VOGLIAMO VEDERE GESU’

V DOMENICA DI QUARESIMA : Gr 31,31-43; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

Domenica scorsa abbiamo udito dalle parole di Gesù l’annuncio di un amore che sconvolge i nostri parametri mentali così segnati dalle caricature dell’amore che oggi dilagano nella vita umana: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chiunque creda in Lui abbia la vita eterna. Ce lo da con la promessa della vita eterna e non ci chiede niente in cambio, se non soltanto di credergli. Geremia (1a lettura) profetizzò questo inaudito amore: Dio avrebbe concluso una nuova alleanza con gli uomini, non come la prima che il suo popolo infranse, ma una alleanza la cui legge Egli stesso avrebbe scritto dentro il cuore dell’uomo (Ger 31,33). Tutti mi conosceranno…perché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato (Ger 31,34). Gratuità, bontà e ostinata misericordia sono i tratti principali dell’amore che si manifesta nella persona di Gesù, nelle sue parole, nei sui gesti, ma soprattutto nell’ora della sua morte. In quell’ora il Signore ci ha dato prova della autenticità del suo amore. Chi avrebbe potuto andare incontro a quel genere di sofferenze e di morte che l’attendeva, senza recriminare e senza ricambiare con il male all’ondata di male che gli si abbatteva addosso? Chi sarebbe andato incontro a questa morte sapendo esattamente dapprima come sarebbe andata a finire?

In realtà, tutta la vita di Gesù fu l’annuncio e il segno inconfondibile di questo amore e il sopraggiungere della sua morte, anch’essa prevista, annunciata e liberamente accolta, il timbro di autenticità sulla sua persona. Nel vangelo di oggi, la richiesta fatta a Filippo da alcuni Greci saliti a Gerusalemme per la festa, esprime ciò che alberga nel più profondo del cuore umano: vogliamo vedere Gesù. Cioè, vogliamo incontrarlo, vogliamo vedere se è proprio quella persona di cui si racconta, vogliamo anche noi avvicinarlo, vogliamo verificare se davvero ama tutti gli uomini, anche peccatori, come si dice in giro. Insomma, in una sola parola, vogliamo conoscerlo. Anche un altro vangelo (Luca) racconta di un uomo che desiderava soltanto vedere Gesù: andate a leggere cosa gli successe quel giorno! (Lc 19,1-10). E Gesù difronte a questa richiesta intermediata dai suoi discepoli sente che è arrivata la sua ora, quella che renderà pienamente manifesto l’amore intravisto in tutta la sua vita.

"Attirerò tutti a me", acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2013
“Attirerò tutti a me”, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2013

Anche oggi, per chi ha occhi per vedere e orecchi per intendere, il Signore lascia “intra-vedere” quell’amore. Scrivo qui volentieri il racconto di un infermiere che un papà della mia parrocchia mi ha inviato qualche giorno fa in un messaggio: 

“Erano circa le 8:30, quando un anziano signore ottantenne giunse nello studio medico per rimuovere dei punti di sutura dal pollice della mano. Disse che aveva fretta perché aveva un appuntamento alle ore 9.00. Verificai i suoi segni vitali e lo feci accomodare. Sapevo che ci sarebbe voluto più di un’ora prima che qualcuno potesse occuparsi di lui. Lo vidi controllare l’orologio con ansia e allora decisi di controllare la sua ferita perché non ero occupato con un altro paziente. La ferita era guarita bene. Quindi, parlai con uno dei medici per rimuovere i punti di sutura. Cominciai discretamente a conversare con lui mentre mi prendevo cura della sua ferita. Gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dopo, dato che aveva molta fretta. Quell’uomo mi disse di no e mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie, aggiungendo però che sua moglie si trovava nella casa di cura da un po di tempo, poiché era affetta dal morbo di Alzheimer. Gli chiesi allora se la moglie si sarebbe preoccupata se fosse stato un po in ritardo. Mi rispose che lei non lo riconosceva più già da cinque anni. Allora esclamai: “E ci vai ancora ogni mattina, anche se lei non sa chi sei?” Lui mi sorrise, mi accarezzò la mano e mi disse: “Non mi conosce, ma io so ancora chi è lei”. 

Accadono cose nella vita umana di tutti giorni che ti catapultano improvvisamente in un altro mondo. Come per questo infermiere, che ebbe la sorpresa e l’onore di conoscere un uomo che amava la sua sposa con i tratti dell’amore divino: quell’uomo anziano gli fece vedere Gesù. Il Signore vuole farsi conoscere, vuol corrispondere al desiderio che è nel profondo di ciascuno, su questo non c’è dubbio. Ma bisogna imparare a fidarsi di Lui, cioè credergli. Non si può conoscere veramente Gesù se non nel cammino dell’amore che Lui stesso ci ha mostrato (Gv 12,24-25). Anzi, secondo l’evangelista Giovanni, per Gesù è esattamente questo il criterio distintivo del discepolo: se uno mi vuole servire, mi segua (v.26). Solo chi ha deciso di servire può dire che è sulla strada di Gesù Cristo. Una strada che procura turbamento. Perché prima o poi la strada dell’amore ti porta a soffrire. Persino Gesù ha provato grande turbamento (v.27). L’amore vero ti porta a donare la vita e questo non è indolore. Umanamente questa strada ci spaventa, ma quando si decide ogni giorno di percorrerla scopriamo che non siamo soli e che, malgrado le paure non scompaiano magicamente, ci possiamo ritrovare ad andare incontro al dono della nostra vita avvinti da qualcosa che ci supera e ci attira a fare passi che non riusciremmo mai a fare. Qualcosa che emerge con chiarezza, a conclusione di questo commento, nel leggere quel testamento dal titolo significativo che Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze religiose nel governo del Pakistan, scrisse pochi giorni prima che fosse crivellato da 25 colpi di arma da fuoco in un attentato estremista il 2 marzo 2011.

IO VOGLIO SERVIRE GESU’

Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti ricevuti, nel sacrificio, nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai una predica sul sacrificio d’amore di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Mi è stato chiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan— Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato a continuare la mia battaglia. Io dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa continuare a seguirlo sul cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro. Per cui cerco sempre d’essere d’aiuto, insieme ai miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi, agli affamati, agli assetati. Se noi portiamo a termine questa missione, allora ci saremo guadagnati un posto ai piedi di Gesù ed io potrò guardarlo senza provare vergogna.

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El domingo pasado hemos escuchado en las palabras de Jesús, el anuncio de un amor que trastorna nuestros parámetros mentales tan marcadas por las caricaturas del amor que hoy abundan en la vida humana: Tanto amó Dios al mundo que dio a su Hijo unigénito, para que todo el que crea en él tenga vida eterna. Nos lo da con la promesa de la vida eterna, y no pide nada a cambio, si no solamente creerle.Jeremías (primera lectura) profetizó este insólito amor: Dios habría llegado a la conclusión de una nueva alianza con los hombres, no como la primera que su pueblo rompio, sino una alianza cuya ley él mismo habría escrito en el corazón humano (Jeremías 31, 33). Todos me conoceran… porque perdonaré la maldad de ellos, y no me acordaré más de su pecado (Jer 31:34). Gratuidad, bondad y obstinada misericordia son los principales rasgos del amor que se manifiesta en la persona de Jesús, en sus palabras, en sus gestos, pero especialmente en la hora de su muerte. En aquella hora el Señor nos ha dado la prueba de la autenticidad de su amor. ¿Quién hubiera podido ir al encuentro de ese tipo de sufrimiento y de la muerte que le esperaba, sin recriminaciones y sin corresponder con el mal a la abalancha de mal que le venía encima? ¿Quién iría a enfrentarse a esta muerte sabiendo exactamente desde ya cómo iba a terminar?

En realidad, toda la vida de Jesús fue el anuncio y el signo inequívoco de este amor y de la llegada de su muerte, también está ya prevista, anunciada y libremente aceptada, el sello de la autenticidad en su persona. En el evangelio de hoy, la solicitud formulada a Felipe por algunos griegos que subieron a Jerusalén para la fiesta, expresa lo que alberga en lo más profundo del corazón humano: Queremos ver a Jesús. Es decir, queremos encontrarlo, queremos ver si es exactamente la persona de la cual se habla, también nosotros queremos acercarnos, queremos comprobar si realmente ama a todas las personas, incluso a los pecadores, como dicen por allí. En resumen, en una palabra, lo queremos conocer. También otro evangelio (Lucas) nos habla de un hombre que sólo quería ver a Jesús: ¡vayan a leer lo que le pasó ese día! (Lucas 19,1-10). Y Jesús frente a esta solicitud mediada por sus discípulos siente que su hora ha llegado, aquella que manifestará plenamente el amor vislumbrado en toda su vida. Incluso hoy en día, para los que tienen ojos para ver y oídos para entender, el Señor deja “entrever” aquel amor. Escribo aquí con mucho gusto la historia de un enfermero que un papá de mi parroquia me envió hace unos días en un mensaje:

“Era alrededor de las 8:30, cuando un señor mayor de ochentaitantos llegó al estudio médico para que le retiren los puntos de sutura en el pulgar de la mano. Me dijo que tenía prisa porque tenía una cita a las 9:00 a.m. Comprobé sus signos vitales y lo hice sentar. sabía que iba a tardar más de una hora antes de que alguien pudiera hacerse cargo de él. Vi controlar su reloj con ansias y entonces decidí revisar su herida porque no estaba ocupado con otro paciente. la herida había sanado bien. Así que hablé con uno de los médicos para poder quitar los puntos de sutura. Discretamente comencé
a conversar con él mientras me ocupaba con cuidado de su herida. Le pregunté si por si acaso tenía otra cita con el médico después, ya que tenía mucha prisa. El hombre dijo que no y me dijo que tenía que ir a la residencia de ancianos para desayunar con su esposa, agregando que su esposa estaba en la casa de reposo desde hace un poco de tiempo, debido a que sufría de la enfermedad de Alzheimer. Entonces le pregunté si su esposa se preocuparía si se retardaba. Me respondió que ella no lo reconocía hace más de cinco años. Entonces dije: “Y todavía vas cada mañana, aún cuando ella no sabe quién eres?” Él me sonrió, me dio unas palmaditas en la mano y dijo: “No me conoce, pero yo todavía sé ella quién es.”

Suceden cosas en la vida humana de todos los días que de repente te catapultan en otro mundo. Como para este enfermero, que estaba sorprendido y honrado de conocer a un hombre que amaba a su esposa con rasgos del amor divino; ese anciano hombre le mostró a Jesús. El Señor quiere hacerse conocer, quiere corresponder al deseo que se encuentra en lo más profundo de cada uno, no hay ninguna duda sobre esto. Pero es necesario aprender a confiar en Él, o sea, creerle. No se puede conocer verdaderamente a Jesús si no en el camino de amor que Él mismo nos enseñó (Jn 12,24-25). De hecho, según el evangelista san Juan, para Jesús es exactamente este el criterio para distinguir al discípulo: si uno quiere servirme, que me siga (V.26). Sólo quien ha decidido servir a Jesús puede decir que está en el camino de Jesucristo. Un camino que causa perturbación. Porque tarde o temprano, el camino del amor te hace sufrir. Incluso Jesús experimentó gran perturbación (V.27). El verdadero amor te lleva a donar y esto no es sin dolor. Humanamente este camino nos asusta, pero cuando se decide seguirlo cada día descubrimos que no estamos solos y que, a pesar que
los miedos no desaparecen por arte de magia,podemos ir al encuentro del don de nuestra vida cautivados por algo que va más allá de nosotros y nos lleva a tomar medidas que nunca haríamos. Algo que queda claro, en la conclusión de este comentario, al leer aquel testamento con el significativo título que Shahbaz Bhatti, ministro para las minorías religiosas en el gobierno de Pakistán, escribió unos días antes de que fuera acribillado con 25 balas de fuego en un ataque extremista el 02 de marzo 2011.

YO QUIERO SERVIR A JESÚS

Mi nombre y Shahbaz Bhatti. Nací en una familia católica. Mi padre, un maestro jubilado, y mi madre, ama de casa,me han educado de acuerdo a los valores cristianos y las enseñanzas de la Biblia, que han influido en mi infancia. Desde niño estaba acostumbrado a ir a la iglesia y encontrar profunda inspiración en las enseñanzas que me transmitian y la crucifixión de Jesús. Fue el amor de Jesús que me llevó a ofrecer mis servicios a la Iglesia. Las pésimas condiciones que derramaban los cristianos de Pakistán me turbaron. Recuerdo un viernes de Pascua cuando tenia sólo trece anos: Escuché un sermón sobre el sacrificio de amor de Jesús por nuestra redención y para la salvación de todo el mundo entero. Y pensé corresponder a su amor donando amor a nuestros hermanos y hermanas, poniéndome al servicio de los cristianos, especialmente los mas pobres,de los necesitados y de los perseguidos que viven en este país islámico. Me pidieron que ponga fin a mi lucha, pero yo siempre me negué, aun a riesgo de mi propia vida. Mi respuesta ha sido siempre la misma. No quiero popularidad, no quiero posiciones de poder. Sólo quiero un lugar a los pies de Jesús. Quiero que mi vida, mi carácter, mis acciones hablen por mí y digan que estoy siguiendo a Jesucristo. Este deseo es tan fuerte en mí que me consideraría afortunado en caso que mi esfuerzo combativo para ayudar a los necesitados, a los pobres, los cristianos perseguidos de Pakistán, Jesús quiera aceptar el sacrificio de mi vida. Quiero vivir por Cristo y por él quisiera morir. Muchas veces los extremistas han tratado de matarme y encarcelarme; me han amenazado, perseguido y aterrorizado a mi familia. Hace unos años atras, incluso han pedido a mis padres, mi madre y mi padre, para disuadirme de continuar con mi misión de ayudar a los cristianos y los necesitados, de lo contrario me hubieran perdido. Pero mi padre siempre me ha animado. Yo digo que mientras yo viva, hasta el último aliento, voy a continuar sirviendo a Jesús y esta pobre, humanidad doliente, los cristianos, los necesitados, los pobres. Quiero decirles que encuentro mucha inspiración en la Sagrada Biblia y en la vida de Jesucristo. Cuanto más leo el Nuevo y el Antiguo Testamento, versículos de la Biblia y la palabra del Señor, y más se consolida fuerza y mi determinación. Cuando reflexiono sobre el hecho de que Jesucristo nos ha dado todo, que Dios envió a su propio Hijo para nuestra redención y nuestra salvación, me pregunto cómo puedo yo seguir su camino hacia el Calvario. Nuestro Señor dijo: “Ven conmigo, tome su cruz y sígame.” Los pasos que más amode la Biblia son: “Tuve hambre y me diste de comer, tuve sed y me diste de beber; forastero y me acogiste estaba desnudo, y me vestiste, enfermo y me visitaste, en la cárcel, y viniste a visitarme.”Así que cuando veo a la gente pobre y necesitada, creo que bajo su apariencia es Jesús a mi encuentro. Así que siempre trato de ser de ayuda, junto a mis colegas, para llevar asistencia a los necesitados, los hambrientos, los sedientos. Si nosotros llevamos a cabo esta misión, entonces habremos ganado un lugar a los pies de Jesús, y yo podré mirarlo un día sin sentir vergüenza.

6 Comments

  1. Un’altra pagina luminosa su cui meditare e fare deserto per ritrovare noi stessi, la nostra anima, per scoprire quali credenti veramente siamo. Spesso, per vivere, dobbiamo affrontare una morte. E questo sempre ci spaventa non poco. Oggi il Signore ci dice che se vogliamo avanzare, rinascere, dobbiamo prepararci a morire a qualcosa. Ci sono gesti quotidiani a cui non diamo peso ma solo, perchè fatti con il cuore, diventano luce in una dimensione nuova, in una vita di fede. Come donna e come madre mi viene in mente l’immagine del parto. Questa logica intessuta d’amore vero. Le doglie sono necessarie per dare alla luce una nuova creatura. Quando stiamo soffrendo non pensiamo alla vita che ne scaturirà. Quando stiamo male facciamo fatica ad intravedere il dopo. Quando siamo al buio e al freddo della terra come il chicco non pensiamo a un Dio misericordioso, ma a un desposta che permette la nostra sofferenza. Gesù nella sua “ora” ha paura come noi ed è profondamente turbato. Voglio lasciarmi toccare e sconvolgere da questa umanità di Gesù, che è la nostra, che è la mia….che è lezione e dono nello stesso tempo. Grazie Gesù Amore, perchè nel mio cammino di desertificazione, di essenzialità, in questa domenica, mi insegni a deporre i pesi e le fatiche, scoprendo quanto Dio Padre mi ama e quanto Gesù, vero Dio e vero uomo mi accompagni ad incontrarlo ancora

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  2. Abbiamo bisogno di segni, abbiamo bisogno di conoscenza, abbiamo bisogno di Dio.
    Anche questa domenica si parla di gratuità, di bontà e ostinata misericordia, tratti principali che si manifestano nella persona di Gesù.
    Credere è fidarsi e affidarsi ad un Dio che ci ha amato da rischiare proprio tutto per noi.
    Dio ha un piano di alleanza, Geremia esorta alla fede pechè Dio scriverà la sua legge dentro il cuore dell’uomo.
    Nel Vangelo riecheggia sempre l’autenticità, il desiderio di vedere Gesù e di conoscerlo.”Vogliamo vedere Gesù”(Gv.12,20).
    Molte volte mi è capitato di stare accanto a delle persone che soffrono, che grande lezione di vita ci danno!
    Quando so dimenticarmi per vedere chi ho accanto a me, ecco allora che accolgo la novità dell’altro.
    E’ proprio vero p.Giacomo,bisogna imparare ogni giorno ad amare, il Signore vuole farsi conoscere, ma la via rimane sempre
    quella del servizio e della gratuità. Bellissime storie quelle che ci hai fatto conoscere nel commento, l’amore è anche esigente.
    Grazie p. Giacomo, saluti cari da tutti noi.

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  3. Anche oggi come allora, Gesù che si svela dà scandalo. Il mondo va al contrario: chi di noi oggi si priverebbe di ciò che di piu’ caro ha? ….”chi ama la sua vita la perde”…è un annuncio che cozza contro ciò che urla il mondo: egoismo versus gratuità, odio versus ostinata misericordia. Stiamo raccogliendo i frutti di una fede annacquata e tiepida; sembra quasi che ci sia il timore di offendere la libertà dell’altro parlando di Gesù, a partire dal Crocifisso esposto, dalla richiesta della presenza del Sacerdote in punto di morte e tanto altro.Mi ha molto impressionato leggere come i bambini musulmani vengano indottrinati al punto di imbracciare un fucile per eliminare il “diverso” da loro, vengano riempiti d’odio al punto da farsi saltare in aria per raggiungere lo scopo e noi cristiani che dovremmo essere i custodi dell’annuncio dell’Amore non diamo i fucili ai nostri figli ma i joystick e gli smartphone…e nient’altro. Chi stiamo formando?È dai piccoli che bisogna ricominciare, senza timore. I piccoli hanno ancora occhi per vedere e orecchie per intendere, sono assetati di conoscenza, sono puri di cuore.Il catechismo che oggi si fa solo per ottenere il Sacramento è troppo poco. Le comunità non si adoperano abbastanza per crescere i giovani nella fede, si accontentano di radunarli, quando va bene, all’ ombra del campanile.Manca l’annuncio forte e chiaro diretto a loro che hanno bisogno di parole oltreché di gesti.È paradossale ma penso che nella nostra epoca in cui siamo subissati di parole in tutte le salse, manchi la Parola.I nostri giovani hanno bisogno di “vedere e sentire” Gesù

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