello scandalo consiste in un improbabile connubio tra la potenza/sapienza di Dio e l’umanità così semplice di Gesù. Nella testa e nel cuore dei nazareni queste due realtà non riescono ad unirsi: per loro non è possibile che stiano insieme. Una volta, alla fine di una celebrazione eucaristica un uomo mi si avvicinò dicendo: “bella la sua omelia padre, un esempio di capacità di comunicazione e di conoscenza delle sue leggi. Che master ha fatto? In quale università lo ha fatto?” – Gli risposi: “nessun master: se la mia omelia le ha fatto bene vuol dire che ha sperimentato l’azione dello Spirito Santo”. Ma quell’uomo mi guardò perplesso e poi incredulo quando, alla sua insistenza, gli ribadii che non avevo fatto alcun percorso di specializzazione in materia. In paese Gesù era conosciuto come il figlio del falegname. Non c’erano su di Lui titoli di studio o credenziali particolari che lo precedessero. Anzi, lo scandalo è tutto lì, in una conoscenza approssimativa che si voleva ergere a conoscenza assoluta solo perché si viveva da tanto tempo a braccio, perché si conosceva con precisione l’intero entourage familiare e perché si sapeva cosa faceva nel suo lavoro (Mc 6,2b-3).   

I suoi concittadini prima si meravigliano, poi sono scandalizzati perché la sapienza e la potenza di Dio si manifestano in un uomo che pensano di conoscere bene. Lo stupore investe inizialmente anche loro (Mc 6,2a), ma non riescono ad accogliere e lasciarsi afferrare dalla inaudita novità di Gesù. In fondo, se ne impossessano nel definirlo come qualcuno di noto. Il cristianesimo è una fede religiosamente scandalosa, perché si fonda sulla debole carne di Dio che, a parte il peccato, si è sottoposto a tutta la condizione umana fatta di fatica, bisogni, di lavoro, di riposo, di relazioni, di vita e di morte. Tertulliano lo disse con questa massima: caro salutis cardo, cioè, la carne umana è il cardine della salvezza, perché questa viene dal toccare con fede la carne di Gesù. Non ci salva essere semplicemente dei suoi, appartenere alla sua chiesa. Come i nazareni, anche i cristiani possono illudersi di sapere tutto su Gesù e rimanere invece in una conoscenza solo apparente. Affermare di credere che Gesù è Dio può essere facile, ma credere che Dio è l’uomo Gesù di Nazareth non è affatto ovvio.  

Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua. Non solo a Nazareth ma ovunque, anche nella sua chiesa, Gesù è un Dio rifiutato perché la sua sapienza e azione continua ad essere solo quella dell’amore. È strano, ma è così. Noi lo vorremmo diverso, con prerogative che ci piace tanto ricamargli addosso come un vestito, ma che non gli appartengono. Il nostro “identikit” non ha niente a che fare con Lui. Ricordo quella volta a un corso di evangelizzazione per giovani preparato da giovani. Nella scenografia dell’ambiente i ragazzi allestirono una immagine di Gesù con le sembianze dell’eroe Superman: con un sacerdote gesuita ordinammo subito di rimuovere il disegno fuorviante. Fecero così anche alcuni writers con papa Francesco da poco eletto su alcuni muri del Vaticano. Li fece subito cancellare. Nello stesso tempo, non ci piace che Egli rivesta le nostre prerogative, quali la debolezza, la vulnerabilità, i limiti, la fallibilità, di cui faremmo volentieri a meno. Quello che di noi scartiamo e disprezziamo, proprio quello ha attirato e portato il Signore ad amarci fino alla croce. Non bisogna mai dimenticare che noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani (1Cor 1,23). Ma se non ci scandalizziamo di chi è veramente, il Signore ci proclama beati: vuol dire che per noi è diventato motivo di gioia.    

***************    

SI NO TE ESCANDALIZA ES MOTIVO DE GOZO

 

Era para ellos motivo de escándalo. Este es el centro del evangelio de hoy, este es el impacto que Jesús tuvo, tiene y tendrá todavía de muchos que a Él se le acercan. Porque Jesucristo es el mismo ayer, hoy y siempre (Heb 13,8). El Señor anunció sus bienaventuranzas dentro de un discurso que daba el elenco (cfr. Mt 5,1-12 e Lc 6,20-23). Pero hubo otras 3 bienaventuranzas que proclamó en momentos diferentes de su vida. Una de ellas fue proclamada un día en el cual, de improviso, mientras explicaba algunas leyes espirituales, una mujer exclamó admirada: ¡dichoso el vientre que te llevó y el seno que te dio de lactar! – Jesús inmediatamente respondió: ¡dichosos más bien aquellos que escuchan la Palabra de Dios y la practican! (Lc 11,27-28) Otra fue proclamada en la célebre segunda aparición ya resucitado dentro del cenáculo cuando, viniendo en ayuda de la debilidad de Tomás, a su profesión de fe exclamó: ¡porque me has visto has creído; dichosos aquellos que sin haberme visto creerán en mí! (Jn 20,29) Y una más todavía la encontramos al final de la respuesta que Jesús dio a la pregunta dudosa de Juan Bautista que le hicieron sus mensajeros: dichoso aquél que no se escandaliza de mí (Mt 11,6). Entonces frente a Jesús tenemos a personas que se escandalizan y personas que no se escandalizan. Pero ¿cuál es el motivo por el que nos escandalizamos y nos escandalizaremos aún de Jesús?

El texto de Marcos nos revela que la sustancia del escandalo consiste en un improbable matrimonio entre la potencia/sabiduría de Dios y la humanidad así sencilla de Jesús. En la cabeza y el corazón de los nazarenos estas dos realidades no logran a unirse: para ellos no es posible que estén juntas. Una vez, al final de una celebración eucarística un hombre se me acercó diciendo: “muy linda su homilía padre, un ejemplo de capacidad de comunicación y de conocimiento de sus leyes. ¿qué máster ha hecho? ¿en qué universidad lo ha hecho?” – le respondí: “ningún máster: si mi homilía le ha hecho bien quiere decir que ha probado la acción del Espíritu Santo”. Pero aquel hombre me miró perplejo y luego incrédulo cuando, a su insistencia, le subrayé que no había hecho ningún recorrido de especialización en la materia. En el pueblo Jesús era conocido como el hijo del carpintero. No había sobre Él títulos de estudio o credenciales particulares que lo anticiparan. Más bien, está todo allí, el escándalo, en un conocimiento aproximativo que se quería construir al corriente absoluto solo porque se vivía desde tanto tiempo de la casualidad, porque se conocía con precisión el entero entorno familiar y porque se sabía qué cosa hacía en su trabajo Mc 6,2b-3).  

Sus compatriotas primero se maravillan, luego se escandalizan porque la sabiduría y la potencia de Dios se manifiestan en un hombre que piensan conocer bien. El asombro afecta inicialmente también a ellos (Mc 6, 2a), pero no logran a acoger y dejarse aferrar de la inaudita novedad de Jesús. En fondo, se adueñan de él al definirlo como alguien conocido. El cristianismo es una fe religiosamente escandalosa, porque se funda sobre la débil carne de Dios que, a parte el pecado, se ha sometido a toda la condición humana hecha de fatiga, necesidades, de trabajo, de descanso, de relaciones, de vida y de muerte. Tertuliano lo dijo con estas máximas: caro salutis cardo, o sea, la carne humana es el fundamento de la salvación, porque esta viene del tocar con fe la carne de Jesús. No nos salva ser sencillamente de los suyos, pertenecer a su iglesia. Como los nazarenos, también los cristianos pueden ilusionarse de saber todo sobre Jesús y quedarse en cambio en un conocimiento solo aparente. Afirmar de creer que Jesús es Dios puede ser fácil, pero creer que Dios es el hombre Jesús de Nazareth no es de hecho obvio.

Un profeta no es despreciado sino en su propia patria, entre los suyos y en su propia casa. No solo en Nazareth sino donde sea, también en su iglesia, Jesús es un Dios rechazado porque su sabiduría y acción continúa siendo solo la del amor. Es extraño, pero es así. Nosotros lo quisiéramos diferente, con prerrogativas que nos gusta tanto bordarlas encima como un vestido, pero que no le pertenecen. Nuestro “identikit” no tiene nada que ver con Él. Recuerdo aquella vez en un curso de evangelización para jóvenes preparado por jóvenes. En la escenografía del ambiente los jóvenes prepararon una imagen de Jesús con las semblanzas del héroe supermán: con un sacerdote jesuita ordenamos inmediatamente que remuevan el diseño engañoso. Hicieron así también algunos writers con papa Francisco a poco tiempo elegido sobre algunos muros del Vaticano. Los hizo inmediatamente cancelar. Al mismo tiempo, no nos gusta que Él revista nuestras prerrogativas, como la debilidad, la vulnerabilidad, los límites, la falibilidad, de los cuales dejaríamos de lado con mucho gusto. Lo que de nosotros descartamos y despreciamos, justamente eso ha atraído y llevado al Señor a amarnos hasta la cruz. No es necesario nunca olvidar que nosotros predicamos a Cristo crucificado, escándalo para los judíos, locura para los paganos (1Cor 1,23). Pero si no nos escandalizamos de quién es verdaderamente, el Señor nos proclama dichosos: quiere decir que para nosotros se ha vuelto motivo de gozo.