CHE LE PIAGHE DEL SIGNORE SIANO IMPRESSE NEL MIO CUORE

II DOMENICA DI PASQUA

DOMENICA DELLA “DIVINA MISERICORDIA”

anno C (2022)

At 5,12-16; Ap 1,9-11.12-13.17-19; Gv 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

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Alla fine del vangelo di questa seconda domenica di Pasqua, Giovanni si premura di dirci che Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro (Gv 20,30): dunque ha fatto delle scelte precise tra i tantissimi segni, lasciando nel suo vangelo solo alcuni per iscritto. Quelli che ha riportato hanno un solo, grande scopo: perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome (Gv 20,31). Notate: non solo perché si creda a Gesù, ma perché si possa sperimentare la potenza della sua resurrezione, la nuova vita che comincia già qui sulla terra. Se queste precisazioni le ha fatte al termine del racconto di queste prime apparizioni, vuol dire che c’è qualcosa di fondamentale da comprendere, affinché l’edificio della nostra fede cresca bene. Ci troviamo infatti di fronte al segno dei segni, al segno in vista del quale Gesù fece tanti segni, prima di entrare nella sua passione.

Mio Signore e mio Dio 3!

Non dimentichiamo che l’iniziativa parte sempre dal Signore. È Lui che decide di manifestarsi, ed è importante osservare che decide di venire tra i suoi mentre essi sono ripiegati su sé stessi per la paura. Colui che ci ama con amore fedele ed eterno non potrebbe fare altrimenti. Anche nel libro dell’Apocalisse (2a lettura), Giovanni ricorda come Gesù lo rassicuri mentre cade come morto ai suoi piedi: posa la sua mano su di lui e gli parla con grande fiducia (Ap 1,17). Dio passa dentro le nostre paure per farcele superare. Il dono della pace giunge proprio nell’attraversamento delle nostre oscurità, nell’attraversamento dei nostri fallimenti, dei buchi neri della nostra storia. Egli comunica la sua pace ai discepoli esponendo alla loro vista le mani e il fianco dove gli fu conficcata una lancia. Perché mostrare quelle ferite mortali? In un caldo giorno d’estate, nel sud della Florida, un bambino decise di andare a nuotare nella laguna presso casa sua. Uscì dalla porta posteriore e si gettò in acqua nuotando felice. Sua madre lo guardava dalla casa attraverso la finestra, quando improvvisamente vide con orrore che un caimano si stava avvicinando alle spalle del piccolo, senza che questi si accorgesse di nulla. Corse subito verso suo figlio gridando più forte che poteva. All’udire quelle grida il bambino si allarmò e nuotò verso sua madre ma era troppo tardi. La mamma riuscì ad afferrare il bambino per le braccia proprio quando il caimano gli afferrava le gambe. La donna cominciò a tirare determinata, con tutta la forza del suo cuore. Il caimano era più forte, ma la mamma era molto più determinata, e nessuno dei due mollava la presa. Un vicino di casa sentì le grida, si precipitò sul posto con un fucile e uccise l’animale. Il bimbo si salvò e, anche se le sue gambe rimasero ferite gravemente, poté di nuovo camminare. Durante il ricovero in ospedale, un giornalista domandò al bambino se voleva mostrargli le cicatrici lasciate sulle sue gambe. Il bimbo non sollevò la coperta, ma con grande orgoglio si rimboccò le maniche e disse: “è meglio che lei veda queste!” Erano i segni delle unghie di sua madre impresse sulle sue braccine per la forza con cui aveva lottato per tenerle strette a sé.

Gesù mostra le sue piaghe perché sono il segno della sua vittoria, ma soprattutto le credenziali per farsi riconoscere. I discepoli possono essere sicuri di quel che vedono, non si ingannano. Mentre lo riconoscono, le sue piaghe sono sorgente di pace e di gioia per il loro cuore: e i discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,20b). Sono esse la memoria visibile dell’amore più forte del potere della morte. Ma nello stesso tempo, questa esposizione è anche un appello all’uomo: se vuole entrare nel segreto del contatto tra Dio e l’uomo, questi dovrà togliersi ogni maschera e far uscire allo scoperto le proprie piaghe. Per questo Tommaso è un esemplare di vera fede: non nasconde la sua incredulità e chiede apertamente di vedere e toccare come i suoi fratelli, perciò Gesù può venire in suo soccorso (Gv 20,25-28). Solo in questa nudità accettata ed esposta a un Dio che spogliò sé stesso per rivestirci di sé, l’uomo può sperimentare la potenza della sua resurrezione che lo introduce in una vita totalmente nuova. Solo così può scoprire che Dio è veramente Misericordia ed avvolge chi ha il coraggio di esporgli la propria miseria. Il centro dell’annuncio ecclesiale, il kèrigma cristiano, è l’amore di Dio capace di perdonare tutto. Sono queste infatti le prime parole di Gesù dopo il dono della pace, mentre affida la sua missione alla chiesa (Gv 20,21-23). Non collocare questa verità al centro dell’annuncio del vangelo e della missione della chiesa, è tradire Dio nella sua immagine e nella sua volontà di salvezza, è dimenticare che le sue piaghe mostrano che siamo stati comprati a caro prezzo (1Cor 6,20). Per questo la chiesa celebra oggi la domenica della Divina Misericordia: le piaghe di Dio e le piaghe dell’uomo sono ormai strette in un bacio che nessuno potrà mai staccare.

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QUE LAS LLAGAS DEL SEÑOR SEAN IMPRESAS EN MI CORAZÓN

Al final del evangelio de este segundo domingo de Pascua, Juan se preocupa en decirnos que Jesús, en presencia de sus discípulos, hizo muchos otros milagros que no fueron escritos en este libro (Jn 20,30): entonces ha hecho algunas elecciones precisas entre las tantísimas señales, dejando en su evangelio solo algunos por escrito. Aquellos que ha reportado tienen un solo y gran objetivo: para que crean que Jesús es el Cristo, el Hijo de dios, y porque, creyendo, tengan la vida en su nombre (Jn 20,31). Noten bien: no solo para que se crea en Jesús, sino para que se pueda experimentar la potencia de su resurrección, la nueva vida que comienza ya aquí sobre la tierra. Si estas precisiones las ha hecho al término de la narración de estas primeras apariciones, quiere decir que hay algo de fundamental por comprender, para que el edificio de nuestra fe crezca bien. Nos encontramos de hecho frente a la señal de las señales, la señal en vista del cual Jesús hizo tantos signos, antes de entrar a su pasión.

No olvidemos que la iniciativa parte siempre del Señor. Es Él que decide manifestarse, y es importante observar que decide venir entre los suyos mientras ellos están replegados en sí mismos por el miedo. Aquél que nos ama con amor fiel y eterno no podrías hacer de otro modo. También en el libro del Apocalipsis (2da lectura), Juan recuerda como Jesús lo tranquilice mientras cae como muerto a sus pies: apoya su mano sobre él y le habla con gran confianza (Ap 1,17). Dios pasa dentro de nuestros miedos para hacernos superar. El don de la paz llega justo en el cruce de nuestra oscuridad, en el cruce de nuestros fracasos, en los huecos negros de nuestra historia. Él comunica su paz a los discípulos exponiendo ante sus ojos las manos y el costado donde le fue penetrada la lanza. ¿Por qué mostrar esas heridas mortales? En un caluroso día de verano, al sur de Florida, un niño decidió ir a nadar a la laguna cercana a su casa. Salió de la puerta posterior y se lanzó en el agua nadando feliz. Su madre lo miraba desde la casa a través de la ventana, cuando de improviso vio con horror que un caimán se estaba acercando a las espaldas del pequeño, sin que él se diera cuenta de nada. Corrió inmediatamente hacia su hijo gritando lo más fuerte que podía. Al oír aquellos gritos el niño se alarmó y nadó hacia su madre, pero era demasiado tarde. La mamá logró aferrar al niño por los brazos justo cuando el caimán le aferró la pierna. La mujer comenzó a jalar determinada, con toda la fuerza de su corazón. El caimán era más fuerte, pero la mamá era mucho más determinada, y ninguno de los dos soltaba a la presa. Un vecino de casa escuchó los gritos, se precipitó al lugar con un rifle y mató al animal. El niño se salvó y, aunque si sus piernas quedaron heridas gravemente, pudo de nuevo caminar. Durante la hospitalización en el hospital, un periodista preguntó al niño si quería mostrarle las cicatrices que habían quedado en sus piernas. El niño no levantó la frazada, sino con gran orgullo enrolló las mangas y dijo: “¡es mejor que usted vea estas!” eran las marcas de las uñas de su madre impregnadas sobre sus brazos por la fuerza con la cual luchada para tenerlo junto a sí.

Jesús muestra sus llagas porque son las marcas de su victoria, pero sobre todo las credenciales para hacerse reconocer. Los discípulos pueden estar seguros de lo que ven, no se engañan. Mientras lo reconocen, sus llagas son fuente de paz y de gozo para sus corazones: y los discípulos gozaron al ver al Señor (Jn 20, 20b). Son ellas la memoria visible del amor más fuerte que el poder de la muerte. Pero al mismo tiempo, esta exposición es también un llamado al hombre: si quiere entrar en el secreto del contacto entre Dios y el hombre, este deberá quitarse cada máscara y hacer salir a la luz las propias llagas. Por esto Tomás es un ejemplar de verdadera fe: no esconde su incredulidad y pide abiertamente ver y tocar como sus hermanos, por lo cual Jesús puede ir en su auxilio (Jn 20,25-28). Solo en esta desnudez aceptada y expuesta a un Dios que se despojó a sí mismo para revestirse de sí, el hombre puede experimentar la potencia de la resurrección que lo introduce en una vida totalmente nueva. Solo así puedes descubrir que Dios es verdaderamente Misericordia y envuelve a quien tiene el coraje de exponer la propia miseria. El centro del anuncio eclesial, el kerigma cristiano, es el amor de Dios capaz de perdonar todo. Son estas de hecho las primeras palabras de Jesús después del don de la paz, mientras confía su misión a la iglesia (Jn 20,21-23). No colocar esta verdad al centro del anuncio del evangelio y de la misión de la iglesia, es traicionar a Dios en su imagen y en su voluntad de salvación, es olvidar que sus llagas muestran que hemos sido comprados a caro precio (1Cor 6,20). Por esto la iglesia celebra hoy el domingo de la Divina Misericordia: las llagas de Dios y las llagas del hombre son ya estrechadas en un beso que nunca nadie podrá separar.