XIX DOMENICA DEL T.O.
anno B (2021)
1Re 19,4-8; Ef 4,30.5,2; Gv 6,41-51
I Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
_________________________________
Siamo ancora nel vangelo di Giovanni, all’interno del discorso di Gesù sul pane. Le sue parole (cfr. vangelo di domenica scorsa) diventano problematiche alle orecchie dei presenti a Cafarnao. L’uditorio sembrava aprirsi e invece, fedele ai suoi padri che fecero lo stesso con Dio nel deserto, mormora contro Gesù. Qual è il motivo? Più o meno lo stesso che scandalizzò i nazaretani: costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come può dire di essere disceso dal Cielo? (Gv 6,42) Non sembri così assurda a noi lettori una reazione siffatta. In fondo, la risposta del Signore al loro mormorio chiarisce un paio di cose. 1) La fede nasce solo all’interno di un’attrazione d’amore: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre (Gv 6,44) 2) La scintilla della fede scocca se c’è apertura e attenzione a quel che accade nel proprio cuore: chiunque ha ascoltato il Padre ed ha imparato da lui, viene a me (Gv 6,45). Insomma, se davanti a Gesù ci si presenta arroccati sulla propria rassicurante religione e sui propri schemi cognitivi, se non si è un tantino educati ad ascoltare il proprio cuore, se non si è disposti a lasciarsi sorprendere da Lui nella sua forma umana, non si potranno mai comprendere le sue parole, né credere alle sue origini divine.
Leggo liberamente il tempo della crisi che stiamo vivendo alla luce di questo testo. In tanti nostri discorsi sono spesso presenti i dati sconfortanti dell’assenza dall’eucarestia domenicale (soprattutto i giovani) e dagli ambienti/incontri dove si coltiva la fede. Questa desertificazione spirituale desta giustamente una certa preoccupazione. Ma in un certo senso (lo so, la sto per dire grossa…) dovremmo anche rallegrarcene. Se infatti la fede autentica è un’attrazione interiore alla persona di Gesù, questo tempo di crisi allora è come il setaccio che sta facendo emergere “il cristianesimo di ciascuno”. La chiesa infatti sta perdendo sempre più influenza e spazio tra gli uomini, qualcuno arriva ad affermare persino la fine del cristianesimo quale religione culturale in occidente che, tuttavia, non sarebbe segno della sua fine: si dice sempre che molte persone lasciano la Chiesa. Io però risponderei: non ci sono mai entrati (Card. Joseph De Kesel, Foi et religion dans une societé moderne, Ed. Salvator, 2021).
Solo chi sta imparando ad ascoltare la voce di Dio nel proprio cuore può sentire questa attrazione. Chi è intento ad ascoltarla, aderisce al fascino di Gesù e giunge a conoscere chi è il Padre: chi vede me, vede il Padre (Gv 14,9). Senza questa attrazione è assolutamente incomprensibile come uno possa diventare cristiano. Perché cristiani non lo si diventa a colpi di indottrinamento o di crociate morali. Eppure per molto tempo si è portata avanti proprio un’iniziazione cristiana di questo tipo. Dunque oggi ci troviamo di fronte alla formidabile possibilità di ri-generare la fede a partire da questo principio: la fede nasce e cresce per attrazione. Inutile perdere tempo a discutere continuamente, a moltiplicare le tesi e le analisi della crisi di fede. Bisogna invece, prima di tutto, accogliere la crisi. Infatti, il discorso di Gesù sul pane manderà in crisi la sequela di molti. E nelle prossime domeniche vedremo fin dove arriverà ad agire questa crisi.
Il mormorio dei giudei esprime incredulità di fronte a qualcuno che dice di essere pane disceso dal Cielo. Non riescono a cogliere nella umanità di Gesù la rivelazione di Dio. Non riescono a credere che Dio possa aver fatto questa scelta nella sua somma libertà. Non riescono a credere che questa scelta si sia realizzata nella carne dell’uomo Gesù, il figlio di Giuseppe. Se non si è aperti ad accettare questo scandalo che ci salva, non si potrà mai comprendere un Dio che afferma di volere essere pane per l’uomo. Si continuerà solo a pensare di conoscere chi ancora non si conosce, come quei giudei. Ma per chi si apre ogni giorno all’amore di Dio, Gesù si rivelerà sempre in quel pane che la Chiesa ogni giorno consacra e che solo può saziare la fame e la sete più profonda dell’uomo. Alla lunga, non si può stare a rimandare all’infinito la questione che comporta una decisione: o si accetta e si impara ad amare Gesù per quello che dice di essere, oppure si vivrà la propria esistenza solo per garantirsi qui in terra la vita materiale, come fosse l’unica vita possibile; con il rischio però di perdere il suo senso più vero che solamente Gesù può donare: io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,51). Se c’è una vita eterna, la si può imbroccare solo in questo movimento di amore che unisce il Cielo alla terra.
*******************
¿BUSCAS ESTE PAN?
Estamos todavía en el evangelio de Juan, dentro del discurso de Jesús sobre el pan. Sus palabras (cfr. Evangelio del domingo pasado) se vuelven problemáticas a los oídos de los presentes en Cafarnaúm) el auditorio parecía abrirse y en cambio, fieles a sus padres que hicieron lo mismo con Dios en el desierto, murmuran contra Jesús. ¿Cuál es el motivo? Más o menos lo mismo que escandalizó a los nazarenos: ¿No es éste, Jesús, el hijo de José? ¿Acaso no conocemos a su padre y a su madre? ¿Cómo nos dice ahora que ha bajado del cielo? (Jn 6,42) No parece así absurda a nosotros lectores una reacción semejante. En fondo, la respuesta del Señor a sus murmullos aclara un par de cosas. 1) la fe nace solo en lo interior de una atracción de amor: nadie puede venir a mí si no lo atrae el Padre (Jn 6,44) 2) La chispa de la fe comienza si hay apertura y atención a lo que sucede en el propio corazón: Todo aquel que escucha al Padre y aprende de él, se acerca a mí (Jn 6,45). Es decir, si delante de Jesús nos presentamos encaramados en la propia religión reconfortante y sus propios esquemas cognitivos, si no somos un poco educados a escuchar el propio corazón, si no estamos dispuestos a dejarnos sorprender por Él en su forma humana, no se podrán comprender nunca sus palabras, ni creer en sus divinos orígenes.
Leo libremente el tiempo de la crisis que estamos viviendo a la luz de este texto. En tantos de nuestros discursos están muchas veces presentes los datos desalentadores de la ausencia de la Eucaristía dominical (sobre todo los jóvenes) y de los ambientes/encuentros donde se cultiva la fe. Esta desertificación espiritual suscita justamente una cierta preocupación. Pero en un cierto sentido (lo se, estoy por decir algo grave…) debemos también alegrarnos. Si de hecho la fe auténtica es una atracción interior a la persona de Jesús, este tiempo de crisis entonces es como el colador que está haciendo emerger “el cristianismo de cada uno”. La Iglesia de hecho está perdiendo siempre más influencia y espacio entre los hombres, alguien llega a afirmar hasta el fin del cristianismo como religión cultural en occidente que, no obstante, no sería signo de su fin: se dice siempre que muchas personas dejan la Iglesia. Pero yo responderé: no han entrado nunca (Card. Joseph De Kesel, Foi et religion dans une societé moderne, Ed. Salvator, 2021).
Solo quien está aprendiendo a escuchar la voz de Dios en el propio corazón puede sentir esta atracción. Quien tiene la intensión de escucharla, adhiere al encanto de Jesús y alcanza a conocer quién es el Padre: quien me ve, ve al Padre (Jn 14,9). Sin esta atracción es absolutamente incomprensible como uno pueda volverse cristiano. Porque cristianos no se vuelve a golpes de adoctrinamiento o de cruzadas morales. Y sin embargo por mucho tiempo se ha llevado adelante justamente una iniciación cristiana de este tipo. Entonces hoy nos encontramos delante a la formidable posibilidad de volver a generar la fe a partir de este principio: la fe nace y crece por atracción. Inútil perder tiempo en discutir continuamente, en multiplicar las tesis y los análisis de la crisis de fe. Es necesario en cambio, primero que nada, acoger la crisis. De hecho, el discurso de Jesús sobre el pan llevará en crisis la secuela de muchos. Y en los próximos domingos veremos hasta donde llegará a actuar esta crisis.
El murmureo de los judíos expresa incredulidad delante de alguien que dice ser pan bajado del Cielo. No logran a coger en la humanidad de Jesús la revelación de Dios. No logran a creer que Dios pueda haber hecho esta elección en su perfecta libertad. No logran a creer que esta elección se haya realizado en la carne del hombre Jesús, el hijo de José. Si no se es abiertos a aceptar este escándalo que nos salva, no se podrá nunca comprender a un Dios que afirma querer ser pan para el hombre. Se continuará solo a pensar de conocer a quien todavía no se conoce, como aquellos judíos. Pero para quien se abre cada día al amor de Dios, Jesús se revelará siempre en aquel pan que la Iglesia cada día consagra y que solo puede saciar el hambre y la sed más profunda del hombre. A la larga, no se puede estar a posponer al infinito la cuestión que comporta una decisión: o se acepta y se aprende a amar a Jesús por lo que dice ser, o si no se vivirá la propia existencia solo para garantizarse aquí en la tierra la vida material, como si fuera la única vida posible; pero con el riesgo de perder su sentido más verdadero que solamente Jesús puede donar: yo soy el pan vivo bajado del Cielo. Si uno come de este pan vivirá en eterno (Jn 6,51). Si hay una vida eterna, se podrá hacerlo solo en este movimiento de amor que une el Cielo a la tierra.