PRIMA GESÙ

XXIII DOMENICA DEL T.O.

anno C (2019)

Sap 9,13-18; Fm 1,9-10.12-17; Lc 14,25-33

 

Una folla numerosa andava con Gesù. Allora Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

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Se qualcuno vuol venire dietro di me
Se qualcuno vuol venire dietro di me, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2012

Apparentemente anche Gesù poteva sembrare un “influencer”, visto che tanti andavano con lui (Lc 14,25). Invece no, al Signore non interessava affatto avere con sé una folla di proseliti. Egli era un pescatore di uomini con cui cercare una relazione nuova, sincera e affettuosa, intento a formarli perché diventassero a loro volta capaci di affascinare altri al vangelo. Per questo, guardando chi lo seguiva, alzava l’asticella parlando senza mezze misure più o meno così: “se il tuo amore per me non viene prima di quello che hai per genitori, moglie/marito e figli, fratelli e sorelle o amici, in una sola parola prima di tutti gli altri, allora non diventerai mai mio discepolo (Lc 14,26).” Il primo criterio del discepolato tocca la dimensione affettiva. Ogni amore va ordinato attorno all’amore per Gesù; diversamente, anche una relazione affettiva molto umana può allontanare da Lui. A tanti sembra che qui il Signore pianti un’esigenza eccessiva ed incomprensibile. Ma è una prima condizione da accogliere, se si vuole veramente essere suoi discepoli: non anteporre nulla all’amore di Cristo (S.Benedetto da Norcia)

Chiariamo: è evidente che Gesù non vuole instaurare alcun antagonismo con le persone che Egli, tra l’altro, ama più di noi. Solo chi ha deciso di interpretare la propria vita dentro la storia di Gesù, solo chi si fida di Lui può comprendere e accogliere le condizioni del discepolato. Infatti, chi lo mette al 1° posto negli affetti, alla lunga non si vede sottrarre genitori, moglie/marito, figli, ecc.ecc. Vede piuttosto che tutti vanno al loro posto, in un’armonia che il suo stesso Spirito crea nel cuore del discepolo. Altra condizione: se non si porta la propria croce andando dietro, non davanti al Signore, allora si sta cercando qualcos’altro (Lc 14,27). Gesù non ci invita solo a prendere (Lc 9,23) ma a portare la nostra croce. Una cosa è prenderla, altra cosa è portarla. Il primo gesto suppone solo l’atto di sollevamento di un peso; il secondo un camminare trasportando quel peso. La nuova vita in Cristo cresce nell’arco dell’esistenza trasportando liberamente quella parte di peso che ci tocca, per poi scoprire, mentre si cammina, che Gesù stesso porta l’altra parte, quella per me “insopportabile”: il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero (Mt 11,30). La croce è un mistero multiforme da accogliere, non da schivare, se si vuole entrare nel segreto dell’amicizia con Gesù!

Perciò, ecco le due piccole parabole a supporto dell’insegnamento (Lc 14,28-32): vuoi seguire Gesù? Bisogna pensarci bene! Ci vuole ponderazione e discernimento nel camminare dietro il Signore. Perché la nostra vita è come la costruzione di una torre o come la preparazione di una battaglia. Mentre si sta costruendo, bisogna verificare come e su cosa si sta costruendo. Mentre ci si prepara alla battaglia, bisogna accertare a cosa si si guarda e su quale forza si sta contando. Perché se il progetto su cui si costruisce è simile in ambizione alla torre di Babele, allora sarà un fallimento: vuol dire che invece di andare avanti arricchendo davanti a Dio si è solo pensato di arricchirsi davanti agli uomini. Ogni torre di questo tipo crollerà inesorabilmente, perché pensava di avere in sé stessa risorse e mezzi per portare a termine l’opera. Così pure per colui che pensa di poter affrontare un nemico in guerra che gli è superiore facendo leva sulle sue sole forze, ovvero sugli stessi mezzi (anche se numericamente inferiori) che usa il nemico: chi fa questo, si sta già consegnando a lui! Ma allora, chi davvero può diventare suo discepolo?

Considerando le sue richieste, vediamo che la porta per diventare suoi amici è davvero stretta (Lc 13,24). Tutti ci troviamo troppo ingombranti per riuscire ad entrare. Nessuno ce la fa, o perlomeno, io non ce la faccio a corrispondere. Ma questo è esattamente lo scopo del vangelo: convincerci e farci confessare la nostra impossibilità a seguire Gesù. Rientrato nella verità di me stesso, nell’umile speranza che ripongo solo nel Signore e nell’accettazione della mia radicale debolezza nel seguirlo, Egli diventa poco a poco la mia sola vera forza. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14,33). L’ultimo versetto del vangelo ci riporta a quello di domenica scorsa. Se il Regno è per i poveri e gli esclusi, bisogna che io mi ritrovi tra essi. Per stare in amicizia con Gesù bisogna scegliere il suo stesso posto, l’ultimo. È la sintesi delle condizioni per accogliere il dono del discepolato. Il primo ostacolo all’amicizia intima con Lui, è l’amore di ogni ricchezza e dei primi posti, vero ingombro dell’anima di cui ci si deve liberare per diventare suoi discepoli.

 

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PRIMERO JESUS

 

Aparentemente también Jesús podía parecer una “influencia”, visto que tantos iban con él (Lc 14,25). En cambio, no, al Señor no le interesaba de hecho tener consigo una multitud de prosélitos. Él era un pescador de hombres con el cual buscar una relación nueva, sincera y afectuosa, preocupado a formarlos para que se vuelvan a su vez capaces de fascinar a otros hacia el evangelio. Por esto, mirando a quien lo seguía, levantaba el tono hablando sin términos medios más o menos así: “si tu amor para mí no está en el primer lugar al de lo que tienes por los padres, esposa/esposo e hijos, hermanos y hermanas o amigos, en una sola palabra primero que a todos los demás, entonces no te volverás nunca mi discípulo (Lc 14,26).” El primer criterio del discipulado toca la dimensión afectiva. Cada amor va ordenado alrededor del amor por Jesús; diversamente, también una relación afectiva muy humana puede alejar de Él. A muchos les parece que el Señor aquí plante una exigencia excesiva e incomprensible. Pero es una primera condición para acoger, si se quiere verdaderamente ser sus discípulos: no anteponer nada al amor de Cristo (S. Benedicto de Norcia)

Aclaremos: es evidente que Jesús no quiere instaurar algún antagonismo con las personas que Él, de hecho, ama más que nosotros. Solo quien ha decidido interpretar la propia vida dentro de la historia de Jesús, solo quien se fía de Él puede comprender y acoger las condiciones del discipulado. De hecho, quien lo pone en el 1° lugar en los afectos, a la larga no se ve sustraído de los padres, esposa/esposo, hijos, etc., etc. Ve más bien que todos se ponen en su propio lugar, en una armonía que su mismo Espíritu crea en el corazón del discípulo. Otras condiciones: si no se lleva la propia cruz yendo detrás, no delante del Señor, entonces se está buscando otra cosa (Lc 14,27). Jesús no nos invita solo a tomar (Lc 9,23) sino a llevar nuestra cruz. Una cosa es tomarla otra cosa es llevarla. El primer gesto supone solo el acto de levantar un peso; el segundo un caminar transportando aquel peso. La nueva vida en Cristo crece en el arco de la existencia transportando libremente aquella parte del peso que nos toca, para luego descubrir, mientras se camina, que el mismo Jesús lleva la otra parte, aquella que para mí es “insoportable”: mi yugo es dulce y mi peso ligero (Mt 11,30). La cruz es un misterio multiforme para acoger, no para esquivarlo, ¡si se quiere entrar en el secreto de la amistad con Jesús!

Por lo cual, he aquí las dos pequeñas parábolas como soporte de la enseñanza (Lc 14,28-32): ¿quieres seguir a Jesús? ¡Es necesario pensarlo bien! Se necesita ponderación y discernimiento en el caminar detrás del Señor. Porque nuestra vida es como la construcción de una torre o como la preparación de una batalla. Mientras se está construyendo, es necesario verificar cómo y sobre qué cosa se está construyendo. Mientras nos preparamos a la batalla, es necesario verificar lo que se mira y con qué fuerza se cuenta. Porque si el proyecto sobre el cual se construye es similar en ambición a la torre de Babel, entonces será un fracaso: quiere decir que en cambio de ir adelante enriqueciéndonos delante de Dios se ha pensado solo en enriquecerse delante de los hombres. Cada torre de este tipo caerá inexorablemente, porque pensaba tener en sí misma reservas y medios para llevar a término la obra. Así también para aquél que piensa poder afrontar a un enemigo de guerra que le es superior haciendo palanca en sus propias fuerzas, o verdaderamente en sus propios medios (aunque si numéricamente inferior) que usa el enemigo: quien hace esto, ¡se está entregando a él! Entonces, ¿quién de verdad puede volverse su discípulo?

Considerando sus pedidos, vemos que la puerta para volverse sus amigos es de verdad estrecha (Lc 13,24). Todos nos encontramos demasiado voluminosos para lograr a entrar. Nadie lo logra, o al menos, yo no logro a corresponder. Pero esto es exactamente el objetivo del evangelio: convencernos y hacernos confesar nuestra imposibilidad en seguir a Jesús. Volviendo a entrar en la verdad de mí mismo, en la humilde esperanza que pongo solo en el Señor y en la aceptación de mi radical debilidad en el seguirlo, Él se vuelve poco a poco mi única verdadera fuerza. Así cualquiera de ustedes que no renuncia a todas sus propiedades, no puede ser mi discípulo (Lc 14,33). El último versículo del evangelio nos lleva al domingo pasado. Si el Reino es para los pobres y excluidos, es necesario que yo me encuentre entre ellos. Para estar en amistad con Jesús es necesario elegir su mismo lugar, el último. Es la síntesis de las condiciones para acoger el don del discipulado. El primer obstáculo a la amistad íntima con Él es el amor de cada riqueza y de los primeros lugares, verdadero obstáculo del alma del cual nos debemos librar para volvernos sus discípulos.

2 Comments

  1. Il modo di ragionare e di pianificare la vita oggi mi sembra lontano anni luce da quello che consiglia Gesù. Penso soltanto a come i giovani oggi facciano la scelta di sposarsi (ed è già buona se lo fanno!!!) solo quando hanno tutto a posto, organizzato, efficiente….lavoro a tempo indeterminato (cosa rara ormai!), disponibilità economiche, casa perfetta e via così…..ormai salti nel vuoto non li vuole fare più nessuno ma questo purtroppo non è bene perché si pensa di essere onnipotenti e si pretende di tenere tutto sotto controllo, sempre. L’uomo vuole bastarsi da solo.
    Quando però arriva l’ imprevisto l’ uomo si scompensa e non sa come affrontare il lutto, il disagio, la mancanza di affetti o di cose materiali. E da’ paradossalmente la colpa a quel Dio in cui però non crede e che invece è sempre lì a tendergli la mano e ad aspettarlo!
    Penso sia questo che Gesù ci vuole dire.
    “Nonostante tutto è tutti, io sono sempre qui per te”.

    Un ‘altra cosa vorrei dire.
    L’ ingresso alla porticina del Regno è riservato ai poveri e agli esclusi.
    Se non ci sentiamo tali, mettiamoci nei loro panni, cioè ” vestiamoci “, proviamo a pensare con la loro testa, cercando di intercettare il loro disagio.
    Penso che sia utile fare questo perché solo condividendo ci si potrà mettere a disposizione.
    Attraverso loro potremo attraversare la porta

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